Come cambia lasset allocation ed il controllo del rischio Roma, 12 Marzo 2008 Davide Squarzoni.

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Come cambia lasset allocation ed il controllo del rischio Roma, 12 Marzo 2008 Davide Squarzoni

2 Roma – 12 Marzo 2008 La corretta definizione degli obiettivi previdenziali Lo schema a contribuzione definita persegue gli obiettivi di II pilastro? 1° Pilastro 2° Pilastro Finanziamento a ripartizione Prevalenza di schemi misti sia per il pubblico (da prestazione definita a contribuzione definita dal 1995) che per gli Enti privati Garantisce il mantenimento del tenore di vita al termine delletà lavorativa tramite erogazione di rendita pensionistica Finanziamento a capitalizzazione Schema a contribuzione definita (prevalentemente) Previdenza pubblica e privata Fondi Pensione: Negoziali Pre-esistenti Aperti Fondi Pensione: Negoziali Pre-esistenti Aperti Integra la rendita di 1° pilastro massimizzando il tasso di di sostituzione

3 Roma – 12 Marzo 2008 II° pilastro: il modello più adatto e quello adottato dai FP Monocomparto Lobiettivo è personalizzato (per orizzonte temporale) ed in linea con la mission del II pilastro Una vigilanza efficace richiede regolamentazione adatta e strumenti di controllo adeguati Multi- comparto Life-cycle (tasso di sostituzione target) Non adatto alle mutevoli esigenze degli iscritti Rischio di mercato sopportato interamente dagli iscritti Quale garanzia di integrazione del tasso di sostituzione? Conseguente adozione di benchmark molto prudenti Ruolo della vigilanza? Asset allocation demandata alliscritto Campagna informativa ambiziosa: consulenza necessaria ma costosa Integrazione tasso di sostituzione dipende dalle capacità allocative delliscritto…. Vigilanza inefficace rispetto al raggiungimento dellobiettivo oggi… ….?

4 Roma – 12 Marzo 2008 La consulenza si evolve per fornire soluzioni best-in-class Verso un approccio integrato attivo-passivo Lapproccio a benchmark Reverse Core- Satellite Liability Driven Investments Pros: facilità dimplementazione modellistica facilmente disponibile (teoria M-V) Cons: indipendenza dellattivo rispetto alle passività modellistica insufficiente a rappresentare i rischi di nuove classi di attività Pros: obiettivi di rendimento dellattivo dipendono dal profilo delle passività classi di attività innovative e performanti Cons: profilo passività sintetizzato in un obiettivo di rendimento Pros: asset allocation integrata considerando anche i fattori di rischio sul passivo Cons: onerosità di implementazione OGGI Anni 90A partire dal 2000… Monocomparto Multicomparto …Life-cycle (tasso di sostituzione target)

5 Roma – 12 Marzo 2008 Deviazione standard media annua Il benchmark e la sua inadeguatezza Il benchmark identifica il rischio in termini di volatilità dei rendimenti di mercato Il rischio a sua volta si dimostra estremamente volatile nel tempo, a differenza del profilo di rischio di un investitore previdenziale *Periodo , a pesi costanti

6 Roma – 12 Marzo 2008 Diversificazione di portafoglio e raggiungimento degli obiettivi di lungo periodo Il controllo del rischio riguarda solo lo scostamento dal benchmark, disincentivando di fatto la gestione attiva Rendimento Volatilità Definire il benchmark equivale ad identificare un profilo di rischio Identificato il profilo di rischio, il raggiungimento degli obiettivi di lungo periodo avviene se si verifica almeno una tra: I parametri di mercato (volatilità, rendimenti, correlazioni) restano costanti nel tempo La gestione attiva dellasset allocation è dinamica Prudente BilanciatoAggressivo

7 Roma – 12 Marzo 2008 ADEGUATEZZA DIVERSIFICAZIONE RIVALUTAZIONE Dal benchmark al ReCS Traduzione obiettivi previdenziali in obiettivi finanziari CONSERVAZIONE CONSERVAZIONE: conservare lintegrità del patrimonio RIVALUTAZIONE: rivalutare i montanti contributivi in base ai tassi previsti dalla normativa vigente (media mobile quinquennale del PIL Nominale, TFR) DIVERSIFICAZIONE: ridurre il rischio a cui ci si espone attraverso la diversificazione ADEGUATEZZA: perseguire politiche di rivalutazione del patrimonio in termini reali, coerentemente con il profilo di rendimento-rischio tipico di un investitore previdenziale OBIETTIVI ANNUALI OBIETTIVI MEDIO LUNGO TERMINE

8 Roma – 12 Marzo 2008 Lapproccio Core-Satellite e Reverse Core-Satellite Trade off tra obiettivi di breve e lungo periodo 100% Probabilità conseguimento degli obiettivi contabili annuali (Media PIL, tasso tecnico) Probabilità conseguimento degli obiettivi di medio- lungo termine) 100% Probabilità conseguimento degli obiettivi contabili annuali (TFR, inflazione) Casse di previdenza (ReCS) Fondi Pensione (Core-Sat.) Gli obiettivi di breve periodo prevalgono; nellallocazione ottimale la componente core (), a rendimento assoluto, è preponderante Limpostazione a benchmark prevale, fermo restando i limiti teorici illustrati: la componente, a rendimento assoluto, risulta limitata 100% Attuale impostazione del mercato italiano

9 Roma – 12 Marzo 2008 …e dal ReCS allLDI evoluto Necessità dellanalisi ALM 1. Valutazione del passivo 2. Valutazione dellattivo 3. Analisi integrata attivo-passivo 4. Impostazione architettura efficiente di portafoglio LDI è un framework metodologico sviluppato nei paesi anglosassoni per gestire gli schemi previdenziali a prestazione definita Quale applicabilità può avere in schemi a contribuzione definita, quali quelli di II pilastro italiano? 5. Controllo ed hedging dinamico

10 Roma – 12 Marzo 2008 LDI per uno schema a prestazione definita Una visione semplificata per un Fondo a prestazione definita Nonostante il Fondo in oggetto sia funded è evidente un mismatch a livello di duration tra attivo e passivo (duration risk) Il Fondo, inoltre è esposto al rischio inflazione (inflation risk) e si ipotizza che lequity possa replicare nel lungo periodo la crescita del PIL reale ILLUSTRATIVO Mil. Asset Liability Surplus Analisi del Funding ratio Analisi integrata del rischio Valore attuale delle prestazioni future Valore a mercato del patrimonio A L Funding Ratio =

11 Roma – 12 Marzo 2008 LDI per uno schema a contribuzione definita La gestione per età anagrafica con strumenti tradizionali La classica gestione life-cycle implica la modulazione del profilo di rischio in base alletà anagrafica delliscritto: non è una vera gestione Liability Driven Per soddisfare più coorti di iscritti si prevedono comparti differenziati per classi di età Età anagrafica ILLUSTRATIVO

12 Roma – 12 Marzo 2008 LDI per uno schema a contribuzione definita Strumenti alternativi e gestione integrata del rischio Identificazione del time to retirement Utilizzo di strumenti finanziari e tecniche di gestione absolute return Necessità di gestione e controllo dinamici del rischio La Liability è endogena ed identificabile in un orizzonte temporale Time to retirement ILLUSTRATIVO

13 Roma – 12 Marzo 2008 Consulenza, gestione e limiti agli investimenti Quali elementi comuni in un approccio LDI-life-cycle? Fissato un orizzonte temporale, utilizza tecniche di gestione dinamica del rischio La Liability è un target di rendimento reale (depurato dellinflazione) a scadenza (es. 2030, 2040, ecc…) Larchitettura di portafoglio più efficace utilizza strumenti a rendimento assoluto ed alternativi Il monitoraggio e la gestione attiva dei diversi fattori di rischio sono decisivi Focalizza maggiormente la vigilanza sui reali obiettivi previdenziali Consulenza Gestione Il nuovo decreto su tipologie e limiti di investimento Beneficia dellutilizzo di strumenti innovativi, soprattutto a rendimento assoluto Ammissibilità di strumenti alternativi e a rendimento assoluto Sfrutta le competenze ormai acquisite dallindustria finanziaria, sempre più a rendimento assoluto Focalizazzione su strumenti e processi di valutazione del rischio complessivo dellattivo Focus su rischi assoluti (VaR) più che su quelli relativi OBIETTIVI STRUMENTI RISCHIO

14 Roma – 12 Marzo 2008 Il nuovo decreto su tipologie e limiti di investimento La rifocalizzazione dagli obiettivi a beneficio dellindustria Lorientamento della nuova regolamentazione della previdenza complementare, partendo da una rifocalizzazione degli obiettivi previdenziali, può fare leva sulle competenze maturate in questi anni da parte dei Fondi Pensione, dei Gestori delegati, dei Consulenti e degli stessi regulators Consulenza Gestione Il nuovo decreto su tipologie e limiti di investimento