STORIE, LEGGENDE E CURIOSITA' DEI VULCANI ITALIANI
E’ un tipico esempio di vulcano a recinto costituito da un cono esterno tronco, il Monte Somma dentro il quale si trova un cono più piccolo rappresentato dal Vesuvio, separati da un avvallamento denominato Valle del Gigante, parte dell'antica caldera, dove in seguito, presumibilmente durante l'eruzione del 79 d.C., si formò il Gran Cono o Vesuvio, formato sia da colate di lava sia da depositi piroclastici. Le dimensioni del vulcano nell'antica Roma erano decisamente più grandi rispetto ad oggi. IL VESUVIO
L'ERUZIONE DEL VESUVIO DEL 79 d. C.
Le caratteristiche dei fenomeni che interessarono Pompei e Stabia furono differenti rispetto ad Ercolano: Pompei e Stabia furono sommerse da una pioggia di cenere e lapilli che, salvo un intervallo di alcune ore, cadde ininterrotta, diventando una trappola mortale per tanti che rientrarono per cercare i propri cari Ercolano fu colpita dodici ore dopo rispetto a Pompei: quando l'enorme pino di materiali eruttivi prese a collassare, per effetto del vento un'infernale mistura di gas roventi, ceneri e vapore acqueo (il cosiddetto flusso piroclastico) investì l'area di Ercolano. Il fenomeno è oggi conosciuto come "nube ardente" o frane piroclastiche.
Coloro che si trovavano all'aperto ebbero forse miglior sorte, vaporizzati all'istante, di chi trovandosi al riparo ha lasciato tracce di una morte che, pur rapida, ebbe caratteristiche tremende....
Fonti storiche antiche Le terribili ore di Pompei ci vengono raccontate da vari autori latini: Plinio il Giovane (I sec. d.C) e la lettera che scrive a Tacito (Epistulae, VI, 16, 20) “Si elevava una nube, ma chi guardava da lontano non riusciva a precisare da quale montagna (si seppe poi in seguito che era il Vesuvio): nessun'altra pianta meglio del pino ne potrebbe riprodurre la figura e la forma. Infatti slanciatasi in su come se si sorreggesse su di un altissimo tronco, si allargava poi in quelli che si potrebbero chiamare dei rami; credo che il motivo risiedesse nel fatto che, innalzata dal turbine subito dopo l'esplosione e poi privata del suo appoggio quando quello andò esaurendosi, o anche vinta dal suo stesso peso, si dissolveva allargandosi: talora era bianchissima, talora sporca e macchiata, a seconda che aveva trascinato con sé terra o cenere. “
Marziale (I sec. d. C.) “Ecco il Vesuvio, poc'anzi verdeggiante di vigneti ombrosi, qui un'uva pregiata faceva traboccare le tinozze; Bacco amò questi balzi più dei colli di Nisa, su questo monte i Satiri in passato sciolsero le lor danze; questa, di Sparta più gradita, era di Venere la sede, questo era il luogo rinomato per il nome di Ercole. Or tutto giace sommerso in fiamme ed in tristo lapillo: ora non vorrebbero gli dèi che fosse stato loro consentito d'esercitare qui tanto potere.” (Libro IV, 44)
Funiculì Funicolà ovvero la funicolare vesuviana La funicolare vesuviana fu ideata dal finanziere Ernest Emmanuel Oblieght nel 1870, i lavori iniziarono nel 1878 e la linea fu aperta al pubblico il 10 giugno 1880. Nel 1904 la compagnia demolì i vecchi impianti e costruì una nuova funicolare più funzionale, con motori elettrici al posto di quelli a vapore. Le eruzioni del 1906 e del 1944, nonché la Seconda Guerra Mondiale, segnarono la fine della funicolare vesuviana.
Legata alla storia della funicolare vesuviana è la celeberrima canzone di Luigi Denza e Peppino Turco “Funiculì Funiculà”
“Aieressera, oi' ne', me ne sagliette, tu saie addo'? Addo' 'stu core 'ngrato cchiu' dispietto farme nun po'! Addo' lo fuoco coce, ma si fuie te lassa sta! E nun te corre appriesso, nun te struie, 'ncielo a guarda'!... Jammo 'ncoppa, jammo ja', funiculi', funicula!”
Le isole vulcaniche
Vulcano: la fucina di Efesto L'isola deve la sua esistenza alla fusione di alcuni vulcani: il più grande ma spento è il Vulcano della Fossa, poi ci sono il Vulcanello (123 m) a nord, collegato al resto dell'isola tramite un istmo, il meridionale Monte Aria (500 m), completamente inattivo, che forma un vasto altopiano costituito da lave, tufo e depositi alluvionali olocenici e il Monte Saraceno (481 m). Sebbene l'ultima eruzione sia avvenuta nel 1888 - 1890, il vulcano non ha mai cessato la propria attività: fumarole (emissioni di acido borico, cloruro di ammonio, zolfo) e getti di vapore sia sulla cresta che sottomarini e la presenza di fanghi sulfurei dalle apprezzate proprietà terapeutiche testimoniano la vitalità del vulcano.
Efesto: il fabbro degli dei La mitologia classica attribuisce a Efesto un carattere schivo e scorbutico accanto ad una forza e a doti manuali divine. Gli antichi collocavano nell'isola delle Eolie la sua fucina, da cui poi prese il nome. Secondo Omero, fu Efesto a forgiare lo straordinario scudo di Achille per la guerra di Troia.
Stromboli o Iddu Il vulcano è chiamato dai suoi abitanti (gli stombolani) Struògnoli, o anche Iddu (Lui, in siciliano), in riferimento alla natura divina che un tempo era attribuita ai fenomeni naturali incontrollabili.La sua attività consiste in esplosioni intermittenti durante le quali vengono emesse piccole quantità di bombe scoriacee incandescenti, lapilli, cenere e blocchi. L'attività normale può essere periodicamente interrotta da esplosioni di maggiore energia dette "esplosioni maggiori", cioè violente ed improvvise esplosioni "tipo cannonata" durante le quali avviene l'emissione sostenuta di scorie incandescenti, ceneri, bombe e blocchi litici a distanze considerevoli fino ad interessare le zone abitate dell'isola. Nell'ultimo secolo sono riportati circa 26 episodi durante i quali si sono avute emissioni laviche.