indagine a confronto tra Italia ed Etiopia

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indagine a confronto tra Italia ed Etiopia Lavoro di gruppo CALDERARO EUNICE, COLOGNI LAURA, CONTINO MARIAADELE, PEDRAZZINI ORIETTA

IL PROGETTO Nasce nel 2005 per iniziativa di Nicholas Negroponte, fondatore del MediaLab presso il Massachussetts Istitute of Technology –MIT- di Boston, con il lancio di XO-1, un prototipo di minicomputer destinato a tutti i bambini in età scolare dei Paesi del Terzo Mondo.

Il lapdop si propone come risposta al problema del divario digitale, inteso come differenza di opportunità di accesso alla conoscenza. L’idea di base di questa visione è quella secondo cui disporre di un computer significa possedere la chiave per lo sviluppo e la partecipazione, perché ciò che manca ai bambini “non sono le capacità ma le opportunità e le risorse”.

LO STRUMENTO L’aspetto più importante, anche dal punto di vista della logica di apprendimento che lo strumento attiva, è indubbiamente la connettività. Grazie a questo sistema, gli utenti possono condividere le attività mediante una sorta di rete locale e quindi lavorare a più mani su uno stesso documento, scambiare contenuti tramite chat.

L’XO In sostanza non è concepito come computer per l’ufficio, ma come ambiente d’apprendimento per il bambino, tradotto in un’interfaccia diversa dai modelli Windows, Mac OS, e dalle più diffuse distribuzioni Linux e più vicina, invece, a quella dei palmari e cellulari evoluti. Questa scelta ha un evidente impatto cognitivo: il portatile propone d’interpretare simboli grafici offrendo un’esperienza del tutto diversa da quella sperimentata con i sistemi operativi basati sulla logica del desktop. Con appropriazioni di questo tipo si presume che anche i contenuti per l’apprendimento potranno crescere esponenzialmente, grazie al lavoro della comunità mondiale di utenti.

IL TEORICO L’ideologo di tale operazione è il matematico Seymour Papert che già negli anni Sessanta ipotizzava si potessero utilizzare i computer per cambiare l’apprendimento dei bambini: con la miniaturizzazione della tecnologia, quest’idea acquista concretezza e credibilità. L’approccio del teorico era centrato sull’idea che le cose più importanti da insegnare ai bambini erano l’autonomia e l’indipendenza del pensiero, perché sono i bambini stessi a essere responsabili del proprio apprendimento. Questo orientamento si ispira alle teorie costruttiviste e socio-costruttiviste di Piaget e Vygotskij.

VALUTAZIONE Nonostante il progetto non abbia dato ancora risultati qualitativi sulla sua efficacia, dal punto di vista educativo, è vero altresì che il lapdop è stato definito come uno strumento di auto-apprendimento. Il concetto dà grande peso alle capacità di scoperta del bambino e alla sua naturale autonomia di sperimentazione.

LA RICERCA: Italia ed Etiopia a confronto Scopo primario del progetto è la diffusione di tecnologia al di là degli impedimenti infrastrutturali e amministrativi. La proposta si chiama “GIVE 1 GET 1” e prevede un modello di cooperazione decentralizzata, volto a stimolare la solidarietà civica ed oltrepassare le barriere burocratiche create dai governi centrali. Le istituzioni di un Paese industrializzato possono acquistare un certo numero di lapdop da distribuire a livello locale, cui corrisponde uno stesso numero di portatili per un Paese in via di sviluppo. A questa formula ha aderito nell’a.s. 2008-2009 la Provincia di Brescia, acquistando circa 700 portatili XO, da assegnare per metà alle scuole primarie della provincia bresciana e per metà alle scuole primarie in Etiopia.

OLPC a Brescia Gli obiettivi principali della sperimentazione erano due. Il primo corrispondeva all’uso continuato e diffuso di XO: idealmente , il computer doveva diventare il supporto quotidiano di tutte le attività svolte in classe. Questo significava da un lato il superamento del concetto di laboratorio d’informatica tradizionale, che riproduce l’idea di separatezza delle discipline e si pone quasi come una disciplina a sé stante nel quadro orario della scuola, dall’altro rivedere alcuni aspetti della didattica, a partire dall’approccio dell’insegnante alla diversa produzione dei materiali.

Il secondo obiettivo del progetto era in linea con l’idea costruttivista dell’apprendimento come risultato da realizzare attraverso la comunicazione e la collaborazione tra gli alunni, anche nel tempo extrascolastico.

OLPC ad Addis Abeba L’uso delle tecnologie in Etiopia è pressochè inesistente e la connessione a Internet non è ancora diffusa. L’accesso alla comunicazione tramite ICT è ostacolato anche dall’alfabeto: la lingua ufficiale prevalente è l’amarico, scrittura sillabica complessa la cui digitalizzazione prevede per ogni carattere una complessa combinazione di tasti della tastiera qwerty.

Il progetto OLPC ambisce alla riformulazione del sistema d’istruzione, nell’ottica del rinnovamento delle pratiche didattiche, attraverso lo sviluppo di competenze innovative da parte di insegnanti e studenti. Nel 2008, grazie ad un accordo con l’MIT, e in parte grazie al programma GIVE 1 GET 1, il governo etiope ha avviato alla distribuzione di 5.000 lapdop XO in quattro scuole primarie del Paese, due situate nella capitale e due nelle zone rurali.

L’obiettivo perseguito era quello di inserire il computer nella didattica come strumento quotidianamente a disposizione dell’alunno, creando condizioni di apprendimento vicine al modello costruttivista, in opposizione all’approccio teacher-centered radicato in Etiopia da diverse generazioni. Il fulcro concettuale dell’OLPC non distingue tra ciò che i bambini apprendono in contesto scolastico ed extrascolastico. Inoltre il progetto prevedeva un’agenda di formazione degli insegnanti, cadenzata in più tappe: dalla formazione di base, a quella metodologica, alla formazione avanzata sui programmi didattici multimediali, alla formazione in “mantenimento” .

QUADRO D’INDAGINE DELLA RICERCA La ricerca si è declinata in termini di un’analisi comparativa delle due realtà nell’ottica di determinare variabili di successo del progetto e variabili che hanno ostacolato, al contrario, la sua realizzazione. La valutazione conclusiva ha preso le mosse dalla potenziale correlazione tra gli elementi di contesto e l’incidenza sulla motivazione e l’autostima di bambini ed insegnanti.

In gioco c’è l’evoluzione cognitiva Il filo teorico che conduceva a privilegiare questo aspetto era la considerazione di motivazione e interesse come elementi sostanziali di qualsiasi processo educativo. Come sottolinea Van Dijk, la motivazione degli utenti a conoscere e usare le tecnologie non si dovrebbe infatti dare per scontata: la ricerca si proponeva di valutare da un lato l’aspetto emotivo, correlato alla motivazione personale, dall’altro l’aspetto sociale e di relazione , sia a livello micro, sia a livello macro. Entrambi gli aspetti risultavano strettamente relazionati allo sviluppo di competenze e quindi ad un terzo aspetto: l’evoluzione cognitiva

DEFINIZIONE DEL CAMPO E DELLA METODOLOGIA La ricerca ha coinvolto 26 classi di scuola primaria tra la seconda e la quinta elementare: 13 sul territorio bresciano e 13 su quello etiope. Rispetto alla metodologia, al scelta è caduta su un approccio di tipo qualitativo, con l’utilizzo di 4 strumenti d’indagine: 1. osservazione partecipante 2. focus group 3. interviste 4. questionari

Li esaminiamo singolarmente: RISULTATI L’analisi dei dati raccolti ha permesso di rispondere, almeno parzialmente, all’ipotesi formulata. La ricerca si è centrata su 4 principali aspetti: il tipo di attività, la metodologia didattica, il tipo di classe, le competenze rilevate. L’ipotesi era che questi elementi incidessero, in modo diverso, sulla motivazione personale degli insegnanti e dei bambini coinvolti nel progetto OLPC. Li esaminiamo singolarmente:

Quali attività con XO incidono maggiormente sulla motivazione dei bambini? -Campo italiano La maggior parte dei bambini bresciani ha riscontrato molti problemi nell’utilizzo di XO, dovuti alla lentezza , alla difficoltà di usare alcuni programmi, alla scarsa memoria dei computer e soprattutto all’impossibilità di controllare le frequenti problematiche tecniche.

Hanno invece inciso sulla motivazione: La comunicazione La competizione Il rinforzo positivo individuale Il rinforzo positivo collettivo Gli ultimi due aspetti menzionati sono stati evidentemente il motore primario dell’autostima, elemento imprescindibile di ogni processo di crescita individuale.

- Campo etiopico XO ha rappresentato per molte famiglie etiopi il primo vero computer cui hanno avuto accesso. I problemi tecnici di XO sono passati in secondo piano rispetto alla motivazione sulla quale hanno inciso due fattori fondamentali: Il riconoscimento pubblico dell’abilità del bambino La rete sociale di amici e fratelli con cui condividere le attività d’intrattenimento ludico e di lavoro.

Quale tipo di metodologia didattica stimola maggiormente l’uso di XO e l’apprendimento tramite esso? - Campo italiano: L’osservazione ha restituito la presenza di tre linee metodologiche da parte degli insegnanti coinvolti: Esplorazione misurata Esplorazione guidata Esplorazione pura Le ricadute più positive sono avvenute in quelle classi in cui la metodologia si è stabilizzata su un approccio di esplorazione guidata , dove lo studente era al centro del processo di apprendimento e l’insegnante aveva il ruolo di facilitatore di scoperte e pilastro di sostegno- scaffolding

-Campo etiopico Si sono individuati tre tipi di attitudine degli insegnanti, che sembravano corrispondere a diversi gradi di apertura nei confronti di una possibile integrazione del computer in classe: Metodo tradizionale Metodo interattivo Metodo innovativo Quasi tutti gli insegnanti intervistati hanno affermato che i bambini sono diventati più bravi di loro , riuscendo in attività cui loro stessi stentavano a credere. Il rinforzo maggiore veniva da quegli insegnanti che hanno utilizzato un metodo innovativo o interattivo

Quale tipo di classe dà maggiori input al bambino per proseguire nella conoscenza dello strumento e aumentare potenzialmente le proprie competenze? -Campo italiano: Durante le osservazioni si è rivelato quanto segue: -l’integrazione di XO era più facile in quelle classi in cui i bambini avevano già utilizzato il computer a scuola; -una maggior performance dei bambini avveniva in setting poco strutturati, in cui avevano la possibilità di muoversi nell’aula e chiedere/offrire aiuto ai compagni; -un entusiasmo maggiore è stato mostrato da parte dei bambini stranieri, spesso in grado di trainare con la loro attitudine il resto del gruppo classe.

-Campo etiopico: L’osservazione nelle classi ha rivelato quanto segue: -l’integrazione di XO era più facile nei primi anni di scuola, perché gli alunni erano più disciplinati e meno inclini ad aprire programmi ludici durante le lezioni; -il setting migliore per l’uso del computer prevedeva la disposizione dei banchi a ferro di cavallo, in quanto forniva il controllo delle attività su XO da parte del docente e ostacolava la formazione di coppie/piccoli gruppi intorno al computer per l’utilizzo ludico dello stesso; -l’alfabetizzazione digitale avvenuta al di fuori del contesto scolastico, tramite apprendimento per scoperta, metteva a proprio agio gli insegnanti che adottavano un approccio interattivo, spingendoli all’innovazione didattica.

Si può rilevare che le abilità sviluppate siano motore di nuova motivazione? -Campo italiano: Nella maggioranza dei casi sono stati espressi pareri positivi rispetto allo sviluppo di alcune capacità, in particolare: -competenze informatiche, non differenti dalle competenze acquisibili attraverso la lezione d’informatica standard; -capacità logiche e di problem solving, che includono “il non fermarsi di fronte all’ostacolo” -capacità di autonomia nell’uso dello strumento, nella gestione dell’informazione e della ricerca. Quasi tutti gli intervistati hanno spiegato che la capacità di gestione del computer ha inciso sulla collaborazione tra compagni. La motivazione è duplice. Da un lato il bambino avvertiva la responsabilità di uno strumento delicato, che però era personale e poteva essere utilizzato liberamente. Dall’altro lato, scopriva autonomamente nuove funzioni/attività e cresceva in sicurezza e autostima, al punto da proporsi nell’aiuto ai compagni meno abili.

-Campo etiopico: I bambini etiopi hanno utilizzato il computer con spirito di scoperta e grande iniziativa, venendo a capo di molte funzioni e realizzando produzioni di vari livelli di difficoltà, fino alla programmazione informatica. Si è rivelato inoltre: -una crescita dell’interesse da parte dei bambini, correlata all’aumento di iniziativa personale; -lo sviluppo di un’autonomia che si misurava attraverso il potenziamento delle capacità di ricerca dei contenuti e la collaborazione ai fini della realizzazione di un obiettivo comune; -aumento di conoscenze e quindi l’apprendimento di contenuti disciplinari.

RIFLESSIONI CONCLUSIVE “One Lapdop Per Child” è un progetto innovativo, che ha avuto il merito di cogliere l’importanza dell’educazione per l’abbattimento della disuguaglianza digitale e di superare i limiti del dialogo tra istituzioni. La mobilitazione internazionale attorno al tema dell’accesso cognitivo alle ICT è indirizzata all’innovazione della scuola attraverso l’introduzione della tecnologia, soprattutto nei Paesi meno sviluppati, e lo sviluppo di progetti ad hoc.

La caratteristica delle tecnologie 1:1 di essere strumento mobile e personale sembra rispondere alla nozione di apprendimento come processo continuo, chiave di un’idea nuova, che muove i capitali in direzione di un’innovazione di prodotto e, ancor più, di concetto. Infine si è unanimi nel considerare che la lotta al DD richieda molto di più della semplice messa a disposizione dei computer alle popolazioni che ne sono sprovviste.

La ricerca futura dovrà quindi concentrarsi sugli aspetti critici della riduzione del divario, a partire dal tipo di formazione da attivare nei diversi contesti d’intervento, alla scelta degli strumenti adatti, alle modalità di valutazione e monitoraggio dei miglioramenti nelle competenze di insegnanti e studenti. Gli aspetti importanti sono due.

Da un lato è necessario predisporre strumenti di valutazione degli apprendimenti e di censimento delle buone pratiche relative alle”comunità di apprendimento”. Dall’altro, è fondamentale continuare la ricerca teorica relativa al superamento del DD, ovvero agli strumenti educativi per espandere l’accesso e l’uso significativo delle tecnologie, nell’ottica di promuovere l’inclusione digitale.