LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA.

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Transcript della presentazione:

LA CELEBRAZIONE EUCARISTICA

fonte e apice della vita cristiana EUCARESTIA: fonte e apice della vita cristiana (LG,11)

Come viene chiamato questo sacramento

EUCARESTIA I termini "eucharistein" (Lc 22,19; 1Cor 11,24) e "eulogein" (Mt 26,26; Mc 14,22) ricordano le benedizioni ebraiche che soprattutto durante il pasto proclamano le opere di Dio: la creazione, la redenzione e la santificazione. EUCARESTIA

CENA DEL SIGNORE E’ la cena che il Signore ha consumato con i suoi discepoli la vigilia della sua Passione e anticipazione delle nozze dell’Agnello nella Gerusalemme celeste.

FRAZIONE DEL PANE Questo rito, tipico della cena ebraica, è stato utilizzato da Gesù quando benediceva e distribuiva il pane come capo della mensa, soprattutto durante l’ultima cena.

COMUNIONE Mediante questo sacramento, ci uniamo a Cristo, il quale ci rende partecipi del suo Corpo e del suo Sangue per formare un solo Corpo.

MEMORIALE E’ un “fare memoria” per dire“io credo, io accetto” e partecipare con fede a questo rivivere odierno dello “ spezzare il pane”, così come allora.

SANTA MESSA La liturgia nella quale si è compiuto il mistero della salvezza si conclude con l’invio dei fedeli (“missio”) affinchè compiano la volontà di Dio nella loro vita quotidiana.

ORDINAMENTO GENERALE DEL MESSALE ROMANO: alcune indicazioni

17. E’ perciò di somma importanza che la celebrazione della Messa, o Cena del Signore, sia ordinata in modo tale che i sacri Ministri e fedeli, partecipandovi ciascuno secondo il proprio ordine e

grado, traggano abbondanza di quei frutti, per il conseguimento dei quali Cristo Signore ha istituito il sacrificio eucaristico del suo Corpo e del suo Sangue e lo ha affidato, come memoriale della

sua passione e risurrezione, alla Chiesa, sua dilettissima sposa.

18. Si potrà ottenere davvero questo risultato, se, tenuto conto della natura e delle altre caratteristiche di ogni assemblea liturgica, tutta la celebrazione verrà ordinata in modo tale da

portare i fedeli ad una partecipazione consapevole, attiva e piena, esteriore e interiore, ardente di fede, speranza e carità; vivamente desiderata dalla

Chiesa e richiesta dalla natura stessa della celebrazione, e alla quale il popolo cristiano ha il diritto e dovere in forza del battesimo.

LE PARTI DELLA MESSA: “liturgia della Parola” e “liturgia eucaristica”

28. La Messa è costituita da due parti, la «Liturgia della Parola» e la «Liturgia eucaristica »; esse sono così strettamente congiunte tra loro da formare un unico atto di culto.

Nella Messa, infatti, viene imbandita tanto la mensa della Parola quanto la mensa del Corpo di Cristo, e i fedeli ne ricevono istruzione e ristoro. Ci sono inoltre alcuni riti che iniziano e altri che concludono la celebrazione.

LE SINGOLE PARTI DELLA MESSA

RITI D’INTRODUZIONE 46. I riti che precedono la liturgia della Parola, cioè l’introito, il saluto , l’atto penitenziale, il Kyrie eleison, il Gloria e l’orazione (o colletta), hanno un carattere di inizio, di introduzione e di preparazione.

Scopo di questi riti è che i Fedeli, riuniti insieme, formino una comunità, e si dispongano ad ascoltare con fede la Parola di Dio e a celebrare degnamente l’Eucaristia.

Introito Quando il popolo è radunato, mentre il sacerdote fa il suo ingresso con il diacono e i ministri, si inizia il canto d’ingresso. La funzione propria di questo canto è quella di dare inizio alla

celebrazione, favorire l’unione dei fedeli riuniti, introdurre il loro spirito nel mistero del tempo liturgico o della festività, e accompagnare la processione del sacerdote e dei ministri.

SALUTO ALL’ALTARE E AL POPOLO RADUNATO 49. Giunti in presbiterio, il sacerdote, il diacono e i ministri salutano l’altare con un profondo Inchino.

Quindi in segno di venerazione, il sacerdote e il diacono lo baciano e il sacerdote, secondo le opportunità, incensa la croce e l’altare.

50. Terminato il canto d’ingresso, il sacerdote, stando in piedi alla sede, con tutta l’assemblea si segna col segno di croce.

Poi il sacerdote con il saluto annunzia alla comunità la presenza del Signore. Il saluto sacerdotale e la risposta del popolo manifestano il mistero della Chiesa radunata.

ATTO PENITENZIALE 51. Il sacerdote invita all’atto penitenziale che, dopo una breve pausa di silenzio, viene compiuto da tutta la comunità mediante una formula di

confessione generale, e si conclude con l’assoluzione del sacerdote, che tuttavia non ha lo stesso valore del sacramento della Penitenza.

GLORIA 53. Il Gloria è un inno antichissimo e venerabile con il quale la Chiesa, radunata nello Spirito Santo glorifica e supplica Dio Padre e l’Agnello.

Il testo di questo inno non può essere sostituito con un altro. Lo si canta o si recita nelle domeniche fuori del tempo di Avvento e Quaresima; e inoltre nelle solennità e feste, e in celebrazioni di particolare importanza.

COLLETTA 54. Poi il sacerdote invita il popolo a pregare e tutti insieme con lui stanno per qualche momento in silenzio, per prendere coscienza di essere alla presenza di Dio e poter formulare nel cuore le proprie intenzioni di preghiera.

Quindi il sacerdote dice l’orazione, chiamata comunemente «colletta», per mezzo della quale viene espresso il carattere della celebrazione.

LITURGIA DELLA PAROLA

55. Le letture scelte dalla sacra Scrittura con i canti che le accompagnano costituiscono la parte principale della Parola; l’omelia, la professione di fede e la preghiera universale sviluppano e concludono tale parte.

Infatti nelle letture, che vengono poi spiegate nell’omelia, Dio parla al suo popolo, gli manifesta il ministero della redenzione e della salvezza e offre un nutrimento spirituale; Cristo stesso è presente, per mezzo della sua Parola, tra i fedeli.

58. Nella celebrazione della Messa con il popolo, le letture si proclamano sempre dall’ambone.

59. Il compito di proclamare le letture, secondo la tradizione, non è competenza specifica di chi presiede, ma di altri ministri. Le letture quindi siano proclamate da un lettore.

CONSIGLI PRATICI PER LA CELEBRAZIONE DELLA PAROLA

Il lettore deve leggere in anticipo il testo e averne capito il significato per poterlo comunicare agli altri in maniera efficace. 2. I lettori devono aspettare che la colletta si concluda con l’amen prima di avviarsi all’ambone. L’invito a pregare è rivolto anche ai lettori.

3. Come leggere se ci sono frasi interrogative impostarle all’inizio, evitando di trascinare la voce al termine della frase; -non si affretti la lettura e si ricordi che dal primo banco all’ultimo, devono riuscire a capire, perciò le parole siano pronunciate in modo chiaro.

- La lettura non va proclamata leggendo dal foglietto – sussidio dei fedeli, ma dal Lezionario che è il testo liturgico ufficiale; Non si assuma aria malinconica. La Parola di Dio è sempre parola di vita;

Non si abbia paura di fare le pause adeguate al momento giusto, ossia alla fine del periodo o dopo il senso compiuto.

Nei brani dove ricorrono elenchi di parole, è preferibile fare lo stacco ogni due o tre parole, tenendo conto del significato delle parole stesse e della lunghezza del periodo.

Un breve stacco, invece, è necessario alla fine della lettura, prima di proclamare: «Parola di Dio».

Quando si proclama il salmo, i presenti, se non hanno il testo sotto gli occhi, difficilmente riescono a capire che la strofa è terminata e si deve rispondere col ritornello.

Pertanto ,alla fine di ogni strofa, occorre rallentare, abbassare il tono della voce, alzare la testa e guardare verso l’assemblea. E’ preferibile fare un cenno con la mano.

L’omelia 65.L’omelia fa parte della liturgia ed è vivamente raccomandata: è infatti necessaria per alimentare la vita cristiana.

La professione di fede 67. Il simbolo, o professione di fede, ha come fine che tutto il popolo riunito risponda alla Parola di Dio, proclamata nella lettura della sacra Scrittura e spiegata nell’omelia

La preghiera universale 69. Nella preghiera universale, o preghiera dei fedeli, il popolo risponde in certo modo alla Parola di Dio accolta con fede e, esercitando il proprio sacerdozio battesimale, offre a Dio preghiere per la salvezza di tutti.

70. La successione delle intenzioni sia ordinariamente questa: per le necessità della Chiesa; per i governanti e per la salvezza di tutto il mondo; per quelli che sono in difficoltà; per la comunità locale.

Tuttavia in qualche celebrazione particolare, nella Confermazione, nel Matrimonio, nelle Esequie, la successione delle intenzioni può venire adattata maggiormente alla circostanza particolare.

Le intenzioni che vengono proposte siano sobrie, formulate con una sapiente libertà e con poche parole, ed esprimano le intenzioni di tutta la comunità.

Le intenzioni si leggono dall’ambone o da altro luogo conveniente, da parte del diacono o del cantore o del lettore o da un fedele laico.

LITURGIA EUCARISTICA

73. All’inizio della Liturgia eucaristica si portano all’altare i doni, che diventeranno il Corpo e il Sangue di Cristo. .

Prima di tutto si prepara l’altare, o mensa del Signore, che è il centro di tutta la Liturgia eucaristica, ponendovi sopra il corporale, il purificatoio, il Messale e il calice, se non viene preparato alla credenza.

Poi si portano le offerte: è bene che i fedeli presentino il pane e il vino; il sacerdote, o il diacono, li riceve in luogo opportuno e adatto e li depone sull’altare.

Si possono anche fare offerte in denaro, o presentare altri doni per i poveri o per la Chiesa, portati dai fedeli o raccolti in chiesa. Essi vengono deposti in luogo adatto, fuori della mensa eucaristica.

74. Il canto dell’offertorio accompagna la processione con la quale si portano i doni; esso si protrae almeno fino a quando i doni sono stati deposti sull’altare

La preghiera eucaristica 78. A questo punto ha inizio il momento centrale e culminante dell’intera celebrazione.

Riti di Comunione 80. Poiché la celebrazione Eucaristica è un convito pasquale, conviene che, secondo il comando del Signore, i fedeli ben disposti

ricevano il suo Corpo e il suo Sangue come cibo spirituale. A questo mirano la frazione del pane e gli altri riti preparatori, che dispongono immediatamente i fedeli alla Comunione.

Rito della pace 82. Conviene tuttavia che ciascuno dia la pace soltanto a chi gli sta più vicino, in modo sobrio

Frazione del pane Il sacerdote spezza il pane e mette una parte dell’ostia nel Calice, per significare l’unità del Corpo e del Sangue nell’opera della salvezza, cioè del Corpo di Cristo Gesù

vivente e glorioso. Abitualmente l’invocazione “Agnello di Dio” viene cantata dalla schola o dal cantore, con la risposta del popolo, oppure la si dice almeno ad alta voce.

Comunione 84. Il sacerdote si prepara con una preghiera silenziosa a ricevere con frutto il Corpo e il Sangue di Cristo. Lo stesso fanno i fedeli pregando in silenzio.

86. Mentre il sacerdote assume il Sacramento, si inizia il canto di Comunione.

88. Terminata la distribuzione della Comunione, il sacerdote e i fedeli, secondo l’opportunità, pregano per un po’ di tempo in silenzio.

Tutta l’assemblea può anche cantare un salmo, un altro cantico di lode o un inno.

Riti di conclusione 90. I riti di conclusione comprendono: brevi avvisi se necessari; Il saluto e la benedizione del sacerdote, che in alcuni giorni e in certe circostanze si può arricchire e sviluppare con l’orazione sul popolo da parte del diacono o del sacerdote perché ognuno ritorni alle sue opere di bene lodando Dio.

Il bacio dell’altare da parte del sacerdote e del diacono e poi l’inchino profondo all’altare da parte del sacerdote, del diacono e di altri ministri.

Bibliografia Ordinamento generale del Messale Romano Ai lettori e animatori delle assemblee liturgiche, Romano Gozzelino, ed. Paoline Sacrosanctum Concilium Lumen Gentium