CORSO DI FORMAZIONE COOPERATIVA F.A.I. Anno 2010 Terzo tema: LA SESSUALITà Erica Gilardini.

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CORSO DI FORMAZIONE COOPERATIVA F.A.I. Anno 2010 Terzo tema: LA SESSUALITà Erica Gilardini

LA SESSUALITà INFANTILE Non comincia con la pubertà ma nell'infanzia precoce e segue uno sviluppo attraverso fasi successive per giungere alla sessualità adulta [S. Freud]. Amnesia infantile: l'adulto allontana dalla propria coscienza l'insorgere della sua vita sessuale infantile. Le manifestazioni: La suzione(1 anno): durante la poppata le labbra del bambino si comportano come una zona erogena che è la causa della sensazione di piacere. L'attività sessuale si appoggia ad una delle funzioni che servono alla conservazione della vita e solo in seguito il soddisfacimento sessuale si separa dal bisogno di nutrizione e se ne rende indipendente. L'analità (2-3 anni): dalla fase orale intesa come masturbazione della zona orale, alla fase anale quindi il piacere della ritenzione o dell'espulsione legata alla funzione intestinale, nonché le attività dell'apparato urinario legate al piacere della minzione. Fase fallica (4-5 anni): la masturbazione della zona genitale il cui picco è nella fase della pubertà- genitale (dagli 11 anni). Cosa succede nel periodo centrale: nella fase di latenza le forze pulsionali sessuali deviano dalle mete sessuali e si riversano su nuove mete sotto forma di produzioni culturali, grazie alla sublimazione (6-10 anni). Quindi le diverse parti del corpo del bambino piccolo presentano fin dall'inizio una sensibilità particolarmente intensa all'erotizzazione, in attesa che le zone erogene siano subordinate all'organizzazione genitale destinata ad unificare la sessualità.

Tra le manifestazioni della sessualità infantile si ricorda l'intensa curiosità che mostrano i bambini con le loro instancabili domande sulla sessualità: da dove vengono i bambini? Come fanno mamma e papà? Qualunque siano le fantasie coscienti dei bambini esse riflettono essenzialmente la loro costituzione sessuale inconscia ed il modo in cui immaginano nelle loro fantasie le relazioni con le persone del loro ambiente. Una teoria che i bambini formulano rispetto alla sessualità dell'adulto: la convinzione che vi sia uno stesso genitale all'origine della differenza tra i sessi, cioè che i maschi abbiano un pene e le femmine ne siano prive (tu non ce l'hai!). Una teoria rispetto alla nascita: i bambini escono dallo stesso orifizio delle feci. Una teoria sul rapporto sessuale tra i genitori: la fecondazione avviene attraverso il bacio, concezione sadica dei loro rapporti. LA SCELTA DELL'OGGETTO Ad ogni fase corrisponde il primato della zona genitale. La progressione delle fasi non è completamente lineare ma ognuna di esse lascia delle tracce permanenti dietro di sè. Il lattante attaccato al petto della madre è la prima e importantissima tra tutte le relazioni oggettuali ed è una relazione con un oggetto parziale in cui il seno è preso dal lattante come il sostituto della madre. Dopo questa rinuncia, il lattante scopre la madre nella sua totalità e ciò avviene nel momento in cui il bambino può formarsi la rappresentazione complessiva della persona alla quale apparteneva l'organo che gli forniva il soddisfacimento, cioè l'oggetto totale. Nell'epoca della pubertà, tutte le pulsioni parziali si si dirigono verso un'unica persona verso la quale convogliare le mete.

Le due correnti: Di tenerezza, tipica delle pulsioni parziali infantili Sensuale: propria della scelta oggettuale della pubertà MA il bambino deve aver rinunciato ai Suoi primi oggetti incestuosi (complesso edipico) E queste correnti oggettuali rimangono influenzate dalle scelte precoci cosicchè persiste una somiglianza tra gli oggetti del desiderio scelti nell'epoca post-puberale e le prime scelte oggettuali, vale a dire i genitori. Il bambino impara ad amare le altre persone sulla base dell'amore sessuale che ha provato per le persone che si sono occupate di lui durante tutto il periodo di latenza. Mentre la coincidenza della corrente di tenerezza con quella sensuale avviene con l'instaurarsi della sessualità genitale, nei disturbi nevrotici le due correnti non riescono a congiungersi. Quindi, nello sviluppo psicosessuale del bambino, la pulsione si instaura con oggetti parziali di natura pregenitale e nel corso dell'evoluzione essa porta ad una sintesi delle correnti libidiche e affettive in una scelta d'oggetto d'amore, cioè di una persona sentita come totale. I DISTURBI NELLA SESSUALITà INFANTILE Le perversioni come deviazione rispetto all'oggetto sessuale, cioè rispetto alla persona dalla quale parte l'attrazione sessuale e come deviazione rispetto alla meta, riguardo cioè all'azione verso la quale la pulsione spinge. Quindi: Rispetto all'oggetto: cosa determina la scelta omosessuale? É un'evoluzione che si produce nel corso dello sviluppo psicosessuale dell'individuo che avviene quando le tendenze maschili e femminili che coesistono

normalmente sin dall'infanzia si scindono e una prende il sopravvento sull'altra, così che la scelta oggettuale definitiva dipende dalla loro predominanza. Rispetto alla meta: la pulsione sessuale si scompone in differenti elementi, cioè le pulsioni parziali che hanno come fonte di eccitamento sessuale una zona erogena, così che le perversioni si fondano sul predominio di una pulsione parziale di origine infantile. Alcune impiegano delle parti del corpo, od oggetti feticcio, per raggiungere il soddisfacimento sessuale, come sostituti delle zone del corpo normalmente destinate all'unione sessuale. Altre sono costituite dalle fissazioni di mete sessuali preliminari, quali le pratiche erotiche legate alla zona orale, il guardare, il sadismo/masochismo. Quindi: nelle perversioni si distaccano dalla pulsione sessuale degli elementi chiamati pulsioni parziali, mentre nella sessualità normale le pulsioni parziali si compongono e sono subordinate al primato della genitalità, in assenza di fissazioni pre-genitali ciò che è agito dai perversi attraverso i loro comportamenti aberranti, i nevrotici lo immaginano nelle loro fantasie e nei sogni la disposizione alle perversioni non è affatto una rara particolarità ma un elemento di quella che è ritenuta la costituzione normale, se pensiamo al bambino, dove tutte le pulsioni possono presentarsi solo con modesta intensità (es. deviazione dalla meta, come nella fase orale dove vi è la fissazione al seno; es. deviazione dall'oggetto, come nel complesso edipico dove vi è la fissazione sull'oggetto-genitore).

I DISTURBI SESSUALI SECONDO IL DSM IV-TR 1- Disfunzioni sessuali: Disturbi del desiderio sessuale Disturbi dell'eccitazione sessuale Disturbi dell'orgasmo Disturbi da dolore sessuale Disfunzione sessuale dovuta ad una condizione medica generale 2- Parafilie: Esibizionismo Feticismo Frotteurismo (strofinarsi) Pedofilia Masochismo sessuale Sadismo sessuale Feticismo di travestimento Voyeurismo Parafilia NAS 3- Disturbi dell'identità di genere: Gid nei bambini Gid negli adolescenti e negli adulti Gid NAS Disturbo sessuale NAS

I DISTURBI DELL'IDENTITà DI GENERE NEI BAMBINI Quando nel bambino le preoccupazioni relative al genere assumono un carattere intenso, persistente ed invasivo la condizione assume la valenza di disturbo. Insorge tra la fine del primo anno di vita ed il terzo. Criteri: una forte identificazione col sesso opposto, non un semplice desiderio di appartenenza (dichiarato verbalmente o fantasie, attraverso preferenze di giochi o abbigliamento, preferenze per il ruolo opposto nei giochi, preferenza per i compagni di gioco del sesso opposto) Disagio persistente riguardo al proprio sesso o senso di inappropriatezza al ruolo sessuale (avversione per i giochi del proprio sesso, commenti non appropriati rispetto all'organo di genere, rifiuto dei propri abiti, assunzione di comportamenti tipici del sesso opposto) Il disturbo provoca un disagio serio dal punto di vista clinico, sociale o in altre aree del funziona- mento della personalità. L'inizio del GID appare in una fase dove vi è un notevole impulso verso lo sviluppo di un senso di sé autonomo e separato dalla madre, tuttavia prima dello stabilirsi di un senso stabile del genere che normalmente si sviluppa tra i 4 e i 7 anni. Avere fantasie e comportamenti legati al sesso opposto è un fenomeno alquanto comune per i bambini piccoli, quindi la differenza è nel grado in cui si manifestano e nel ruolo che essi hanno nel funzionamento adattivo del bambino. Devono essere rigidi, pervasivi, persistenti e di lunga durata. Diagnosi differenziale: Il desiderio di appartenere ad entrambi i sessi: prima dei 2-3 anni, in cui i bambini cominciano a classificarsi correttamente, sentono di poter appartenere ad entrambi i sessi. La rinuncia di questa fantasia comporta una perdita, quindi può mostrare difficoltà a negoziare questa fase

E può nutrire speranze di appartenere ad entrambi i sessi, non ad uno solo come nel GID. Flessibilità di genere: ad es. un bambino che può interessarsi alla cucina rappresenta una variazione del carattere, non rigida e non accompagnata da ripugnanza per il proprio sesso, anzi rappresenta una buona flessibilità dell'Io. Desideri ed interessi transitori legati al sesso opposto: di breve durata e legate ad un evento. Condizioni associate: i bambini con GID presentano anche disturbi della separazione o sintomi di ansia, depressione, fobie. La presenza di un GID nell'infanzia predispone i maschi ad una maggiore possibilità di sviluppare una tendenza omosessuale, ma la frequenza di questa osservazione non è ancora definitiva- mente accertata. Eziologia: Fattori temperamentali: geni e ormoni influenzano aspetti del comportamento legati al ruolo sessuale; fantasie di appartenenza al sesso opposto per gestire l'ansia/ormoni. Es.maschi timidi, bambine animose. Depressione e ansia materna: a causa di ciò il bambino subisce la perdita della disponibilità affettiva della madre, della capacità di confortarlo e di dare un senso alle sue esperienze. Es. il maschio assume comportamenti femminili per calmare la madre. Trauma irrisolto: nei genitori, che fanno sì che esibisca dei comportamenti spaventati o spaventanti connessi ad un attaccamento disorganizzato del bambino. In aggiunta, l'incapacità del padre di aiutare la madre a superare il trauma e a relazionarsi con il bambino o l'assunzione di comportamenti aggressivi fanno sì che il bambino si distolga da un'identificazione paterna. Nei maschi: L'ansia di separazione, legata all'inaccessibilità materna, fa sì che si crei una fantasia risolutoria in cui si immaginano di essere la mamma piuttosto che di essere con la mamma, sostituendo la

relazione con la madre con un'identificazione, imitandone i comportamenti. Oppure, sono attenti alla sintonizzazione selettiva dei genitori nei confronti dell'altro sesso, quindi cercheranno di mostrare quegli stessi comportamenti più spesso nel tentativo di rafforzare la relazione di attaccamento. Es. con una madre depressa, il bambino si trasforma nell'altro che immagina essere di aiuto nel reintegrare la madre; se lei risponde con una risposta vitale, ciò rafforza la reciproca relazione e funge da rinforzo positivo nei confronti di quegli stessi comporta- menti. Oppure, le fantasie del bambino legate al sesso opposto si combinano con i mondi interni dei genitori, per cui ad es. il maschio può trasformarsi in una femmina per offrirsi alla madre come sostituto di una femmina persa; rassicura la madre di non essere un maschio potente o aggressi- vo; il padre potrebbe essere gratificato dai sintomi del figlio se vive i comportamenti dell'altro sesso come soddisfazione nei riguardi di un intenso ma negato bisogno di affetto dalla propria madre, desiderata ma inaccessibile. Nelle femmine: il ritiro della madre non provoca l'attivazione di fantasie di appartenenza al sesso opposto ma ansia da separazione o un'esagerata femminilità. Invece, se percepisce un padre aggressivo e una madre debole, potrebbe identificarsi con il padre per evitare di farlo con una madre svalutata, oppure per difendere la madre stessa. L'identificazione con l'aggressore aiuta la bambina a sentirsi sicura e protetta. In ogni caso, il disturbo rappresenta una soluzione per la gestione dell'ansia, dell'aggressività e dell'attacca- mento. Il costo di queste angosce, attraverso i sintomi legati al sesso opposto, consiste nel continuo sviluppo di un falso e non autentico sè, basato soprattutto sul bisogno degli altri. Ciò crea un ostacolo alla capacità di sentirsi reale, riconosciuto, accettato e nutrito di affetto dagli altri.

UN CASO C. fu inviato per una consultazione dall'asilo all'età di 3 anni e mezzo a causa della sua incapaci- tà ad interagire con gli altri. Se non riusciva ad ottenere ciò che voleva, picchiava i compagni oppure si imbronciava e girava la faccia contro il muro. Il suo comportamento contrastava con la valutazione iniziale, condotta al momento di ingresso in asilo. La consultazione rivelò che aveva estese preoccupazioni concernenti fantasie si appartenere al sesso opposto che includeva- no la convinzione che sarebbe diventato una femmina crescendo. Credeva che era nato femmina e che se si indossavano abiti da donna si poteva veramente diventare femmina e non solo per finta. Fin dall'età di 2 anni e mezzo era solito indossare gli abiti della madre e passava molto tem- po a vestirsi da femmina e a guardarsi allo specchio. Era interessato ai gioielli e al trucco e accarezzava i capelli delle bambole. Mostrava un vivo interesse per le eroine delle favole, evitando gli eroi. Non dimostrava alcun interesse per il gioco con gli altri maschi. Quando C. venne per la prima volta, vole che la madre rimanesse con lui durante i colloqui. All'inizio era attaccato a lei, preoccupato che stesse bene e attento ai suoi stati affettivi. La sua attenzione premurosa nei confronti della madre e la sua risposta a questi atteggiamenti rappresentavano il rovescio dei normali ruoli di figlio e genitore, in quanto il bambino fungeva, all'interno della diade, da protettore nei confronti della madre e non viceversa. Dopo l'iniziale inibizione, C. interagì con gli esaminatori, mostrando una ipervigilanza verso le loro espressioni facciali e agli abiti portati. Non mostrava alcun interesse per i giochi e si presentava come un piccolo adulto precoce, compiacente e molto attento. Diceva di non voler essere se stesso e di voler essere una bambina perchè si potevano indossare gli abiti e perchè i maschi sono troppo rudi. La madre di C. ricordava che all'età di 1 anno era un bambino sorridente, felice, gentile. Il temperamento gentile di C. ricordava al padre la sua infanzia travagliata, in cui la sua sensibili- tà e timidezza lo avevano reso mal equipaggiato ad affrontare un padre arrabbiato ed inaccessi- bile ed una madre alcolizzata ed esplosiva, e non in grado di relazionarsi al padre e al fratello entrambi aggressivi e dominanti. La principale preoccupazione paterna era che C. potesse sviluppare il senso del suo potere e riteneva gli interessi tipici del sesso di C. interessanti;

sembrava inoltre sintonizzato su questi aspetti del figlio. Quando la madre di C. aveva 3 anni le nacque un fratello malato e la madre la abbandonò quasi del tutto alle cure del padre. La famiglia si divise in modo che madre e figlio formarono una diade e padre e figlia un'altra. Oltre a ciò, nella famiglia d'origine della madre i maschi venivano eccessivamente valutati rispetto alle femmine: suo fratello godeva di molti privilegi maschili che le causavano molta sofferenza. Avere un figlio maschio costituiva dunque per la signora una situazione potenzialmente problematica in quanto i sentimenti di perdita e di deprivazione erano collegati nella sua infanzia ai privilegi maschili e alla perdita della disponibilità affettiva della madre. Poco dopo il secondo compleanno di C. la famiglia organizzò un viaggio ma C. si ammalò prima della partenza. Madre e figlio dovettero quindi rimanere a casa, mentre il papà e la nonna partirono per una settimana. La madre riferì che durante la loro assenza C. divenne inconsolabile e il comportamento di C. cambiò da circa questo periodo. Divenne ansioso, sempre attaccato alla gonna della madre e intensamente sensibile rispetto alle separazioni. La signora era preoc- cupata che C. non avesse abbastanza compagnia e decise di avere un altro figlio, ma la gravi- danza finì in tragedia perchè il feto soffriva della Sindrome di Down. Entrambi i genitori non erano sicuri della loro capacità di allevare un figlio disabile ed erano preoccupati dell'impatto che questa esperienza avrebbe avuto su C. Decisero di interrompere la gravidanza. Il feto era femmi- na. Durante le 3 settimane di attesa per l'aborto, la signora aveva sviluppato elaborate fantasie su questa bambina. Aveva chiamato il feto Miriam, come una maestra verso la quale nutriva una profonda ammirazione; provò un forte senso di gratitudine per la bambina e distolse l'attenzione da C. preoccupata per lei; aveva fantasie sul cucire i vestiti per lei e di darla alla madre cosicchè avesse qualcosa per cui vivere. Dopo l'aborto il padre provò una forte reazione di lutto e la madre divenne cronicamente depressa e ansiosa, senza riconoscerne la causa nell'aborto. I comporta- menti tipici del sesso opposto di C. cominciarono poco dopo e divennero pressanti: C. cominciò ad insistere per indossare gli abiti della madre e cominciò a far finta di essere una bambina. La signora sembrò essere in sintonia con le preoccupazioni del figlio e scattò molte foto del bimbo

vestito da femmina. Sembra che C. avesse percepito la preoccupazione materna nei confronti delle bambine e imitando le bambine cercava di riparare la depressione materna sostituendosi alla figlia perduta e così facendo riaggiustare la distorta relazione di attaccamento che si era venuta a instaurare durante la gravidanza e dopo l'aborto. BIBLIOGRAFIA - AMMANITI M., Rappresentazioni e narrazioni. - AMMANITI M., La gravidanza tra fantasia e realtà. - AMMANITI M., Affetti. - AMMANITI M., Manuale di psicopatologia dell'infanzia. - AMMANITI M., STERN D.N., Attaccamento e psicoanalisi. -BOWLBY J., Cure materne ed igiene mentale del fanciullo. -EMDE R.N., I disturbi della relazione nella prima infanzia. - RIVA CRUGNOLA C., Lo sviluppo affettivo del bambino. - FREUD S., Tre saggi sulla teoria sessuale. -KAYE K., La vita mentale e sociale del bambino. - PELLAI A., Mamma che cos'è l'amore. - STERN D.N., Le interazioni madre-bambino. - WINNICOTT D.W., Sviluppo affettivo e ambiente. - ZEANAH C.H., Manuale di salute mentale infantile. - Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali IV-R.