Prodotto dagli alunni di 3 A La shoah Prodotto dagli alunni di 3 A
«Canzone del bambino nel vento» di Francesco Guccini Son morto con altri cento, son morto ch' ero bambino, passato per il camino e adesso sono nel vento e adesso sono nel vento.... Ad Auschwitz c'era la neve, il fumo saliva lento nel freddo giorno d' inverno e adesso sono nel vento, adesso sono nel vento... Ad Auschwitz tante persone, ma un solo grande silenzio: è strano non riesco ancora a sorridere qui nel vento, a sorridere qui nel vento... Io chiedo come può un uomo uccidere un suo fratello eppure siamo a milioni in polvere qui nel vento, in polvere qui nel vento... Ancora tuona il cannone, ancora non è contento di sangue la belva umana e ancora ci porta il vento e ancora ci porta il vento... Io chiedo quando sarà che l' uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà... Io chiedo quando sarà che l' uomo potrà imparare a vivere senza ammazzare e il vento si poserà e il vento si poserà e il vento si poserà..
27 Gennaio Giorno Della Memoria Il Giorno della Memoria è una ricorrenza internazionale celebrata il 27 gennaio di ogni anno come giornata in commemorazione delle vittime dell'Olocausto. È stato così designato il 1º novembre 2005 durante la 42ª riunione plenaria dalla risoluzione 60/7 dell'Assemblea generale delle Nazioni Unite che celebrò il sessantesimo anniversario della liberazione dei campi di concentramento nazisti e la fine dell'Olocausto. Infatti in questo giorno si celebra la liberazione del campo di Auschwitz, avvenuta il 27 gennaio 1945 ad opera delle truppe sovietiche dell'Armata Rossa .
Auschwitz Il campo di concentramento di Auschwitz fu uno dei tre campi principali che formavano il complesso concentrazionario situato nelle vicinanze di Auschwitz, in Polonia. Facevano parte del complesso anche il campo di sterminio di Birkenau, il campo di lavoro di Monowitz ed i restanti 45 sottocampi costruiti durante l'occupazione tedesca della Polonia. Il complesso dei campi di Auschwitz svolse un ruolo fondamentale nei progetti di "soluzione finale del problema ebraico” – eufemismo con il quale i nazisti indicarono lo sterminio degli ebrei (nel campo, tuttavia, trovarono la morte anche molte altre categorie di internati) – divenendo rapidamente il più grande ed efficiente centro di sterminio nazista. Auschwitz, nell'immaginario collettivo, è diventato il simbolo universale del lager. Dal 1979, ciò che resta di quel luogo è patrimonio dell'umanità dell'UNESCO ed è visitabile dal pubblico. Tra i superstiti del campo di concentramento di Auschwitz ricordiamo Primo Levi.
Primo Levi Nasce a Torino nel 1919 da genitori ebrei. Dopo il Liceo si iscrive all’Università e si laurea in Chimica nel 1941. Nel 1943, dopo l’occupazione tedesca, si unisce alle formazioni partigiane in Val d’Aosta; viene catturato e internato nel campo di concentramento a Fossoli e successivamente deportato ad Auschwitz. Dopo un primo periodo di lavori forzati generici, riesce a superare un esame di chimica, che lo salva dalle camere a gas e gli consente di “essere utilizzato” nei laboratori di una fabbrica per la produzione di gomma sintetica. Viene liberato il 27 gennaio 1945 in occasione dell’arrivo dei russi, ma il suo rimpatrio avverrà solo nell’ottobre successivo. La terribile esperienza vissuta sarà raccontata, con dovizia di particolari ma anche con un grandissimo senso di umanità, nel romanzo “Se questo è un uomo”, pubblicato nel 1947. Muore suicida a Torino nel 1987.
Se questo è un uomo Se questo è un uomo è un'opera memorialistica di Primo Levi scritta tra il dicembre 1945 ed il gennaio 1947. Rappresenta la coinvolgente ma meditata testimonianza di quanto vissuto dall'autore nel campo di concentramento di Auschwitz. Levi sopravvisse infatti alla deportazione nel campo di Monowitz - lager satellite del complesso di Auschwitz e sede dell'impianto Buna-Werke proprietà della I.G. Farben .
Se questo è un uomo Voi che vivete sicuri nelle vostre tiepide case, voi che trovate tornando a sera il cibo caldo e visi amici: Considerate se questo è un uomo che lavora nel fango che non conosce pace che lotta per mezzo pane che muore per un sì o per un no. Considerate se questa è una donna, senza capelli e senza nome senza più forza di ricordare vuoti gli occhi e freddo il grembo come una rana d’inverno. Meditate che questo è stato: vi comando queste parole. Scolpitele nel vostro cuore stando in casa andando per via, coricandovi alzandovi; ripetetele ai vostri figli. O vi si sfaccia la casa, la malattia vi impedisca, i vostri nati torcano il viso da voi.
Anna Frank Anna Frank nacque a Francoforte il 12 giugno 1929, da una famiglia di patrioti tedeschi di religione ebraica. Nell’estate del 1993 per effetto delle politiche persecutorie naziste la famiglia Frank si spostò in Olanda. Nel 1942 le persecuzioni razziali si fanno sempre più forti, e così, Anna Frank con la sua famiglia decidono di entrare nella clandestinità per sfuggire ai rastrellamenti nazisti. Anna Frank e gli altri vissero nascosti per più di due anni, dal 6 luglio 1942 al 4 agosto 1944, e fu durante quel periodo che Anna Frank scrisse il noto diario. Il 4 agosto del 1944 si concludeva il periodo di costrizione nel nascondiglio e iniziava il viaggio verso l’inferno. Una donna, di cui non si conosce l’identità, denunciò alla Gestapo la loro presenza, e così, Anna Frank e la sua famiglia furono arrestati e il 2 settembre del 1944 furono caricati su un treno merci con destinazione Auschwitz. L’unico sopravvissuto del gruppo di partenza fu Otto Frank che, dopo essersi rimesso, tornò ad Amsterdam, e lì, uno degli amici che avevano supportato la clandestinità della famiglia Frank, gli consegnò il diario che Anna aveva scritto durante il periodo nel nascondiglio.
Il Diario di Anna Frank Il Diario di Anna Frank racconta (in lingua olandese) la vita di una ragazza ebrea di Amsterdam, costretta nel 1942 a entrare nella clandestinità insieme alla famiglia per sfuggire alle persecuzioni e ai campi di sterminio nazisti. Nel diario da lei tenuto, Anna racconta la vita e le vicende di tutti i giorni, scrivendo le proprie impressioni sulle persone che vivono con lei.