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Corso di Laurea Triennale

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Presentazione sul tema: "Corso di Laurea Triennale"— Transcript della presentazione:

1 Corso di Laurea Triennale
ECONOMIA INDUSTRIALE Corso di Laurea Triennale in ECONOMIA Lidia Mannarino a.a

2 BIBLIOGRAFIA Pepall L., Richards D.J., Norman G., Organizzazione industriale. McGraw-Hill. Cabral L., Economia Industriale. Carocci Editore Altri testi consigliati: Garella P.G., Lambertini L., Organizzazione industriale, Carocci editore. Motta M., Polo M., Antitrust. Economia e Politica della concorrenza. Il Mulino. Le lezioni del corso sono parte integrante del programma. Modalità d’esame: Scritto L’esame comprenderà domande teoriche ed esercizi.

3 Economia Industriale: di cosa si occupa?
L’ECIND (economia industriale) si occupa di industrie, ovvero di insiemi di imprese (manifatturiere e di servizi). In particolare si occupa di: studiare il funzionamento dei mercati mettere a fuoco le condizioni di contesto in cui operano le imprese (definire la struttura delle industrie) studiare le interazioni tra le imprese (natura della competizione) come i comportamenti influiscono sul contesto (effetti dei comportamenti su efficienza ed equità)

4 Ragioni per lo studio dell’Economia Industriale
PERCHÉ si studia Economia industriale? Antica preoccupazione circa il potere di mercato Bisogno di una normativa antitrust già riconosciuto da Adam Smith: “Persone dello stesso commercio di rado si incontrano, anche per gaiezza e divertimento, ma le loro conversazioni finiscono sempre in cospirazione contro il pubblico, o in qualche espediente per aumentare i prezzi.”; “I monopolisti, tenendo bassa l’offerta, riescono a vendere I loro beni a un prezzo molto superiore a quello naturale.”

5 I problemi fondamentali dell’Economia Industriale:
Le imprese hanno potere di mercato? Come si acquisisce e si consolida il potere di mercato? Quali sono le conseguenze del potere di mercato? Il ruolo delle politiche pubbliche

6 A) Le imprese hanno potere di mercato all’interno delle industrie
A) Le imprese hanno potere di mercato all’interno delle industrie? Come si misura? Ovvero: come si fa a capire se le imprese sono in grado di estrarre un profitto positivo dalle attività produttive? Indicatori usati: differenza tra profitto medio di una impresa e profitto medio dell’industria (Harberger) 1 N i i1 i     N

7 Lj p  c L  p p  c p  c   s  p p
A) Le imprese hanno potere di mercato all’interno delle industrie? Come si misura? p  c indice prezzo-costo i L  i p – dove p e c denotano il prezzo praticato dall’impresa e il costo marginale. La media dell’indice prezzo-costo di tutte le imprese operanti in una industria (ponderato per la quota di mercato di ciascuna impresa, si) è detto indice di Lerner e misura il potere di mercato in una industria. p  c p  c N Lj i   s i p p i1

8 B. Come si acquisisce e consolida il potere di mercato?
Esiste una relazione piuttosto stretta tra potere di mercato e imperfezione dei mercati Se non esistono barriere all’entrata, ci si può attendere che un profitto positivo (o superiore al profitto medio) attiri l’entrata di concorrenti, che riduce i profitti fino ad annullarli. – se ci sono imprese che fanno profitti i mercati sono imperfetti

9 B. Come si acquisisce e consolida il potere di mercato?
 Il potere di mercato si determina e si consolida: per legge (monopolio legale via brevetti, concessioni, licenze, protezionismo) perché, ad alcune condizioni, le strutture più concentrate minimizzano i costi complessivi dell’industria (monopolio naturale) con comportamenti strategici: innovazione (anche senza protezione del brevetto può determinare posizioni di monopolio) differenziazione del prodotto/pubblicità deterrenza all’entrata collusione/fusione

10 C. Quali conseguenze del potere di mercato?
A) Naturalmente potere di mercato significa profitti (più) elevati (maggiore valore dell’impresa), e spese maggiore per i compratori. • Questo effetto distributivo (o di trasferimento) è di interesse se si ritengono i compratori meritevoli di maggiore tutela dei venditori (tutela dei consumatori). B) Più interessanti sono forse le forme di inefficienza paretiana implicate dalla presenza di potere di mercato. Inefficienza paretiana = un mercato (una organizzazione, un’economia) funzionano in modo paretianamente inefficiente se esiste un modo per migliorare la situazione di almeno uno dei soggetti coinvolti senza peggiorare quella degli altri.

11 C. Quali conseguenze del potere di mercato?
B1) Inefficienza “allocativa” = gli scambi sono inferiori a quelli che sarebbero efficienti (conseguenza di prezzi troppo elevati) B2) Inefficienza “produttiva” = i costi sostenuti sono troppo elevati (ci sono “sprechi” dovuti alla mancanza di sufficiente “pressione competitiva”). B3) “Costi di influenza” = risorse vengono sprecate (dal punto di vista della società) per cercare di appropriarsi delle “rendite” create dal potere di mercato (il rent-seeking behaviour nella pubblica amministrazione).

12 C. Quali conseguenze del potere di mercato?
C) «efficienza dinamica» Le rendite conferite dal potere di mercato potrebbero però essere il principale motore dell’innovazione e della crescita economica da un punto di vista dinamico. • E’ la posizione della Scuola Austriaca, e in particolare il cosiddetto “punto di vista schumpeteriano”.

13 D. C’è un ruolo per politiche pubbliche in presenza di potere di mercato?
In microeconomia l’intervento pubblico è giustificato solo dai fallimenti del mercato beni pubblici, asimmetrie informative, esternalità In Economia Industriale l’intervento pubblico si giustifica per: Limitare le conseguenze negative del potere di mercato (regolamentazione, antitrust e politiche per l’industria) Rafforzare la posizione competitiva di alcune imprese/settori (politica industriale)

14 D. C’è un ruolo per politiche pubbliche in presenza di potere di mercato?
In microeconomia l’intervento pubblico è giustificato solo dai fallimenti del mercato beni pubblici, asimmetrie informative, esternalità In Economia Industriale l’intervento pubblico si giustifica per: Limitare le conseguenze negative del potere di mercato (regolamentazione, antitrust e politiche per l’industria) Rafforzare la posizione competitiva di alcune imprese/settori (politica industriale)

15 Politiche a tutela della concorrenza in Europa
Due livelli: 1.Nazionale (singoli Stati) 2.Sovranazionale(EU) Il secondo livello è quello più interessante: La maggior parte dei paesi ha una esperienza antitrust molto recente. La formazione di una “attitudine” antitrust in Europa si è formata nel corso degli ultimi anni di pari passo con l’istituzione di un mercato unico europeo.

16 Politiche a tutela della concorrenza in EU
1999 Trattato di Amsterdam costitutivo dell’Unione Europea 2007 Trattato di Lisbona Art.81 (101) vieta gli accordi, le decisioni di associazione e le pratiche concordate che siano restrittivi della concorrenza, sancendone la nullità. Divieto che non è assoluto, in quanto la stessa norma prevede anche la possibilità di esserne esonerati, in presenza di determinate condizioni Art.82 (102) abuso di posizione dominante(pratiche adottate dall’impresa dominante, in virtù della sua posizione per danneggiare le imprese rivali)

17 Art.82: abuso di posizione dominante
–Che cosa è un comportamento abusivo? “[è ritenuto abusivo un] comportamento che, attraverso pratiche diverse da quelle che determinano il normale operare della concorrenza ha l’effetto di impedire il mantenimento del grado di concorrenza esistente nel mercato o la sua crescita»

18 Politiche a tutela della concorrenza in ITALIA
La legge 287/1990 si ispira alle legislazioni comunitarie nell'art. 1: le disposizioni si applicano alle -intese, -agli abusi di posizione dominante -alle concentrazioni di impresa che non ricadano nell'ambito di applicazione della normativa europea Art 2 (art 81) : divieto di pratiche collusive Art 3 (art.82): abuso di posizione dominante Artt. 4,5,6,7,16 e 19: concentrazioni

19 L'Autorità antitrust -AGCM
Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato piena autonomia rispetto al potere esecutivo. In base alla legge n. 287 del 1990, l’Autorità vigila: 1.sulle intese restrittive della concorrenza, 2.sugli abusi di posizione dominante, 3.sulle operazioni di concentrazione che comportano la costituzione o il rafforzamento di una posizione dominante in modo tale da eliminare o ridurre in misura sostanziale e duratura la concorrenza. Sul sito Internet sono disponibili i testi di tutte le decisioni dell’Autorità fin dalla sua istituzione, classificate per fattispecie giuridica, data, mercato rilevante

20 Potere di mercato e benessere collettivo
-Alla base delle politiche per la concorrenza,vi è l’idea che i monopoli siano un “MALE” Vedremo che un monopolio (= elevato potere di mkt) è inefficiente dal punto di vista statico e può esserlo anche dal punto di vista dinamico(minor incentivi ad innovare in concorrenza e monopolio) Dunque: dovrebbe essere ottimale accrescere la concorrenza….. INVECE, vedremo che: Le Politiche della concorrenza: 1.Non devono avere come obiettivo quello di massimizzare numero di imprese 2.Devono avere l’obiettivo di difendere la concorrenza e non i concorrenti!

21 Potere di mercato e benessere
Efficienza allocativa si ha quando il costo sostenuto per produrre un’unità in più di un prodotto è esattamente uguale alla disponibilità dei consumatori ad acquistarla. Efficienza produttiva si ha quando il costo sostenuto per realizzare un prodotto è il minore possibile. Efficienza allocativa e produttiva sono statiche Efficienza dinamica fa riferimento ai miglioramenti nel tempo della tecnologia produttiva.

22 Potere di mercato Massimo in monopolio, assente in concorrenza perfetta Presente in vari gradi nelle forme intermedie. La valutazione del potere di mercato è legata alla dimensione del mercato (mercato rilevante) rispetto al quale può essere esercitato. Per valutare gli effetti del potere di mercato incominciamo a considerare cosa succede quando si ha inefficienza allocativa.

23 Monopolio e perdita di benessere.2
Concorrenza: benessere di consumatori = ACB Pm Pc MC B C MR

24 Monopolio e perdita di benessere.3
Concorrenza: benessere di consumatori = ACB Pm K L Monopolio: benessere di consumatori = ALK Pc B MC surplus dei produttori = KLDB D C MR

25 Monopolio e perdita di benessere.4
Concorrenza: surplus totale = ACB Pm K L Monopolio: surplus totale = ALK + KLDB DWL perdita netta di benessere= LCD (Dead Weight Loss - DWL) Pc B MC D C MR

26 Monopolio e perdita di benessere
DWL dipende da: elasticità della domanda Il potere di mercato diminuisce all’aumentare dell’elasticità della domanda e di conseguenza la perdita netta diminuisce all’aumentare dell’elasticità della domanda dimensione del mercato. All’aumentare della dimensione del mercato aumenta la perdita netta.

27 Perdite di benessere da rent – seeking.1
L’inefficienza allocativa può sottostimare la perdita di benessere dovuta al monopolio: Profitti ottenibili in monopolio possono rappresentare un potente incentivo, ed offrire anche i mezzi, per attività lobbistiche. All’inefficienza allocativa potrebbe sommarsi la dissipazione(spreco) della rendita per attività che non hanno alcun valore sociale nel tentativo di conservare o conquistare potere di monopolio.

28 Perdite di benessere da rent – seeking.1
Pm Pc MC qm qc MR

29 Efficienza produttiva e monopolio
Il monopolista può non essere indotto a minimizzare i costi di produzione (ovvero può produrre a un costo marginale superiore a quello di concorrenza) per due motivi: Mancanza di incentivi: Modelli principale-agente Analisi empirica→ la produttività delle imprese è superiore nei mercati concorrenziali. Mancanza di concorrenza: Meccanismo (darwiniano) di selezione delle imprese più efficienti Analisi empirica → il meccanismo di selezione aumenta la produttività dell’industria.

30 Ulteriori perdite da inefficienza produttiva
Pm’ Pm L’ K’ K L B’ C’ Pc’ Pc B C D’ D q’m qm qc MR

31 Prima considerazione per una politica della concorrenza
Intuizione: favorire l’aumento del maggiore concorrenza. numero delle imprese per consentire una Tuttavia: in presenza di costi fissi F ≠ 0 è possibile dimostrare che esiste un legame inverso tra il numero delle imprese e il benessere collettivo. Al crescere di numero delle imprese cresce la quota di costi fissi (capacità produttiva) e diminuisce il benessere collettivo. Trade off tra efficienza allocativa e produttiva.

32 Efficienza dinamica L’incentivo a innovare è legato all’appropriabilità dei guadagni dell’innovazione e in definitiva a un certo grado di potere di mercato. Chi ha più incentivi ad innovare? L’impresa concorrenziale con πNI = 0: innovazione introdotta se πI > F dove F è il costo dell’innovazione Il monopolista (con πNI > 0) può avere minori incentivi ad innovare dell’impresa concorrenziale: innovazione è introdotta se: πI – πNI > F NB: Garantire l’appropriabilità: una concorrenza troppo forte elimina gli incentivi ad innovare

33 DUNQUE: La competizione spinge le imprese ad innovare?
ATT: tale esempio non può essere generalizzato. Gli incentivi all’innovazione dipendono da 1.grado di concorrenza nel mercato 2.capacitàdi appropriarsi dell’innovazione 3.incertezza sugli effetti dell’attività di R&D •Nell’esempio precedente se quando un’impresa innova, tutte le imprese possono produrre al nuovo costo marginale (perché per esempio nessun brevetto tutela l’innovatore) in concorrenza nessuna impresa decide di innovare!! •Al fine di incentivare l’innovazione un certo grado di tutela dell’innovazione deve essere garantito e di conseguenza un certo potere di mercato all’innovatore (è la prospettiva dei futuri profitti ad indurre l’impresa ad innovare)

34 Politiche pubbliche: 1.Incentivare l’innovazione
Le Autorità affrontano un problema di coerenza temporale tra efficienza ex-ante (garantire l’appropriabilità che fornisce incentivo ad innovare) ed efficienza ex-post (favorire la diffusione delle innovazioni) Tutela dei diritti di proprietà intelletuale (IPRs): Brevetti Marchi Copyright NB: E’ rilevante la struttura dei brevetti (ampiezza, durata).

35 Considerazioni Prezzi elevati e profitti elevati richiedono un intervento sanzionatorio solo se diretti ad escludere altre imprese dal mercato o quando sono l ’espressione di comportamenti collusivi o dell’ esercizio di potere di mercato legato a fenomeni di crescita interna o esterna. La disciplina antitrust europea e italiana adotta tale distinzione vietando: abuso da parte delle imprese dominanti nel mercato nazionale o in sue parti rilevanti; operazioni di concentrazione che comportano la creazione di una posizione dominante che possono eliminare o ridurre la concorrenza.

36 redditività/produttività, potere di mercato, innovazione, crescita,
Paradigma SCP Struttura numero di concorrenti/acquirenti, concentrazione, barriere all’entrata, standard produttivi/tecnologici  Condotte Strategie di prezzo, R&S, Pubblicità e differenziazione, Cooperazione, internazionalizzazione Performance redditività/produttività, potere di mercato, innovazione, crescita, efficienza

37  L’approccio SCP ipotizza
Paradigma SCP  L’approccio SCP ipotizza S = f (X) dove X sono delle variabili considerate esogene all’industria come le istituzioni, la tecnologia e la domanda C = g (S) P = h(C, S) = φ (S)  è centrale l’analisi di S e delle condizioni esterne (esogene, X) che determinano S, perché questo da modo di prevedere C e P

38 Paradigma SCP Sono coerenti con questo approccio una serie di contributi che fanno discendere C e P da S come: se n↓ i produttori vendono meno a prezzi più alti, creando inefficienza allocativa (Cournot) se n↓ la collusione è più facile perché deviare da un accordo collusivo costa di più (si perde una fetta di mercato più grande) ed è più facile monitorare i partner (Stigler) barriere all’entrata/uscita condizionano comportamenti introducendo/limitando la concorrenza potenziale (Baumol-Panzar-Willig) struttura concorrenziale favorisce comportamenti innovativi (Arrow) alti costi di trasporto e basse economie di scala favoriscono investimenti diretti esteri

39 Paradigma SCP  Approcci alternativi ad SCP
A partire dalla metà degli anni ’80 si sono sviluppati diversi filoni che propongono approcci alternativi all’ECIND rispetto al SCP Enfasi sul processo concorrenziale (da statica comparata ad analisi dinamica) Enfasi sul comportamento strategico come causa di cambiamento della struttura

40 Esempi di performance che influenzano la struttura
alta profittabilità attira nuove imprese e riduce la concentrazione bassa profittabilità induce alcune imprese ad uscire dal mercato e aumenta la concentrazione innovazione crea monopolio temporaneo

41 Esempi di strategie che influenzano la struttura
 R&S volta all’innovazione di prodotto apre nuovi mercati, mette in discussione quelli esistenti e crea posizioni di potere di mercato e aumenta la concentrazione R&S volta all’innovazione di processo abbassa i costi e i prezzi degli innovatori, ne aumenta il potere di mercato, costringe i non innovatori ad uscire dal mercato Strategie predatorie rendono non profittevole l’entrata sul mercato, conservando mercati concentrati Accumulo di capacità produttiva in eccesso può rappresentare una minaccia credibile che l’incumbent renderà non profittevole l’entrata, riducendo il numero di imprese attive sul mercato

42 Esempi di mercato concentrato che favorisce comportamenti competitivi
 Mercati concentrati rendono possibile R&S su larga scala e migliorano le performance innovative In mercati concentrati si possono avere prezzi bassi per: i.) guerre di prezzo per il mantenimento/ controllo del mercato; ii.) effetto di introduzione di nuove tecnologie Mercati concentrati possono favorire la cooperazione tra imprese (non-collusiva), che può dar luogo ad innovazione tecnologica


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