Dott. ssa Antonella Pochini Università di Pisa - Ufficio Ricerca

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Dott. ssa Antonella Pochini Università di Pisa - Ufficio Ricerca CORSO DI FORMAZIONE PER OPERATORI DEGLI UFFICI AFFARI ANIMALI DELLA FACOLTÀ DI MEDICINA VETERINARIA DI PISA E DEL COMUNE DI PISA “Procedure amministrative e gestione dell’affidamento a privati degli animali da esperimento” Dott. ssa Antonella Pochini Università di Pisa - Ufficio Ricerca Responsabile Unità Sperimentazione animale

La ricerca con impiego di animali Le università, com'è noto, nell'ambito dell' esercizio delle proprie attività istituzionali, svolgono attività di ricerca con utilizzazione di animali. Prima di descrivere il contenuto del progetto per l’affido di animali da laboratorio è necessario soffermarsi, sia pure brevemente, sulla “ratio” che ispira la sperimentazione animale e sulla attuale regolamentazione di tale attività.

La Sperimentazione animale Il principio che legittima l’impiego di specie animali diverse dall’uomo in attività scientifiche (e non solo in queste) deriva dalla convinzione antropocentrica che gli esseri umani godano di uno status morale superiore e che dispongano di maggiori diritti rispetto agli altri animali.

Lo Specismo Il concetto di specismo, delineato per la prima volta negli anni 70 da Richard Ryder, psicologo americano e successivamente elaborato, consiste nel pregiudizio o atteggiamento a favore degli interessi dei membri della propria specie e a sfavore di quelli dei membri di altre specie.

Lo Specismo Lo Specismo è quindi il motivo comune per discriminare un individuo sulla sola base della sua appartenenza ad una specie. Le basi sono le stesse che giustificano la discriminazione razziale e quella sessuale. Lo Specismo legittima la superiorità del valore della vita e della sofferenza umana rispetto a quella delle specie non umane. Lo Specismo legittima l' industria della carne, la produzione di pellicce, gli allevamenti, la caccia, la pesca, gli zoo, i circhi, la sperimentazione sugli animali. Lo Specismo è un'ideologia le cui ragioni non si fondano su una base oggettiva, non la si può giustificare con un'argomentazione logica, ma viene difesa come un dogma.

L’antispecismo L’antispecismo è il movimento filosofico, politico e culturale che si oppone allo Specismo. Come l'antirazzismo rifiuta la discriminazione basata sulla razza e l'antisessismo quella basata sul genere sessuale, l’antispecismo respinge quella basata sulla specie, sostenendo che la sola appartenenza ad una diversa specie non giustifica eticamente il diritto di disporre della vita, della libertà e del lavoro di un essere senziente.

L’antispecismo L'approccio antispecista ritiene sostanzialmente che: Le capacità di sentire (di provare sensazioni come piacere e dolore), di interagire con l'esterno, di manifestare una volontà, di intrattenere rapporti sociali, non siano prerogative della specie umana; L'attribuzione di tali capacità agli animali di specie non umana comporti un cambiamento essenziale del loro status etico, da equiparare a quello normalmente riconosciuto agli animali di specie umana; Trasformazione profonda dei rapporti tra individui umani ed individui non umani.

Sperimentazione animale Siamo lontani dall’applicazione dell’ideologia antispecista. Crescente diffusione di una cultura ambientalista ed animalista ha fatto sì che l’impiego di animali per fini utilitaristici sia stato oggetto di apposite regolamentazioni. Attenzione rivolta alla questione della sperimentazione sugli animali. Interrogativi etici Il principio della libertà della ricerca deve coesistere con quello di una “scienza con coscienza”

Sperimentazione animale La sperimentazione animale è regolata dal D.Lgs.vo 116/92 (attuativo di direttiva CEE 86/609). Ha introdotto un articolato sistema di controllo per chi intende porre in essere attività di sperimentazione animale. Protegge gli animali e garantisce loro il massimo benessere, limitando al minimo il dolore, la sofferenza, l'angoscia, i possibili danni derivanti dagli esperimenti, riducendo quanto più possibile il numero degli esperimenti e il numero degli animali usati La tutela comprende tutti gli aspetti della relazione tra l'animale e l'uomo e si esplica attraverso l'insieme delle risorse che l'uomo deve impiegare in suo favore.

Comitato Etico Negli Atenei italiani si sono costituiti spontaneamente Comitati interni indipendenti, con finalità di indirizzo e propedeutica rispetto all’attività sperimentale svolta nelle strutture universitarie. L’Università di Pisa si è dotata di un Comitato Etico di Ateneo per la sperimentazione animale, come organo di consulenza del Rettore che promuove e controlla la piena osservanza delle norme vigenti in materia di sperimentazione animale nelle strutture dell'Ateneo interessate ed abilitate all'esercizio di tale attività istituzionale. Il Comitato è composto da sei docenti, nominati dal Rettore ciascuno in rappresentanza delle aree scientifiche interessate all'attività di sperimentazione animale.

Adozione animali da laboratorio Il progetto per l’affido di animali da laboratorio non più impiegabili nella ricerca scientifica prende avvio nel 2005 nell’Università di Pisa per iniziativa del Comitato etico di Ateneo, in applicazione della circolare del Ministero della Salute, n.6 / 2001, applicativa del D.lgs.vo 116/92. Il medico veterinario può assumere la decisione di mantenere in vita gli animali al termine della sperimentazione, con conseguente applicazione dell'istituto dell'affidamento in adozione, nei casi in cui le condizioni di salute degli animali lo consentano e allorquando pervengano "richieste di affido in adozione da parte di associazioni animaliste, di privati o di comuni".

Progetto adozione DIVULGAZIONE DEL PROGETTO L’Università di Pisa ha reso noto tramite avviso pubblicato sul sito web dell’Ateneo nell’area Ufficio Ricerca – Sezione “Tutela animali utilizzati a fini sperimentali”, la possibilità, per associazioni animaliste, privati o Comuni, dell’applicazione dell'istituto dell'affidamento in adozione. DIVULGAZIONE DEL PROGETTO Affisse, a livello cittadino, delle locandine per informare della possibilità di adottare animali sani, provenienti da laboratori scientifici. E’ stata data pubblicità tramite TV e stampa locale e nazionale.

Progetto adozione La pratica è gestita dall’Ufficio Ricerca in collaborazione con i medici veterinari che sorvegliano le strutture universitarie abilitate alla sperimentazione animale. RIASSUNTO FASI DELL’ADOZIONE: Decisione Veterinario di far mantenere in vita gli animali al termine della sperimentazione Richiesta di adozione tramite modello fornito nella Sezione “Ricerca” del sito web UNIPI Consegna animale con specifica Autorizzazione al trasporto Iscrizione dell’adozione nel “Registro riabilitazione animali da esperimento”.

Registro Riabilitazione Animali Ogni struttura che effettua sperimentazione animale, conserva il proprio Registro di Riabilitazione. Una copia è tenuta presso l’Ufficio Ricerca UNIPI. Vengono annotate per ogni animale: Specie Fornitori Nascita Arrivo nella struttura Esperimenti effettuati Dati relativi alla riabilitazione: Data richiesta di adozione Data consegna animale Destinatario / Destinazione

Successo del Progetto L’iniziativa ha avuto largo consenso, superiore alle aspettative. Ricevuta attenzione dalla stampa e dalle TV locali e nazionale Nel 2007, alcuni inviati della RAI hanno richiesto un incontro con il Comitato da cui è scaturito un servizio dedicato alle adozioni degli animali da laboratorio trasmesso su Rai tre.

Successo del Progetto Ad oggi a distanza di 5 anni dall’avvio del progetto, abbiamo all’attivo moltissime adozioni. Si tratta in gran parte di animali da laboratorio in senso stretto (topolini, cavie, ratti, criceti, conigli) che non hanno lunghe aspettative di vita in quanto vivono in media dai tre ai 5 anni. Ci fa piacere ugualmente che molti di loro, destinati all’eutanasia finale, abbiano avuto un’altra possibilità . Le associazioni animaliste coinvolte in questo progetto hanno collaborato attivamente per la collocazione degli animali.

Riabilitazione gatti FIV In questo contesto la parte più importante e delicata ha riguardato la realizzazione dell’adozione di circa 120 gatte su cui si era concluso il progetto di ricerca sulla immuno deficienza acquisita felina (FIV) che è stato oggetto di lunga trattativa tra il Comitato e il gruppo di ricerca e che ha rappresentato una grande vittoria per chi ci ha lavorato e creduto (me compresa).

Riabilitazione gatti FIV Negli anni ‘90 un gruppo di ricerca afferente al Dipartimento di Patologia sperimentale dell’Università di Pisa diede avvio a un protocollo sperimentale per la messa a punto del vaccino contro il virus da FIV (immunodeficienza acquisita felina). Lo studio prevedeva l’impiego di gatti acquistati da appositi allevamenti che successivamente sono stati infettati e sui quali è stato testato il vaccino.

Riabilitazione gatti FIV Il Progetto, finanziato dall’Istituto Superiore della Sanità, era considerato di elevato interesse scientifico, dal momento che la FIV è un lentivirus, variabile molto simile all’AIDS . La scoperta del vaccino contro il FIV si sarebbe rilevata quindi molto utile anche per la profilassi dell’AIDS.

Riabilitazione gatti FIV L’Immunodeficienza acquisita felina è diffusa in tutto il mondo e rappresenta un gravoso problema per lo stato di salute dei gatti. Molti, soprattutto randagi, lo contraggono in giovane età o nascono addirittura sieropositivi. L’immunodeficienza che ne deriva comporta conseguenze disastrose soprattutto per i gatti che vivono in natura e sono pertanto più soggetti ad ammalarsi, tanto che un semplice raffreddamento può ucciderli.

Riabilitazione gatti FIV Per l’avvio del progetto sul FIV il gruppo di ricerca ha dovuto acquisire una speciale autorizzazione dal Ministero della Salute, in quanto l’attuale Legge (D.lgs 116/92) vieta la sperimentazione condotta su cani, gatti, primati, salvo eccezionali esigenze di ricerca. Nel caso specifico l’impiego di gatti rappresentava un approccio indispensabile negli studi sui meccanismi patogenici, l’immunobiologia e lo sviluppo di strategie terapeutiche e preventive delle malattie infettive. Ovviamente, trattandosi di animali infettati, il protocollo di ricerca prevedeva l’eutanasia di tutti i gatti alla fine dello studio.

Riabilitazione gatti FIV La messa a punto del vaccino sperimentato in questi anni non ha funzionato come sperato, in pratica gli animali trattati preventivamente con il vaccino e poi infettati hanno sviluppato la malattia. Dopo oltre un decennio e dopo aver condotto studi paralleli sugli animali infettati, il gruppo di ricerca ha concluso la sperimentazione.

Riabilitazione gatti FIV Il Comitato Etico di Ateneo, come anticipato, ha intrapreso una difficile battaglia per salvare la vita a circa 120 animali ormai inutili per la ricerca e per la comunità. Avvalendosi della prescrizione della circolare n.6/2001 e con il supporto dei veterinari incaricati del servizio di sorveglianza e delle associazioni animaliste coinvolte nel progetto è stato possibile l’affido di tutti questi animali.

Riabilitazione gatti FIV Il progetto si è articolato in diverse fasi: 1) Sono stati effettuati tutti i controlli sanitari degli animali ospitati nello stabulario e le conseguenti cure mediche prima della riabilitazione. 2) Trattandosi di animali unicamente di sesso femminile, si è proceduto alla sterilizzazione attraverso ovariectomie effettuate da uno studio veterinario incaricato dall’Università. 3) Si è dato corso ad una campagna informativa, attraverso adeguati canali, su questo particolare tipo di adozione comprensiva delle precauzioni che devono essere prese in caso di accoglienza di gatti affetti da FIV.

Riabilitazione gatti FIV Il progetto è stato seguito dall’associazione internazionale I-CARE che ha predisposto delle oasi/rifugio per la prima accoglienza di questi animali Parte di essi, tuttavia, sono stati assegnati direttamente dall’Università a privati che avevano inoltrato richiesta.

Alcune nostre adozioni

Conclusioni Personalmente ritengo che la sperimentazione animale, anche se condotta nel pieno rispetto delle regole che la disciplinano, sia un’attività che comporta necessariamente uno stato di sofferenza negli animali, che nella maggior parte dei casi, si conclude con il sacrificio della loro vita. Pertanto spero vivamente che nel futuro, la ricerca, attraverso la sua evoluzione, riesca a rinunciare definitivamente a questo metodo.

Conclusioni Nel frattempo si rende indispensabile: Sensibilizzare gli operatori all’impiego di metodologie alternative alla sperimentazione animale Nei casi di impiego di pratiche in vivo attenersi rigorosamente alle prescrizioni stabilite dalla normativa per la tutela degli animali da laboratorio Rinunciare (ove le condizioni degli animali lo consentano) all’eutanasia finale avvalendosi dell’istituto dell’affido in adozione degli animali non più utilizzabili nella ricerca secondo le modalità descritte.

“Il nostro prossimo è tutto ciò che vive” Mohandas Gandhi