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PubblicatoLorenza Rossetti Modificato 6 anni fa
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Ferrera, pp.23-31 il soddisfacimento dei bisogni e la copertura dei rischi che vengono realizzati con le politiche sociali servono ad assicurare un certo livello di benessere BENESSERE = welfare il concetto di benessere – come quello di salute, rispetto al quale si propone in modo speculare – è multidimensionale (segnato da contenuti soggettivi oltre che oggettivi) e dinamico (correlato a esigenze che si trasformano nel corso del tempo).
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i bisogni e i rischi cambiano nel corso del tempo …
… perché si modifica il quadro di riferimento (demografico e sociale) … .. e perché mutano le aspettative delle persone mutamenti nella struttura della popolazione cambiamenti del sistema produttivo trasformazione del sistema familiare sopravvivenza bisogni materiali emergere dei bisogni postmaterialistici qualità della vita
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NASCONO LE MODERNE POLITICHE SOCIALI
anche le modalità di risposta al cambiamento dei bisogni mutano ……. per molto tempo la soddisfazione dei bisogni e la copertura dei rischi trovavano risposta nell’ambito della famiglia o del gruppo successivamente, una parte dei bisogni e dei rischi trova risposta all’interno delle relazioni tra gruppi omogenei o nella carità verso la fine dell’Ottocento, quando il processo di industrializzazione e modernizzazione decolla in Europa, è lo Stato che comincia intervenire nella regolazione delle risposte ai bisogni e ai rischi NASCONO LE MODERNE POLITICHE SOCIALI (fine ‘800)
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Lo sviluppo delle moderne politiche sociali
Ferrera, pp.23-31 Lo sviluppo delle moderne politiche sociali LA FASE DI INSTAURAZIONE input: industrializzazione, parlamentarismo, movimento operaio nascono i primi schemi di assicurazione sociale resa obbligatoria dallo Stato e realizzati con forme di accordo tra datori di lavoro e lavoratori campo in cui si collocano: assicurazione contro gli infortuni e la malattia Bismarck: 1883 malattie, 1884 infortuni, 1889 vecchiaia e invalidità LA FASE DI CONSOLIDAMENTO lo stato interviene direttamente, regolando per legge il meccanismo della assicurazione obbligatoria allargamento della copertura dei rischi e della platea dei beneficiari: non più solo i lavoratori ma anche i familiari prende piede l’idea del diritto individuale alle prestazioni, che travalica l’assistenza ai soli lavoratori
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1944, Gran Bretagna: piano Beveridge
Ferrera, pp.23-31 1944, Gran Bretagna: piano Beveridge LA FASE DI ESPANSIONE E ISTITUZIONALIZZAZIONE le prestazioni delle politiche sociali come diritti di cittadinanza si estende e si articola la copertura dei bisogni e dei rischi lo stato diviene il principale realizzatore delle politiche sociali (welfare state) si delineano due modelli: OCCUPAZIONALE e UNIVERSALISTICO il Trentennio Glorioso è reso possibile da una congiuntura economica favorevole, da risorse pubbliche crescenti, da stati nazionali democratici in cui si sviluppa la competizione elettorale, dalla affermazione dei diritti sociali gettito fiscale crescente, possibilità di redistribuire le risorse disponibili
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Saraceno, pp.27-40 il modello occupazionale (bismarckiano) Si sviluppa nei paesi dell’Europa continentale, in cui il processo di estensione della copertura del welfare state è stato più tortuoso e parziale. Le prestazioni sono molto differenziate, agganciate ai ruoli professionali (il modello è infatti chiamato anche “corporativo”), prevalentemente finanziate tramite contributi sociali. il modello universalistico (beveridgiano) Si sviluppa nei paesi anglo-scandinavi, nei quali venne abolita la prova dei mezzi e la copertura del welfare state fu estesa a tutta la popolazione (non più solo ai bisognosi: pensioni solo per gli anziani poveri). Le prestazioni sono ampie, generose e imperniate su principi egualitari, e finanziate tramite il gettito fiscale.
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Nella fase di espansione prende corpo anche una dinamica di “scivolamento distributivo” : la crescita economica alimenta una consistente espansione della classe media in tutta l’Europa, modificando la struttura sociale dei paesi e determinando il passaggio dalla logica redistributiva (dai ricchi ai poveri) alla logica distributiva (trasferimenti incrociati da una categoria all’altra della classe media) Politiche redistributive: tolgono ad alcune categorie, danno ad altre categorie Politiche distributive: danno ad alcune categorie ma i costi sono diffusi (non è chiaro esattamente chi paghi)
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LA FASE DI CRISI ANNI 70-80 E ANNI 90
Ferrera, pp.23-31 LA FASE DI CRISI ANNI E ANNI 90 crisi dell’economia mondiale: crescita lenta, stagnazione, fine dell’idea della piena occupazione, gettito fiscale in declino cambiano la struttura demografica e quella familiare: nuovi bisogni emergono nuovi attori nello spazio delle politiche sociali (welfare mix) conti pubblici non sopportano più la crescita del welfare processo di contrazione delle politiche sociali LA FASE DI RICALIBRATURA ricalibratura: tagli, ridimensionamento, riconfigurazione riforma delle politiche sociali ricalibratura sia funzionale che distributiva funzionale: si tende a soddisfare meno bisogni o a coprire meno rischi distributiva: si tende a riequilibrare le copertura tra gli aventi diritti e non
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Progressiva estensione quantitativa e qualitativa delle prestazioni
Ferrera, pp.23-31 periodo di sviluppo Progressiva estensione quantitativa e qualitativa delle prestazioni Allargamento dell’area delle politiche sociali: dalla previdenza, alla sanità, ai servizi sociali Prestazione di politica sociale più numerose, più ricche, su una platea sempre più ampia di beneficiari periodo di ripiegamento Rallenta e poi si inverte l’andamento di sviluppo delle politiche sociali Mentre crescono rapidamente i bisogni e i rischi a cui le politiche sociali dovrebbero rispondere diventa sempre più difficile rispondervi adeguatamente Si introducono meccanismi di selezione e differenziazione nell’accesso alle politiche sociali
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Società post-industriale
Ferrera, p. 27 Cosa cambia nella fase della crisi e a cosa deve rispondere la stagione della ricalibratura prima degli anni 70-80 dopo gli anni 70-80 Società industriale Società post-industriale SFIDE economia in rapida crescita sviluppo lento o nullo contenimento dei costi, necessità di flessibilità e ammortizzatori sociali stabilità familiare, divisione di genere del lavoro ridefinizione dei rapporti familiari e di genere conciliazione tra vita professionale e riproduzione sociale strutture demografiche in relativo equilibrio invecchiamento della popolazione, nuove migrazioni contenimento dei costi pensionistici e sanitari aspettative morigerate e stabili aspettative crescenti e variegate ridefinire gli standard di prestazione solidità e centralità dello stato-nazione internazionalizzazione economica, globalizzazione, integrazione europea adattamento al nuovo contesto e alle nuove condizioni
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Possibili domande sugli argomenti trattati
Cosa sono le politiche sociali? Quali sono gli obiettivi delle politiche sociali? Come è fatto e che cosa rappresenta il diamante del welfare? Quali sono gli attori presenti nel diamante del welfare? Che cosa si intende per welfare mix? Che differenza vi è tra welfare state e welfare mix? Quali sono le fasi che contrassegnano lo sviluppo delle moderne politiche sociali? In quale epoca si colloca e quali sono i tratti essenziali della fase della instaurazione? Quando avviene la fase di espansione, quali sono i presupposti che la rendono possibile e quali caratteristiche presenta? Cosa determina l’emergere delle fasi di crisi e ricalibratura? Che differenza intercorre tra le politiche sociali di tipo occupazionale e quelle di tipo universalistico? Chi ne sono i precursori? Che cosa si intende per scivolamento distributivo e quali condizioni lo rendono possibile?
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Ferrera, pp.17-22 le moderne politiche sociali si definiscono ispirandosi agli stessi principi (diritti di cittadinanza, integrazione sociale, solidarietà) ma non necessariamente hanno la stessa dinamica di sviluppo e lo stesso profilo. In termini astratti e tenendo conto del diverso ruolo che lo Stato può rivestire, R. Titmuss ha proposto una articolazione dei modelli di politica sociale basata su tre distinte opzioni
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i modelli idealtipici di politica sociale secondo Titmuss:
Ferrera, pp.17-22 i modelli idealtipici di politica sociale secondo Titmuss: residual welfare model (modello residuale) industrial achievement-performance model (modello acquisitivo) institutional redistributive model (modello redistributivo) (R. Titmuss, Social Policy, 1974) Nota bene: 1) i modelli di politica sociale di Titmuss (elaborati tra gli anni ‘50 e ‘60) fanno riferimento ad un contesto di welfare state e quindi prestano particolare attenzione al ruolo dello Stato 2) l’epoca in cui vengono formulati (trentennio glorioso) fa immaginare a Titmuss che i tre modelli corrispondano ad inevitabili stadi di sviluppo della protezione sociale
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modello residuale il soddisfacimento dei bisogni e la copertura dei rischi è attribuita al mercato e/o alle reti sociali primarie; lo Stato interviene – in modo selettivo (means test) e con azioni limitate nel tempo e nei contenuti – solo quando le risposte tradizionali risultano inefficaci o inadeguate. Nel modello residuale la politica sociale statuale è concepita come intervento ex post POLITICHE SOCIALI COME ASSISTENZA
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modello acquisitivo-performativo
il soddisfacimento dei bisogni e la copertura dei rischi è collegata ai meccanismi di autoprotezione che derivano dal posizionamento dell’individuo sul mercato del lavoro. Il modello è essenzialmente produttivo-corporativo e propone una politica sociale costruita sui “meriti” connessi allo status occupazionale: chi ha lavorato e versato i contributi ha maturato il diritto a delle prestazioni che andranno ad integrare il livello di vita e di sicurezza che può procurarsi autonomamente. Lo Stato è regolatore e garante delle politiche sociali ma non si fa carico direttamente della loro realizzazione POLITICHE SOCIALI COME ASSICURAZIONE
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modello istituzionale-redistributivo
la copertura dei rischi e il soddisfacimento dei bisogni sono assicurati dal sistema pubblico in modo universalistico e indipendente dalla collocazione dell’individuo nel mercato del lavoro. Lo Stato è regolatore e soprattutto finanziatore delle politiche sociali. Il benessere sociale è considerato un valore da assicurare ai cittadini indipendentemente dal fatto che lo abbiano “meritato”. Le politiche sociali, quindi, mirano a garantire in modo generalizzato uguaglianza di opportunità, senza per questo eliminare le differenze prodotte dagli altri sistemi di allocazione delle risorse (mercato e reti di sostegno). Le prestazioni e i servizi sono forniti da istituzioni pubbliche su base universalistica e sono sostenuti da risorse attinte dal sistema fiscale (principio di redistribuzione). POLITICHE SOCIALI COME SICUREZZA SOCIALE
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In sintesi, le politiche sociali assumono la veste di
ASSISTENZA SOCIALE quando esse si caratterizzano per la erogazione di prestazioni e benefici in base alla prova dei mezzi; l’intervento è quindi residuale e limitato nel tempo, perché lo stato affida principalmente al mercato e alla famiglia i processi allocativi delle risorse sociali ASSICURAZIONE SOCIALE quando esse si caratterizzano per la erogazione di prestazioni standardizzate in base a precisi diritti/doveri individuali (pagamento dei contributi) normalmente associati ad una condizione occupazionale stabile SICUREZZA SOCIALE quando esse si caratterizzano per soddisfazione dei bisogni e la copertura dei rischi estesa a tutti i cittadini lungo tutte le fasi del corso della vita
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