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«L’uomo è ciò che mangia» … ovvero: Feuerbach prima di Feuerbach.

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Presentazione sul tema: "«L’uomo è ciò che mangia» … ovvero: Feuerbach prima di Feuerbach."— Transcript della presentazione:

1 «L’uomo è ciò che mangia» … ovvero: Feuerbach prima di Feuerbach

2 Giuseppe Arcimboldo  Giuseppe Arcimboldo (Milano, 1526 – ivi, 1593) è un pittore milanese divenuto celebre già tra i suoi contemporanei per alcune opere del tutto ‘innovative’, note come Teste composte.  Tutto ha inizio nel 1562, quando lascia Milano per Vienna su invito di Massimiliano II d’Asburgo, principe e futuro imperatore: è qui che nascono le celebri fisionomie grottesche realizzate mediante la combinazione di cose o forme viventi.  Arcimboldo rimane artista di corte anche alla morte di Massimiliano, quando il comando dell'impero viene assunto da Rodolfo II  Anche il nuovo imperatore ne apprezza le virtù, complice il suo interesse per l'esoterismo e gli studi alchemici. Così, quando la capitale dell'Impero viene spostata da Vienna a Praga, Giuseppe si sposta al seguito della corte, diventando consigliere sempre più fidato.  Nel 1587, Arcimboldo torna a Milano, ove muore il giorno 11 luglio 1593.

3 Dalla tavola alla tela… … e viceversa  Giuseppe Arcimboldo ‘compone’ immagini antropomorfe servendosi di elementi presi dalla natura – fiori, piante, frutta e verdura – e dal regno animale.  Celebri sono la serie delle «Quattro stagioni» e degli «Elementi».  Così come i dipinti ‘reversibili’: «Il cuoco», ad esempio.

4 Il cuoco (1570), olio su tela, cm. 53 x 41, Stoccolma, Nationalmuseum

5 Il cuoco… ovvero il porceddu! “Da una scodella spunta fuori la testa di un tipaccio che se la si osserva bene è costituita nientaltro che da pezzi di arrosto. Se si capovolge il quadro ne risulta un piatto d’arrostocon al margine una fettina di limon. Per evitare che si raffreddino, qualcuno li sta coprendo con un coperchio”. (Werner Kriegeskorte). Il proceddu o porceddu (spesso italianizzato con il termine "porcetto"), è il maialino da latte di circa 4 – 5 kg o di venti giorni, cotto lentamente allo spiedo, su graticole e aromatizzato dopo la cuttura con mirto o rosmarino. Questo arrosto costituisce un classico della cucina pastorale sarda.

6 La cucina ‘secondo stagione’  Arcimboldo compone le figure allegoriche delle quattro stagioni attingendo alla natura ed a ciò che dona all’uomo con l’avvicendarsi dei mesi.  La sua ricerca iconografica è talmente ‘ortodossa’ da utilizzare né frutta, né verdure commestibili nella Primavera, ma fiori ed erbe ornamentali.  Si era persa la cultura greco-romana del ‘cucinare con i fiori’...

7 Primavera Filastrocca di primavera più lungo è il giorno, più dolce la sera. Domani forse tra l’erbetta spunterà la prima violetta. O prima viola fresca e nuova beato il primo che ti trova, il tuo profumo gli dirà, la primavera è giunta, è qua. Gli altri signori non lo sanno E ancora in inverno si crederanno: magari persone di riguardo, ma il loro calendario va in ritardo. (G. Rodari)

8 Primavera (1563), olio su tela, cm. 66 x 50, Parigi, Musée du Louvre

9 belladonna rosa damascena iris tulipano aquilegia margherita

10 Estate Chiccolino dove sei? Sottoterra non lo sai? E lì sotto non fai nulla? Dormo dentro la mia culla. Dormi tanto ma perché? Voglio crescer come te. E se tanto crescerai chiccolino che farai? Una spiga metterò tanti chicchi ti darò! (A. Cuman Pertile)

11 Estate (1573), olio su tela, cm. 66 x 50, Parigi, Musée du Louvre

12 pesca melanzana grano cetriolo ciliegia carciofo

13 Autunno È tornato l ’ autunno nel bosco, con l ’ ultima festa di foglie infiammate di giallo e di rosso, con l ’ ultimo pallido sole, che languido muore. Son gi à bianche, dei monti nel cielo le cime; nell ’ aria è l ’ acuto profumo dei funghi, di dolci castagne, di mosto fragrante nei tini. (E. Gallicchio)

14 Autunno (1563), olio su tela, cm. 66 x 50, Parigi, Musée du Louvre

15 vite melagrana salice zucca fungo pioppino mela

16 Inverno Silenzioso vieni e silenzioso vai, o mesto inverno, che nessuno invoca. Quando gi à freddo il vento della corsa trova ancora una voce tra le piante, e piangono lacere le foglie, ancora non ci sei se pur t ’ appressi. E quando il primo sole un bel mattino rischiara il cielo, e svaniscono i cristalli della brina, pi ù non ci sei se pur da poco andato. Vieni e vai nessuno ti saluta. Addio, autunno! Ben torni, primavera! Sono le voci che odi al tuo passare. (G. G. Moroni)

17 Inverno (1573), olio su tela, cm. 66 x 50, Parigi, Musée du Louvre

18 edera arancia limone fungo pioppino


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