I Fenici Lungo la fascia costiera del Mediterraneo orientale, si era Insediato un nuovo popolo, i Fenici. Il loro nome deriva dal vocabolo greco phoinikes, indicante il colore rosso porpora con il quale coloravano le loro stoffe . Condividevano la medesima ingua, appartenente al gruppo delle lingue semitiche. Vivevano in città-stato autonome; le più importanti furono Tiro, Sidone,Biblo, Berito ed Arato. Lo sviluppo delle città fenicie era stato limitato dalla pressione degli imperi egizio e hittita. Dopo che l’arrivo dei popoli del mare determinò il crollo della civiltà hittita, per le città fenicie iniziò una nuove epoca che coincise con il periodo della massima affermazione della loro civiltà. Non potendo espandersi sul territorio circostante impediti dalla presenza di popoli più forti di loro si dedicarono alle attività marinare, conquistando anche un primato di natura commerciale. Erano spinti a dedicarsi ad attività marinare anche dalla grande quantità di legname che offrivano i boschi di cedro sulle pendici del Libano per la costruzione di navi. Dal murice, un raro mollusco che viveva lungo le coste,ricavarono una sostanza di colore rosso che usavano per la tintura dei tessuti: la porpora Dalle sabbie ricche di silicio attraverso tecniche di lavorazione,riuscirono a produrre vetro. Si specializzarono nella produzione di gioielli e nella lavorazione dei metalli.
Un popolo di mercanti… Furono i mercanti a dare vita a una rete di contatti con l’esterno che permise alle città fenicie di trasformarsi in tanti piccoli imperi economici soprattutto dopo l’introduzione della moneta. Sui mercati di Tiro e Sidone affluivano oro,argento, e ferro dalle Regioni dell’Occidente; coralli, perle, rubini dall’India e dall’Africa … Le città fenicie svolsero il ruolo di centri di ridistribuzione,grandi mercati, nodi di raccordo di un commercio marittimo internazionale, primo esempio di espansione economico commerciale non sorretto da un apparato militare.
e di navigatori I Fenici chiamati “ carrettieri del mare”,introdussero importanti innovazioni per la sicurezza della navigazione: perfezionarono il remo-timone e inventarono l’ancora. Potevano viaggiare sicuri anche la notte orientandosi con l'Orsa minore (la Stella Polare), che e i Greci chiamavano «stella fenicia». I boschi dei monti libanesi fornirono un’ottima materia prima, il legno di cedro, e con essa i fenici si impegnarono per la costruzione delle navi. Realizzarono navi mercantili ampie, agevolate alla navigazione per mezzo di una grossa vela quadrata, ma provviste anche di remi per manovre veloci o in caso di assenza di vento.Le città fenicie divennero ben presto famose, oltre che come grandi empori, per i loro cantieri navali. La consuetudine con il mare fede dei fenici esperti marinai, conoscitori dei venti e dei cicli delle maree, abili nell’orientarsi, appunto, seguendo il corso delle stelle nella navigazione notturna. La tradizione antica ne consolidò la fama di temutissimi pirati.
La colonizzazione: ricchezza e civiltà Nei viaggi per mare i fenici si diressero verso occidente, aprendo nuove rotte commerciali per rifornirsi di materie prime. Nei luoghi più importanti, lungo le coste del Mediterraneo, organizzarono grandi empori attrezzati con magazzini; alcuni di questi empori con il tempo si trasformarono in vere e proprie colonie di insediamento. Le colonie della Sardegna, Sicilia, Spagna e le coste dell’Africa sopravvissero al declino delle città madrepatria e i loro abitanti furono chiamati punici ( da Poeni “cartaginesi”). Al servizio del faraone Neco alcuni navigatori fenici effettuarono la circumnavigazione dell’Africa, mentre i cartaginesi superarono le “Colonne d’Ercole”, ossia lo Stretto di Gibilterra. Il cartaginese Imilcone costeggiò i litorali atlantici della Spagna e della Francia e giunse fino alle isole Cassiteridi; il suo concittadino Annone si spinse fino alle Guinea. A partire dai secoli VIII e VII a.C. i mercanti fenici dovettero affrontare la concorrenza dei greci. Anche questi ultimi si erano andati affermando come potenza marittima e percorrevano le medesime rotte dei fenici per garantirsi materie prime. I rapporti non potevano essere che di rivalità. In Sicilia i centri fenici convissero con le città greche dell’area orientale, alternando periodi di rapporti pacifici a momenti di conflittualità
Le istituzioni politiche, religiose e la scrittura Ogni città-stato fenicia era retta da un re che assommava a un potere politico, economico e religioso. Alcune colonie, come Cartagine erano rette da un governo di tipo oligarchico. La religione dei fenici era di tipo politeista, adoravano numerose divinità; la principale fu Melqart( “Re della città”). Sua compagna Astarte, dea della fertilità e dell’amore. Nella religione occupava un posto di primato anche la magia, si riteneva che i riti magici allontanassero i pericoli. I templi dedicati alle divinità fenicie si distinguevano per le loro dimensioni, in alcune città fenicie sono stati rinvenuti luoghi sacri recintati , i tofet, nei quali erano state deposte urne funerarie di molti bambini, testimonianza del compimento di sacrifici umani di neonati per ottenere la protezione delle divinità in caso di calamità. L’alfabeto fenicio si componeva di 22 consonanti, mentre le vocali si ricavavano dal contesto. Essa fu acquisita dai greci, non si limitarono ad acquisirlo e utilizzarlo; ma lo modificarono e vi inserirono le vocali.