La beauté : La bellezza Bras Alexandre Valero Audray Tonicello Aline

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La beauté : La bellezza Bras Alexandre Valero Audray Tonicello Aline Ce projet a été financé avec le soutien de la Commission européenne. Cette publication (communication) n’engage que son auteur et la Commission n’est pas responsable de l’usage qui pourrait être fait des informations qui y sont contenues.

La donna nella società romana  Moda, costume e bellezza nell'Italia antica. Moda maschile e femminile in Aquileia romana e altomedievale. Nel museo abbiamo visto “La bellezza”. La bellezza della donna, all’epoca Romana, è caratterizzata dai molteplici ornamenti : il trucco, acconciature, vestiti … Ad Aquileia, hanno trovato: pinzette, specchi, accessori per il trucco e tanti gioielli … Per essere belle le ragazze romane dovevano essere magre e le madri le costringevano a diete feroci. La magrezza era considerata bellezza.   La donna nella società romana La donna romana, sin dalla nascita, doveva affrontare mille difficoltà per la sua sopravvivenza.  Ciό dimostra quanto la condizione femminile fosse considerata al di sotto di quella maschile, ma pur sempre migliore di quella greca, dove veniva considerata alla pari di una schiava. La donna era considerata un essere inferiore, con pochissimi diritti e totalmente sottomessa prima al padre e ai fratelli, poi al marito. In famiglia il padre si preoccupava di educare i figli maschi, delle femmine poco si curava. Al padre spettava nutrirle, controllare la loro moralità e combinare un buon matrimonio. Il resto era affare della madre. Alcune donne, per l'elevato livello culturale della famiglia, divennero colte, ma la donna intellettuale non sempre piaceva. La ragazza che avesse compiuto gli studi di letteratura greca e latina e mostrasse troppo la sua cultura, poteva, al contrario dei maschi, infastidire. Nella Roma arcaica una figlia, ancora giovanissima, poteva essere promessa in sposa o fidanzata a un giovane contro la propria volontà. Era costretta a mostrare fedeltà al proprio marito. Il matrimonio si perfezionava con il trasferimento della donna dalla famiglia paterna a quella del marito. Per il fidanzamento il ragazzo consegnava alla ragazza un anello che lei indossava all'anulare della mano sinistra.

IL TRUCCO Le donne volevano avere una carnagione bianca, allora per fare questo, utilizzavano della biacca mista a miele e altre sostanze grasse, detta cerussa, oppure veniva steso il lomentum, farina di fave, o il gesso cretese. Per il fard si mescolava un po’ di terra rossa di Selina, proveniente da Selinunte (Sicilia), o la feccia del vino, o il fucus (estratto di alga) o l’ocra rossa. Si creavano anche effetti speciali, stendendo sul viso polvere di vetro. Dalla malachite e dalla azzurrite si ricavavano ombretti verdi e azzurri. Con lo stibium, antimonio polverizzato, o fumidus, nero di fuliggine di carbone, misto a grasso d'oca o grasso vegetale, venivano marcati i sopraccigli e si sottolineava il contorno degli occhi, l'eye liner, e pure piccoli nei neri, gli splenia, disegnati sulla guancia e sul mento.   In epoca imperiale, le donne romane si truccavano normalmente, sia quelle di alto lignaggio che le prostitute. Le romane si depilavano, sotto le ascelle e sulle gambe, adoperando un composto di pece greca, resina, cere e sostanze caustiche, disciolto nell’olio. Ma c’erano pure le pinzette, per lo più di metallo, a volte anche d’oro e d’argento, di misure e fogge diverse. Esistevano pure le maschere di bellezza, alcune vegetali ma altre con miscugli di corna di cervo, escrementi di alcione nonchè la placenta, lo sterco e l’urina dei vitelli. Si sa che Poppea si bagnava nel latte d'asina, e infatti il latte era fra gli unguenti più usati per la pelle, spesso mescolato col miele.

I CAPELLI Le acconciature erano particolarmente eleganti, all’etrusca, annodati o intrecciati dietro la schiena, in circolo sulle spalle, legata la corona sul capo o raccolti in reti. Diademi e corone, o perni metalli preziosi finivano le acconciature. Pertanto, si poteva scegliere, ma le fanciulle romane raccoglievano i capelli in massa senza scriminatura centrale, in un nodo legato dietro la testa con un nastro dal quale ricadevano sul collo. Insomma una coda di cavallo. Solo con le nozze potevano cambiare la pettinatura da ragazzina, in un’elegante acconciatura da matrona.   La moda cambiò comunque secondo i tempi e le donne che contavano, come l'imperatrice, potevano lansciare nuove mode, ma nell'antica Roma si ritenevano particolarmente eleganti le acconciature etrusche: annodati o intrecciati dietro le spalle, a boccoli sulle spalle, annodati a corona sul capo o raccolti in reticelle o cuffie. Diademi e coroncine, o spilloni di metallo prezioso completavano le preziose acconciature. Per essere bionde usavano posticci di chiome di barbari nordici, oppure spargevano sui capelli una porporina d'oro. Ma esisteva anche lo schiarimento con una mistura di limone ed acqua distillata di fiori di ligustro. In più c'erano saponi particolari, come le "Spumae Batavae", usati per schiarire i capelli o tingerli di rosso o di nero corvino. I capelli erano comunque trattati con balsami a base di olio di noce ed essenza di mirto.  

I GIOIELLI I gioielli erano molto importanti per le donne romane, erano accessori indispensabili ! Gli orecchini, inaures, erano il primo degli ornamenti femminili, e potevano essere indossati fin dall'infanzia. Il cerchio semplice, la buccola, o impreziosito da una pietra preziosa o in pasta vitrea, era il gioiello delle fanciulle. Ma ogni bambina portava al dito mignolo un anello d’oro, e alle orecchie altri due cerchi d'oro. Le bambine povere indossavano collanine di bacche, pietruzze e conchiglie, d'oro se ricche. Spesso indossavano la bulla aurea, un ciondolo d'oro che serviva da amuleto portafortuna. I gioielli delle adulte somigliavano molto ai modelli etruschi del II° e III° sec. a.c. e si distinguevano soprattutto per il gioiello flessibile e snodato a formare un vortice, mentre il rigido cerchio ritorto fu di uso prevalentemente maschile, per onorificenze militari. Spesso il gioiello era un serpente d'oro sull'avambraccio o come anello, antico simbolo portafortuna della Dea Terra. Ma anche le donne portavano gioielli a lastra, che si aprivano a pressione, attorno al braccio ma soprattutto all'avambraccio. Le romane in età imperiale indossavano di tutto: anelli alle dita delle mani e pure dei piedi, fibbie, diademi e pietre preziose per i capelli, o nastri ornati di gemme da inserire nelle chiome, bracciali su bracci e avambracci, cammei, collane, cavigliere. .. Gli orecchini erano i più usati; ne portavano anche più di uno per orecchio. Largamente usati i "crotalia", pendenti doppi con una perla alle estremità, che producevano un piacevole tintinnio.

L'IGIENE I lavaggi di panni L'IGIENE I lavaggi di panni... avvenivano spesso nelle terme pubbliche ma i ricchi disponevano di terme private, dove si immergevano in acqua calda, poi tiepida ed infine fredda dove erano immerse erbe aromatiche come rosmarino e alloro. Per i denti si usava un dentifricium, dentifricio, a base di soda e bicarbonato di sodio. Anche l'urina era usata per sbiancare i denti. Oltre al dentifricio, di uso quotidiano, si usavano attrezzi in osso, legno, piuma o metallo, una sorta di stuzzicadenti utilizzato per eliminare i residui di cibo, ma pure come una specie di filo interdentale, infatti ce ne erano di sottilissimi e di più spessi. Si dice che Trimalcione ne possedesse uno in argento, ma ne esistevano anche in oro. L’auriscalpium invece era utilizzato per la pulizia delle orecchie. Nel set da toletta non potevano mancare lo scalptorium, arnese per grattarsi la testa, il culter, coltellino per pulire le unghie e la volsella, pinzetta per la depilazione. Presso le terme si trovava un servo appositamente addetto alla depilazione, detto alipilus.