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Lo sviluppo della comunicazione prelinguistica

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Presentazione sul tema: "Lo sviluppo della comunicazione prelinguistica"— Transcript della presentazione:

1 Lo sviluppo della comunicazione prelinguistica

2 Come si comunica prima di saper parlare?
Cosa lega la comunicazione preverbale al linguaggio? Come gli adulti parlano ai bambini?

3 DUE importanti transizioni:
- transizione dalla comunicazione non intenzionale alla comunicazione intenzionale - transizione dalla comunicazione gestuale alla comunicazione verbale

4 Responsività sociale: capacità del bambino di riconoscere il volto, la voce umani e di percepire il movimento autonomo (non dovuto a forze esterne) caratteristico degli esseri animati  ambiente umano ≠ ambiente fisico Attività sociale: pianto, sorriso, espressioni facciali come indicatori di disagio, dolore, gioia, piacere. Il bambino è in grado di imitare (neuroni specchio, Meltzoff, 1990; Rizzolatti, 1996). Sincronia, contingenza, coordinazione e alternanza dei turni nell’interazione madre – bambino.

5 Cosa serve per poter comunicare?
Intenzione da comunicare Attenzione condivisa Qualcuno a cui comunicare Teoria della mente Sistema di comunicazione Espressioni facciali e gesti

6 La nascita della comunicazione intenzionale
3 mesi: interazione ciclica a onde e imitazione reciproca. 3 - 9 mesi: routine di azioni condivise coordinate e assunzione di ruoli convenzionali nella diade madre – bambino. La partecipazione del bambino è sempre più attiva: spettatore → anticipante → agente → negoziatore

7 Interazione diadica: adulto e bambino La comunicazione riguarda la diade stessa piuttosto che un tema o argomento esterno alla diade

8 La nascita della comunicazione intenzionale
mesi: attenzione condivisa su un determinato oggetto con un’altra persona  Situazione triangolare mesi: il bambino diventa capace non solo di seguire ma di dirigere l’attenzione altrui verso un evento esterno.

9 bambino – adulto – oggetto
Interazione triadica: bambino – adulto – oggetto Riferimento sociale

10 La comunicazione intenzionale
Distinguere i mezzi dai fini Usare intenzionalmente strumenti sociali Esistono due forme di utilizzo di strumenti sociali: Richiestiva: il bambino usa l’adulto per ottenere un oggetto desiderato Dichiarativa: il bambino usa un oggetto per ottenere l’attenzione dell’adulto

11 La comunicazione intenzionale
Per produrre una richiesta il bambino deve poter: Coordinare l’attenzione verso l’oggetto e verso una persona Riconoscere le persone come agenti autonomi Usare segnali prodotti a distanza per influenzare il comportamento dell’interlocutore Per produrre una dichiarazione il bambino deve poter: Adottare i comportamenti necessari per produrre una richiesta Comprendere l’interlocutore come dotato di stati psicologici

12 Il sorriso Inizialmente riflesso (REM).
5 – 6 settimane: sorriso in risposta a stimolazioni piacevoli 2 – 3 mesi: sociale e segnala il riconoscimento del contenuto della stimolazione

13 Vocalizzi 2 – 3 settimane:
SUONI PRE-PIANTO: suoni di natura vegetativa (ruttini, sbadigli, etc) e suoni legati al pianto. 1– 2 mesi: REAZIONI CIRCOLARI VOCALICHE: nuovi suoni (strilli, gorgogli, etc.) attraverso i quali il neonato inizia a giocare in modo sistematico che vengono prodotti anche in situazioni di calma e benessere. 2 –3 mesi: IMITAZIONI VOCALICHE: il bambino imita i suoni prodotti dal genitore (e viceversa).

14 3 – 6 mesi: SUONI VOCALICI e CONSONANTICI: i vocalizzi del bambino si inseriscono nella conversazione dell’adulto  proto- conversazione. 6– 7 mesi: LALLAZIONE CANONICA: il bambino è in grado di produrre sequenze consonante – vocale (CV) con le stesse caratteristiche delle sillabe “ma”, “da”, etc. (CVCVCV  lallazione reduplicata). 10 – 12 mesi: LALLAZIONE VARIATA: strutture sillabiche complesse e lunghe “duda”, “bada” (CV1CV2) PROTO – PAROLE: non-parole, che pur non avendo un significato di per sé, lo assumo se vengono utilizzate consistentemente in determinati contesti.

15 La comunicazione gestuale
9 mesi: gesti deittici Esprimono l’intenzione comunicativa del parlante Il contenuto referenziale è presente nel contesto. Indicare, Mostrare, Richiedere Si caratterizzano per tre proprietà: sono usati con intenzione comunicativa sono convenzionali si riferiscono ad un oggetto o evento esterno Sono accompagnati da sguardo alternato verso l’adulto e l’oggetto e delle volte da suoni di sforzo o lamento (intenzionalità)

16 Gesto deittico

17 L’indicare È universale
È uno dei gesti più efficaci per comunicare senza linguaggio Rende il bambino attivo e in grado di farsi capire Quando? La maggior parte dei bambini inizia ad indicare entro i 12 m Alta variabilità Quanto? Dal 12° al 18° mese di vita il gesto dell’indicare diventa sempre più frequente, stabilizzandosi verso la fine. La frequenza del gesto indicare prodotto in un determinato arco di tempo varia moltissimo da bambino a bambino ed è in relazione con la frequenza del gesto dell’indicare eseguito dall’interlocutore.

18 La comunicazione gestuale
Fine del primo anno: i bambini diventano capaci di adeguare i propri segnali comunicativi all’interlocutore: 12 mesi: indicazione e sguardo all’oggetto 16 mesi: sguardo all’adulto → indicazione → sguardo all’adulto. 12 mesi: si sviluppano i gesti referenziali o rappresentativi: esprimono un’intenzione comunicativa rappresentano un referente specifico stabile acquisiti all’interno di routines sociali e per imitazione utilizzati a scopo comunicativo e non come schemi di azione o gioco simbolico.

19 Gesti rappresentativi

20 Gesti e sviluppo del linguaggio
Produzione del gesto di indicare a 12 e 16 mesi  comprensione linguistica e ampiezza del vocabolario a 20 mesi. Precocità di comparsa del gesto di indicare (< 12 mesi)  maggiori capacità linguistiche espressive e recettive a 24 mesi. Relazione tra gesto e sviluppo linguistico: Specifica: entrambi componenti del meccanismo innato di acquisizione del linguaggio con comune capacità di comunicare Generale: l’indicazione attiva lo scambio verbale con l’adulto  acquisizione del linguaggio

21 Comunicazione preverbale nell’autismo
Disturbo linguistico in tutte le fasi di sviluppo Difficoltà nell’attenzione condivisa e nell’interazione triadica (non utilizzo del riferimento sociale) L’indicazione è usata quasi esclusivamente con funzione richiestiva I gesti referenziali sono rari e poco vari rispetto ai bambini con sviluppo tipico

22 Comunicazione preverbale nella sindrome di Down
Ritardo globale Non mostrano difficoltà nell’attenzione condivisa e nell’interazione triadica Facilità nell’indicazione dichiarativa e difficoltà nei comportamenti di richiesta di un oggetto o di aiuto Uso di gesti referenziali e deittici prodotti in quantità e varietà maggiori rispetto ai bambini con sviluppo tipico.

23 Come gli adulti parlano ai bambini?
Motherese o Baby Talk (BT): versione più semplificata della lingua materna. Quali sono le sue caratteristiche? Frasi brevi Numerose ripetizioni Tono esageratamente alto Produzione lenta e fluente Pause lunghe Solitamente rivolto a bambini di 4 mesi e maggiormente presente nelle interazioni faccia a faccia

24 BT e finalità Pedagogica: BT come “lezioni di lingua”
Feedback: il genitore aggiusta il linguaggio in base alla capacità di comprensione del piccolo parlante (interesse a parlare CON e non a parlare A) Conversazionale: il genitore permette al b. di agire come un vero e proprio partner comunicativo


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