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PubblicatoCristoforo Pugliese Modificato 7 anni fa
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Non si può pensare al presente e al futuro del sistema di emergenza urgenza se non tenendo presente il passato, quando 25 anni fa medici e infermieri hanno intrapreso il percorso comune di costruire un sistema di soccorso che portasse fuori dall’ospedale, sul territorio, le competenze sanitarie maturate all’interno dei dipartimenti di emergenza urgenza. Questo nella convinzione che trattare con competenza, il più precocemente possibile le persone soccorse, avrebbe aumentato la loro sopravvivenza, migliorato la prognosi e/o limitato gli esiti.
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Sin dall’inizio gli operatori coinvolti in questo progetto hanno compreso la peculiarità dell’attività extra ospedaliera e la necessità del lavoro in equipe. Saper collaborare, al di fuori delle mura dell’ospedale, non è un optional ma una necessità, sia per poter garantire alla persona soccorsa un rapido ed efficace soccorso sia per la sicurezza stessa degli operatori che si trovano spesso ad operare in contesti critici e a volte rischiosi.
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Tutte le attività clinico assistenziali di “frontiera” come possono essere il soccorso extraospedaliero e le cure palliative territoriale necessitano, per essere realizzate, di forti livelli di integrazione tra i professionisti coinvolti e una necessità di saper lavorare in equipe. Gli operatori del soccorso sanno che una situazione complessa deve avere una risposta competente e multi professionale per poter garantire sia la qualità delle cure che la sicurezza degli operatori.
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Le competenze messe in gioco nell’attività di soccorso sono di tipo clinico assistenziale e di tipo tecnico logistico organizzativo; ogni componente dell’equipaggio, ma anche quello della centrale operativa che coordina l’intervento, sa che deve integrare le proprie competenze con gli altri operatori e fidarsi di loro. Probabilmente è per questo che sin dall’inizio nel “118” l’attività di equipe è stata considerata fondamentale, quello del soccorso è uno degli ambiti in cui i conflitti interprofessionali sono limitati, al contrario si riscontrano numerosi ambiti di collaborazione (es. nella costruzione di protocolli operativi e clinico assistenziali, nell’appartenenza a società scientifiche/riviste multi professionali ….).
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Oggi il contrasto che si rileva è esterno al mondo del soccorso e si manifesta con un dibattito acceso ed una elevata conflittualità. I professionisti del “118”, coinvolti nella vicenda, continuano ad essere solidali tra di loro e portano avanti le medesime istanze.
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Obiettivo comune Definire per ogni area territoriale le reali necessità di distribuzione dei mezzi di soccorso avanzati (con medici e/o infermieri) in base alla densità di popolazione, alla situazione orografica e alle risorse ospedaliere presenti.
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Definizione dei protocolli di trattamento extra ed intra ospedaliero
Presente e futuro Definizione dei requisiti del personale medico, infermieristico e soccorritore per l’attività di soccorso Definizione dei percorsi formativi necessari allo svolgimento e al mantenimento di tale attività Definizione delle competenze (al di là delle qualifiche) che devono essere possedute (skill) Definizione dei protocolli di trattamento extra ed intra ospedaliero Integrazione tra la rete di soccorso territoriale e quella ospedaliera (rotazione del personale)
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Il presente ed il futuro…
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OBIETTIVI: costruzione di una piattaforma comune per lo scambio delle buone pratiche, programmazione nella formazione delle figure sanitarie…
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Riflessioni conclusive … e di inizio …1/2
La collaborazione tra medici ed infermieri nel 118 sia in Centrale Operativa che sui mezzi di soccorso è una realtà consolidata, il ruolo degli infermieri è riconosciuto, in molti corsi sulle tecniche di soccorso avanzato gli infermieri sono formatori anche del personale medico Il percorso di costruzione del “sistema di emergenza urgenza extra ospedaliero” ha visto una forte integrazione tra medici e infermieri nella definizione della strategia, nella progettazione del percorso, nella stesura di protocolli operativi e clinici e nella preparazione ed erogazione dei percorsi formativi
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Riflessioni conclusive … e di inizio …2/2
Le resistenze della componente medica non sono quasi mai riconducibili al sistema 118 ma sono esterne La scelta di investire sulla professione infermieristica non è determinata da “politica di risparmio” L’impiego di protocolli clinico assistenziali nel soccorso ospedaliero non rappresenta un trasferimento di attività dalla componente medica a quella infermieristica
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Grazie per l’attenzione
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