Voci di Pace Esperienze di incontro tra ragazzi/e israeliani – palestinesi e valdostani
Israele – Palestina
Breve glossario... Dichiarazione Balfour Sionismo Dichiarazione Balfour Mandato britannico sulla Palestina 1947 Piano di spartizione (ris. 181) I guerra arabo-israeliana NAKBA Profughi e UNRWA Green line Ris. 194 Gerusalemme Guerra dei 6 giorni
La guerra dei 6 giorni - 1967 Di fondamentale importanza per l'esito del conflitto israelo-palestinese sarà la “guerra dei 6 giorni” La guerra, condotta da Israele in senso “preventivo” (in assenza di legittima difesa) fu combattuta da Israele contro Egitto, Siria e Giordania. I territori conquistati (non annessi) da Israele nella guerra dei sei giorni saranno definiti, secondo il Diritto Internazionale, “occupati” (e non “annessi”). Ad essi si dovrebbe applicare, in particolare, la IV Convenzione di Ginevra, che protegge da maltrattamenti e violenza i civili che si trovano in mano nemica o in territorio occupato
il ritiro israeliano dai (da) Territori Occupati - L'esito della guerra influenza pesantemente ancora oggi la situazione geopolitica del Medio Oriente. Il mondo arabo, e l’Egitto in particolare, ne uscirono sconfitti e ridimensionati (panarabismo a fine corsa). Israele occupò ma non passò all’annessione completa dei TO: preferì iniziare una annessione strisciante fatta di insediamenti e induzione ai trasferimenti della popolazione locale palestinese. - Problema demografico. Israele o Eretz Israel - E’ un caso di guerra preventiva, scatenata non per legittima difesa a seguito di un attacco militare ma nell’ipotesi che tale attacco si sarebbe potuto verificare in poco tempo. - Fu trovato dalle grandi potenze un compromesso: la Risoluzione 242 delle Nazioni Unite indicava che il raggiungimento di una pace giusta e duratura poteva avvenire mediante l’applicazione di due principi: il ritiro israeliano dai (da) Territori Occupati il riconoscimento reciproco degli Stati presenti nell’area mediorientale Risoluzione problema profughi palestinesi - Si arriva così alla guerra del 1973 (del kippur e del ramadan): l’Egitto si era riarmato ed era pronto a riconquistare le terre perdute nel 1967 (Sinai). - In tale contesto i leader palestinesi ridiscussero sia l’obiettivo finale della loro lotta per l’indipendenza che la strategia per conseguirlo (dubbi sull’utilità della lotta armata, accantonamento graduale del concetto di liberazione totale, nascita dell’ipotesi “due stati” e di un Autorità nazionale su ogni territorio liberato. - Gruppo del rifiuto guidato dal FPLP: tra posizione debole nei negoziati e limiti della violenza come tattica).
Nel 1978 pace di Camp David: terra in cambio di pace (Peace Now) e stabilità politica. L’Egitto sceglie la propria strada (espulso dalla Lega Araba, Sadat assassinato) e Israele si rafforza non avendo più la spina nel fianco di una potenza regionale ostile. Iniziò l’era della realizzazione di numerosi insediamenti ebraici nei TO (fino al 1977 alcune decine per circa 10.000 coloni; dal 1977 al 1990 centinaia insediamenti fino al dato del 2008, 400.000 coloni totali). Nel 1982, Israele decide di risolvere la “questione Libano”, invadendo la parte meridiane nella quale si era stabilita l’OLP dopo la cacciata dalla Giordania (settembre nero – 1970). Dopo i massacri di Sabra e Shatila, l’OLP sposta il suo quartiere generale dal Libano a Tunisi, perdendo di fatto il controllo dei TO. Nei TO si forma una nuova leadership locale che si rivelerà particolarmente resistente alle avversità e consapevole che nessuna forza esterna avrebbe aiutato i palestinesi a conquistare la propria libertà. La leva è obbligatoria (ragazzi e ragazze in età scolare) e richiamo per i riservisti. Il ruolo dell’esercito, garante della sicurezza, è a tutt’oggi propagandato nelle scuole. La storia politica di Israele vede numerosi Capi di governo ex-militari graduati (Sharon, Rabin, Barak, Netanyahu…).
(quale coesione sociale?) La società israeliana (quale coesione sociale?) Nel 1947 risiedevano nei paesi arabi circa 900.000 ebrei (mizrahim). Quasi tutti si videro costretti ad abbandonare lo Stato nel quale vivevano. I 2/3 si trasferirono in Israele. Tali ebrei vennero integrati in senso discriminatorio-negativo da parte degli ebrei ashkenaziti di provenienza europea. Vennero smistati nelle varie “città di sviluppo” di frontiera, dove vi era prima presenza palestinese, isolati dalla maggioranza degli altri ebrei. La stratificazione sociale vede dunque ebrei ashkenaziti, i sefarditi, i mizrahim e arabi di Israele. Dopo il 1967 si aggiunsero, all’ultimo posto della scala sociale, i palestinesi dei Territori Occupati. Negli anni ’80 iniziarono ad aggiungersi gli ebrei etiopici (Falascià ) e successivamente quelli provenienti dall’ex-URSS. Gli ebrei ultraortodossi (haredim). Gli arabi e gli immigrati.
(Organizzazione per liberazione della Palestina) L'OLP (Organizzazione per liberazione della Palestina) - L' Organizzazione per la Liberazione della Palestina è una organizzazione palestinese, laica e secolare, considerata dalla Lega araba a partire dal 1974 la legittima "rappresentante del popolo palestinese" - Fondata a Gerusalemme nel maggio 1964 con il placet della Lega Araba - Obiettivo liberazione della Palestina ed autodeterminazione del popolo palestinese attraverso la lotta (armata) - Nel 1974 ottiene lo status di “osservatore” presso l'ONU - Dalla Giordania al Libano, infine in Tunisia (1982) - Nel 1988, l'OLP ha adottato ufficialmente una soluzione a due Stati, con Israele e la Palestina che vivono fianco a fianco e con Gerusalemme Est come capitale dello Stato di Palestina. Nella stessa circostanza (Dichiarazione di Algeri), ha proclamato unilateralmente la costituzione dello “Stato di Palestina” - 2011 Palestinian UN bid for statehood (ANP)
Nascita di una religione politica Un fattore che precede l’epoca degli accordi di Oslo (1993) e che si sviluppa soprattutto negli anni ’80 in entrambe le società è rappresentato dalla nascita di un forte elemento religioso in vari strati delle rispettive popolazioni. Fino alla fine degli anni ’70, Sionismo (a matrice socialista) e OLP si erano confrontati ispirati da ideologie di tipo laico-secolare, sebbene i legami storico-giudaici motivavano i sionisti a costituire lo Stato su Eretz Israel (la Terra di Israele). La situazione cambiò nel ’67, quando Israele conquistò sia il cuore biblico della Cisgiordania sia Gerusalemme est con i suoi luoghi santi , risvegliando la latente identità religiosa del suo popolo. Con i primi ani ’70 gli insediamenti acquisirono un significato religioso-messianico anziché puramente nazionalista. Nel 1974 nasce il movimento dei coloni, Gus Emunim (Blocco dei fedeli). Nel 1984 nasce Shas sostenuto dalla comunità degli ebrei ultraortodossi. Anche l’Islam ha giocato un ruolo molto forte nella definizione delle identità nazionali del MO. (islamizzazione / secolarizzazione della società). Durante i primi anni dell’occupazione la strategia israeliana sostenne tali movimenti religiosi nella convinzione che il sentimento religioso avrebbe contrastato la politica radicale e nazionalista dell’OLP (smentita anni dopo con la nascita di Hamas). Un ruolo importante ebbe anche la Società dei Fratelli Musulmani
Effetti dell' occupazione di Cisgiordania & Gaza...verso la rivolta A partire dal 1968 i governi israeliani favorirono la costruzione di insediamenti ebraici all’interno dei Territori Occupati e la conseguente occupazione/distruzione/confisca di terre agricole palestinesi Disarticolazione dei Territori Occupati palestinesi La Cisgiordania come nuovo mercato delle merci israeliane e fornitrice di manodopera a basso costo Sfruttamento della risorsa idrica a vantaggio dei coloni L’impossibilità della continuità territoriale per la definizione di uno Stato palestinese porta ad una difficile mobilità da parte dei palestinesi Violazione della IV Convenzione di Ginevra (1949)
La prima Intifada Nel 1987 scoppia nei TO la I Intifadah (rivolta). Rappresenta, nella storia palestinese, uno dei grandi momenti di solidarietà sociale. Tutta la società civile venne coinvolta in forme di resistenza militante nonviolenta: disobbedienza civile, scioperi, graffiti politici… Il ministro della Difesa Rabin, rispose con l’esercito: tra il 1987 e il 1991 furono uccisi più di mille palestinesi (1/5 ragazzi). L’Intifada da un lato escludeva la leadership dell’OLP di Tunisi e dall’altro metteva in forte imbarazzo la società civile israeliana: come si poteva rispondere con i carri armati ad un ragazzo che lancia le pietre? Nella società civile israeliana molti “progressisti” e coloro che militavano nel movimento “Peace Now” avviarono un dialogo con i palestinesi a livello locale. Si sperava di trovare un partner palestinese disposto ad accettare un accordo simile a quello egiziano: terra in cambio di pace. La speranza si rafforzò quando l’OLP adottò, nel 1988, la Dichiarazione di Algeri nella quale riconosceva lo Stato d’Israele e rinunciava alle tecniche terroriste per rivendicare la liberazione della Palestina. La soluzione dei “Due Stati” si delineava all’orizzonte…
Nel frattempo, Israele aveva indebolito la leadership dell’Intifada ed era riuscita a scatenare lotte intestine (Hamas e Fatah): la violenza prese il sopravvento…L’OLP, in veste di interlocutore politico, entrò nuovamente in scena e si preparò a rientrare in Palestina La situazione Palestinese si aggravò ulteriormente quando, a seguito dell’invasione del Kuwait da parte dell’Iraq (1990), Arafat si schierò dalla parte di Saddam Hussein che lanciava missili su Tel Aviv: da un lato gli israeliani di sinistra si sentirono traditi dai palestinesi e dall’altro molti Paesi arabi cessarono di finanziare la causa palestinese. Nonostante questo, gli USA sostennero l’avvio di negoziati diretti tra israeliani e palestinesi nella Conferenza di Madrid (1991). Da Madrid, passando per i colloqui segreti di Oslo, si arrivò dunque alla Dichiarazione dei Principi del 1993.
Come si arrivò alla Dichiarazione Accordi di Oslo - 1993 Dichiarazione dei Principi riguardante progetti di auto-governo ad interim Come si arrivò alla Dichiarazione Ruolo dell’Intifada La debolezza palestinese al seguito della repressione/divisione dell’Intifada e Saddam Israele si sentiva in una posizione di forza Gli USA, vincenti nello scontro ideologico con l’URSS, pensavano di concludere un accordo di pace dai risvolti anche economici
I contenuti della Dichiarazione OLP Riconosceva il diritto ad esistere dello Stato di Israele. Rinuncia ad ogni forma di atti terroristici. Israele Riconosceva OLP come legittimo rappresentante del popolo palestinese. Impegnavano le parti a dare attuazione alla Ris. ONU 242. Forma di autogoverno ad interim palestinese su alcune parti dei TO (zona A, B e C). Gerusalemme, profughi e insediamenti ebraici rimandati ad altri negoziati.
La mappa degli accordi
Il fallimento della Dichiarazione La Dichiarazione non affrontava le questioni cruciali del conflitto. Non vi è stato un reciproco riconoscimento su base statuale. Lo Stato di Palestina non esisteva: errore strategico OLP (criticato dal suo popolo). Il “Fronte del Rifiuto” Palestinese: non ha riconosciuto gli accordi e il diritto ad esistere di Israele scatenando attentati suicidi: la figura del martire e il jihad; Israeliano: la strage di Goldstein ad Hebron (1994) Rabin assassinato da un ebreo (novembre 1995). Gli insediamenti ebraici nei TO proseguivano: nel 1997 il governo dichiarò che nessun insediamento poteva essere smantellato.
La seconda Intifada (Intifadah di Al-Aqsa) Nel 2000 Sharon pose fine al processo di pace visitando il monte del Tempio o spianata delle moschee. Alla sollevazione popolare palestinese Israele rispose subito con il fuoco, usando anche carri armati, aerei ed elicotteri. Inizia l’era dell’uso sproporzionato della violenza in violazione del Diritto Internazionale. Inizia l’uso intensivo dei martiri islamici (kamikaze), anche verso obiettivi non militari (coloni e civili). L’11 settembre 2001 giocò a favore di Israele in quanto fece classificare diverse formazioni palestinesi come “terroristiche” anziché “resistenti all’occupazione” (partigiano vs terrorista). La repressione della II Intifadah e degli atti terroristici palestinesi produsse la nascita del “muro”, tutt’oggi in costruzione, definito illegale dalla Corte internazionale di Giustizia (muro di difesa o dell’apartheid).
Il Muro nella Cisgiordania (Iniziato nel 2002 dopo l’aumento degli attentati suicidi) Il 4 luglio 2004 la Corte Internazionale di Giustizia ha dichiarato che la parte del tracciato del Muro che passa all’interno dei Territori Occupati viola il diritto umanitario e i diritti umani e attenta il diritto all’autodeterminazione palest.
La cartina del muro in Cisgiordania
Gerusalemme: il muro, le annessioni territoriali e le colonie Da notare l’espansione di Israele su Gerusalemme est: Lo sviluppo delle colonie a est La fine del campo profughi di Shufat La Green-line
Palestina e colonizzazione
L'epilogo... L'evoluzione della geografia palestinese e israeliana