Lo straniero e le forme della conoscenza

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Transcript della presentazione:

Lo straniero e le forme della conoscenza Che cosa accade allo straniero che entra in un diverso orizzonte culturale (ad esempio nel paese di destinazione). La rimessa in discussione del senso comune. Il ‘dato per scontato’ dello straniero tende ad essere diversamente costruito rispetto alla popolazione autoctona.

Che cosa sono le ‘mappe cognitive’ e come vengono costruite Che cosa sono le ‘mappe cognitive’ e come vengono costruite. Il loro ruolo nel processo di ‘assimilazione’ culturale quotidiana. Processi di innovazione, pensiero critico e figura dello straniero. La marginalità come potenziale fonte di innovazione.

Schutz: lo straniero e la vita quotidiana L’incontro fra lo straniero e un gruppo integrato: che cosa accade, quali dinamiche si costruiscono, quali processi di mutamento si avviano. La difficoltà per lo straniero: comprendere ciò che il gruppo considera ‘naturale’.

Le ‘ricette’ della comunità locale (termine di Schutz: ‘istruzioni per l’uso’, indicazioni pratiche su come agire nel quotidiano) per interpretare il mondo sociale e per agire. Ricette come ‘evidenze naturali’ (relazione con il senso comune).

Lo straniero non può utilizzarle senza uno specifico apprendistato culturale. Queste ‘ricette’ non sono necessariamente logiche e coerenti. Difficoltà ad apprenderle per chi è esterno al gruppo.

Qui conta la tradizione storica e culturale che ha dato vita a quelle ‘ricette’. Lo straniero non può condividerla: può condividere il presente e eventualmente il futuro, non il passato. Straniero come ‘soggetto senza storia’.

Lo straniero come etnologo che cerca di decifrare segni e simboli di una cultura diversa dalla propria. Lontananza e vicinanza (Simmel) dello straniero entrano in gioco contemporaneamente. Lo straniero deve, appunto, costruire una ‘mappa’ del nuovo territorio culturale in cui si trova inserito.

Le interpretazioni che via via egli/ella produce sono parziali Le interpretazioni che via via egli/ella produce sono parziali. Manca ancora la visione di insieme. Tuttavia lo straniero dispone di un’’obiettività’ (Simmel) rispetto alla comunità locale che quest’ultima non possiede.

‘Obiettivita’ come potenziale maggiore libertà dello straniero (dall’abitudine anzitutto; dai pregiudizi), vale a dire mancanza di condizionamenti nei processi di interpretazione della vita quotidiana. Ne deriva, in linea di principio, una maggiore capacità critica. Il nesso con i processi di cambiamento sociale e di innovazione.

Lo straniero vive il rapporto di vicinanza ‘dalla prospettiva di un uccello che passa volando’ (Simmel, Lo straniero).

Simmel e lo straniero Lo studioso che per primo ha messo in luce l’ambivalenza della figura dello straniero: Georg Simmel (1908, trad. it. Sociologia, 1989). Comprendere lo straniero per comprendere la società moderna. Interesse alle forme della ‘sociazione’ e alla relazione tra identità e organizzazione sociale.

Un aspetto importante dell’analisi di Simmel: l’adesione allo stereotipo rafforza la possibilità di mantenere il ‘distacco’ di fronte al caos della vita cittadina (vedi ‘La metropoli e la vita dello spirito’, Simmel 1903). L’atteggiamento blasé contro l’eccesso di stimoli che vengono dalla metropoli. Lo stereotipo come veicolo di creazione della distanza sociale ( la distanza sociale come primo passo verso la segregazione e l’esclusione sociale: vedi Bauman, Modernità e Olocausto, 1989).

La relazione vicino & lontano La relazione vicino & lontano. Lo straniero come colui (colei) che ‘arriva oggi e resta domani’. E’ estraneo ma non completamente sconosciuto; è fisicamente vicino eppure è culturalmente distante. Lo straniero rappresenta per Simmel il confine: è incluso ed escluso contemporaneamente. Mette in gioco le categorie dell’inclusione e dell’esclusione, dell’assimilazione e dell’integrazione.

Lo straniero è indispensabile alla società perché, per suo tramite, il problema dei confini viene costantemente posto. Lo straniero come nemico, che nemico deve restare se i confini devono essere mantenuti. L’ostilità che patisce sotto forma di esclusione sociale deriva dal suo essere ‘incluso’ nella società: il paradosso dello straniero secondo Simmel (vedi Burgazzoli, in Lo straniero e il nemico, a cura di Dal Lago, 1998).

In questo senso lo straniero è escluso non perché ‘marginale’, ma perché centrale per la vita sociale. Il privilegio dello straniero secondo Simmel: potere comprendere pienamente le dinamiche sociali. Non è infatti vincolato dall’abitudine e dal senso comune (vedi Schutz), o dalla relazione con il passato. ‘Imparzialità’ e ‘oggettività’ della sua visione. Lo straniero come potenziale confidente.

Lo straniero come metafora della condizione moderna e contemporanea, caratterizzata dal mutamento costante: siamo tutti ‘stranieri’ (l’uno per l’altro) e ‘stranieri a noi stessi’.

Elias o come si costruisce la discriminazione Norbert Elias non studia direttamente lo straniero, ma il modo in cui vengono costruite forme di dicriminazione tra chi è ‘interno’ al quartiere (gli established) e chi è ‘esterno’ (lo raggiunge successivamente (gli outsiders) (vedi la ricerca nel quartiere operaio inglese Winston Parva: Elias e Scotson, The Established and the Outsiders, 1965)

Il tempo trascorso nel quartiere dalle famiglie operaie già residenti (gli established) come titolo di merito, fonte di status e ‘civilizzazione’. I codici culturali comuni. Quando arrivano nuove famiglie operaie (gli outsiders) ad insediarsi nel quartiere nascono rumors sulle loro abitudini, i loro stili di vita. I nuovi arrivati sono percepiti come una minaccia alla onorabilità del quartiere e dei suoi abitanti.

Gli outsiders cercano di frequentare gli stessi luoghi degli established (pub, luoghi di riunione, eccetera), ma vengono costantemente emarginati. Così i loro figli nelle scuole. Come risultato, secondo Elias, gli outsiders interiorizzano l’immagine negaativa che gli established propongono della loro identità. Non sono in grado di rivendicare i loro diritti.

Interdipendenza dei due gruppi: gli uni non potrebbero esistere senza gli altri. La configurazione che ne deriva è l’antagonismo. Per comprendere le sue ragioni, secondo Elias è necessario studiare questa interdipendenza.

Anche in questo caso, viene studiata l’ambivalenza che caratterizza il modo con cui ciascun gruppo si relaziona all’altro (come gli outsiders vedono gli established; come questi ultimi valutano i primi). Lo studio di Elias e Scotson può essere letto come analisi delle dinamiche interattive tra autoctoni e stranieri.

Park e ‘l’uomo marginale’ L’uomo ‘marginale di Park (Scuola di Chicago, America inizio Novecento) è colui che sta tra più mondi, e che non ha la possibilità di integrarsi in alcuno. Uomo ‘marginale’ = uomo interiormente e socialmente diviso (Park 1928). Il suo tratto distintivo è il disagio, l’instabilità psicologica, l’essere sempre ‘altrove’ rispetto a ciò che vive e osserva nel quotidiano.

L’ambito dell’uomo ‘marginale’ è la metropoli, il luogo per eccellenza dell’incontro tra culture. Disposizione alla crisi di identità dell’’uomo marginale’: forte capacità critica, ma anche tensioni emotive troppo forti, che gli impediscono di conquistare un ‘sé unitario’.

Qualche riferimento bibliografico B. M. Mazzara, Stereotipi e pregiudizi, Bologna, il Mulino, 1997. E. Ruspini, Le identità di genere, Roma, Carocci, 2003. A. Taurino, Psicologia della differenza di genere, Roma, Carocci, 2005. M. Wieviorka, Lo spazio del razzismo, Milano, il Saggiatore, 1993.

M. Pickering, Stereotipi. L’Altro. La Nazione M. Pickering, Stereotipi. L’Altro. La Nazione. Lo straniero, Firenze, Mediascape, 2001. A. Dal Lago (a cura di), Lo straniero e il nemico, Genova-Milano, Costa Nolan, 1998.