Un tempo i «Malavoglia» erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza… QUESTA FOTO E’ STATA SCATTATA DA NOI.

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Transcript della presentazione:

Un tempo i «Malavoglia» erano stati numerosi come i sassi della strada vecchia di Trezza… QUESTA FOTO E’ STATA SCATTATA DA NOI.

Sequenze narrative Dopo le disfatte, i lupini della Speranza. “Scirocco chiaro e tramontana scura, mettiti in mare senza paura” Dopo le disfatte, i lupini della Speranza. La sorte diventa matrigna. La famiglia come valore supremo. La morte bussa alla Casa del Nespolo. La sconfitta di Padron ‘Ntoni. La Casa del Nespolo senza padroni.

Narratore “Io sono come il muro basso, che ognuno ci si appoggia e fa il comodo suo, perché non so parlare come un avvocato, e non so dire le mie ragioni” Verga compone e scompone la materia narrativa in modo oggettivo ed imparziale. Egli si immedesima nel narratore corale: “si identifica con le voci dei paesani, con la mentalità, i costumi, le convinzioni ed i pregiudizi". L’autore si propone di descrivere le vicende in modo asciutto e realistico.

Personaggi “‘Ntroi ‘ntroi, ciascuno coi pari suoi.” I “Malavoglia” fa parte del ciclo dei Vinti: tutte le classi, tutte le forme di organizzazione sociale sono regolate dagli stessi meccanismi. Verga presenta i personaggi attraverso i loro gesti, comportamenti e parole. L'autore fa ciò attraverso due parallelismi: uno traccia le differenze che ci sono tra la famiglia protagonista del romanzo e la restante parte di coloro che popolano il paese. Infatti Padron 'Ntoni insegna ed impone alla propria famiglia i valori dell'onore e della laboriosità e il resto dei cittadini viene sopraffatto dal futile quanto pericoloso mito del denaro e del successo sociale, spesso a scapito degli altri. L'altro parallelismo si ha nella divisione della stessa famiglia Toscano:da una parte gli Eneadi, i membri della famiglia a cui fa capo Padron 'Ntoni, ormai rassegnati ad una tragica fine e dall'altra parte gli Ulinidi, ovvero la parte più "giovane" della famiglia, capeggiata da 'Ntoni ed alla continua ricerca di qualcosa di diverso.

Tempo e Spazio “Buon tempo e mal tempo non dura tutto il tempo” La storia si svolge tra il 1865 e il 1878, ma il tempo e lo spazio sono individuati e scanditi secondo la prospettiva di Trezza. Le coordinate temporali sono le festività religiose e le stagioni. Le vicende si svolgono negli spazi noti in paese, luoghi di ritrovo degli abitanti. I paesaggi sono simboli della realtà siciliana. Infatti il mare è un ulteriore personaggio del racconto; il paese di Trezza, situato a nord di Catania, è emblema della Sicilia.

Stile “Chi fa credenze senza pegno, perde l’amico, la roba e l’ingegno. Al giorno d’oggi nessuno è contenuto del suo stato e vuol pigliare il cielo a pugni” Verga è considerato un innovatore linguistico, in quanto il suo intento è "tradurre l’oralità in scrittura" e nel calare il dialetto siciliano nelle forme dell'italiano parlato. Particolarmente rivelanti sono i proverbi: essi sono indice di un atteggiamento mentale di Verga, in quanto non aiutano a comprendere e affrontare la realtà, ma servono a illudere. Il suo linguaggio si basa sui monologhi, dialoghi e detti siciliani, evidenziando nella dicitura un tono lirico. Infine si noti la frequente presenza di "ca" siciliano (“che” italiano), l'eccessivo uso del discorso indiretto (libero) e la brevità dei periodi.

Provvidenza “Il mare è amaro e il marinaro muore in mare” Ad Acitrezza nel periodo verghiano vi era un culto per la Madonna della Provvidenza ed era uso comune da parte dei pescatori, prima di andare in mare, passare e fare una preghiera alla loro protettrice. Per gli umili del Verga, che si rassegna al destino, non esiste il concetto della “divina provvidenza”: gli unici punti di riferimento per questa gente sono la famiglia (focolare domestico) e “la roba”. L’imbarcazione da pesca dei Malavoglia affondata, infatti, per ironia dello scrittore, si chiama Provvidenza.

I Malavoglia nel loro tempo “Il galantuomo come impoverisce diventa birbante” Questo racconto è lo studio profondo del come probabilmente debba arrecare in una famigliola vissuta sino allora relativamente felice, la vaga bramosia dell’ignoto, l’accorgersi che non si sta bene, o che si potrebbe star meglio. Il titolo “I Malavoglia”, scomposto nei suoi costituenti lessicali, può alludere al tentativo negativo di ascesa sociale della famiglia Toscano. Per Verga la vita è lotta, fatica e, spesso, fallimento sia per chi difende le tradizioni e i valori umani, sia - e ancor più - per chi si getta nella fiumana della competizione economica. Le persone che devono essere maggiormente ammirate sono quelle che, appartenendo alle classi povere, lottano per il bene della famiglia, valore supremo della vita. L’autore dà voce agli esclusi, agli emarginati, ci ricorda il prezzo del progresso. Il costo che gli individui, mossi da irrequietudini, avidità, egoismo, debolezze, vizi, passioni, pagano percorrendo il cammino fatale e faticoso per emergere da una società in cui le classi sociali sono immobili e non è lasciata nessuna possibilità alla libera iniziativa.

I Malavoglia nel nostro tempo “Il motto degli antichi mai mentì” All'odierna solitudine metropolitana si contrappone la curiosità dei paesani, il giudizio della gente, non necessariamente la solidarietà perché ciascuno è legato al proprio interesse. Relazionato ai nostri giorni, Padron ‘Ntoni si può considerare come un operaio, che stenta ad arrivare a fine mese e non riesce a sostenere le spese della famiglia. Nonostante ciò, quest’uomo ha spirito di iniziativa e non cede alle lusinghe della malavita. Di contro ‘Ntoni è colui che accetta la sconfitta e si abbandona all’illegalità anche allontanandosi dalla Sicilia, rinunciando al suo amore per la “patria” (concetto riconducibile al brano musicale). Il concetto di provvidenza, assente nei Toscano, è la fede in Dio, Colui che aiuta a sperare in un futuro migliore.

Hanno partecipato al progetto: Cecere Maria Cimmino Francesco Di Lullo Giuseppe Fragnito Marco Rubino Martina Ogni citazione presente come sottotitolo nelle diapositive è un proverbio di Padron ‘Ntoni. Inoltre ringraziamo Giovanni Verga che ci ha permesso, grazie al suo lavoro, di creare questo progetto.