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PubblicatoNicoletta Baroni Modificato 8 anni fa
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Il Settecento è un secolo molto importante per l’agricoltura, tanto che si parla in questo periodo di “rivoluzione agricola”. Il mais aveva una resa maggiore rispetto alla segale e al frumento. La patata cresceva sotto terra.
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La maggiore disponibilità di alcuni alimenti, quali mais e patate, cibi delle classi popolari, favorì la crescita demografica, ma provocò anche una ricaduta negativa: l’alimentazione divenne monotona e comparvero alcune malattie legate a carenze vitaminiche, come la pellagra.
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Al cioccolato, arrivato dalla Spagna trasportato sulle navi di Hernan Cortés nel 1528, venne aggiunto zucchero e cannella per la preparazione di una bevanda dolce, la cui preparazione rimase segreta per quasi un secolo. Giunse in Italia nel 1606, per merito di un mercante fiorentino in rapporti d’affari con la Spagna: grazie a lui nacquero le prime cioccolaterie.
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Nell’’800, con il blocco commerciale napoleonico, la polvere di cacao fu sostituita con farina di nocciole e solo il 20% di cacao: nacquero così i gianduiotti, mentre la tavoletta di cioccolata fu inventata in America nel 1831 e il cioccolato al latte nel 1875 in Svizzera.
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La storia dell’alimentazione nel ‘600 e nel ‘700 è la quinta tappa dell’evento gastro-storico Vediamoci Sottocasa… per Cena, organizzato dalla società di turismo storico-artistico Villago in collaborazione con il MUST, Museo del territorio vimercatese.
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Secondo alcune fonti del XVI sec., la consumazione del caffè come bevanda venne introdotta nel 1454 da uno sceicco arabo. Dal ‘500 il caffè approdò in Occidente attraverso i mercanti, ma all’epoca non fu molto apprezzato ed era considerato un prodotto carissimo. La vera diffusione in Europa e in Italia avvenne sul finire del XVII sec.
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Nel XVIII sec. il caffè divenne molto celebre in tutta Europa, a tal punto da essere celebrato in alcune opere letterarie-teatrali: la commedia Il Caffè di Rousseau, La bottega del caffè di Goldoni, la Cantata del Caffè di Bach.
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Per tutto il ‘700, forse anche nei bei salotti delle ville di delizia, si alternavano considerazioni favorevoli a dicerie catastrofiche in ordine al caffè e ai suoi effetti sull’organismo. Alcuni sostenevano che avesse delle proprietà anafrodisiache e che portasse all’impotenza. Linneo si permise di definirlo “il liquore dei capponi”.
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Soltanto nel XVIII sec. si ebbe la grande diffusione del mais, perché prima, nonostante fosse ben conosciuto da qualche secolo, veniva etichettato da infamanti pregiudizi che lo rendevano un cibo solo per animali. Nel ‘700 invece, grazie ad un notevole incremento della sua produzione e al superamento delle dicerie popolari, divenne un alimento molto utilizzato.
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Nelle campagne e anche nelle belle ville di delizia, spesso adibite anche a grandi aziende agricole, veniva largamente consumato: se da una parte costituiva la pietanza principale delle famiglie contadine o degli inservienti della villa, dall’altra non si esclude che anche qualche bel signorotto un po’ attempato lo utilizzasse.
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