Che cosa è l'Isis. Che cosa significa "jihad" Che cosa è l'Isis? Che cosa significa "jihad"? Come mai l'occidente è preso di mira dall'Isis? Quando è nato? Perché la popolazione ci va di mezzo? Cristiani Tinazzi, giornalista esperto di Medio Oriente, con concetti chiavi semplici offre le risposte alle domande più comuni sull'organizzazione terroristica. FONTE: http://www.nostrofiglio.it/adolescenza/come-spiegare-isis-ai-ragazzi-secondo-un-inviato-di-guerra
1. Che cosa è Isis Isis, o Stato Islamico dell’Iraq e della Siria - a volte, abbreviato con Is, Stato islamico - è una organizzazione terroristica presente in Iraq e in Siria. Il leader del gruppo, Abu Bakr al Baghdadi, controlla questi territori in nome della Sharia, la legge islamica, e non riconosce i governi ufficiali delle zone occupate a cui si oppone con la forza. Attraverso alcune complesse operazioni militari, infatti, tra il 2012 e il 2013, Isis è riuscito a imporre la sua presenza in luoghi strategici, destabilizzando il potere ufficiale in Iraq e Siria.
1. Che cosa è Isis La bandiera nera dell’IS riporta in alto la prima parte della professione di fede musulmana («Non c’è altro Dio se non Allah»), nel cerchio bianco la seconda («Muhammad è il suo profeta»). ISIS (Islamic State of Iraq and Syria) → acronimo arabo: Dāʿish dal giugno 2014 (Califfato) → IS (Islamic State)
2. L'obiettivo principale dell'organizzazione terroristica “L'obiettivo del gruppo è quello di rifondare il califfato, ovvero di dare uno 'Stato' unico ai musulmani - In sostanza, l'idea è creare una comunità islamica (Umma), sotto un solo governante e su un unico territorio. Tutto ciò andrebbe a modificare i confini e gli equilibri stabiliti dalle potenze coloniali alla fine della prima guerra mondiale. A tale scopo, nel 2014, Abu Bakr al Baghdadi si è autoproclamato Califfo chiedendo ai musulmani di tutto il mondo, in particolar modo a medici, amministratori e ingegneri, di andare in Iraq e Siria. Secondo il leader, questi territori sono 'lo Stato, la casa di tutti i musulmani' e tutti i fedeli hanno il dovere di aiutare a promuovere la religione di Allah con la guerra santa (jihad).
3. Quando è nato Isis e chi ne fa parte La sigla Isis nasce nel 2013 in Iraq da una costola di Al Qaeda (movimento terroristico responsabile dell’attacco alle Torri Gemelle del 2011) e poi penetra anche in Siria dove tenta di inglobare la falange Jabhat al Nusra (parte di Al Qaeda) ma non ci riesce. A Isis aderiscono estremisti religiosi provenienti, appunto, dalle file di Al Qaeda - come spiega l'esperto - ed ex militari dell'ex rais Saddam Hussein. Al livello più basso, 'la manovalanza' è varia e include combattenti delle tribù locali, avventurieri, criminali, e chi si vuole vendicare degli sciiti (minoranza islamica). “Dall'estero arrivano anche molti ragazzi: sono musulmani di seconda generazione, non integrati al cento per cento nella cultura occidentale dove non trovano ideali. Questa mancanza di riferimenti crea un effetto boomerang: li porta a scappare di casa per entrare nel califfato. Molti poi si pentono e vogliono tornare indietro ma non possono”.
Glossario minimo Jihad: la «guerra santa» di cui si parla nel Corano; secondo l’interpretazione (sbagliata) degli integralisti, è da intendersi come un vero e proprio scontro armato contro tutti i non musulmani. Sunnismo: corrente maggioritaria dell’Islam, comprende circa il 90% della popolazione musulmana. Sciismo: corrente minoritaria dell’Islam, è però prevalente in Iran; sono sciiti i governi di Siria e Iraq, in cui però la maggioranza della popolazione è sunnita. La divisione tra sunniti e sciiti ebbe origine dopo la morte di Muhammad a proposito della sua successione: per elezione (sunniti) o per discendenza (sciiti)? A questa controversia si aggiunsero nel tempo anche differenze di carattere teologico.
4. Da cosa deriva l'idea di 'guerra santa', jihad Il significato letterale del termine arabo jihad è 'sforzo' e può indicare quello per migliorare sé stessi ma si riferisce anche all'azione armata per l'espansione dell'Islam o la sua difesa. In questo senso, quello più comune e diffuso, si parla di 'guerra santa'. Secondo il Corano, gli attacchi armati possono essere sferrati solo contro gli infedeli, pagani e politeisti (non riguarda cristiani ed ebrei). In ogni caso, l'azione dovrebbe essere sempre preceduta da un chiaro invito a convertirsi alla religione di Allah. Sotto la bandiera della 'guerra santa', invece, le organizzazioni terroristiche minacciano gli stessi paesi arabi (e fazioni diverse) e tutto l'Occidente, Stati Uniti ed Europa. “Questa interpretazione del Corano prevede che alcuni popoli, come i cristiani, siano tollerati se fanno giuramento di fedeltà al califfato. Ma di fatto, quelle dei gruppi estremisti sono guerre che mescolano rivendicazioni etniche, politiche, territoriali e utilizzano la religione come arma”.
5. Come mai l'Occidente è preso di mira da Isis e da altri gruppi terroristici L'Occidente è considerato un nemico dai gruppi terroristici perché “per secoli si è 'intrufolato' nelle questioni mediorientali, a volte dando supporto alle realtà locali, altre scontrandosi”. Le guerre in Iraq e Afghanistan, per esempio, la questione palestinese e il supporto occidentale a Israele sono tra i motivi di questo astio. “La Siria poi è un buon esempio entrambe le parti in lotta vedono l'Occidente come fumo negli occhi. E' accusato di non aver fatto nulla di fronte al massacro dei sunniti o di aver organizzato la guerra contro il regime”.
6. Come si diffonde il terrorismo Propaganda e proselitismo rivestono un ruolo di primo piano per la diffusione dei precetti della guerra santa, la jihad, oggi anche attraverso l'uso di Internet e dei social network. Per descrivere questo nuovo modo di allargare le file, “è stato coniato anche un neologismo: ciber jihadi”, aggiunge l'esperto di Medio Oriente. Le reclute arrivano dagli altri Paesi islamici e anche dall'estero (dall'Europa, soprattutto da Francia e Gran Bretagna, seguite da Germania e Belgio). Tuttavia, non bisogna dimenticare i numeri: “al momento, i musulmani legati all'Isis o ad altri gruppi simili sono 30-40mila rispetto a circa un miliardo e mezzo nel mondo - spiega Cristiano Tinazzi. Non sono pochi, ma se paragonati alla cifra globale lo diventano”.