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PubblicatoAchille Fumagalli Modificato 8 anni fa
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1 FINANZA AZIENDALE I CORSO A SVILUPPO DELLA FUNZIONE FINANZA
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2 Diverso sviluppo della finanza 1.A livello delle aziende 2.A livello dei singoli Paesi
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3 1. A livello delle aziende Sino agli anni ’80 era diffusa l’idea che nelle piccole e medie imprese la funzione finanza potesse essere poco sviluppata. Ciò veniva spiegato considerando le conseguenze macroeconomiche di un investimento rivelatosi non conveniente; tali conseguenze erano infatti decisamente maggiori nella grande impresa rispetto alla piccola, proprio a causa della diversa scala dimensionale dell’investimento stesso.
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4 1. A livello delle aziende Consideriamo questo esempio: Piccola impresa: Invest. 100 Grande impresa: Invest. 10.000 r (prev.)= 15% K= 12% L’investimento viene avviato poiché r>k r (effettivo)= 10% K= 12% Entrambe le aziende subiscono una perdita del 2%. Per la piccola impresa significa una perdita di 2 (2% di 100), mentre per la grande azienda significa una perdita di 200 (2% di 10.000). Se a livello macroeconomico la perdita della Grande si avverte in misura maggiore, a livello micro (ossia a livello della singola azienda), la perdita è la medesima. Anzi, la piccola impresa può incontrare più problemi della grande a recuperare la situazione per mancanza di competenze specifiche in campo finanziario. Si deve anche considerare che il nostro sistema produttivo è caratterizzato per una elevatissima presenza di pmi e che quindi eventuali errori “cumulati” hanno comunque rilievo anche a livello macroeconomico.
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5 2. A livello dei singoli Paesi In Italia la funzione finanza è meno sviluppata rispetto ad altri paesi, quali soprattutto Stati Uniti e Giappone. Quali sono le cause principali? 1. Diverso sentiero di sviluppo industriale seguito 2. Diversa struttura dimensionale del sistema industriale (in Italia, forte presenza di industria leggera e forte ricorso al decentramento produttivo) 3. Forte presenza di imprese a conduzione familiare (diverso dal controllo familiare) 4. Caratteristiche del mercato finanziario 5. Basso livello di innovatività del sistema finanziario 6. Intervento dello Stato (aziende a partecipazione statale, emissione titoli, erogazione di contributi, emanazione di leggi in materia finanziaria)
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6 Intervento dello Stato – leggi in materia finanziaria Leggi di deducibilità degli oneri finanziari nei bilanci delle imprese: tanto più lo Stato concede la possibilità di dedurre a fini fiscali gli oneri finanziari tanto più l’azienda è portata ad aumentare l’indebitamento poiché in questo modo diminuisce l’importo delle imposte da pagare. La conseguenza è uno scarso sviluppo della funzione finanza, in quanto si tende a preferire il debito all’aumento di capitale proprio
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7 LIMITI DI DEDUCIBILITA’ INTERESSI PASSIVI Il nuovo art.96 Tiur, in vigore dal 2008, stabilisce un tetto alla deduzione degli interessi passivi commisurato al reddito operativo della società (per le società di capitali e gli altri soggetti Ires, con alcune eccezioni). La soglia di deducibilità si determina in base al 30% del risultato operativo lordo (Rol) ottenuto come differenza tra valore e costi della produzione del conto economico (aggregato A-B), senza considerare, tra i costi, gli ammortamenti dei beni materiali e immateriali ed i canoni leasing dei beni strumentali. Per il primo e secondo esercizio di applicazione della norma (2008 e 2009), la soglia di deducibilità è forfettariamente incrementata, rispettivamente, di 10.000 e 5.000 euro.
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8 Precisazione relativa agli interessi passivi Il nuovo limite alla deduzione di riferisce all’importo degli interessi passivi dell’esercizio al netto di quelli attivi. Tra gli interessi passivi, NON sono da considerare quelli capitalizzati sul costo dei beni ammortizzabili (questa possibilità è prevista dal principio contabile internazionale n.23 al quale si rinvia per approfondimenti). Si ricorda soltanto che la capitalizzazione degli interessi è possibile solo se il finanziamento acceso è utilizzato per un bene che richiede un rilevante periodo di tempo prima di essere pronto per l’uso privato o la vendita.
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9 ESEMPIO La società Alfa presenta i seguenti dati di conto economico 2008 Valore della produzione: 10.000.000 Costi della produzione: 9.400.000 Di cui: Ammortamenti 200.000 Canoni leasing 100.000 Interessi passivi 390.000 Interessi attivi 10.000
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10 Calcolo degli interessi passivi deducibili Reddito operativo lordo [(10.000.000 – 9.400.000) + 200.000 + 100.000]= 900.000 Soglia: (900.000*30%) + 10.000 = 280.000 Interessi passivi netti: 390.000-10.000 = 380.000 Eccedenza indeducibile : 380.000 – 280.000 = 100.000
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11 Calcolo degli interessi passivi deducibili Nell’esercizio 2009 Alfa presenta interessi PASSIVI netti di 260.000 e un Rol di 1.000.000 La soglia al 2009 è pari a 305.000 ossia (30% di 1.000.000) + 5.000 Alfa potrà dedurre interamente gli interessi netti del 2009 e potrà operare una deduzione SUGLI INTERESSI INDEDUCIBILI DEL 2008 per (305.000-260.000) = 45.000 Resterà un’eccedenza di interessi 2008 ancora da recuperare negli anni successivi pari a (100.000- 45.000) = 55.000
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12 REGOLE GENERALI SE SOGLIA ≥ INTERESSI PASSIVI NETTI = vantaggio fiscale pieno quindi è possibile utilizzare la formula sintetica per il calcolo del Kie (costo del debito effettivo o netto) Kie = Kin - (Kin*T) = Kin (1 - T) Kin= tasso nominale T = aliquota fiscale
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13 REGOLE GENERALI SE SOGLIA < INTERESSI PASSIVI NETTI = vantaggio fiscale parziale. Per il calcolo del Kie è necessario utilizzare la formula analitica che prevede di calcolare l’importo della “soglia di deducibilità” e di applicare su tale importo l’aliquota di imposta. Questo rappresenta il valore del vantaggio fiscale da sottrarre al valore degli interessi passivi. Kie si otterrà facendo il rapporto tra Int.passivi al netto del vantaggio fiscale e il valore del debito finanziario; SE SOGLIA ≤ 0 = non si ha alcun vantaggio fiscale. Pertanto Kin = Kie
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14 PER IMPRESE ESCLUSE DAL CAMPO DI APPLICAZIONE IRES Esiste comunque una sorta di “valore soglia” rappresentato dall’Ebit che deve essere CAPIENTE rispetto all’importo degli oneri finanziari per avere il vantaggio fiscale completo e poter utilizzare la formula sintetica di k ie Se l’Ebit non è capiente dobbiamo comunque utilizzare il calcolo analitico per valutare l’effettivo beneficio fiscale e quindi gli oneri finanziari realmente a carico dell’impresa che mi consentono di calcolare K ie
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15 Altro motivo che ha spinto verso l’indebitamento Sfruttare una situazione di leva finanziaria positiva. Se ROI > Ki, all’aumentare dell’indebitamento si ha un aumento più che proporzionale del rendimento del capitale proprio (ROE) L’utilizzo della leva finanziaria non presenta un limite determinabile a priori per cui si può arrivare a situazioni “estreme”. CI SONO COMUNQUE ANCHE RAGIONI NON ECONOMICHE ALL’UTILIZZO DELLA LEVA FINANZIARIA
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16 Intervento dello Stato – leggi in materia finanziaria Leggi sulla tassazione del capital gain Più è alta questa tassazione e più si scoraggia l’attività degli Investitori Istituzionali e, di conseguenza, minore è lo sviluppo della funzione finanza. In Italia la tassazione sui capital gain è stata molto alta. Nel 2001 è stata fatta una distinzione di tassazione tra investitori istituzionali e speculatori: per i primi l’aliquota è stata fissata intorno al 20%, contro il 30% per i secondi.
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17 Intervento dello Stato – emissione di titoli In passato lo Stato aveva concesso una remunerazione molto elevata sui propri titoli (BOT, CCT, BTP, ecc.), dirottando verso le proprie casse il denaro dei privati; questi ultimi preferivano tale forma di investimento alle altre disponibili (soprattutto azioni e obbligazioni, ma anche depositi bancari), perché facendo un investimento a rischio molto basso potevano contare su remunerazioni molto elevate, sicuramente non in linea al profilo di rischio di detti titoli. Si è parlato pertanto di effetto spiazzamento. La colpa del mancato sviluppo della funzione finanza non è tuttavia da imputare più di tanto a questa situazione.
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18 Intervento dello Stato – concessione di contributi I contributi possono essere in conto interessi o in conto capitale. In Italia si è fatto largo uso di queste forme di intervento. I problemi emersi hanno riguardato i tempi di erogazione e l’eccessiva burocrazia (complessa modulistica per richiedere il contributo e quella per effettuare la rendicontazione)
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