LA FILOSOFIA E LA CITTA’ Solone (Σόλων, Sólon; Atene, 638 a.C. – 558 a.C.) è stato un legislatore, giurista e poeta greco antico. « La giustizia è come una tela di ragno: trattiene gli insetti piccoli, mentre i grandi trafiggono la tela e restano liberi. » Ateniese di nobile famiglia, dopo essersi dato in gioventù ai commerci, si dedicò tutta la vita alla politica. Fu considerato dagli antichi uno dei Sette Savi. La sua poesia risente spesso del suo impegno politico. Il suo operato ad Atene, in quanto legislatore o "arbitro della costituzione", come lo definisce Aristotele, è articolato in tre punti principali: 1. l'abolizione della schiavitù per debiti; 2. la riforma timocratica o censitaria: 3. la riforma del sistema attico di pesi e misure, che passò dal sistema eginetico a quello euboico. All'arrivo di Pisistrato sulla scena politica ateniese si ritirò in esilio volontario. Il diritto di famiglia In questo periodo vi erano spesso problemi per la suddivisione delle eredità. Poiché molti avevano figli legittimi e figli illegittimi, fece differenza fra di loro: solo i figli legittimi potevano ricevere l'eredità. Concubinato e matrimoni Solone fece anche la differenza tra concubinato e matrimonio che doveva essere preceduto da un fidanzamento. L'abolizione della schiavitù per debiti Gli schiavi, merce dell'antichità greca, erano costituiti in gran parte da prigionieri di guerra, ma nell'età arcaica un buon numero era formato da debitori insolventi che avevano ottenuto un prestito dando come garanzia se stessi. Spesso si trattava di un piccolo agricoltore che chiedeva un prestito ad un grande proprietario terriero e non riusciva a saldarlo entro un periodo di tempo. Il piccolo agricoltore diventava un ectemoro ed era così tenuto a dare 1/6 del raccolto al padrone, diventando quindi una sorta di servo della gleba. Poiché questo fenomeno era sempre più frequente, Solone, vedendo che la piccola proprietà stava scomparendo e nell'intento di rimuovere le ingiustizie sociali al fine di creare un corpo cittadino privo di attriti e di motivi di ribellione, elaborò quella riforma battezzata da Aristotele seisachteia (letteralmente "scuotimento di pesi", intendendo metaforicamente l'eliminazione dei debiti contratti sul corpo del debitore), appunto l'abolizione della schiavitù per debiti. Questa riforma ebbe anche la particolarità di valere anche per i casi passati. Di conseguenza vennero liberati tutti gli ectemoroi compresi alcuni che furono i protagonisti di una vera e propria speculazione finanziaria. Infatti chiesero ingenti prestiti perché sapevano che sarebbe stata fatta la riforma di Solone per poi tenersi i soldi che non dovevano più rendere. Nonostante ciò, Solone fu letteralmente osannato ed egli stesso si vantò di aver restituito armonia tra le classi sociali. La riforma costituzionale Quando fu nominato arconte con poteri straordinari, nel 594 o 591 a.C., Solone trovò una situazione sociale e politica bloccata, con il potere in mano alle stirpi (γένη) aristocratiche: il principale organo legislativo della città era la "Boulé (βουλή) dei Quattrocento", costituita da cento membri per ogni tribù gentilizia (le quattro tribù erano quelle degli Opleti, Argadei, Geleonti ed Egicorei); l'organo supremo dello stato ateniese era il Consiglio dell'Areopago, formato dagli ex arconti che rimanevano a vita membri del Consiglio. Nell'intento di creare forme di mobilità sociale e di offrire i diritti politici a tutti i cittadini, Solone sostituì alle quattro tribù gentilizie quattro nuove tribù in cui distribuì la cittadinanza in base al reddito. Si tratta delle seguenti classi censitarie: * Pentacosiomedimni (coloro che ogni anno ricavavano almeno 500 medimni di grano dai loro campi o avevano comunque un reddito pari a tale somma) * Cavalieri (coloro che ricavavano almeno 300 medimni o erano in grado di mantenere un cavallo) * Zeugiti (coloro che ricavavano almeno 200 medimni o erano in grado di mantenere una coppia di buoi da aratro) * Teti (la maggioranza, coloro che guadagnavano meno di 200 medimni, compresi i nullatenenti). A tutti i cittadini, che fossero pentacosiomedimni o cavalieri, veniva garantito il diritto di voto attivo, ossia il diritto di partecipare all'assemblea generale e di eleggere i magistrati, ma solo ai pentacosiomedimni era concesso il diritto di farsi eleggere alla carica più importante, quella degli arconti. In maniera analoga, le altre magistrature erano aperte alle classi in base al censo: ad esempio solo pentacosiomedimni e cavalieri potevano diventare tamiai, ossia tesorieri di stato, e così via. I teti erano del tutto privi del diritto elettorale passivo, ma potevano comunque prendere parte all'assemblea e ai tribunali. L'aspetto più importante della riforma consisteva nel suo carattere aperto: dato che il criterio di distinzione tra una classe e l'altra non era più il sangue, vale a dire la nobiltà di nascita, ma il reddito, era teoricamente concessa a chiunque la possibilità di compiere la scalata sociale, garantendosi la pienezza del diritto. L'ideale che Solone cercò di realizzare nelle sue riforme costituzionali fu quello dell'eunomìa, del buon ordinamento, cioè di un sistema di leggi che garantisse la giustizia, cercando di ridimensionare il potere e l'arbitrio indiscriminato degli aristocratici. Tuttavia, nei fatti, la riforma non interveniva sulle disuguaglianze economiche, non prevedeva ridistribuzioni di terre e non colpiva sostanzialmente i privilegi dei più ricchi, dei quali, tuttavia, suscitò lo scontento per aver concesso anche ai più poveri di partecipare alla vita politica. In conclusione, Solone si attirò l'ira di tutte le parti sociali, tanto che, alla fine della sua opera, i disordini sociali ad Atene ripresero come in precedenza e aprirono la strada alla tirannide di Pisistrato. Solone, però, si faceva vanto del fatto che nessuno poteva dirsi contento della sua riforma costituzionale, considerando questo fatto come segno di imparzialità della sua opera. L'attività legislativa di Solone toccò inoltre vari aspetti della vita economica e sociale, poiché introdusse, tra l’altro, una riforma monetaria e legiferò in materia di matrimonio, adozioni, promozione delle attività commerciali. Nonostante molti dettagli della sua attività legislativa non siano noti, sicuramente egli favorì l'instaurazione della democrazia ad Atene; nel distinguere i cittadini in base al loro censo non annullò certo le loro differenze sociali, né li parificò nelle possibilità di assunzione di responsabilità politiche. Strappò però il controllo assoluto della vita politica ateniese ai pochissimi nobili, che lo detenevano in precedenza per antico diritto di sangue, ponendo così le basi per le successive riforme. Tratto da Wikipedia, l'enciclopedia libera.
LA LEGISLAZIONE DI SOLONE La crisi politica ateniese dipende in larga misura dal conflitto tra gli interessi di pochi ricchissimi e quelli della massa dei lavoratori agricoli, ma la società comprende anche altri ceti quali i piccoli proprietari terrieri, gli artigiani e i commercianti. Solone, ateniese di nobile origine, arricchitosi con i commerci e divenuto arconte [supremo magistrato della città] nel 594 a.C., opera in due direzioni.
LA LEGISLAZIONE DI SOLONE Sul piano sociale, egli abolisce la schiavitù per debiti, impedendo per legge di contrarre prestiti garantiti dalla persona del debitore; elimina inoltre i debiti già contratti, liberandone gli strati più bassi della popolazione delle campagne. Benché queste misure non comprendano alcuna forma di distribuzione delle terre - e quindi non mettano in discussione i possedimenti dell’aristocrazia - esse, sottraendo i piccoli coltivatori alla prospettiva della servitù per debiti, ne rafforzano la posizione economica, rendendo stabile la piccola proprietà contadina.
LA LEGISLAZIONE DI SOLONE Sul piano degli assetti costituzionali, Solone provvede ad introdurre modifiche mirate a coinvolgere tutti gli ateniesi nella vita politica, sia pure con responsabilità molto differenziate, in rapporto alla condizione socio economica. A tal fine egli assume l’appartenenza alle vecchie classi di censo [definite in base alla ricchezza] come criterio per una proporzionale attribuzione dei diritti politici.