1. Introduzione Microeconomia di base: modello di equilibrio generale Dice che la situazione “migliore” per una società è l’ottimo paretiano, dove P =

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Lezione 1 Il paradigma SCP Corso Analisi dei settori produttivi Sandrine Labory

1. Introduzione Microeconomia di base: modello di equilibrio generale Dice che la situazione “migliore” per una società è l’ottimo paretiano, dove P = MC i.e. la concorrenza deve essere la più perfetta possibile Problema: questo modello si basa su delle ipotesi molto restrittive che ne fanno un modello molto lontano dalla realtà (informazione completa e perfetta, assenza di esternalità, ecc.)

Nella realtà dei settori produttivi, non esiste una situazione di concorrenza perfetta (ci sono economie di scala che fanno si che non ha senso avere tanti concorrenti atomistici, esternalità, ecc.) La disciplina dell’economia industriale si è sviluppata dagli anni ’50 per analizzare e sviluppare una teoria delle strategie e della performance delle imprese che abbia delle ipotesi più realistiche. analisi in equilibrio parziale e rimessa in questioni delle ipotesi più restrittive del modello di equilibrio generale

Grosso modo l’evoluzione dell’economia industriale si è fatta così: Analisi di settori (Bain) Analisi teorica basata su modelli in equilibrio parziale (oligopolio, monopolio) Nuova economia industriale dagli anni ’70 con l’introduzione di asimmetria informativa nei modelli e apporto teoria dei giochi Sviluppo approcci alternativi da allora: teoria evolutiva; teoria istituzionalista

Jacquemin (2001) I modelli matematici sono uno strumento per fornire rigore teorico alla spiegazione della realtà delle industrie Però non devono diventare il fine dell’analisi dell’economia industriale (e di qualsiasi fenomeno economico) Anche perché con ipotesi appropriate si riesce a costruire dei modelli per spiegare qualsiasi cosa: “Datemi un risultato, vi darò un modello”

Surplus consumatore In microeconomia il benessere sociale è massimo in situazione di concorrenza perfetta, situazione in cui abbiamo anche il surplus del consumatore a livello massimo. Anche in economia industriale e nei modelli in equilibrio parziale si cerca di massimizzare il surplus del consumatore: più il surplus del produttore (profitto) è grande, più il (o i) produttore (produttori) hanno potere di mercato (monopolio). Questi parametri sono particolarmente importanti nelle considerazioni di politica della concorrenza o politica antitrust.

Il concetto di industria: Definizione 1: industria = insieme delle imprese che producono un determinato bene o servizio Problema di questa definizione: non basta a definire i confini dell’industria. Ad esempio, si può definire l’industria della Coca-Cola? Oppure l’industria delle bevande gassose non alcoliche? Definizione 2: industria = tutte le imprese che servono un mercato, il mercato essendo definito con l’elasticità incrociata dei prodotti (sullo stesso mercato i beni sono sostituti)

Più la definizione del mercato è ampia, più le imprese sono numerose e il settore è concorrenziale, e meno interagiscono tra di loro. La definizione può anche variare nel tempo: i confini dei settori soggetti a rapida evoluzione tecnologica non sono stabili nel tempo. Definizione nostra: Industria = settore produttivo L’industria è definita dal mercato di riferimento, ma la definizione precisa dipende dall’oggetto di studio (es: industria auto = solo segmento piccolo oppure mercato mondiale a seconda che la ricerca focalizzi l’attenzione sui prezzi, sulle politiche industriali, ecc.) L’industria comprende tutte le attività produttive, sia manifatturiere che dei servizi

2. Paradigma SCP L’approccio tradizionale allo studio del funzionamento dei mercato nasce ad Harvard negli anni ’30, come tentativo di conciliare la teoria microeconomica con l’esigenza di un maggior realismo. (Una buona teoria si misura dalla sua capacità di spiegare i fenomeni economici osservati nella realtà)

Approccio = individuare i modelli teorici e le regolarità empiriche che stabiliscono delle relazioni fra una serie di variabili ed indicatori di performance. Idea: la struttura determina la condotta che a sua volta determina la performance:

Quindi abbiamo C = C(S) P = P(C) Quindi P = f(S) La performance è funzione della struttura è il famoso “paradigma SCP” definito da Bain nel 1951 Successivamente il paradigma sarà rimesso in questione: le relazioni tra S, C e P sono bidirezionali, nel senso che anche la P influenza C e S, e C influenza S

3. Modello SCP di base Il modello SCP ha conseguenze importanti non solo sull’analisi che si fa dei settori produttivi, ma anche sulla politica. In particolare, il modello implica che Π = f( CR) f ’ > 0 Dove Π è il profitto e CR è la misura del livello di concentrazione dell’industria Allora la concentrazione implica sempre profitti più alti e quindi maggiore potere di mercato: per la politica antitrust, significa che si deve sempre ridurre la concentrazione dei produttori nel settore produttivo

Problema: questo modello di base non considera la condotta. Cerchiamo di prenderla in considerazione: Nella realtà le imprese prendono le loro decisioni di prezzo, d’investimenti, ecc., anche in funzione del comportamento atteso dei rivali. Esempio di modello che tiene conto del comportamento atteso dei rivali: Consideriamo un mercato dove P = f (X) = f (x1, x2, …, xn) Dove xi = quantità prodotta da ciascuna impresa dell’industria (ci sono n imprese nell’industria)

X = produzione di tutta l’industria = i=1n xi L’impresa i opera con una funzione di costo: Ci = Ci (xi)xi + Fi, dove Ci (xi)xi è il costo variabile e Fi è il costo fisso. Il profitto dell’impresa i è: Πi = {p - Ci (xi)}xi - Fi Che si massimizza derivando Πi / xi = p + xi (P / X) (X / xi) – ci ci = costo marginale Definiamo X-i = quantità prodotta da tutte le imprese rivali

= j=1n xj, i # j Allora (X / xi) = 1 + X-i / xi = 1 + Vi Vi = variazione congetturale dell’impresa i = variazione nella quantità prodotta dalla altre imprese che l’impresa i si aspetta se varia la sua produzione Πi / xi = p – ci + xi (p / X) (1 + Vi ) = 0 Cioè p – ci + (xi / X) (p / X . X/p) p(1 + Vi ) = 0

p – ci + (xi / X) (p / X . X/p) p(1 + Vi ) = 0 Dove (xi / X) = quota di mercato dell’impresa i = si (p / X . X/p) = inverso del valore assoluto dell’elasticità della domanda = 1/ || Quindi abbiamo p - ci + p (si / || ) (1 + Vi ) = 0 Si può riscrivere: (p - ci ) / p = si (1 + Vi ) / || (p - ci ) / p = indice di monopolio di Lerner = misura del potere di mercato

(p - ci ) / p = si (1 + Vi ) / || Quindi abbiamo una relazione tra: Potere di mercato = f(quota di mercato, elasticità dom., var. cong.) Oppure rispettivamente: Potere di mercato = f(performance, struttura, condotta) Con: Se Vi > 0, allora i rivali  la produzione quando l’impresa  la sua  il potere di mercato  quando l’impresa  la produzione Se Vi < 0, allora il potere di mercato  quando l’impresa  la produzione Se Vi = 0, allora non esiste nessun coordinamento tra le imprese dell’industria (Cournot)

Conclusioni: Non c’è relazioni univoca tra S, C e P La politica antitrust deve tener conto anche della condotta, non solo della struttura: ci può essere concentrazione dei produttori ma condotte tali che le imprese adottino comportamenti vicini agli interessi dei consumatori

4. Evidenza empirica: Per verificare se il modello SCP corrisponde alla realtà, vari studiosi hanno stimato il profitto delle imprese di un’industria usando dati statistici. L’equazione stimata è: Π = g (CR, B, OS, D, U) Dove CR = misura della concentrazione B = livello delle barriere all’entrata (cioè situazioni che generano dei costi aggiuntivi per le imprese che entrano nell’industria, come ad esempio le economie di scala, le spese di pubblicità, ecc.) OS = altre caratteristiche dell’industria D = indicatori delle caratteristiche della domanda U = variabile casuale Risultati: CR (struttura) e B (condotta) hanno un effetto positivo sul profitto

5. Monopolio e benessere Come si misura il surplus del consumatore e il benessere sociale in un’industria? Si prende il punto di vista di un consumatore rappresentativo:

Il monopolio fissa il prezzo dove MC = MR Quindi l’equilibrio di monopolio è (P*, X*) Allora Surplus consumatore = SC = EAP* Surplus produttore = SP = P*ABC Benessere sociale = SC + SP = EAP* + P*ABC Concorrenza perfetta: P=MC=P’ Allora X = X’ SC = ECP’ SP = 0 Benessere sociale in concorrenza = ECP’

Benessere sociale (BS) maggiore in concorrenza che in monopolio differenza tra BS conco e BS monop = perdita netta = ABC Se supponiamo che questa situazione vale per tutti i consumatori dell’industria, allora ABC vale per tutta l’industria. i dati necessari per misurare l’area del triangolo sono: il valore delle vendite (osservato statisticamente), la variazione del prezzo dovuta al monopolio (prezzo concorrenza = MC) e l’elasticità della domanda: quest’ultima è difficile da osservare nella realtà

Quindi nella realtà le misure di SC e della perdita netta dipendono dalle assunzioni fatte per misurare l’elasticità: il giudizio sul potere di mercato dipende da ipotesi! Inoltre l’analisi sopra è statica: il monopolio influenza non solo i prezzi, ma anche i costi, il comportamento (ad esempio in termini d’innovazione, si veda paragrafo successivo) Conclusioni degli economisti industriali: Gli effetti negativi del monopolio e dell’oligopolio sono minori di quanto ci si possa attendere

6. Monopolio e innovazione Ci sono 2 ipotesi che discendono da due approcci teorici diversi: 1) Ipotesi schumpeteriana: Esiste una relazione positiva tra monopolio e progresso tecnico (cioè, tra concentrazione e spese di R&S): il monopolio ha maggiore potere di mercato, quindi maggiori profitti da investire anche in R&S 2) Ipotesi neoclassica: La relazione è negativa: maggiore il potere di mercato, minore è l’incentivo a innovare, perché l’impresa gode di un profitto sicuro, non rimesso in questione dai concorrenti, e non cerca di fare uno sforzo per innovare

Ipotesi da verificare: H = h (CR) dove H = misura dell’attività innovativa CR = misura della concentrazione Se h’ > 0, allora l’ipotesi 1 è verificata Se h’ < 0, allora l’ipotesi 2 è verificata

Quindi nella realtà si verificano le due ipotesi, e dei livelli diversi di concentrazione. Quando la concentrazione è bassa, all’aumento della concentrazione corrisponde un aumento delle attività innovative; Quando la concentrazione è molto alta, non aumenta l’innovazione quando aumenta la concentrazione. Le due ipotesi sono state definite da due approcci diversi all’economia industriale, di cui riparleremo più avanti: l’approccio neoclassico L’approccio evolutivo

Comunque lo sviluppo dell’economia industriale all’inizio di è concentrato sulle questioni di potere di mercato e concorrenza. Perché? Negli Stati Uniti si erano costituiti tanti grandi gruppi con forte potere di mercato Che implicarono un’attenzione del governo alla necessità di aumentare la concorrenza o meno: come vedremo la politica per la concorrenza (legge che proibisce i comportamenti che aumentano il potere di mercato a scapito dei consumatori) è nata negli Stati Uniti.