Riserve di carbone nel mondo
Paesi produttori di carbone
Paesi consumatori di carbone
E l’Europa? Le miniere in Europa sono praticamente chiuse dagli anni ‘70-’80 Perché?
I MINATORI ITALIANI IN BELGIO Dopo la fine della seconda guerra mondiale oltre duecentomila italiani cercarono fortuna nei grandi bacini carboniferi belgi. Costretti a turni di lavoro massacranti e in balia di misure di sicurezza insufficienti, tra il 1946 e il 1963 più di ottocento di loro morirono in un’impressionante serie di incidenti. Nel secondo dopoguerra la mancanza di manodopera nelle miniere di carbone in Belgio aveva creato una situazione insostenibile: a fronte dei 30 milioni di tonnellate di carbone di prima della guerra, alla fine del 1945 se ne produceva neanche la metà, mentre le scorte erano completamente esaurite. Inoltre, dei 137.000 minatori del 1940, ne restavano solo 88.000 nel 1945. Tutto questo aveva spinto il Belgio, nel giugno 1946, a sottoscrivere con l’Italia un protocollo di intesa per la partenza di 50.000 lavoratori, con età non superiore a 35 anni, “a gruppi di 2.000 a settimana in cambio della fornitura annuale all’Italia di un quantitativo di carbone compreso tra i due o tre milioni di tonnellate, a prezzo preferenziale”. L’accordo mirava anche a garantire parità di salario e trattamento pensionistico e sanitario ai minatori italiani e belgi, nonché il diritto agli assegni familiari per le famiglie rimaste in Italia. Nel documento erano previsti due i vincoli fortemente sanzionatori: l’obbligo di rispettare la durata minima contrattuale di un anno, sotto pena addirittura della detenzione prima del rimpatrio, e il mancato rinnovo del passaporto oltre all’impossibilità di cambiare lavoro prima di aver trascorso in miniera almeno cinque anni.
Il primo “convoglio” con destinazione Belgio partì da Milano la sera del 12 febbraio 1946. Gli ingaggi iniziali furono alquanto confusi anche perché molti italiani in realtà pensavano di essere assunti come muratori o manovali, non immaginando che si sarebbero trovati a lavorare sottoterra, né che sarebbero andati ad abitare nelle vecchie baracche in lamiera lasciate libere dai prigionieri di guerra russi e tedeschi. E così nel 1946 decine di migliaia di italiani vennero assunti per lavorare nei cinque bacini carboniferi belgi. La produzione carbonifera giornaliera belga migliorò, dunque, notevolmente, passando dalle 75.000 tonnellate del mese di maggio 1946 alle 97.000 tonnellate del novembre 1948. Nel 1951 un nuovo provvedimento governativo autorizzò l’ingresso di ulteriori contingenti italiani. Questi avrebbero dovuto, non solo fare aumentare il numero dei minatori già esistenti, ma anche consentire un turn over con quelli che avevano svolto già cinque anni di lavoro e che avevano ottenuto il cosiddetto permesso di lavoro “A”, potendo così spostarsi in altri settori come l’edilizia e l’industria. Cosa, del resto, che non avvenne affatto perché i lavoratori, non trovando altri sbocchi, continuarono a lavorare nei bacini carboniferi.
Le difficili condizioni di lavoro e la mancanza di adeguate misure di sicurezza provocarono moltissimi incidenti e veri e propri disastri. L’11 maggio 1950 muoiono 40 lavoratori a Trazegnies. Le vittime italiane sono 3. Il 21 settembre dell’anno successivo nuova sciagura a Quaregnon: 7 morti tra cui un belga e 6 italiani. A marzo del 1952 scendono in sciopero i minatori dei bacini del Borinage e di Charleroi per protestare contro le condizioni di lavoro e la mancanza di adeguate misure di sicurezza. Tre mesi dopo in due incidenti presso il bacino di Charleroi muoiono 10 minatori tra cui 6 italiani. Il 22 novembre dello stesso anno altri 2 morti presso Nense. Alla fine dell’anno su 40.604 lavoratori italiani impiegati ne risultano deceduti per infortuni ben 75, l’anno successivo si arriva a quota 99. Sono proprio questi ultimi episodi a costringere l’Italia a sospendere le partenze in attesa di garanzie sulla sicurezza delle miniere. Ma gli incidenti continuano. Il 16 maggio 1954 altri 7 morti a Quaregnon dove, due anni dopo, in un'altra sciagura muoiono 8 minatori tra cui 7 italiani; quest’ultima tragedia provoca l’intervento del governo italiano che blocca l’assunzione nelle miniere, suscitando le proteste belghe. Nell’aprile 1955 a Sclessin si registrano 39 vittime, di cui 14 italiane.
IL DISASTRO DI MARCINELLE Ma è nel 1956 che si verifica il più grave e sanguinoso incidente della storia mineraria belga. La mattina dell’8 agosto un incendio scoppiato nella miniera del Bois du Cazier di Marcinelle provoca 262 vittime (136 italiani). Le operazioni di salvataggio si protrassero fino al 23 agosto quando una scena agghiacciante si presentò alla vista dei soccorritori: i minatori non avevano avuto scampo ed erano rimasti uccisi dalle esalazioni di gas. Il primo ottobre del 1959 il Tribunale di Charleroi manderà tutti assolti gli imputati della catastrofe. A seguito della tragedia le autorità italiane bloccano nuovamente le partenze dei convogli di manodopera. Solo nel marzo del 1957 vengono presi alcuni provvedimenti per migliorare la sicurezza del lavoro nelle miniere, tra cui l’uso obbligatorio delle maschere antigas. Nel 1957, su 151.898 lavoratori nei bacini carboniferi belgi, 45.819 erano italiani. Tra il 1946 e il 1960 ben 230.000 italiani lavorarono nelle miniere belghe. Dal 1946 al 1956 il numero degli italiani morti nelle miniere e in altri incidenti di lavoro sono stati circa 650. Secondo i dati in possesso delle Acli, tra il 1946 e il 1963 i lavoratori italiani morti in miniera furono 868.
Che differenza c’è tra i lavoratori inglesi e quelli cinesi Che differenza c’è tra i lavoratori inglesi e quelli cinesi? Perché ci sono così tanti incidenti nelle miniere cinesi? C’è un sindacato che garantisce i diritti Perché non ci sono sufficienti misure di sicurezza
DIGNITA’ DIRITTI SICUREZZA CONTRATTO = DIGNITA’ DIRITTI SICUREZZA
IL CONTRATTO DI LAVORO Nel contratto di lavoro le parti dichiarano e definiscono gli accordi presi specificando diritti e doveri del datore di lavoro e del lavoratore. Ulteriore elemento del contratto è un insieme di norme che disciplinano il lavoro e tutelano il lavoratore sotto il profilo economico, fisico e morale, garantendole la dignità e la salute.
IL LAVORO NELLA COSTITUZIONE ITALIANA L'articolo 35 afferma che "La Repubblica tutela il lavoro in tutte le sue forme ed applicazioni. Cura la formazione e l'elevazione professionale dei lavoratori".... regola e tutela i diritti del lavoro all'estero. Nell'articolo seguente (art.36) viene riconosciuto il diritto ad una retribuzione proporzionata all’abilità, alla fatica e alla responsabilità del lavoratore e anche idonea a consentire a lui e alla sua famiglia un’esistenza “libera e dignitosa”. Lo stesso articolo tutela "la durata massima della giornata lavorativa" e "il diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite". L'articolo 37 della Costituzione tutela e protegge il lavoro delle donne e dei minori (che abbiano compiuto 15 anni) e riconosce parità di lavoro e di retribuzione per uomini e donne. All'articolo 38 sono stabilite le norme per la previdenza e assistenza e per le assicurazioni obbligatorie, mentre all'articolo 39 è affermato il diritto della libertà dell’organizzazione e dell’attività sindacale. In ultimo l'articolo 40 definisce il principio del diritto di sciopero dei lavoratori. Oltre alla Costituzione, in forma integrativa, è stato emanato con la legge 300 lo Statuto dei Lavoratori, entrato in vigore il 20 Marzo 1970. Lo statuto dei Lavoratori ha lo scopo di tutelare i diritti fondamentali dei lavoratori dipendenti e delle rappresentanze sindacali di fabbrica garantendo un corretto rapporto tra questi e la direzione aziendale, oltre a sancire la libertà di opinione del lavoratore.
PAROLE CHIAVE IN UNA PAROLA: DIRITTI RETRIBUZIONE GIORNATA LAVORATIVA RIPOSO E FERIE SINDACATO SCIOPERO PREVIDENZA, ASSISTENZA, ASSICURAZIONE IN UNA PAROLA: DIRITTI