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PubblicatoErica Baldi Modificato 8 anni fa
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Tassazione ed efficienza Rif. Rosen cap 13
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Esempio Mario Rossi è un cittadino che consuma normalmente 10 gelati la settimana al costo di 1 euro ciascuno. Il legislatore decide di tassare il consumo di gelati con un’imposta pari al 25% del prezzo. Il signor Rossi dovrebbe ora pagare il suo gelato 1,25 euro, invece decide di non consumarne più e di spendere i 10 euro la settimana in altri beni. Ovviamente, se Rossi non consuma più gelati le entrate tributarie risulteranno pari a zero. Possiamo concludere che l’introduzione del tributo non ha avuto alcun effetto sul signor Rossi? Non esattamente. Il signor Rossi ora sta peggio perché a causa dell’imposta consuma un paniere di beni per lui meno soddisfacente. Sappiamo che sta peggio perché prima dell’introduzione dell’imposta Rossi poteva scegliere di non consumare gelati, ma aveva scelto di acquistarne dieci la settimana dimostrando così che li preferiva ad altri beni.
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Effetti allocativi dell’imposta Come abbiamo evidenziato nella trattazione della Teoria dell’incidenza e della traslazione l'introduzione di imposte, modificando i prezzi dei beni e dei fattori ha conseguenze non solo distributive ma anche allocative In particolare, l’introduzione di imposte su variabili modificabili dal comportamento degli individui (offerta di lavoro, risparmio, consumo) induce a modificare le loro scelte per ridurre il peso dell’imposta Se l’equilibrio di mercato iniziale era efficiente, ne consegue che le scelte indotte dall'imposizione proprio perché diverse da quelle compiute inizialmente non sono efficienti ∙
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Eccesso di pressione Questa perdita d'efficienzaè detta eccesso di pressione tributaria. Con questo termine si indica la riduzione di benessere, che eccede quella legata al prelievo fiscale vero e proprio, e rappresenta il vero costo sociale dell'imposta, poichè il gettito è utilizzato per realizzare altri obbiettivi (spesa, redistribuzione)
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Eccesso di pressione reddito di Rebecca I 2 beni: frumento e orzo Concorrenza perfetta e mercati senza imperfezioni Prezzi P o e P f dati Retta di Bilancio: pendenza – P o / P f Intercetta orizzontale I/ P o Intercetta verticale I/ P f
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Kg frumento Kg orzo E1E1 F1F1 O1O1
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Eccesso di pressione esempio grafico Supponiamo di introdurre un’imposta ad valorem d’aliquota t0 sul prezzo pagato dai consumatori per il consumo d’orzo e supponiamo che l’imposta incida completamente sui consumatori. Ne consegue che il prezzo dell’orzo aumenta in proporzione all’aliquota d’imposta. I risultati dell’analisi non cambiano se l’imposta incide anche sul produttore ossia se il prezzo pagato dal consumatore aumenta di un ammontare inferiore all’imposta unitaria. In entrambi i casi il rapporto tra il prezzo dell’orzo e quello del frumento aumenta e la retta di bilancio ruota intorno all’intercetta verticale verso l’interno diventando più ripida.
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Kg frumento Kg orzo E1E1 F1F1 O1O1
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Eccesso di pressione esempio grafico
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In corrispondenza di O a F b – F a onere tributario in termini di frumento (F b – F a ) x P f onere tributario in termini monetari I due coincidono se P f = 1 Eccesso di pressione
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Eccesso di pressione esempio grafico Il paniere scelto da Rebecca dopo l’introduzione dell’imposta è in corrispondenza del punto E2 su una curva d’indifferenza più bassa di quella iniziale. L’introduzione dell’imposta ha ridotto il benessere del consumatore come era ovvio aspettarsi. Se il valore monetario di questa riduzione di benessere è esattamente pari al gettito, allora l’imposta non determina alcuna perdita netta di benessere per la collettività perché il gettito sottratto al consumatore può essere utilizzato per finanziare altre spese. L’imposta determina una perdita netta di benessere per la collettività, o eccesso di pressione, solo se la perdita di benessere del consumatore, misurata in termini monetari, è superiore al gettito dell’imposta.
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Eccesso di pressione esempio grafico
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Nel grafico precedente il gettito è il segmento GE2. Chiediamoci adesso qual è la misura monetaria della riduzione del benessere. Ciò equivale a determinare la variazione equivalente (VE) della riduzione del benessere ossia il reddito che bisogna sottrarre al consumatore prima dell’’introduzione dell’imposta affinchè il suo livello d’utilità sia quello che ottiene dopo l’introduzione dell’imposta Per poter determinare la VE spostiamo parallelamente verso il basso la retta di bilancio iniziale fino a renderla tangente alla curva d’indifferenza finale. Il segmento AH è la VE perché è il reddito che bisogna sottrarre al consumatore per renderlo indifferente tra l’acquisto dell’orzo al prezzo più alto che si ottiene dopo l’introduzione dell’imposta e l’acquisto dell’orzo al prezzo iniziale.
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Variazione equivalente
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Eccesso di pressione Variazione equivalente: variazione del reddito che ha lo stesso effetto sull’utilità dell’imposta pari a AH che è uguale a GN e a ME 3 Gettito d’imposta GE 2 GE 2 < GN GN – GE 2 = E 2 N ( eccesso di pressione tributaria)
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Tutti i tributi comportano un eccesso di pressione? L’imposta in somma fissa è una forma di tassazione che prevede il pagamento di un importo stabilito indipendentemente dal comportamento del contribuente. Se lo Stato impone a Rebecca un’imposta in somma fissa pari a 100 euro, a Rebecca non resta altro da fare che pagarla, a meno di non lasciare il Paese. Il tributo sull’orzo che abbiamo considerato prima, invece, non era in somma fissa, perché l’entrata tributaria dipendeva dalle scelte di consumo di Rebecca. Proviamo a considerare un’imposta in somma fissa che lasci Rebecca nelle stesse condizioni in cui era dopo l’introduzione del tributo sull’orzo.
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Imposta in somma fissa Innanzitutto, tracciamo il vincolo di bilancio con le seguenti due caratteristiche: deve essere parallelo ad AD (la tassazione forfettaria sottrae denaro a Rebecca, ma non cambia il prezzo relativo di orzo e frumento e due vincoli di bilancio che rappresentano lo stesso rapporto di prezzo devono essere paralleli); deve essere tangente alla curva di indifferenza ii per rispettare il presupposto che Rebecca mantenga la stessa utilità raggiunta dopo l’introduzione del tributo sull’orzo.
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Kg frumento Kg orzo E1E1 F1F1 O1O1 E2E2 E3E3 L’imposta in somma fissa non genera eccesso di pressione tributaria 1 (a parità di riduzione di utilità genera più gettito) Rosso = gettito da imposta ad valorem < perdita di benessere Blu = gettito da imposta a somma fissa = perdita di benessere H I
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Confronto imposta in somma fissa ed imposta sulla quantità
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Neutralità dell’imposta in somma fissa Il vincolo di bilancio HI, tangente alla curva di indifferenza ii nel punto E 3, soddisfa entrambi i criteri. Con tale vincolo di bilancio, Rebecca consuma O 3 chilogrammi di orzo e F 3 chilogrammi di frumento. Il gettito derivante dalla tassazione in somma fissa è rappresentato dalla distanza verticale tra E 3 e il vincolo di bilancio lordo, ossia la distanza M E 3. M E 3 è anche la variazione equivalente che misura lo spostamento dalla curva di indifferenza i alla curva ii. Poiché il gettito derivante dalle imposte in somma fissa è uguale alla variazione equivalente, abbiamo dimostrato che la tassazione in somma fissa non causa un eccesso di pressione. Poiché ME3 è anche l’effetto reddito dell’imposta sull’orzo, l’eccesso di pressione dipende dall’effetto sostituzione.
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A parità di gettito, l’imposta in somma fissa genera minore perdita di benessere dell’ imposta sulla quantità C’è un altro modo di dimostrare che l’imposta sulla quantità determina una perdita di benessere maggiore del gettito. Consideriamo un ‘imposta in somma fissa che dà lo stesso gettito di un‘imposta sulla quantità; ciò equivale a spostare la retta di bilancio iniziale verso il basso finchè interseca la retta di bilancio corrispondente all’imposta sulla quantità, nel punto E2 scelto dal consumatore. Come si può notare dal grafico successivo, l’imposta in somma fissa comporta a parità, di gettito, una minore perdita di benessere dell’imposta sulla quantità perché la curva d’indifferenza è superiore. Poiché la perdita di benessere dell’imposta in somma fissa è uguale al gettito, ne consegue che l’imposta sulla quantità comporta una perdita di benessere maggiore del gettito
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Kg frumento Kg orzo E1E1 F1F1 O1O1 E2E2 L’imposta in somma fissa non genera eccesso di pressione tributaria 2 (a parità di gettito genera meno riduzione di utilità) E4E4 A gettito equivalente: Curva di indifferenza verde più alta di quella rossa
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Eccesso di pressione Un tributo che modifica i prezzi relativi determina una perdita d’efficienza perché riduce il benessere in misura superiore a quanto è necessario per ottenere un dato gettito. L’imposta in somma fissa riduce il reddito del consumatore ma non comporta una perdita d’efficienza perché riduce il benessere in misura esattamente pari a quanto necessario per ottenere un gettito.
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Economia del benessere ed eccesso di pressione Senza imposta Rebecca massimizza la sua utilità quando Inoltre la condizione di minimizzazione dei costi (necessaria per max profitto) è soddisfatta quando
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Economia del benessere ed eccesso di pressione Dopo l’introduzione dell’imposta Rebecca massimizza la sua utilità quando Mentre la condizione relativa alla produzione rimane immutata :
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Economia del benessere ed eccesso di pressione Per cui la condizione di efficienza paretiana non è soddisfatta: Intuitivamente: l’imposta sulla quantità determina una divergenza tra il prezzo lordo ed il prezzo netto e quindi tra il beneficio marginale che deriva da un ‘unita aggiuntiva de bene ed il costo marginale dell’unità aggiuntiva. Lo scambio di quantità aggiuntive comporterebbe un miglioramento paretiano Un’imposta a somma fissa riduce il reddito del consumatore, ma non modifica il rapporto tra i prezzi e quindi preserva l’uguaglianza tra SMS e SMT ossia tra beneficio e costo marginale
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Se la tassazione in somma fissa è tanto efficiente, perché viene utilizzata così di rado? L’imposta in somma fissa è iniqua se non è differenziata in base alla capacità potenziale di ottenere reddito degli individui.. Ma la capacità potenziale dipende dalle abilità individuali che non sono osservabili dallo stato (ricordatevi il II Teorema del benessere) Ne consegue che l’unico modo per differenziare l’imposta è basarla sul reddito effettivo degli individui Se il reddito è esogeno e fisso allora l’imposta è in somma fissa perché non modifica i prezzi relativi Ma se il reddito deriva dall’offerta di lavoro o di risparmio, modifica i prezzi relativi e quindi crea eccesso di pressione
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Le imposte sul reddito comportano un eccesso di pressione tributaria? Nelle figure precedenti è stato rappresentato l’effetto dell’introduzione di un’imposta in somma fissa con spostamento del vincolo di bilancio parallelo verso l’origine, da AD a HI. Questo spostamento si verificherebbe anche con un’imposta sul reddito. Un’imposta sul reddito non modifica il rapporto tra il prezzo delll’orzo e quello del frumento; sposta la retta di bilancio verso il punto d’origine, lasciando la pendenza invariata. Forse, allora, l’imposta in somma fissa e quella sul reddito sono equivalenti? Se il reddito fosse fisso, l’imposta sul reddito sarebbe a somma fissa, ma se il reddito dipende dall’offerta di lavoro, allora l’imposta sul reddito non è uguale a un’imposta in somma fissa perché modifica i prezzi relativi del tempo libero rispetto al consumo come dimostriamo nelle slides successive.
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Imposta sul reddito da lavoro Supponiamo che il consumatore disponga di una dotazione di tempo (24 ore per esempio) che può scegliere di destinare al tempo libero o al lavoro. Per ogni ora destinata al lavoro guadagna un salario orario; ne consegue che se destina un’ora al tempo libero perde il salario orario Il salario è quindi anche il prezzo del tempo libero inteso come costo opportunità di un’ora dedicata al tempo libero ossia tutto quello che perde se si riposa anziché lavorare. In questo caso la scelta di Rebecca riguarda il consumo di tre beni: orzo, frumento e tempo libero data la dotazione di tempo a disposizione. Se consuma più tempo libero vuol dire che lavora di meno e quindi ottiene meno reddito che a sua volta comporta un minor consumo di orzo e frumento.
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Imposta sul reddito da lavoro Il saggio marginale di sostituzione tra tempo libero e orzo indica quanto tempo libero è disposta a cedere (quanto lavoro è disposta ad offrire) per ottenere un unità aggiuntiva di orzo. La stessa cosa per il saggio marginale di sostituzione tra tempo libero e frumento. Il saggio marginale di trasformazione tra tempo libero e orzo indica quanto tempo libero bisogna cedere per ottenere un unità aggiuntiva di orzo. In mercati perfettamente concorrenziali il consumatore che massimizza la sua utilità eguaglierà il SMS tra tempo libero e orzo al rapporto tra il prezzo del tempo libero (s) e il prezzo dell’orzo e il SMS tra tempo libero e frumento al rapporto tra il prezzo del tempo libero ed il prezzo del frumento.Inoltre eguaglierà il SMT al rapporto tra i prezzi.
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Imposta sul reddito da lavoro 3 beni: orzo, frumento e tempo libero Senza imposta
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Imposta sul reddito da lavoro In assenza d’imposta l’equilibrio concorrenziale nei tre mercati realizza l’efficienza Paretiana perché garantisce attraverso l’uguaglianza con i prezzi relativi, l’uguaglianza tra SMS e SMT tra ciascuna coppia di beni L’introduzione di un’imposta sul reddito riduce il salario e quindi il prezzo del tempo libero. Assumiamo che il prezzo si riduca in misura pari all’imposta ossia che l’imposta sul reddito da lavoro incida interamente su coloro che offrono lavoro. Il risultato dell’analisi non cambia se assumiamo che il prezzo si riduce in misura inferiore all’imposta ossia l’imposta grava anche su coloro che domandano lavoro.
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Imposta sul reddito da lavoro Introducendo l’imposta sul reddito Solo la terza eguaglianza invariata; con un’imposta in somma fissa tutte invariate
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Imposta sul reddito da lavoro Da notare che un’imposta sul consumo con aliquote diverse sul frumento e l’orzo avrebbe creato una divergenza tra SMS e SMT relativamente a tutte le coppie di beni Il fatto che l’imposta sul reddito lascia invariata una eguaglianza non consente di affermare che l’imposta sul reddito comporta una minore perdita d’efficienza dell’imposta sul consumo con due aliquote diverse. Quando una qualunque delle uguaglianze viene alterata ne deriva una perdita d’efficienza. L’eccesso di pressione associato a ciascun sistema deve essere confrontato con quello associato ad altri sistemi. Determinare quale genera un maggior eccesso di pressione è una questione empirica alla quale non si può rispondere solo in base alla teoria.
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Se la domanda di un bene non cambia quando sul bene grava un tributo, significa che non esiste eccesso di pressione tributaria ? L’introduzione di un imposta in un mercato concorrenziale genera eccesso di pressione se modifica i prezzi relativi ed altera le decisioni prese dagli individui al fine di ridurre il carico fiscale. Poiché il mercato concorrenziale è efficiente il fatto che le decisioni sono modificate determina una perdita d’efficienza. Possiamo quindi affermare che, se non vi è variazione nella domanda del bene tassato, non vi è eccesso di pressione?
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Domanda invariata (bene inferiore)
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Anche se la quantità di orzo consumato non è cambiata, c’è eccesso di pressione. Variazione equivalente E1S=RE 3 Eccesso di pressione E 2 S Per capire questo risultato osserviamo che anche se il consumo di orzo di Rebecca è sempre lo stesso, si riduce il suo consumo di frumento (da F 1 a F 2 ). Nel momento in cui il tributo sull’orzo ne muta il prezzo relativo, la scelta avviene in corrispondenza di un diverso valore del saggio marginale di sostituzione e la composizione del paniere è necessariamente alterata. Domanda invariata (caso particolare di domanda di un bene inferiore)
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Domanda invariata (bene inferiore) effetto reddito Consumo di orzo immutato; consumo di frumento da F 1 a F 2 Da E 1 a E 2 variazione complessiva del paniere dovuta sia all’effetto reddito che all’effetto sostituzione Lo spostamento da E1 a E3 è l’effetto reddito dovuto esclusivamente al fatto che l’imposta ha ridotto il reddito, perché i prezzi relativi sono rimasti invariati.Questo effetto equivale a quello dell’imposta in somma fissa. Poiché l’orzo è un bene inferiore la riduzione del reddito fa aumentare il consumo da O1 a O3 mentre si riduce il consumo del frumento che è un bene normale
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Domanda invariata (bene inferiore) effetto sostituzione Lo spostamento da E3 a E2 è dovuto esclusivamente alla variazione dei prezzi relativi a parità di reddito reale ossia di livello d’utilità. Questo è l’effetto sostituzione o reazione compensata all’aumento del prezzo. Questo effetto fa ridurre il consumo dell’orzo da O3 a O2 in modo da compensare esattamente l’effetto reddito. E’ l’effetto sostituzione a generare l’eccesso di pressione perché è la variazione dei prezzi relativi ad alterare il saggio marginale di sostituzione ed è questa variazione a far sì che non siano più soddisfatte le necessarie condizioni per un’allocazione Pareto efficiente dei beni. Infatti notiamo che il gettito dovuto all’effetto reddito RE 3 è maggiore di quello finale E1E2 a causa dell’effetto sostituzione
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Eccesso di pressione con domande lineari Abbiamo detto che l’eccesso di pressione è la differenza tra la perdita di benessere dovuta all’imposta ed il gettito dell’imposta. Dall’analisi precedente risulta che l’eccesso di pressione è dovuto solo all’effetto sostituzione ossia alla reazione compensata; per poterlo calcolare nel mercato del bene dovremmo considerare la domanda compensata ossia la variazione della quantità al variare del prezzo quando il consumatore è compensato in modo da restare sulla stessa curva d’indifferenza. Per semplificare l’analisi considereremo solo funzioni di domande lineari in cui l’effetto reddito è nullo e quindi la funzione di domanda osservata coincide con quella compensata. In questo caso se la quantità domandata non varia vuol dire che l’effetto sostituzione è nullo e quindi non c’è eccesso di pressione.
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Eccesso di pressione e surplus del consumatore
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Assumiamo ce il mercato dell’orzo sia caratterizzato da offerta infinitamente elastica; in questo caso l’introduzione dell’imposta ad valorem fa aumentare il prezzo in misura pari all’imposta unitaria Surplus del consumatore senza imposta: aih Surplus del consumatore con imposta: area agf Variazione del surplus:area gfih Gettito d’imposta area gfdh Eccesso di pressione =variazione del surplus –gettito=area fid
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Area di fid: dove Dall’ultima espressione: Per cui Sostituendo
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Con un semplice calcolo algebrico si ottiene: Dove è il valore assoluto dell’elasticità compensata della domanda al prezzo dell’orzo. Dall’osservazione di questa relazione si possono trarre le seguenti osservazioni: 1.l’eccesso di pressione cresce al crescere dell’elasticità delle domanda (compensata) in valore assoluto; 2.l’eccesso di pressione cresce al crescere della spesa iniziale per il bene su cui grava il tributo, P o q 1 3.l’eccesso di pressione cresce più che proporzionalmente all’aumentare dell’aliquota. Ciò implica che l’eccesso di pressione marginale, misurato dalla derivata dell’eccesso di pressione rispetto all’aliquota, è crescente nell’aliquota d’imposta
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Eccesso di pressione e aliquota d’imposta L’intuizione economica del risultato 3 è la seguente: Piccole deviazioni dall'equilibrio concorrenziale non comportano una grande perdita di benessere sociale perchè il beneficio per i consumatori dell'ultima unità scambiata è molto vicino al prezzo di mercato (e quindi il consumer surplus è nullo). A mano a mano che il mercato si allontana dall'equilibrio concorrenziale, un imposta che riduce ulteriormente la quantità comporta una perdita via via maggiore di benessere perchè la valutazione marginale dei consumatori è superiore al prezzo di mercato (e quindi la riduzione di un unità comporta una perdita di surplus data dalla differenza tra beneficio marginale e prezzo di mercato)
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Eccesso di pressione e aliquota d’imposta Il risultato 3 ha due implicazioni economiche importanti: 1.Imposte con aliquote basse comportano perdite d’efficienza minori di imposte con aliquote elevate; ne consegue che se lo stato deve ottenere un ammontare di gettito dalla tassazione di beni, è più efficiente tassare più beni con aliquote più basse che tassare meno beni con aliquote più alte 2.L’introduzione dell’imposta in mercati caratterizzati da distorsioni preesistenti genera una maggiore perdita d’efficienza se la quantità iniziale era inferiore a quella efficiente (esternalità positiva, monopolio).
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Distorsioni pre-esistenti grafico 20-4 lucidi saez Consideriamo il seguente esempio. Ci sono due mercati: nel primo ( grafico a ) non ci sono distorsioni e l’equilibrio Q1 è efficiente; nel secondo ( grafico b ) ci sono esternalità positive: la quantità d’equilibrio Q2 è inferiore alla quantità efficiente Q1. L’introduzione di un’imposta specifica in entrambi i mercati determina una riduzione della quantità da Q1 a Q2 nel primo mercato e da Q2 a Q3 nel secondo mercato. La perdita d’efficienza nel secondo mercato (area GEFH) è molto superiore a quella del primo mercato (area ABC) perché le unità che non sono più prodotte sono quelle in corrispondenza delle quali il beneficio marginale sociale è molto superiore al costo marginale sociale.
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Distorsioni pre-esistenti Lo stesso risultato si ottiene nel caso di mercati imperfettamente concorrenziali come il monopolio. Poiché la quantità d’equilibrio è inferiore a quella efficiente, l’introduzione di un’imposta specifica in un mercato monopolistico comporta una perdita d’efficienza maggiore di quella derivante dall’introduzione della stessa imposta in un mercato concorrenziale. Risultati opposti si ottengono nel caso in cui la quantità d’equilibrio è superiore a quella efficiente come, per esempio, nel caso di esternalità negative. In questo caso l’imposta piguviana è proprio uno degli strumenti per correggere la perdita d’efficienza del mercato.
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Distorsioni pre esistenti Un altro esempio in cui l’introduzione di un’imposta in un mercato concorrenziale può comportare un guadagno in termini d’efficienza è quello di beni sostituti. Supponiamo che un consumatore sia disposto a sostituire il gin con il rum e che sul rum gravi un’imposta che crea un eccesso di pressione pari al triangolo della Figura che abbiamo appena illustrato. Immaginiamo ora che il legislatore decida di imporre un’imposta anche sul gin. Quale eccesso di pressione tributaria si creerà sul gin?
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Distorsioni preesistenti e teoria del second best Se il gin e il rum sono tra loro sostituibili, l’aumento dei prezzi del gin indotto dall’imposta aumenta la domanda di rum. La quantità di rum domandata aumenta. Poiché il rum era già tassato, se ne consumava “troppo poco” e l’aumento di consumo indotto dall’imposta aiuta a riportare il consumo al suo livello efficiente, così che nel mercato del rum si ottiene maggiore efficienza, cosa che compensa l’eccesso di pressione tributaria che grava sul mercato del gin. In teoria, l’imposta sul gin potrebbe ridurre l’eccesso di pressione tributaria complessivo. Questo è un esempio della teoria del second best: in presenza di una preesistente distorsione, politiche che da sole dovrebbero creare distorsioni, possono ridurle o viceversa
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L’eccesso di pressione creato dai sussidi
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Eccesso di pressione dei sussidi La quantità d’equilibrio è aumentata e il prezzo pagato dai consumatori si riduce in misura esattamente pari al sussidio. Poiché l’offerta è infinitamente elastica il sussidio si trasla interamente sui consumatori. Il costo del sussidio per lo stato è il prodotto dell’aliquota s per la nuova quantità d’equilibrio: l’areadel rettangolo nvuq L’aumento del surplus del consumatore:area del trapezio nouq L’eccesso di pressione è la differenza tra il costo del sussidio e l’aumento del surplus: area del triangolo ovu. L’eccesso di pressione deriva dal fatto che il sussidio induce ad aumentare il consumo al di sopra della quantità efficiente, dove il beneficio marginale che si ottiene dal bene è inferiore al costo marginale
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Distorsioni pre-esistenti Come per l’imposta anche l’introduzione dei sussidi può comportare un guadagno d’efficienza. Ciò si verifica in tutti i casi in cui la quantità d’equilibrio è inferiore a quella efficiente: esternalita positive, monopolio Fornite degli esempi con grafici
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