Il monumento dell’estetismo:

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Il monumento dell’estetismo: Un viaggio virtuale nel “ Vittoriale” di D’Annunzio 2005 a c. di F. Meneghetti

Una cittadella a Gardone Il ” Vittoriale", la casa in cui Gabriele D'Annunzio abitò durante il periodo del suo "esilio d'orato", (parole del poesta), l’antica Villa Cargnacco, costruita dall’austriaco Wimmer e poi da un critico d’arte tedesco, è anzitutto la dimora di un esteta che vuole vivere la sua vita come un’opera d’arte; ma è anche una cittadella di nove ettari, che sorge in collina in uno dei punti più belli del Garda occidentale. Allestita fra il 1921 e il 1938 (l'architetto fu Gian Carlo Maroni), venne circondata da una cerchia di mura (qui si vede l’ingresso), e attraversata da vie e piazze. Fu in parte finanziata dal governo, in parte pagata con i proventi dello scrittore, in parte non pagata. 2005 a c. di F. Meneghetti

Nella cornice del Garda occidentale… 2005 a c. di F. Meneghetti

La mappa dei luoghi Subito dopo il doppio arco d'ingresso, a destra, in faccia al lago, sorge il grande Anfiteatro, sede di una prestigiosa stagione teatrale (1500 posti). Due piazze, l'Esedra e la piazzetta Dalmata, conducono: - alla Prioria, ovvero la residenza di D’Annunzio, una casa-museo che testimonia le sue personalità e sensibilità, zeppa di migliaia di oggetti artistici, antiche statue lignee, ceramiche, vetri, argenti, tappeti, cineserie, librerie che custodiscono circa 30.000 volumi, alcuni dei quali antichi e rari, oltre a cimeli che ricordano i momenti “eroici “della vita. - all'edificio degli Archivi, dove sono conservati i manoscritti dannunziani; - all'Ala di Schifamondo che comprende: - l'Auditorium con la mostra fotografica, l'aereo SVA 10 del volo su Vienna (1918) - il Museo di Guerra 2005 a c. di F. Meneghetti

L’aereo del volo su Vienna La nota impresa compiuta durante la prima guerra mondiale (lancio di volantini tricolori sulla capitale dell’Impero) si inscrive nel gusto per le gesta da “superuomo”, secondo lo spirito di Nietzsche. Al Vittoriale è esposta anche la Fiat Torpedo usata per raggiungere Fiume nella spedizione del 1919, assieme ad una Isotta-Fraschini. 2005 a c. di F. Meneghetti

Il Mas della Beffa di Buccari Si tratta del motoscafo anti-sommergibili (MAS 96) con cui D’Annunzio riuscì a penetrare nel golfo del Quarnaro, fino a Buccari, sfuggendo alle intercettazioni austriache (di qui, la beffa), ed affondò la corazzata austriaca Viribus Unitis. E’ conservato in un apposito padiglione, ai piedi del mausoleo (edificato però nel ’55) che, sulla sommità del colle, contiene la tomba del poeta e quella dei legionari fiumani, nello stile della retorica fascista degli eroi. 2005 a c. di F. Meneghetti

La tomba del poeta e la nave Puglia Ecco, sul colle più alto, la sepoltura di d'Annunzio; appena più in basso una gradinata conduce alla la prua della Nave Puglia donatagli dalla Marina Militare nel 1925, e arricchita da una Vittoria alata, opera dello scultore Renato Brozzi, che è incorporata ad uno sperone di roccia. 2005 a c. di F. Meneghetti

I giardini del Vittoriale Molto curati sono i giardini, che contengono pietre e siti di valore simbolico (es. I massi “sacri” del Grappa o di altri luoghi della Grande guerra). Qui D’Annunzio vi è ritratto, in un sedile, ornato, di pietra. 2005 a c. di F. Meneghetti

La prioria La dimora del poeta, abitata fin dal 1914 da un critico d’arte tedesco, Hewnry Thode, fu così chiamata, fin dal ’22, “casa del priore”, secondo una simbologia conventuale che tende a mescolare sacro e profano, secondo i gusti del decadentismo. Fin dall’ingresso si caratterizza subito per il contrasto che crea rispetto alla luce del paesaggio circostante, schermata da vetrate colorate (simili a quelle delle cattedrali): spazi scuri, spesso simili a sacrestie, quasi claustrofobici, ricolmi di oggetti che rivelano una sorta di “orror vacui” suggeriscono l’idea di un’esposizione antiquaria, più che di una casa. Una vetrata che scherma la luce solare 2005 a c. di F. Meneghetti

Il trionfo dell’estetismo 2005 a c. di F. Meneghetti

Il vestibolo IL VESTIBOLO E' L'INGRESSO DELLA PRIORIA. UNA SCALINATA, separata da una colonna in pietra, dono di Assisi, che reca alla sommità un canestro con melagrane, dal valore simbolico, immette in DUE STANZE DI ATTESA: L'ORATORIO DALMATA E LA STANZA DEL MASCHERAIO. NELLA PRIMA IL VATE ACCOGLIEVA GLI OSPITI GRADITI, NELLA SECONDA QUELLI INDESIDERATI o ufficiali. 2005 a c. di F. Meneghetti

La stanza dalmata Tutta la stanza, riservata agli amici intimi in attesa, è rivestita di legno scuro come una sacrestia, e di tappeti orientali. SUL SOFFITTO E' IMPIANTATA L'ELICA DEL VEIVOLO CON IL QUALE FRANCESCO DE PINEDO HA TRASVOLATO L'ATLANTICO NEL1927. IL NOME DERIVA DA UN LEONE PROVENIENTE DALLA CITTA' DALMATA DI ARBE E COLLOCATO SU UNA PICCOLA COLONNA IN STILE ROMANICO. 2005 a c. di F. Meneghetti

La stanza del mascheraio E‘ la stanza degli ospiti non graditi. Su un riquadro di marmo verde sopra lo specchio compaiono dei versi: Al visitatore: teco porti lo specchio di Narciso? Questo è piombato vetro, o mascheraio. Aggiusta le tue maschere al tuo viso ma pensa che sei vetro contro acciaio. La scritta fu collocata nel 1925, in occasione della seconda visita di Mussolini, che fu costretto, pare, ad una lunga anticamera di 45 minuti. 2005 a c. di F. Meneghetti

La stanza della musica LA STANZA DELLA MUSICA: LE PARETI E IL SOFFITTO, INSONORIZZATI CON DRAPPI "BELLUATI“, CIOE’ DECORATI CON BESTIE, ALLUDONO AL MITO DI ORFEO CHE DOMAVA GLI ANIMALI CON LA MUSICA. LE COLONNE, SORMONTATE DA ZUCCHE E CANESTRI DI FRUTTA LUMINOSI, RISPLENDONO NELLA STANZA. La concertista Luisa Baccara vi suonava spesso il piano. 2005 a c. di F. Meneghetti

La stanza del Mappamondo E’ LA BIBLIOTECA DEL VITTORIALE, in parte ereditata dal precedente proprietario tedesco (v. dia 9) DOVE GLI STUDIOSI POTEVANO CIMETARSI CON LA LETTURA ANCHE QUANDO IL VATE ERA IN CASA. SUL TAVOLO ROTONDO SONO COLLOCATE DIVERSE E RARE EDIZIONI ILLUSTRATE ad acquerelli DELLA DIVINA COMMEDIA. Il mappamondo, in primo piano, è del ‘700. 2005 a c. di F. Meneghetti

La Zambracca ZAMBRACCA ERA LA STANZA DI SERVIZIO CHE D’A. ADIBIVA A DIVERSI USI: FARMACIA (nell’angolo a sx.), SPOGLIATOIO, REFETTORIO; E FU QUI, SEDUTO A QUESTO SCRITTOIO, CHE IL POETA MORI' LA SERA DEL 1° MARZO 1938. IL NOME DERIVA DAL PROVENZALE "ZAMBRA" (CAMERA) 2005 a c. di F. Meneghetti

La stanza della Leda STANZA DELLA LEDA E' LA STANZA DA LETTO, DETTA DELLA LEDA PER IL CALCO POSTO SUL CAMINETTO RAFFIGURANTE L'ACCOPPIAMENTO TRA LEDA E GIOVE, TRASFORMATO IN CIGNO, secondo il mito greco. SUL CALCO IN GESSO DEL "PRIGIONE" DI MICHELANGELO, in primo piano, D'Annunzio intervenne dorandolo di propria mano e rivestendolo con un drappo di seta. 2005 a c. di F. Meneghetti

Ancora la camera: il teatro dell’amore 2005 a c. di F. Meneghetti

La stanza del giglio Il giglio è il motivo ornamentale nelle volte, che racchiudono un armonium e due pensatoi: nicchie anguste che simboleggiano l'isolamento e la concentrazione necessari allo studio e alla lettura. La stanza contiene infatti circa tremila volumi (soprattutto di letteratura e di storia italiana).   2005 a c. di F. Meneghetti

La veranda dell’Apollino LA VERANDA VENNE AGGIUNTA ALLA STRUTTURA ORIGINARIA PER ILLUMINARE CON LUCE INDIRETTA LA STANZA DELLA LEDA. IL NOME DERIVA DAL CALCO DEL PICCOLO APOLLO ARCAICO CHE DOMINA LA STANZA (decorato dal poeta con una collana di lapis ed un perizoma). Dietro il paravento, in fondo, si trova lo scrittoio, dove furono rinvenute, dopo la sua morte, tutte le lettere d’amore. Compaiono nella stanza o ritratti della Eleonora Duse e della madre di D’Annunzio. 2005 a c. di F. Meneghetti

Il bagno blu E' UNA DELLE STANZE PIU’ DECORATE, sui toni del blu, di tutta la casa. NEL 1932 IL BAGNO SUBI' UNA PROFONDA TRAFORMAZIONE CON LA CONSULENZA DI GIO' PONTI. D'A. SCELSE appunto IL BLU COME COLORE DEI SANITARI E RIEMPI' LA STANZA CON circa 900 OGGETTI. Continuo è il piccolo gabinetto, con tazza blu e porta-scopino in ceramica, vetrata e pareti, decorato con maschere lignee, tragiche e comiche. 2005 a c. di F. Meneghetti

La stanza del lebbroso Qui fu esposta la salma del poeta il 1 marzo 1938. La forma del letto, che assomiglia ad una bara ed è stata pensata proprio per questo uso, ricorda anche una culla, a sottolineare la circolarità tra vita e morte. Il nome della stanza viene da un dipinto posta alla parete sopra il letto che raffigura, quasi con ironia, S. Francesco che abbraccia un D’Annunzio lebbroso (quindi sacro a Cristo, secondo la tradizione medievale). 2005 a c. di F. Meneghetti

Altri particolari La stanza fu concepita non solo come camera ardente ma anche come luogo di meditazione in cui il poeta si richiudeva a volte per giorni. Particolari del soffitto 2005 a c. di F. Meneghetti

La stanza delle reliquie DALLO STRETTO CORRIDOIO DELLA VIA CRUCIS (che corre attorno al cortile interno ed è così chiamato per i quadri in rame delle stazioni della Passione di Cristo) SI ACCEDE ALLA STANZA DELLE RELIQUIE, IL LUOGO MISTICO per eccellenza, DEDICATO A TUTTE LE FEDI, così che tabernacoli cristiani sono abbinati ad altari buddisti. E’ compresa anche la religione del rischio, rappresentata dal volante spezzato del motoscafo dell’amico Lord Segrave, morto in una gara. 2005 a c. di F. Meneghetti

Sacro e profano 2005 a c. di F. Meneghetti

La stanza delle Cheli IL "CORRIDOIO DEL LABIRINTO" CHE CONDUCE A QUESTA STANZA E' COPERTO ALLE PARETI DA CIRCA DUEMILA VOLUMI DI LETTERATURA FRANCESE. LA STANZA, LA PIU’ RECENTE DELLA COSTRUZIONE, PRENDE IL NOME DALLA TARTARUGA IN BRONZO (CHELI IN GRECO) posta a A CAPOTAVOLA, di cui però è autentico il carapace, appartenente ad un animale morto nei giardini per un'indigestione di tuberose. Pertanto La sua collocazione, nella stanza destinata al pranzo degli ospiti, rappresentava un esplicito monito alla sobrietà. IL MOBILIO E L'ARCHITETTURA, DISEGNATI DAL MARONI, SONO IN SPLENDIDO STILE DECO. 2005 a c. di F. Meneghetti

La stanza del monco UNA IRONICA MANO DESTRA RECISA, APPESA ALLA PORTA D'INGRESSO, SIMBOLEGGIA L'IMPOSSIBILITA' DEL POETA DI RISPONDERE AI MOLTI CORRISPONDENTI. I MOBILI CHE ARREDANO LA STANZA PROVENGONO DALLA LEGGENDARIA VILLA DETTA “LA CAPPONCINA” DI SETTIGNANO. Alle pareti quattro frasi di Leonardo. 2005 a c. di F. Meneghetti

L’officina Vi si accede attraverso una SOGLIA FORMATA DA TRE GRADINI CHE COSTRINGONO IL VISITATORE A ABBASSARE IL CAPO PER non urtare con il capo lo stipite della porta e quindi CHINARSI UMILMENTE DINANZI ALL'ARTE. L'OFFICINA E' LO STUDIO DELL‘ "OPERAIO DELLA PAROLA“, COME AMA DEFINIRSI D'A. CALCHI DI GESSO COME LA NIKE DI SAMOTRACIA ADORNANO LA STANZA MENTRE LE BASSE SCAFFALATURE CONTENGONO I LIBRI IMMEDIATAMENTE NECESSARI ALLO SCRITTORE . E’ l’unica stanza ampia, luminosa, funzionale. 2005 a c. di F. Meneghetti