Regioni e governo locale. Ascesa declino e trasformazione

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Regioni e governo locale. Ascesa declino e trasformazione del modello federale? Luca Verzichelli Sistema Politico Italiano 1

Obiettivi del capitolo VII Evidenziare le tappe principali del percorso che ha portato alla nascita delle regioni e degli enti locali Descrivere il funzionamento delle regioni durante la Prima Repubblica Presentare le principali argomentazioni elaborate per spiegare le differenze di rendimento delle varie regioni Illustrare le riforme che dagli anni 90 hanno trasformato le competenze ed il profilo di regioni ed enti locali Analizzare le conseguenze delle ultime riforme e discutere i temi al centro dell’attuale dibattito politico Luca Verzichelli Sistema Politico Italiano 2

Stato unitario e fratture territoriali Lo stato italiano nasce con una struttura centralizzata ma con evidenti fratture territoriali Le amministrazioni municipali potevano contare su un alto grado di identificazione da parte dei cittadini In sintesi, dalla nascita dello stato unitario all’avvento del fascismo, il sistema politico italiano era ispirato ad un’idea unitaria pur non potendo contare su una comunità politica coesa

Il localismo Vari approcci di studio hanno sottolineato l’esistenza di forti squilibri territoriali che hanno influenzato la costituzione dello stato Attenzione rivolta alla questione meridionale (dalle inchieste di epoca unitaria ai contributi di Salvemini, Gramsci, Romeo…) Approcci recenti: Banfield (Le basi morali di una società arretrata, 1958): mezzogiorno è stato condizionato dal “familismo amorale” Putnam (Le tradizioni civiche in Italia, 1993): il rendimento delle regioni è influenzato dal livello di civismo (capitale sociale)‏

Le autonomie territoriali nella costituzione repubblicana La costituzione del 1948 riconosce le autonomie territoriali e prevede forme di decentramento amministrativo (art. 5) Il titolo V (artt. 114-133) individua tre livelli di governo sub-nazionale: i comuni, le province e le regioni La costituzione (art. 121) prevedeva una forma di governo di tipo parlamentare (solo in parte mutata nel 2001) 5 regioni a statuto speciale vennero create nei territori più “periferici”: isole e regioni trasnfontaliere con forti identità etno-linguistiche Luca Verzichelli Sistema Politico Italiano

Il dibattito della costituente su regioni e forma di stato Le attribuzioni delle regioni furono frutto di compromesso tra “centralisti” e ”federalisti” Sinistra riluttante alla devoluzione di troppe funzioni alle regioni, che poteva rappresentare un ostacolo alla azione modernizzatrice “del centro” Democristiani più federalisti, data la loro avversione per lo stato centrale e la fiducia che riponevano nel principio di “sussidiarietà” Posizioni minoritarie quelle di un federalismo forte (azionisti) o di uno stato centralista tradizionale (Liberali, monarchici, qualunquisti)

L'attuazione del regionalismo Le regioni a statuto ordinario furono attuate solo nel 1970 (L. 108/1968 e L. 281/1970)‏ Le competenze delle regioni furono specificate da una legge solo nel 1975 (l.382/1975)‏ Tra il 1975 ed il 1978 le regioni a statuto ordinario vennero dotate di risorse umane L'azione di queste regioni si è scontrata con due limiti Limitata autonomia finanziaria La natura solo “concorrente” del loro potere legislativo

Un sistema consensuale Per l'art. 121 della costituzione ogni regione doveva eleggere un consiglio Il consiglio doveva accordare la fiducia alla giunta regionale (esecutivo)‏ La giunta regionale era guidata da un presidente Il rapporto tra consiglio e giunta ricordava quello della prima repubblica Il consiglio era predominante Il presidente della giunta era debole Le elezioni regionali diventarono “elezioni di secondo ordine”

Il governo locale dopo il 1990 Attorno al 1990 si crearono le condizioni per riformare il sistema di governo locale Le origini profonde del cambiamento vanno cercate nella maggiore richiesta di autonomia degli enti locali, già sviluppata da tempo in molte aree (specie quelle ricche e periferiche) Tema del regionalismo/federalismo presente dagli anni ’80 con vari movimenti e liste Civiche e poi col successo della Lega Nord La crisi della politica dei primi anni '90 ha aperto una finestra di opportunità per introdurre alcune riforme innovative Le elezioni dirette del sindaco (precedute da importanti riforme degli enti locali cfr. capitolo 8) hanno un effetto catalitico sull’idea di efficienza dell’amministrazione locale

La trasformazione del sistema locale 1990 Legge di riassetto del governo locale (n.142) 1993 Introduzione dell'elezione diretta dei sindaci, dei presidenti di provincia (l.81)‏ e nuovo sistema di governo regionale 1995 Riforma del sistema elettorale regionale 1997/8 Leggi Bassanini (I, II, III)sulla riorganizzazione degli enti locali 2000 Testo unico di coordinamento delle normative sul governo locale (l.265) 2001 Riforma del titolo V della costituzione (l.cost. 3/2001) 2002 Legge La Loggia di applicazione della riforma costituzionale (l.131) 2009 Legge delega 42/2009 (federalismo fiscale): autonomia tributaria, Rivalutazione patrimonio degli enti locali, maggiore collaborazione inter-istituzionale Luca Verzichelli Sistema Politico Italiano

La nuova forma di governo locale Comuni e Province assumono una forma di governo chiamata “neoparlamentare” Il capo dell'esecutivo è eletto direttamente e contestualmente all'elezione del consiglio Il capo dell'esecutivo nomina e licenzia gli assessori Il consiglio può sfiduciare la giunta ma questo atto determina anche il suo scioglimento (simul stabunt simul cadent)‏ Anche le regioni hanno visto il rafforzamento dell'esecutivo Il Presidente della giunta è eletto direttamente Il vecchio sistema elettorale fu corretto con un premio di maggioranza collegato alle liste maggioritarie

Le leggi Bassanini (1996-1999)‏ Le cosiddette 3 leggi Bassanini hanno dato vita ad una serie di decreti delegati che si ponevano l’obiettivo di riformare il diritto degli enti locali Si è affermato il principio di autonomia decisionale delle autorità locali Introduzione della valutazione amministrativa Più responsabilità alla dirigenza Maggiore mobilità del personale

La riforma costituzionale del 2001 La riforma del titolo V della costituzione (l. cost. 3/2001) definisce il regionalismo in Italia L'art. 117 viene rovesciato nella sua struttura fondamentale: l'articolo elenca le materie su cui lo stato centrale ha potere legislativo esclusivo o concorrente L'art. 114 rovescia l’ordine (da “la repubblica si riparte in ….” a “La repubblica è costituida da… ” e introduce un nuovo livello, le città metropolitane, che in alcune zone dovrebbero sostituire le province L'art. 119 stabilisce il principio dell'autonomia finanziaria

I numeri del governo regionale e locale (2010) Amministrazione regionale: circa 80.000 dipendenti e oltre 5.000 dirigenti (con percentuali molto superiori nelle RSS) Oltre 91.000 dipendenti se si considera le agenzie regionali 650.000 il personale della sanità regionale 475.000 il personale degli enti locali In tutto ben oltre un terzo dell’intero settore pubblico dipende dalla dimensione sub-nazionale Luca Verzichelli Sistema Politico Italiano

Quale e quanto federalismo? Gli ultimi sviluppi XIV legislatura: il governo di cd vara una ulteriore riforma del titolo V, che tuttavia è successivamente rigettata dal referendum confermativo (2006)‏ Federalismo : ancora un progetto confuso, sia sulle responsabilità di policy sia per l'autonomia finanziaria. Non ha più senso parlare di nuova governance multilivello? Il fallimento della riforma 2005 evidenzia il mancato raggiungimento di un obiettivo già fallito nel 2001: ridurre la complessità degli enti locali Nuovo ciclo di alternanza tra cs (2006), che punta sul federalismo cooperativo e cd (2008) che rialza (con la LN al governo) il tema della riforma federale ddl varato dal governo Berlusconi IV (mar. 2009) → Legge 42/2009 (nuove risorse, nuove città metropolitane (15) ed altri accorgimenti Varata nel 2010 la carta dei servizi e federalismo fiscale e nel 2011 il decreto sul federalismo municipale. Segue (negli anni del governo tecnico e della crisi) un infinito dibattito sulla riduzione degli enti e sulla abolizione delle provincie, ancora in corso