La dinastia Giulio - Claudia
Da Augusto a Tiberio(14-31 d.C.) Augusto nonostante la sua salute sempre malferma visse fino agli ottant’anni. fu costretto a scegliere come suo successore Tibero, figliastro nato da un matrimonio di Livia. Tiberio accettando la carica egli avrebbe spento tutte le possibilità di ripristinare la repubblica e con essa l’autorità del senato. Rifiutando avrebbe compromesso l’ordine, la pace e stabilità lasciata da Augusto. Alla fine salì al trono però non volle né la carica di imperator ne quella di pater patriae. La sua amministrazione fu attenta e moderata. In politica estera egli ridusse in province la Cilicia e la Cappadocia e consolidò i confini con operazioni belliche ma efficaci. emerse il ruolo della corte imperiale come luogo attraversato da trame , lotte per la successione e per le cariche, congiure di palazzo e di famiglia.
Caligola(31-47 d.C.) Caligola ( Gaio Cesare), chiamato così dalle calzature da lui indossare da bambino. Caligola pose fine alla politica moderata di Tiberio: assunse la carica di pater patriae, impose il culto dell’imperatore vivente e cominciò a governare come sovrano dispotico . Una grave malattia compromise il suoi equilibrio mentale: così in poco tempo egli fece giustiziare persone importanti senza alcuna ragione, umiliò il senato, e dilapidò le finanze pubbliche.
Claudio (41-54 d.C) Uno dei momenti più alti del governo di Claudio fu appunto l’apertura dei ranghi del Senato alle aristocrazie della Gallia Trasalpina, la cui partecipazione al governo era molto importante. Il governo di Claudio vide anche un ampliamento delle terre dirette a Roma con la riduzione della Mauretania, della Tracia e della Britannia. Claudio fu negativamente segnato dal comportamento delle mogli, Messalina che creò scandalo con i suoi comportamenti licenziosi e organizzò una congiura contro il marito ma venne ben presto eliminata; e Agrippina, che si pena abbia avvelenato il marito per far salire al trovo suo figlio Nerone nato da un altro matrimonio. Durante l’uccisione di Caligola, i pretori scoprirono dietro la tenta che vi era suo zio Claudio che temeva di fare la sua stessa fine invece venne proclamato imperatore. Durante il suo governo assunsero grande rilievo i liberti imperiali, ovvero alle famiglie importanti veniva affidato uno schiavo reso libero per l’amministrazione del patrimonio. Con Claudio alcuni liberti divennero anche consiglieri o stretti collaboratori del sovrano ingelosendo un po’ i senatori e i cavalieri. Uno dei momenti più alti del governo di Claudio fu appunto l’apertura dei ranghi del Senato alle aristocrazie della Gallia Trasalpina, la cui partecipazione al governo era molto importante.
Nerone (54-68 d.C.) I suoi primi anni di governo furono fortemente influenzati dal suo maestro e filosofo Seneca, che voleva ridare un equilibrio allo state romano con la divisione dei poteri tra il pquesta armonia fu ben presto sconvolta da degli avvenimenti: a corte esplose uno scontro tra Agrippina (madre di Nerone)e Seneca. Nerone diede il via a una serie di delitti: per prima l’uccisione di Ottavia per sposare Poppea, e poi dopo aver scoperto la congiura dei Pisoni, uIl principe intraprese una politica autonoma: emarginò Seneca, e ricercò il favore della plebe. Dilapidò le finanze pubbliche con l’organizzazione di giochi e spettacoli pubblici,e si esibì personalmente come poeta. Nel 64 a.C. un incendio scoppiò nel centro di Roma. Nerone intervenì subito trovando case per i senza tetto e facendo affluire viveri e stabilì regole sicure e razionali per la ricostruzione degli edifici. Fece però un errore: si appropriò di un terreno già bruciato dove vi costruì la domus aurea, sua dimora ed esempio di lusso e raffinatezza. Corse subito la diceria che l’incendio f u fatto appiccare apposta da Nerone per appropriarsi del terreno. Ma egli riuscì ad allontanare questi sospetti facendo ricadere la colpa sui Cristiani. Erano una comunità di seguaci considerati strani e misteriosi e il loro modo di vita sembrava fatto apposta per suscitare diffidenza del popolo e suscitare sospetti. .
Cominciarono così le persecuzioni ai Cristiani che furono sottoposti ad atroci torture, alcuni vennero bruciati vivi o fatti magiare vivi alle belve nell’anfiteatro. Nerone si conquisto così una pessima fama. In politica estera egli si preoccupò della guerra contri i persi. Entrambi combattevano per il possesso dell’Armenia, chiave di controllo delle vie di comunicazione che conducevano all’Asia centrale da dove passavano spezie e seta. La guerra non ebbe ne persi ne vinti ma Roma ottenne il dominio sull’Armenia. Nel 67 d.C. Nerone intraprese un viaggio in Grecia, dove si esibì e ottenne successe dal popolo, e intanto a Roma gli oppositori tramavano contro di lui. Più volte fu messo al corrente del pericolo ma lui credeva che bastava l’approvazione del popolo per continuare a governare sottovalutando l’importanza dei rapporti con la corte, il senato, la famiglia. Quando Nerone rientrò a Roma ci fu una ribellione da parte di alcune legioni e il senato lo giudicò “nemico pubblico”. Solo e indifeso, Nerone si rifugiò nella casa di un liberto dove si tagliò la gola prima di essere catturato.
Lavoro di gruppo prodotto da: Wendy Fiagbe Valentina Pasqualini Caterina Consiglio Giulia Paolinelli Rebecca Guardianelli