Scaricare la presentazione
La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore
1
La Lezione 1
2
La lezione di educazione motoria è generalmente scandita in tre tempi:
o la fase di attivazione o la fase centrale o la fase finale 2
3
La fase di attivazione: ha il compito di preparare i bambini all’attività principale della lezione.
Può comprendere: 3
4
CORSA in tutte le varie modalità : in fila, in ordine sparso.
GIOCO di attivazione. Esso deve essere inserito nel contesto della lezione e pertanto deve mirare alla stimolazione dello stesso obiettivo dell’unità di apprendimento in cui è inserita la lezione. 4
5
- AVVIAMENTO alla lezione.
Può realizzarsi con l’esecuzione di esercizi di riscaldamento ginnico a corpo libero o sottoforma di andature. 5
6
Nel primo caso ad esempio, si dispongono i bambini individualmente o a coppie in campo con fronte al comando e si procede con un riscaldamento del corpo in forma imitativa e semplice. Questa fase, all’inizio è bene che sia molto breve in bambini così piccoli. 6
7
Il bambino deve avere l’occasione di ripetere un movimento per poterlo apprendere. E una volta appreso deve poterlo rifare per renderlo proprio e apprezzarlo consapevolmente. E’ una caratteristica del bambino piccolo la ripetitività; gli conferisce sicurezza e pian piano gli dà la possibilità di disporre delle proprie abilità. 7
8
Il riscaldamento del corpo può anche essere eseguito in movimento, camminando in fila lungo il perimetro del campo. Esso consiste nell’esecuzione di un esercizio in forma ripetuta su un tragitto rettilineo da percorrere in avanti fino ad un arrivo precedentemente stabilito. 8
9
Una volta raggiunto, si sosta in attesa dell’arrivo della seconda riga di compagni impegnati nell’esecuzione del medesimo esercizio. Il ritorno può avvenire allo stesso modo oppure procedendo con nuove andature. 9
10
Questa metodologia di riscaldamento è molto funzionale in quanto impegna più bambini contemporaneamente, concede una pausa e consente di poter vedere l’esercizio eseguito dai compagni con i quali comunque il bambino si confronta. 10
11
1) L’orso: impugnando le caviglie, camminare a gambe semipiegate.
Le andature sono tutte le forme di spostamento eseguendo esercizi. Le andature più semplici sono di tipo imitativo. 1) L’orso: impugnando le caviglie, camminare a gambe semipiegate. 2) La scimmia: in quadrupedia camminare velocemente; oppure, a gambe semipiegate e divaricate, saltellare sul posto o nelle varie direzioni. 11
12
4) Il canguro: avanzare saltellando a gambe semipiegate.
3) La lepre: gambe piegate, mani a terra, avanzare a balzi spostando prima l’appoggio delle mani e poi i piedi. 4) Il canguro: avanzare saltellando a gambe semipiegate. 12
13
Camminare con slanci alternati delle gambe avanti.
Camminare con flessione alternata avanti delle gambe e azione coordinata delle braccia. Camminare con flessione alternata delle gambe in fuori, braccia avanti basso. Camminare con slanci alternati delle gambe avanti. Alternare un passo ad un piegamento delle gambe. Alternare un passo ad un saltello pari unito. 13
14
Correre a ginocchia alte in avanti, indietro o lateralmente.
Correre a ginocchia basse calciando dietro. Correre a gambe tese dietro, avanzando o retrocedendo. Avanzare con passo saltellato. Eseguire galoppi laterali. 14
15
In una lezione di sessanta minuti la durata della fase di attivazione è di circa venti. L’insegnante deve prevedere un’apertura della lezione nella quale disporre la squadra in ordine. L’applicazione pratica di ciò può avvenire, ad esempio, disponendo i bambini su una linea di base o seduti attorno all’insegnante in modo più informale. 15
16
Con gli alunni così di fronte, si controllano facilmente le presenze, l’abbigliamento sportivo, (tuta e scarpe da ginnastica) e avviene un essenziale scambio comunicativo dovuto, se non altro, al fatto di guardarsi reciprocamente. Si può esporre il tema della lezione in maniera sintetica, ad esempio così: 16
17
Successivamente si avvia al riscaldamento:
(insegnante) - oggi proveremo a lanciare la palla - oppure - questa mattina impareremo la capovolta avanti, chi è già capace?- E via dicendo. Successivamente si avvia al riscaldamento: (insegnante) – Corriamo in fila! – oppure – Iniziamo a correre in ordine sparso…- 17
18
In ogni caso la spiegazione del gioco o delle modalità di attivazione alla lezione è bene che siano molto chiare ed estremamente brevi. 18
19
Infatti la capacità di attenzione di un bambino piccolo ha dei tempi molto limitati e se a ciò si aggiunge l’impazienza di incominciare a muoversi che generalmente caratterizza il primo momento dell’ora di educazione motoria l’attenzione diventa ancora più precaria e i tempi ulteriormente ridotti. 19
20
Infine può risultare opportuno adoperare alcuni espedienti didattici
Infine può risultare opportuno adoperare alcuni espedienti didattici. Uno, molto generalizzabile, è quello di evitare di consegnare gli attrezzi in mano ai bambini durante la spiegazione; se il riscaldamento prevede un gioco con i palloni è bene consegnarli al termine della spiegazione, potrebbero rotolare, far rumore o essere motivo di contesa durante l’ esposizione. 20
21
In alcuni casi, e con particolari gruppi appunto, può essere opportuno addirittura anticipare agli alunni il punto di ritrovo successivo all’esercizio assegnato: (insegnante) - bambini, quando avete finito di lanciare il pallone in alto dieci volte ci si ferma in un punto qualsiasi del campo e ci si siede sopra alla palla. 21
22
•gli esercizi specifici in forma tradizionale o ludica;
La fase centrale: è il momento in cui l’obiettivo specifico della lezione viene affrontato direttamente. Gli strumenti didattici più comuni sono: •gli esercizi specifici in forma tradizionale o ludica; •il percorso ginnico misto; •il circuito a stazioni. 22
23
Esercizi specifici in forma tradizionale o ludica: sono relativi al tema della lezione perciò, a differenza di quelli che caratterizzano il riscaldamento a corpo libero, essi variano di volta in volta. 23
24
Le loro finalità principalmente sono:
- offrire al bambino le corrette opportunità per raggiungere l’obiettivo; - concedere la possibilità di giungere alla conoscenza dell’abilità da apprendere attraverso un adeguato e ripetuto esercizio. 24
25
Percorso ginnico misto: è una combinazione motoria di esercizi predisposti la cui esecuzione avviene in forma successiva. Ci si sposta in avanti in quanto il percorso consta di un inizio, un tragitto da compiere e una fine da raggiungere. 25
26
Lo svolgimento degli esercizi che lo costituiscono avviene in successione: i bambini si dispongono in fila dietro ad una linea di partenza e, ad intervalli regolati e ben distanziati fra loro, eseguono gli esercizi che man mano si presentano. 26
27
Ultimato il percorso tornano in coda alla fila, generalmente camminando o eseguendo un’andatura di recupero, ma percorrendo un tragitto alternativo in modo da non creare intralcio a chi sta svolgendo gli esercizi. 27
28
28
29
Il percorso ginnico misto è uno strumento didattico di facile realizzazione, assicura l’ordine e consente all’insegnante una visione d’insieme molto buona dei bambini durante il lavoro. 29
30
Dal punto di vista pratico non è però adatto a gruppi di alunni molto numerosi in quanto costringerebbe troppi bambini a rimanere in fila in attesa del proprio turno di lavoro. 30
31
Circuito a stazioni: è la collocazione di esercizi diversi da svolgere contemporaneamente in zone precise del campo, le stazioni, ed eseguiti per un tempo imposto e stabilito. 31
32
Il circuito generalmente è costituito da stazioni numerate: stazione numero uno, numero due, tre e via dicendo. La squadra viene suddivisa in sottogruppi pari al numero di stazioni e costituiti da quattro o cinque unità. 32
33
Al segnale di inizio collettivo ciascun sottogruppo si appresta ad eseguire il proprio esercizio che ripete per tutto il tempo imposto al termine del quale avviene la pausa di recupero e la successiva rotazione dei gruppi. 33
34
Coloro che hanno eseguito l’esercizio alla stazione numero uno passeranno alla numero due, questi alla numero tre e così via. Il sottogruppo che ha occupato l’ultimo luogo di esercizi passerà alla stazione numero uno. 34
35
Il circuito può essere ripetuto più volte mantenendo gli esercizi con le stesse caratteristiche o variandone l’esecuzione. 35
36
36
37
37
38
Il circuito a stazioni consente a tutti i bambini di lavorare contemporaneamente, permette all’insegnante di far apprendere l’argomento della lezione in maniera proficua anche a gruppi numerosi, concede la ripetizione e la possibilità di esercitare gruppi muscolari differenti. 38
39
Tuttavia, manca quasi completamente l’aspetto ludico e richiede un tempo di attenzione relativamente lungo per la spiegazione che precede la realizzazione del circuito. 39
40
La durata della fase centrale della lezione è tra i venti e venticinque minuti. E’ un tempo necessario per i bambini che, per imparare, hanno bisogno di calma e di tempo, qualità compatibili con il loro sviluppo per natura graduale e lento. 40
41
Non sempre gli esercizi vanno dimostrati
Non sempre gli esercizi vanno dimostrati. La spiegazione, se breve ed esauriente, dovrebbe essere sufficiente. La dimostrazione talvolta può rappresentare un condizionamento e costituire un limite alla possibilità di creare schemi motori che guidano il bambino durante l’esecuzione dell’esercizio. 41
42
Gli schemi d’azione se sono originati da scelte personali e non il frutto di un’imitazione, saranno più facilmente memorizzabili. 42
43
Fase finale: è l’ultima parte della lezione
Fase finale: è l’ultima parte della lezione. Si conclude con un momento di defaticamento e uno di congedo collettivo in cui il gruppo si raccoglie attorno all’insegnante che prima di avviare i bambini nello spogliatoio presenta l’argomento della volta successiva per dare continuità, stimolare la curiosità e preparare il terreno alla lezione seguente. 43
44
Il gioco finale è tipico di quest’ultima fase, da un lato per concedere ai bambini un ultimo momento ludico e dall’altro per dar loro l’opportunità di realizzare le abilità apprese durante la lezione o comunque di giocare su ciò che nelle fasi precedenti è stato presentato come esercizio. 44
45
(Insegnante) – Vi siete divertiti?- oppure – Siete stanchi?-
Al termine del gioco segue la conclusione della fase finale ovvero una parola spesa a favore di tutta la lezione: (Insegnante) – Vi siete divertiti?- oppure – Siete stanchi?- o ancora - qual è stato l’esercizio più difficile? 45
46
Far ricordare quello che è stato fatto, invitarli ad esporre le difficoltà avute o i successi ottenuti, verbalizzare i contenuti principali, rammentare insieme a loro i momenti salienti è un modo per guidarli alla riflessione e all’apprendimento consapevole. 46
47
Il defaticamento può avvenire grazie a esercizi specifici di rilassamento o di ginnastica respiratoria oppure con soluzioni alternative che consentono di abbassare il ritmo di lavoro e preparino alla conclusione: un giro di campo camminando o l’attività di messa in ordine del campo di gioco riponendo gli attrezzi utilizzati. 47
48
1° UNITA’ DI APPRENDIMENTO obiettivo generale:
LA SOCIALIZZAZIONE E L’ATTEGGIAMENTO DI FUDUCIA NELL’ALTRO – 4 Lezioni 48
49
Lo scopo è quello di approfondire la conoscenza dei compagni e di migliorare i rapporti interpersonali per creare un clima favorevole all’apprendimento scolastico. E’ opportuno svolgere questa unità di apprendimento all’inizio dell’anno scolastico quando i bambini non si conoscono ancora. 49
50
2° UNITA’ DI APPRENDIMENTO obiettivo generale:
SVILUPPO DELLA CAPACITA’ SENSO – PERCETTIVA - 5 lezioni 50
51
Conoscere le caratteristiche e le potenzialità delle proprie capacità senso- percettive costituisce il primo momento di relazione tra il corpo e l’ambiente. 51
52
La percezione di sé è un elemento fondamentale dello sviluppo del bambino; la motricità ne rappresenta uno stimolo importante, in quanto ad essa si associano esperienze percettive significative. 52
53
Durante i primi anni della scuola elementare il bambino sviluppa la capacità di elaborare sia gli stimoli esterocettivi, quelli che provengono dall’esterno del corpo, che quelli interocettivi ovvero le sensazioni che scaturiscono dall’interno. 53
54
L’educazione senso-percettiva, intesa come sollecitazione mirata dei diversi canali sensoriali (visivo, acustico, tattile, cinestesico) è obiettivo primario dell'educazione motoria nel primo ciclo. 54
55
Le proposte sono riferite alla percezione globale del corpo ed al suo controllo, con vari tipi di organizzazione: in forma libera, in fila, in cerchio, in successione; utilizzando attrezzi o compagni; a gruppo. Alcuni esercizi possono essere combinati in percorso. 55
56
Passare sotto attrezzi di diversa altezza.
Passare camminando in spazi ristretti. Superare ostacoli vari senza toccarli. Passare attraverso cerchi tenuti dai compagni senza toccarli (cerchi orizzontali, verticali, obliqui). Strisciare sotto e superare in salto compagni disposti in quadrupedia. 56
57
Camminare, correre o saltellare in spazi limitati senza urtarsi.
Su due righe di fronte, cambiare posto, senza urtarsi, correndo o palleggiando un pallone a terra. 57
58
3° UNITA’ DI APPRENDIMENTO obiettivo generale:
L’ESPRESSIONE CORPOREA E LE ATTIVITÀ ESPRESSIVO-MOTORIE 7 lezioni 58
59
Giocare con il corpo è una maniera efficace
per dare vita ad espressioni libere e personali. E’ importante adoperare più linguaggi per esprimersi al fine di conoscerli e conoscersi. 59
60
4° UNITA’ DI APPRENDIMENTO obiettivo generale:
CONOSCENZA E CONSAPEVOLEZZA CORPOREA 8 lezioni 60
61
Far vivere la corporeità al bambino con lo scopo di renderlo consapevole, e di fargli conoscere ciò che il suo corpo può dare, fare ed essere, rappresenta un fondamento importante di tutta la sua motricità. 61
62
Lo sviluppo fisico del bambino avviene secondo l’alternanza di fasi di accrescimento ponderale e periodi di allungamento staturale. Da un anno all’altro nei bambini crescono sia la massa corporea, sia le leve scheletriche. 62
63
Le caratteristiche corporee del bambino sono strettamente collegate all’apprendimento delle abilità motorie. Il bambino si troverà ad affrontare periodi in cui il corpo gli offre delle possibilità ed altri in cui gliele nega. 63
64
Quando è piccolo, abilità che richiedono brevi spostamenti o espressioni di mobilità articolare gli riescono facilmente, mentre solo verso gli otto anni riuscirà ad avere soddisfazione sfidando i compagni nella corsa o a manifestare vigore nelle prove di forza! 64
65
All’insegnante, conoscere la maturazione dello sviluppo organico del bambino permette un intervento psicomotorio corretto ed equilibrato, che consentirà al bambino di constatare, di volta in volta, ciò che il suo corpo “può” , “è” e “ sa fare”. 65
66
5° UNITA’ DI APPRENDIMENTO obiettivo generale:
SVILUPPO DEGLI SCHEMI MOTORI DI BASE camminare, correre, saltare, rotolare, arrampicare, strisciare, lanciare. 14 lezioni 66
67
Gli schemi motori di base (camminare, correre, saltare, lanciare, arrampicare, strisciare) sono la naturale evoluzione del movimento nello spazio. E la loro padronanza costituisce il punto di partenza di tutte le abilità speciali. 67
68
Gli schemi motori rappresentano la motricità di base che prende avvio nella primissima età del bambino e vede negli anni della scuola elementare, il momento più favorevole e proficuo per il loro sviluppo e la loro padronanza. 68
69
Nella corsa è fondamentale la rapidità di azione, capacità che trova un suo momento ottimale d’incremento proprio nella fascia d’età della scuola elementare. I giochi di corsa e scatto sono comunque attività molto gradite ai bambini, poiché sollecitano il confronto con se stessi e gli altri in un contesto ludico. 69
70
Inserire in un’azione di corsa il superamento di un ostacolo stimola il bambini a mettere in atto risorse per affrontare la barriera. Mantenere il giusto equilibrio durante la fase di volo e di ripresa di contatto con il suolo richiede aggiustamenti che favoriscono la presa di coscienza di alcune parti del corpo. 70
71
Correre e superare in forma libera ostacoli di vario tipo.
Eseguire un percorso di m con ostacoli posti a distanze irregolari. Correre e superare funicelle trattenute dai compagni. Gara di corsa ad ostacoli. 71
72
La corsa con compiti è una combinazione di movimenti mirata a sviluppare insieme aspetti condizionali e coordinativi. Lo schema fondamentale della corsa viene unito ad altre azioni, introducendo anche elementi basilari dei giochi sportivi. L’attrezzo fondamentale è sicuramente la palla. 72
73
Correre facendo rotolare o passare la palla attorno al corpo.
Correre lanciando e riprendendo la palla. Correre, lanciare la palla in alto e riprenderla dopo una battuta di mano. Correre e palleggiare la palla a terra con una o due mani. Correre facendo rotolare la palla. 73
74
A coppie di fronte: eseguendo galoppi laterali passarsi il pallone.
A coppie, correre e passare il pallone coi piedi al compagno. A coppie, correre e far rimbalzare il pallone verso il compagno. 74
75
I bambini in genere per gioco, per superare un ostacolo, per scendere da un gradino sperimentano spontaneamente balzi e salti. Questi gesti sono capaci di suscitare in loro interesse e divertimento, quando riescono a realizzare vere e proprie azioni atletiche. 75
76
Lo sviluppo del saltare è un processo che a partire dai 3 anni ciascuno deve compiere gradualmente: dai primi salti in basso a quelli verso l’alto, dai tentativi di unire la corsa al superamento di ostacoli, fino alla realizzazione di forme di salto sempre più raffinate. 76
77
Il lanciare è uno dei gesti più complessi e richiede al bambino un buon livello di coordinazione, un’adeguata sensibilità tattile e una sufficiente capacità di prensione, che gli permettano di padroneggiare gli attrezzi con disinvoltura e facilità. 77
78
Quando si parla di lanci per la fascia d’età della scuola elementare, si fa comunque riferimento all’insieme di attività che mirano allo sviluppo coordinativo (controllo motorio generale, coordinazione oculo-manuale, precisione del movimento in esercizi da fermi, con spostamento e in situazioni di difficoltà); 78
79
La palla rimane l’attrezzo principale, perché piace molto ai bambini e si presta a vari tipi di lancio e giochi. 79
80
La scansione didattica prevede:
a) esercizi di sensibilizzazione al lancio e alla presa (individuali, a coppie, a gruppo); b) lanci e prese in situazioni dinamiche o con elementi di difficoltà; c) lanci di precisione; d) lanci a distanza. 80
81
6° UNITA’ DI APPRENDIMENTO obiettivo generale:
L’ EQUILIBRIO 4 lezioni 81
82
L’equilibrio è una capacità continuamente sollecitata anche nella motricità quotidiana attraverso reazioni automatiche che permettono di controllare sia le posizioni statiche che le situazioni dinamiche. 82
83
Si può definire come la capacità di mantenere una posizione nello spazio o l’abilità di ritrovarla nel più breve tempo possibile. 83
84
L’equilibrio si distingue in:
equilibrio del corpo che comprende l’equilibrio statico, dinamico e di volo. 84
85
L’equilibrio statico è la capacità di mantenere una posizione in condizioni di stabilità;
85
86
L’equilibrio dinamico consente di muoversi a diversi livelli di instabilità;
86
87
L’equilibrio di volo consente esercizi di ginnastica pre-acrobatica altrimenti impossibili da realizzare. 87
88
equilibrio demandato ovvero la capacità di trasmettere l’equilibrio ad un attrezzo a cui si trasferisce un movimento o si impone una staticità. 88
89
Imitare: la cicogna, l’aereo, la ballerina, l’ubriaco.
Camminare: sugli avampiedi, sui talloni, su una riga, con un piede avanti all’altro. Imitare: la cicogna, l’aereo, la ballerina, l’ubriaco. In equilibrio su di un piede eseguire: oscillazioni, flessioni, e circonduzioni di una gamba; con busto inclinato, oscillazioni e movimenti delle braccia. 89
90
Camminando, correndo o saltellando, ad un segnale arrestarsi senza perdere l’equilibrio e mantenere la posizione per 5-6”. Balzare da un cerchio all’altro arrestandosi ogni volta senza perdere l’equilibrio. Bambini all’interno di cerchi molto distanziati: aiutandosi l’un l’altro, cambiare di posto. 90
91
A coppie di fronte, saltare in basso battendosi le mani in volo.
Su percorsi sopraelevati: camminare avanti, indietro, di lato; camminare alternando passi e saltelli; camminare alternando passi ed esercizi (piegare le gambe, sedersi e rialzarsi, flettere il busto, ecc). 91
92
Con l’aiuto dell’insegnante eseguire una capovolta.
Partendo da seduti, eseguire una capovolta all’indietro su un piano inclinato cercando di mantenere il corpo raccolto. Su un tappeto, eseguire più capovolte di seguito. 92
93
7° UNITA’ DI APPRENDIMENTO obiettivo generale:
ORGANIZZAZIONE SPAZIO –TEMPORALE 4 lezioni 93
94
Ogni movimento appreso avviene in un luogo e necessita di un tempo di svolgimento. Conoscere questi parametri consente al bambino di sviluppare una buona motricità e di imparare a conoscere il movimento in tutta la sua valenza. 94
95
Infatti non è significativo il solo apprendimento di un gesto; occorre saperlo adoperare al momento giusto, adattarlo alle situazioni che cambiano, poterlo eseguire in ogni spazio o alle più svariate velocità. 95
96
8° UNITA’ DI APPRENDIMENTO obiettivo generale:
L’ ORIENTAMENTO SPAZIALE 4 lezioni 96
97
Esso è legata alla conoscenza dei concetti topologici: sopra-sotto, avanti-indietro, dentro-fuori…
Sviluppare la capacità di orientamento significa quindi sapersi muovere nello spazio in maniera finalizzata ed efficace. 97
98
Nella pratica motoria alcuni di questi elementi presentano delle difficoltà che sono intrinseche all’anatomia dell’individuo. Muoversi all’indietro, ad esempio, è estremamente innaturale: le mani sono in avanti, la deambulazione anche, gli occhi e gli altri sensi si esprimono tutti in avanti. 98
99
Pertanto la difficoltà nonché la resistenza che il bambino incontra nell’eseguire i movimenti che avvengono all’indietro (corsa, capovolta, caduta…) sono motivate. Da qui scaturisce l’importanza dell’esercizio in ogni direzione e su ogni piano dello spazio. 99
100
9° UNITA’ DI APPRENDIMENTO obiettivo generale:
SVILUPPO DELLA LATERALITÀ E CONSOLIDAMENTO DELLA DOMINANZA 4 lezioni 100
101
Ad una identità morfologica dei due emisferi cerebrali non corrisponde un’altrettanta uguale operatività degli stessi. Infatti tutti gli individui hanno una prevalenza funzionale della parte destra del corpo (destrimani) o sinistra (mancini). 101
102
La dominanza di un emisfero, che si dimostra facilmente con la manualità nelle attività correnti, non si esprime allo stesso modo in tutti gli altri segmenti di quel lato del corpo . Significa che un destrimane non necessariamente ha anche l’occhio, l’orecchio e la gamba destra dominanti. 102
103
Da qui l’importanza soprattutto in età scolare ed evolutiva (età di formazione e di sensibilizzazione alla conoscenza di sé), di ridurre le richieste specifiche di utilizzo di una parte del corpo rispetto all’altra. 103
104
IL RITMO 104
105
Ciascun individuo ha un proprio modo di percepire e riprodurre un ritmo con movimenti più o meno coordinati. L’educazione ritmica, come sviluppo delle capacità di percezione e riproduzione di suoni, rientra già nei programmai di educazione musicale. 105
106
Le attività di movimento, in parallelo, con l’uso del corpo come primo naturale strumento ritmico e come mezzo principale di espressione e comunicazione, completano ed arricchiscono l’educazione ritmica dei bambini. 106
107
Emerge l’importanza, fin dalla scuola elementare, di un’educazione ritmica che utilizzi in modo ampio i ritmi di movimento ricavati dai gesti sportivi, semplici come nella marcia e nella corsa, o più complessi come nei salti e nei lanci. 107
108
Gli elementi da considerare sono:
a) adeguare i propri movimenti ad una successione ritmica; b) riprodurre in modo autonomo ritmi di movimento; c) riprodurre ritmi più o meno veloci e alternare ritmi lenti e veloci. 108
109
In cerchio, legati a mano, eseguire dei movimenti rispettando il ritmo dato dall’insegnante (oscillazioni del busto, slanci delle gambe, flessioni, piegamenti, saltelli sul posto, ecc). Camminare liberamente seguendo il ritmo dato dall’insegnante; quando il suono tace fermarsi e riprendere al nuovo segnale. 109
110
Bambini disposti su 3 file, ad ogni fila viene assegnata un’intensità di suono (forte, normale, debole). L’insegnante batte ritmi alle diverse intensità: la fila corrispondente si sposta seguendo il ritmo e arrestandosi quando varia l’intensità. 110
111
Con guida ritmica, far rimbalzare la palla verso un compagno.
Palleggiare a due mani la palla a terra ed eseguire saltelli con lo stesso ritmo. Con guida ritmica, lanciare la palla in alto ed eseguire battuta di mano avanti e dietro prima di riprenderla. Con guida ritmica, far rimbalzare la palla verso un compagno. 111
112
Con guida ritmica, lanciare la palla in alto ed eseguire un giro su se stessi prima di riprenderla.
Palleggiando ad una o due mani, eseguire galoppi laterali a destra e a sinistra. Lanciare la palla in alto, lasciarla cadere e rimbalzare ritmicamente insieme. 112
113
IL GIOCO-SPORT 113
114
Qui di seguito verranno presentate alcune lezioni di gioco sport relative all’apprendimento della pratica del mini volley e del mini basket. 114
115
La scelta della pratica del gioco-sport a scuola risiede nella possibilità di alfabetizzare i bambini in maniera completa dal punto di vista motorio, portandoli a un buon livello di motricità di base. 115
116
Dal punto di vista psicologico lo sport è uno strumento che può aiutare lo sviluppo equilibrato di caratteristiche positive di personalità, come la capacità di superare difficoltà, la consapevolezza delle possibilità e dei limiti personali, la motivazione al successo, le abilità cooperative. 116
117
AVVIAMENTO ALLA PRATICA SPORTIVA DEL MINI- VOLLEY
4 lezioni 117
118
Avviare ad uno sport di situazione, qual è la pallavolo, sembra un modo gradito ai bambini in quanto estremamente ricco di variabili. A quest’età, i tempi di concentrazione sono molto brevi, perciò proporre un gioco come la pallavolo, che si articola in azioni di limitata durata, risponde ad una prima esigenza del bambino piccolo. 118
119
Nel minivolley la progressione didattica può articolarsi in tal modo:
-lanci a coppie con la palla -lanci al di là della rete al compagno -gioco uno contro uno: palla rilanciata -gioco di squadra: palla rilanciata. 119
120
Nel minivolley le dimensioni del campo sono ridotte
Nel minivolley le dimensioni del campo sono ridotte. L’altezza della rete è di circa 2 metri . Il pallone può essere di gomma o di materiale sintetico e le sue dimensioni e il suo peso sono inferiori a quelle di un pallone di pallavolo normale. 120
121
AVVIAMENTO ALLA PRATICA SPORTIVA DEL MINIBASKET
4 lezioni 121
122
Una sua progressione didattica può articolarsi in tal modo:
palleggio della palla da fermo e in movimento passaggi a coppie tiri a canestro gioco uno contro uno gioco due contro due 122
123
Nel minibasket tutte le componenti del gioco della pallacanestro sono ridotte. Il tempo non supera mai i dieci minuti consecutivi. Il pallone è sicuramente più leggero. Infine il canestro è alto 2,60 metri anziché 3,05 metri, quasi mezzo metro più basso. 123
Presentazioni simili
© 2024 SlidePlayer.it Inc.
All rights reserved.