Associazione delle arti grafiche di bologna – 31 marzo 2009

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Associazione delle arti grafiche di bologna – 31 marzo 2009 ISO 12647-2: UNA NORMA CHE DIVENTA “OBBLIGATORIA” ANCHE PER LE AZIENDE NON CERTIFICATE Una stampa a norma nasce in prestampa: come preparare un impianto rispondente alle norme ISO 12647-2: dal file alla prova colore e alla lastra

Una stampa a norma nasce in prestampa Perché questo titolo? Se è vero che la norma non è obbligatoria – e quindi se uno non la applica non è che prende una multa – è l’unico riferimento esistente e quindi è chiaro che se non ci si uniforma e/o non si è in grado di dimostrare la capacità di stampare a norma si è destinati a soccombere in caso di contenzioso. Per quanto riguarda il sottotitolo dovrebbe poi essere evidente a tutti che, non potendo/dovendo più contare sui pianisti del pulpito, perché altrimenti l’unica certezza è che si va fuori da qualche parametro, l’impianto deve essere perfetto e quindi il massimo della professionalità deve essere espresso in prestampa.

Una stampa a norma nasce in prestampa È possibile prevedere i risultati?! … e quindi non avere brutte sorprese! Risultato prevedibile e ottenibile: è possibile anticipare il risultato. È da qui che parte la filiera virtuosa di prestampa. Filiera virtuosa: conoscere per saper impostare e dominare tutti quei parametri che consentono di raggiungere una stampa di qualità (e a norma).

Norma e professionalità Una stampa a norma nasce in prestampa Norma e professionalità Una filiera sostanzialmente semplice Abbiamo un creativo che può simulare nel proprio studio il prodotto che dovrà/vorrà ottenere. Dobbiamo fare un verifica di quanto progettato attraverso un prova colore contrattuale secondo l’attesa di stampa. Dobbiamo fare degli impianti che producano in macchina da stampa il TVI previsto dalla norma (dipendente dal tipo di carta e di lastra). Dobbiamo usare degli inchiostri a norma in modo che i valori colorimetrici siano raggiungibili in modo naturale, cioè stampando normalmente. Dobbiamo misurare il risultato in stampa e operare di conseguenza.

Parametri vincolanti e parametri non vincolanti Una stampa a norma nasce in prestampa Parametri vincolanti e parametri non vincolanti Quali vincoli per chi: Beltrami ci ha già intrattenuto in ottica produttiva. I valori colorimetrici dei secondari che non sono vincolanti per la stampa lo sono invece per la prestampa in quanto una prova contrattuale ha dei vincoli molto restrittivi non solo sui secondari, ma anche sugli altri colori della Ugra/Fogra Media Wedge (la scala di controllo standard de facto). La nostra ottica odierna, in termini di possibile contenzioso, ci pone condizioni diverse in momenti diversi: abbiamo un prima della prova contrattuale colore e un dopo la prova colore.

Prove colore in simulazione gamut e carta Una stampa a norma nasce in prestampa Prove colore in simulazione gamut e carta … ci viene in aiuto la 12647-7 Posta la impossibilità tecnica di usare lo stesso tipo di carta richiesto dalla 12647-2, se escludiamo la prova in macchina che si fa in rarissimi casi, bisogna ricorrere ad una simulazione. Si tratta peraltro di adempiere alla 12647-7, che è la norma delle prove colore ottenute direttamente da dati digitali. La simulazione deve tenere conto dell’attesa di stampa. Una prova colore simula una macchina da stampa e non viceversa. Non si deve fare (come invece accade di regola) una prova colore per un lavoro che sarà stampato su una carta uso mano simulando una carta patinata lucida. C’è di mezzo un differente Gamut del 55%. Una buona prova contrattuale 12647-7 in simulazione che deve riprodurre una macchina meccanicamente in ordine è una certezza di risultato.

Cosa vuole la 12647-7 Una stampa a norma nasce in prestampa È molto più rigorosa della 12647-2 ma accetta carte adatte alle tecnologie di simulazione digitale: quindi consente l’esecuzione di una prova colore a norma. Rigore significa che se per una prova in 12647-2 misurando la scala Ugra/Fogra Media wedge possiamo avere il DE del colore peggio rappresentato fino a 10, con la 12647-7 non è consentito eccedere 6, la media dei DE non può superare 4 contro 3, i primari sono in tolleranza fino a DE 5, ma con la 12647-7 viene controllata la tinta con DH max di 2,5 per i primari e di 1,5 per i grigi in tricromia. Prevede tre tipi di carta: Glossy white, Semi-matte white e Matte white Misurate con spettrofotometro debbono avere un valore L* ≥ 95, a* e b* = 0 (quindi assolutamente neutre=bianche) con tolleranza di ± 2 su a* e b*. Con questi valori del bianco i valori Lab della carta in stampa si ottengono semplicemente con simulazione della carta attraverso gli inchiostri. Il grado di gloss dovrà essere, rispettivamente: 65, 35, 10 con tolleranza di ± 10.

Carta fotografica o carta da proofing? Una stampa a norma nasce in prestampa Carta fotografica o carta da proofing? C’è una grossa differenza tra una carta fotografica e una carta da proofing. La carta fotografica fa ricorso a tutti quegli artifizi che possono rendere brillante una stampa: sbiancanti ottici, tipo di coating che aumenta il contrasto, … La carta da proofing non deve fare una stampa bella: deve fare una stampa coerente con l’offset. Ecco perché una prova colore su carta fotografica non riuscirà a simulare coerentemente una carta industriale. Anche se colorimetricamente un buon sistema di proofing riesce a simulare con una carta semimatt la cromia ottenibile con una uso mano in offset, il risultato migliore si ottiene utilizzando una carta con la stessa “mano”, quindi matt. Con una semimatt il grado di gloss non stà entro le tolleranze di norma.

Norma e contenzioso. Nessuna alchimia: normale manutenzione Una stampa a norma nasce in prestampa Norma e contenzioso. Nessuna alchimia: normale manutenzione La ISO 12647-2 non è una costrizione, ma una opportunità. È sufficiente lavorare in modo normalmente professionale. È semplicemente necessario avere le basi teoriche del proprio mestiere (non quello di un altro). Occorre misurare continuamente. Quando le misurazioni mostrano anomalie occorre intervenire secondo modalità che saranno le normali manutenzioni del processo.

Teoria del colore Conoscenza imprescindibile Una stampa a norma nasce in prestampa Teoria del colore Conoscenza imprescindibile Ho un profilo bellissimo?!?!?! Io non converto in CMYK perché non voglio perdere l’azzurro dei cieli. Se l’ho stampato io con la mia stampante da 300,00 euro vuoi mai che non si possa ottenere con una macchina offset a 6 colori? A me non interessa se è difficile: io ho fatto uno scatto con dei colori bellissimi e li voglio avere tutti, altrimenti che fotolito e che stampatori sono? Una volta questi erano discorsi che facevano soprattutto gli architetti (prestati in gran misura alla grafica) ai quali nulla era precluso … Oggi stanno a dimostrare la professionalità nulla di chi li pronuncia … Parleremo di questo argomento al prossimo corso però qualche effetto pratico …

Il Gamut delle periferiche Questa è la condizione classica in cui si lavora: uno spazio monitor “normale”, un ampio spazio RGB (Adobe 1998) in cui si salvano le immagini acquisite da scanner o da dorso digitale, e lo spazio ISO Coated v2 (ECI) che definisce e rappresenta le macchine da stampa offset su carta patinata. La cosa che balza evidente è che gli spazi pratici (monitor e macchina da stampa) hanno zone reciprocamente non visibili cioè zone in cui il risultato in stampa può essere una sorpresa … non sempre gradita.

… succede che tutti questi colori non sono riproducibili e da qui le discussioni, contestazioni, cause... Fino a pochi anni fa non esisteva una stampante da ufficio che potesse eguagliare una macchina da stampa. Andateglielo a spiegare al vostro cliente che le situazioni si sono invertite e che quei bellissimi verdi brillanti che è possibile ottenere con 300,00 euro non si ottengono con 1.500.000,00 euro! Anche perché su molte macchine digitali quei colori si possono ottenere … Ma c’è di più ed è anche molto peggio: cosa succede se il nostro grafico creativo si è fatto la “sua prova colore” sulla sua stampante da meno di 300,00 euro mettendo la più bella carta fotografica che ha potuto comprare e che gli ha consentito di usare uno spazio colore “immenso” (volume 707.768) rispetto al “minuscolo” Fogra 39 (volume 402..279, ovvero solo il 56%)?

Dobbiamo però parlare di profili Una stampa a norma nasce in prestampa Dobbiamo però parlare di profili Le periferiche danno risposte diverse a stimoli uguali. Pensate alle distese di televisori in un supermercato: il segnale è lo stesso, ma i colori … A parità di colore abbiamo bisogno di qualcosa che forzi le periferiche a dare risposte uguali, magari modificando gli stimoli: fare in modo cioè che tutti quei televisori facciano vedere gli stessi colori. Poi c’è il problema della dimensione degli spazi colore e allora occorre qualcosa che consenta di passare da uno spazio grande a uno più piccolo (intento di rendering) preservando al massimo i colori percepiti. Queste esigenze ci stanno avvicinando al concetto di profilo colore. Alessandro Beltrami: i profili ICC ci permettono di comunicare con il colore percepito invece che con i numeri. Mauro Boscarol: cambiare i numeri per non cambiare i colori.

Mettiamo tutto assieme … Una stampa a norma nasce in prestampa Mettiamo tutto assieme … e avremo sviluppato la gestione colore se abbiamo una immagine a disposizione di cui conosciamo esattamente quali colori contiene (non in termini di numeri che oggi – a differenza del passato non significa più nulla – ma di percezione), se contemporaneamente riusciamo a sapere come si comporta una periferica (in pratica disponiamo del suo profilo.icc), se attraverso una qualche operazione (motore di colore) e con una particolare modalità (intento di rendering) riusciamo a cambiare i numeri in modo che la periferica ci faccia vedere i colori come erano dal vero (o meglio, il più vicino possibile a quello che dovrebbero essere), allora stiamo facendo gestione colore, cioè stiamo usando correttamente i profili colore.

E adesso che abbiamo i profili a cosa ci servono in pratica? Una stampa a norma nasce in prestampa E adesso che abbiamo i profili a cosa ci servono in pratica? Compensazione monitor Separazione colore Softproof/Hardproof Device link – repourposing I profili non risolvono completamente il problema della uniformità del colore ma quello che fanno lo fanno praticamente a costo zero. Il cromista, colui cioè che potrebbe ottenere un risultato analogo, che esisteva nelle fotolito costerebbe molto perché impiegherebbe molto tempo a realizzare, nella sua testa, quello che un buon sistema calibrato (scanner/dorso digitale – monitor – periferica di stampa) può fare tutto in automatico.

Applicazione dei profili Una stampa a norma nasce in prestampa Applicazione dei profili Ottenuto il profilo si tratta di applicarlo: ma dove? Come? Quando? Perché? Semplificare le relazioni con i nostri interlocutori (= ovvero vedere gli stessi colori anche a distanza). Consentire ai nostri impianti, spesso costituiti da tecnologie diverse, di eseguire output simili Consentire ai creativi di prevedere il risultato di stampa in base al tipo di carta e/o alla tecnologia usata (offset; digitale elettroink, a toner, inkget; serigrafica, flessografica, fotografica …) Eseguire delle separazioni professionali e adatte ai nostri impianti di stampa Eseguire delle riseparazioni (repouposing) per migliorare il risultato tecnico attraverso l’armonia qualitativa degli stampati Ebbene ognuna di queste esigenze può richiedere l’uso di un profilo diverso, ma nonostante questa diversità, il tutto può essere realizzato in un contesto armonico di miglioramento globale della qualità della produzione.

Photoshop fa toccare con mano Una stampa a norma nasce in prestampa Photoshop fa toccare con mano È importante sapere che se il creativo dispone di un buon monitor correttamente calibrato e profilato può vedere nel proprio studio cosa succederà in stampa. Non avrà sorprese e sarà in grado di ottenere ciò che ha progettato. Tutto parte da una corretta impostazione dello spazio di lavoro.

La soft proof Una stampa a norma nasce in prestampa Consiste nel visualizzare a monitor il risultato di stampa atteso, che tornando alla teoria dei profili colore, equivale a simulare il profilo. Limitatamente all’offset (12647-2) consiglio di creare le 4 condizioni di prova per i 5 tipi di carte standard, più, eventualmente, una per i quotidiani (12647-3). Le opzioni dipendono in larga misura dai parametri che si utilizzeranno per la generazione del Pdf. Simulare a video quello che un service di stampa professionale fornirebbe con una hard proof (ovvero una prova colore cartacea) contrattuale: intento di rendering colorimetrico assoluto simulazione della carta Simulare la carta è fondamentale per vedere come l’immagine sarà modificata. Photoshop a volte esagera nella simulazione carta, ma piuttosto che niente …

Senza un buon monitor calibrato e profilato parleremmo di niente Una stampa a norma nasce in prestampa Senza un buon monitor calibrato e profilato parleremmo di niente Monitor da layout (o impaginazione) ampio gamut. Monitor da soft proof gamut preciso. In ogni azienda grafica dovrebbe esistere un monitor da soft proof. Sarà un monitor che copre con precisione tutto il gamut della stampa offset. Oltre e assieme al monitor dobbiamo assicurare una corretta illuminazione. Adobe Rgb 1988 ISOCoated v2 Monitor moderno

RGB, CMYK, color management, profili e prove colore contrattuali Una stampa a norma nasce in prestampa RGB, CMYK, color management, profili e prove colore contrattuali Le funzioni e gli automatismi della gestione colore consentono risultati altrimenti non raggiungibili, ma se è necessario produrre qualità e non si è certi né delle proprie competenze – né di quelle che si troveranno a valle – è oggi ancora meglio che i creativi producano file finali CMYK in modo da non lasciare ad altri la verifica del risultato cromatico. Questi concetti sono alla base della generazione del Pdf/X. Soprattutto in ambito creativo non debbono essere fatte delle prove in autoproduzione con carte fotografiche che ampliano a dismisura il Gamut delle stampanti, ma lo fanno in modo incoerente con la stampa offset. È opportuno riservare invece un po’ di risorse per le prove contrattuali.

Una stampa a norma nasce in prestampa Il documento digitale: chi e come deve prepararlo Non esiste nessun alibi all’incapacità di prevedere il risultato di stampa. Tutti gli attori debbono avere la necessaria consapevolezza: le conversioni deve farle il creativo: è lui infatti che può intervenire modificando le modalità al fine di ottenere i risultati migliori, qualsiasi operatore che converta una immagine RGB in CMYK dovrà ridurre i colori: fa parte della sua professionalità e responsabilità scegliere la modalità che gli consente di ottenere il risultato migliore. Se non è capace si affidi ad una fotolito: ne esistono ancora che sanno lavorare con in colori per l’offset, il creativo curerà di tenere i suoi archivi al massimo del Gamut (RGB con ampio profilo Icc), ma sarà lui che dovrà preparare i Pdf convertiti nell’attesa di stampa. Ogni altro atteggiamento è perdente anche grazie all’affermarsi della 12647-2 che pretende che ognuno si prenda le proprie responsabilità.

Come limitare gli errori Una stampa a norma nasce in prestampa Come limitare gli errori con un Pdf corretto e controllato Non c’è professionista che non abbia avuto brutte avventure con i Pdf: è possibile fare qualcosa per eliminare tutti i possibili errori presenti in un generico Pdf? La risposta purtroppo è NO e questo per un motivo strutturale. Esempio tipico è la risoluzione che deve essere alta per la stampa e bassa per il Web. La risposta può invece diventare SI se ci riferiamo ad un Pdf espressamente realizzato per la stampa (Pdf/X), correttamente generato e poi opportunamente controllato. La maggior parte degli errori per i Pdf per la stampa discende o da cose che non si vedono (esempio le sovrastampe) o dai Rip un po’ datati che non riescono a interpretare i moderni effetti grafici. Tutto ciò però è totalmente prevedibile e controllabile: vediamo come.

Qualche esempio? Questa è una pagina Test Una stampa a norma nasce in prestampa Qualche esempio? Questa è una pagina Test fatta apposta per verificare il comportamento dei Rip. Come si vede il test funziona bene: il Rip un po’ meno …

… ma questo è un buco vero che il grafico che ha prodotto il documento digitale non poteva vedere perché non è lui che ha fatto cose non previste, ma il Rip che non ha interpretato correttamente l’effetto impostato. Queste sono cose che si vedono anche abbastanza bene in cianografica, ma tutte le situazioni non sono uguali, a volte questi effetti sono in posizioni strane che fanno perdere dei pezzi di pagina senza discontinuità e il risultato è visibile solo sul lavoro confezionato in mano al cliente …

Una stampa a norma nasce in prestampa Tanti tipi di Pdf, ma solo uno è genericamente adatto per la stampa Il Pdf è un formato che ha tantissimi usi e quindi altrettante esigenze di salvataggio da cui derivano caratteristiche e possibilità operative. Conoscerli tutti è molto complesso ma per il 99% delle esigenze di stampa è sufficiente che noi ne conosciamo solo uno: il Pdf/X-1a. Il fatto che il Pdf possa contenere filmati o altri oggetti multimediali a noi interessa qualcosa? Che sia proteggibile con password con algoritmi a 128 bit? Certamente NO e questo ci dice che tra i tanti formati di Pdf (dall’1.3 della versione 4 di Acrobat all’1.7 della versione 8 e 9) possiamo già escludere l’1.6 e l’1.7.

… anche l’1.5 è per noi poco utile Una stampa a norma nasce in prestampa … anche l’1.5 è per noi poco utile mentre con l’1.4 rischiamo di farci male Se non lavoriamo nel packaging certamente ci bastano i colori di quadricromia più altri 8 colori gestibili con deviceN. Inoltre se non lavoriamo con edizioni multilingua possiamo fare a meno anche dei livelli (nel Pdf, non nel nostro programma di impaginazione) e quindi possiamo fare a meno anche del Pdf 1.5. Poter usare le trasparenze invece sarebbe molto comodo oltre a consentire un sicuro balzo in avanti in termini qualitativi (Pdf 1.4), ma io valuto che oggi oltre il 90% dei Rip di fronte a un Pdf superiore all’1.3 o va in errore o non capisce bene, quindi per prudenza meglio escluderlo se non si è certi dell’impianto a valle.

… resta l’1.3, possibilmente nella sua versione X-1a Una stampa a norma nasce in prestampa … resta l’1.3, possibilmente nella sua versione X-1a Se la stragrande maggioranza dei Rip per lavorare con i Pdf debbono fare il flattenig è bene che lo faccia il creativo questo flattening in modo da poterlo poi verificare ed eventualmente intervenire. Per fare un Pdf 1.3 basta impostare il distiller (per il flusso che passa dal Postscript) oppure scegliere l’opzione relativa in caso di esportazione diretta in Pdf. Oramai che ci siete impostate – o richiedete di impostare – l’opzione Pdf/X-1a. Se siete nelle condizioni di ottenerlo bene, altrimenti non avrete nulla di peggio rispetto ad un Pdf non X-1a. Se non riuscite a ottenerlo avrete invece la certezza che dovete cambiare qualcosa nel vostro file se non volete correre un qualche rischio che può essere nelle fonti, nella risoluzione delle immagini, nella presenza di colori diversi da CMYK, scale di grigio e spot, nell’uso improprio di profili colore ….

Lo standard Pdf/X serie ISO 15930 Una stampa a norma nasce in prestampa Lo standard Pdf/X serie ISO 15930 È lo standard di interscambio nato espressamente per l’industria grafica. I Pdf/X sono di tre tipi principali due dei quali hanno subito due revisioni: Pdf/X-1a: basato sugli standard generali Pdf 1.3 e 1.4 (senza trasparenza) 15930-1:2001 il più usato, ammette CMYK, scale di grigio, colori spot 15930-4:2003 come il :2001 ammette il formato Pdf 1.4 (ma senza supporto della trasparenza) Pdf/X-3: basato sugli standard generali Pdf 1.3 e 1.4 (senza trasparenza) 15930-3:2002 ammette anche RGB con profilo e colori Lab 15930-6:2003 come il :2002 ammette il formato Pdf 1.4 (ma senza supporto della trasparenza) Pdf/X-4: basato sullo standard Pdf 1.6, ammette le trasparenza 15930-7:2008 è appena nato, non ancora di uso pratico. Diventerà di attualità solo quando il parco Rip nazionale sarà aggiornato con l’Adobe Print Engine in grado di gestire le trasparenze

Il Ghent Pdf WorkGgroup: Una stampa a norma nasce in prestampa Il Ghent Pdf WorkGgroup: restrizioni sulle restrizioni Le specifiche Pdf/X ritenute troppo “permissive”. Il GWG (Ghent Pdf Workgroup) è un gruppo internazionale di associazioni industriali europee e statunitensi, di fornitori e di aziende grafiche, che ha l’obiettivo di sviluppare e aggiornare le specifiche del formato Pdf in modo da permettere all’industria dell’editoria e della stampa, lo scambio efficiente dei file digitali. Al fine di risolvere questi problemi, il Ghent Pdf Workgroup ha sviluppato diverse specifiche orientate a specifici segmenti di mercato. Sono nove che partono dal Pdf/X-1a:2001 e apportano ulteriori restrizioni in un documento digitale che prende il nome di Pdf/X Plus. Il GWG fornisce joboption e altri file di specifiche da utilizzare durante un Preflight: o passano, o vengono modificate da Acrobat o da Pitstop, o forniscono errore e quindi il Pdf non è ritenuto valido.

Le responsabilità di Adobe e del GWG Una stampa a norma nasce in prestampa Le responsabilità di Adobe e del GWG Adobe, con la propria Creative Suite ha raggiunto un elevato grado di affidabilità sulla gestione colore, ciò non toglie che, a mio giudizio, abbia non poche responsabilità sull’attuale stato confusionale. Joboption traditrici: i default fanno costantemente conversioni … e se non si sta attenti le conversioni sono … all’americana (oltre che obsolete) Si ha a volte la sensazione di essere immersi in sabbie mobili nelle quali qualsiasi movimento produce rischio di inesorabile sprofondamento. Il Ghent Pdf WorkGroup ha un tipo di responsabilità diversa: il messaggio non è passato e/o non si è diffuso (almeno in Italia) senza quel messaggio l’approccio al GWG (20 pagine del sito pari a circa 400 opzioni per fare più o meno le stesse cose) è incomprensibile per un operatore poco avvezzo alla complessità dei Pdf (nonostante sia sbandierato dai più come una cosa semplice) e con l’inglese.

Il Certified Pdf: la filiera controllata di Enfocus Una stampa a norma nasce in prestampa Il Certified Pdf: la filiera controllata di Enfocus Tra i vari standard ne esiste uno ulteriore (questo solo di fatto) definito Certified Pdf proposto e imposto da Enfocus col suo Pitstop e che prevede che tutte le modifiche effettuate nel documento vengono “registrate” per sessione di modifica e ne venga tenuta traccia nel file del registro delle modifiche. Un flusso di lavoro Certified PDF prevede che il Pdf sia sottoposto a preflight al fine di: Offrire al fornitore del documento PDF un modo semplice per eseguire il preflight con un Profilo fornito dal destinatario del documento stesso. Includere il Profilo PDF e il relativo rapporto di preflight nel documento PDF. In questo modo, lo stato del preflight del documento PDF è trasparente per tutte le persone coinvolte nel lavoro. Consentire al destinatario del documento PDF di verificare che il documento è stato sottoposto a preflight con un profilo da lui fornito.

Una stampa a norma nasce in prestampa Ricondurre tutte le stampa a norma Abbiamo visto che se una carta non è a norma quel lavoro viene di fatto escluso dall’osservanza dei parametri, ma questo è vero solo fino ad un certo punto. Due momenti fondamentali: prima e dopo la copia OK del visto si stampi. Prima del visto si stampi è necessario che esista una prova colore, che tale prova colore sia accompagnata da una scaletta dove sono presenti tacche che debbono rispettare tolleranze ben precise pena la non validità della prova stessa. Quando però il cliente approva la copia del visto si stampi si può affermare che da quel momento ciò che è stato prima non ha più la stessa valenza. Da quel momento i valori del documento digitale e le relative tolleranze non hanno più effetto, vale solo che il 68% delle copie stampate può avere una tolleranza colorimetrica non superiore a DE 2 per tutti i colori (ad esclusione del giallo DE 2,5), mentre la variazione di tinta (DH) non deve superare 2,5. Estendendo questo concetto io ritengo che, a fronte di un visto si stampi approvato, qualsiasi lavoro, anche se su una carta non a norma, può rientrare in un lavoro a norma e beneficiare/sottostare a tutti i relativi parametri.

Una stampa a norma nasce in prestampa E quando si scopre che la prova non va bene? Le cattive abitudini sono difficili da eliminare e capita spesso che si va in stampa con quello che si è visto a monitor, per scoprire poi che il colore atteso era un altro, oppure con una prova che alla verifica con la stampa vera non ha alcun rapporto. In questi casi, nei quali, per mille motivi non è possibile coinvolgere il cliente esistono comunque dei comportamenti che possono limitare il contenzioso. Se la carta è a norma e non esiste prova colore lo stampatore dovrà raggiungere i relativi valori colorimetrici e gli schiacciamenti di norma e proseguire con quei valori: il cliente dovrà accettare il lavoro. Se esiste una prova ma non è stata controllata la validità la cosa si complica. Anche qui conviene raggiungere la norma e tenere un certo numero di copie, dopodiché si potrà tentare di rincorrere il riferimento col solo controllo visivo. Se il risultato in qualche modo si avvicina può valere la pena continuare, altrimenti meglio stampare a norma. Se in più la carta non è a norma il suggerimento è: raggiungere i valori su una carta a norma, poi cambiare carta continuando a stampare con le stesse impostazioni.

Una stampa a norma nasce in prestampa Quanto siete vicini [o lontani] dalla 12647-2 ? Con Adalberto Monti abbiamo messo a punto una procedura che poggia su una modifica dell’oramai nota Scala di controllo A. Monti che molti di voi usano. La nuova scala mantiene tutte le sue caratteristiche ma è stata modificata per la lettura automatica con spettrofotometro (per ora le prove sono su Eye One Pro e iO). La grande novità è la verifica dello Slur in modo strumentale: se non è buono quello è perfettamente inutile continuare. Dalle tacche capiamo dove vogliamo arrivare: non è un ceck-up ma ci dice molte cose sul livello di vicinanza [o lontananza] dai parametri della 12647-2. La troverete assieme alle relazioni sul sito dell’Associazione. Se ce la porterete stampata al prossimo corso la misureremo (in modo anonimo) e, oltre ad esercitarci a misurare, capiremo come siamo messi in sala stampa.

Una stampa a norma nasce in prestampa Grazie per l’attenzione Elia Nardini corGae – San Lazzaro di Savena [bologna] consulenza in organizzazione editoriale, service di stampa digitale e prestampa elia.nardini@corgae.it