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PubblicatoNatalia Carletti Modificato 6 anni fa
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RIABILITAZIONE IMPLANTO-PROTESICA IN UN PAZIENTE CON OSTEOPETROSI LOCALIZZATA: STUDIO CLINICO, RADIOLOGICO ED ISTOLOGICO. M. Rapani*, V. Perrotti*, C. Rapani**, F. Iaculli*, G. Iezzi*, A. Piattelli* *Department of Oral Science, Nano and Biotechnology, University of Chieti-Pescara, Chieti **AGGIUNGERE AFFILIAZIONE DI TUO PADRE IMP 53 ABSTRACT METTERE QUELLO CHE HAI SPEDITO Scopo del lavoro: lo scopo di questo report era di presentare I risultati clinici, radiografici ed istologici del posizionamento di due impianti nel mascellare superiore destro, in un paziente affetto da osteopetrosi. Presentazione del caso: in un paziente di 68 anni sono stati posizionati 2 impianti, in un’area ad alta densità ossea. Per confermare la valutazione clinica dell’elevata densità, è stata richiesta una indagine radiologica (CBCT) che ha portato il radiologo alla diagnosi di osteopetrosi. A distanza di 8 mesi da posizionamento implantare, è stato eseguito un prelievo istologico, che ha confermato la stessa diagnosi. Nessuna complicazione o reazione avversa è stata registrata nei successivi 24 mesi di follow-up dal carico protesico. Conclusioni: Con tutte le limitazioni del caso, è possibile concludere che una riabilitazione implantare può essere eseguita, in pazienti affetti da osteopetrosi, anche se ulteriori studi su un più ampio numero di campioni dovrebbe essere condotto per poter confermare tali dati. INTRODUZIONE CORRETTA AGGIUNGI SOLO SCOPO DEL LAVORO L’osteopetrosi, è una distrofia scheletrica di origine sconosciuta che venne descritta per la prima volta nel 1904 dal radiologo tedesco Albers-Schonberg. Si tratta di una malattia ossea rara ed ereditaria, caratterizzata da osteosclerosi diffusa generalizzata, che causa una marcata fragilità dell'osso, con conseguenti fratture spontanee. Questa patologia è contraddistinta da uno sviluppo difettoso dell’osso, dovuto al ritardo o ad una interruzione parziale o totale del riassorbimento, ed alla formazione di nuovo osso. MATERIALI E METODI Il paziente in questione è un maschio, caucasico, di 68 anni, che è venuto presso il nostro studio con una richiesta di una riabilitazione protesica fissa. Il paziente presentava edentualia localizzata nel II, III, e IV Quadrante. All’analisi della radiografia panoramica è stata evidenziata la presenza di una zona ad alta densità ossea, ben localizzata, nel II Quadrante (Fig.1). Il paziente è stato trattato con Amoxicillina ed Acido Clavulonico (Augmentin, SmithKline Beecham, Philadelphia, PA) secondo il seguente protocollo: 2 grammi 1 ora prima dell’atto chirurgico ed 1 grammo ogni 12 ore per un periodo totale di 6 giorni. La tecnica chirurgica utilizzata concerne una incisione in cresta e due incisioni di scarico, hanno permesso la realizzazione di un lembo trapezioidale, a tutto spessore, che ha determinato una esposizione delimitata dell’area interessata. A questo punto, con uno stent chirurgico e con tutta la sequenza della metodica impiantare utilizzata e con un motore da implantologia (Implacenter 2, Satelec, Bordeaux, France), è stato realizzato il letto impiantare e sono stati posizionati gli impianti in sede (MARCA). Durante la procedura chirurgica è stato evidenziata nel II quadrante, il chirurgo, ha evidenziato una densità ossea estrema. La CBCT ha confermato la presenza di una area ad alta densità, radiologicamente definita come “osteopetrosi localizzata”. Per confermare tale diagnosi, il chirurgo con il consenso del paziente, ha eseguito un rientro chirurgico dopo 3 mesi, per poter prelevare un campione osseo e richiedere una conferma istologica. Gli impianti del quadrante in esame sono stati comunque caricati protesicamente (QUANDO? FOLLOWUP ) Processo Istologico: Nel periodo subito precedente al carico degli impianti del II quadrante, una biopsia è stata eseguita sotto anestesia locale. Il campione prelevato è stato immerso immediatamente in una soluzione di formalina al 10% ed inviato al centro di istopatologia dell’Università di Odontoiatria di Chieti-Pescara. Il campione è stato processato in modo tale da ottenere delle sezioni molto sottili, con la seguente apparecchiatura: Precise 1 Automated System (Assing, Rome, Italy) (SCRIVERE MEGLIO LA PROCESSAZIONE) Criteri di valutazione del successo impiantare: I criteri di successo implantare, seguiti nel presente studio, sono, in accordo con Albrektsson et al. (SCRIVERE MEGLIO QUESTA PARTE) RISULTATI Valutazione Clinica: La guarigione postoperatoria è stata regolare e senza complicazioni, senza situazioni avverse nei primi 32 mesi (dal posizionamento degli impianti). Durante il periodo di guarigione nessun impianto è stato perso. Nella zona dove è stata eseguita la biopsia, la guarigione ossea è avvenuta senza problemai. nel periodo di pochi mesi ??????? Al contrario, la guarigione del lembo di accesso ha richiesto più di sei mesi per guarire totalmente Tutti gli impianti hanno valori marginali riassorbimento osseo paragonabili a quelli proposti da Albrektsson et al.. La sopravvivenza cumulativa e tassi di successo degli impianti ad oggi (non si dice ad oggi!!!!!!!!!!!!!follow-up preciso!!!!) è stato del 100%. Valutazione Istologica: All’esame istologico il prelievo è caratterizzato da osso estremamente compatto, con piccolissimi spazi midollari. Si osservano piccole aree di neoformazione ossea evidenti per la diversa affinità tintoriale della fucsina acida ma sono assenti le linee cementanti che sono indicative del rimodellamento osseo. Solo in alcuni campi di pochi µm² è possibile osservare matrice osteoide non ancora mineralizzata, ma non si osservano osteoblasti. All’interno degli spazi midollari, non si osservano vasi ma tessuto fibroso. Le lacune osteocitarie sembrano vuote, prive della componente cellulare. Solo in alcuni campi è possibile osservare osteociti all’interno delle lacune. All’esame istomorfometrico la componente mineralizzata rappresenta il 98,8% e la componente midollare l’1.2%. Sede del prelievo bioptico in zona inter implantare. Histogram showing fractal dimension quantification at x. DISCUSSIONI E CONCLUSIONI RIASSUMI LA DISCUSSIONE!!!!!!!!!!!!!!! E SOPRATTTTO METTI LE CONCLUSIONI DEL TUO STUDIO!!!!!!!!!!!!!! L’osteopetrosi è una malattia caratterizzata da un totale insuccesso nel rimodellamento osseo fisiologico. La struttura patologica derivante da tale disequilibrio è responsabile di un osso tanto duro quanto fragile, che si frattura facilmente, e che è conosciuto anche come “ossa di marmo” . I rischi ai quali sono più soggetti i pazienti con osteopetrosi sono le fratture, le osteomieliti e le artriti. Tali sfide consistono nel trattare un osso che presenta un’alta densità, una durezza ed una fragilità estreme e, soprattutto una vascolarizzazione ridotta.. La durezza dell’osso affetto da osteopetrosi, e l’obliterazione delle cavità midollari, aumenta il rischio di non attecchimento delle protesi femorali ed il rischio di osteomieliti da sovra infezioni intra operatorie. Negli studi presenti in letteratura sulla chirurgia ortopedica in pazienti affetti da tale patologia, gli Autori realizzano un protocollo schematico, e chiaro, dove evidenziano le procedure che devono essere rispettate per evitare, o ridurre al massimo, il rischio di problemi secondari al trattamento chirurgico. In presenza di un osso duro e sclerotico, l’utilizzo di più frese deve essere accompagnato da un’abbondante irrigazione, con soluzione salina, per non far surriscaldare l’osso e, per lo stesso motivo, le frese devono essere nuove. Questo aiuterà il chirurgo ad evitare surriscaldamenti e necrosi ossee. L’utilizzo di frese nuove ed un’ abbondante irrigazione con fisiologica, che hanno permesso la preparazione del sito implantare evitando il surriscaldamento osseo, accompagnati da una incisione del periostio, con lo scopo di aumentare il sanguinamento nella zona trattata, ha permesso di ottenere, ad oggi, un successo in implantoprotesi. I rischi ai quali si è andati incontro, con un intervento simile, erano l’osteomielite o l’osteonecrosi. Ortopantomografia: si evidenzia una zona radioopaca nel secondo quadrante
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