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CORSO DI LAUREA ORGANIZZAZIONE e AMMINISTRAZIONE A.A

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Presentazione sul tema: "CORSO DI LAUREA ORGANIZZAZIONE e AMMINISTRAZIONE A.A"— Transcript della presentazione:

1 CORSO DI LAUREA ORGANIZZAZIONE e AMMINISTRAZIONE A.A. 2017-2018
PSICOLOGIA DEI GRUPPI E COMUNICAZIONE (9 CFU, h.54) 14 marzo Marina Mura Ricevimento: mercoledì dalle ore alle presso lo studio (n.18, I piano Via Sant’Ignazio 78) o per appuntamento tel Skype: cagliari134

2 Gruppi e cognizione di Sè
W. James Principi di psicologia (1890) il pensiero è proiettato nel mondo degli oggetti, è di qualcosa, ma è anche di qualcuno, di una coscienza individuale: il Sé che si attiva e sviluppa sulla base delle relazioni sociali Ci percepiamo come un Sé, che ha due componenti: Io: conosce e agisce nella realtà secondo le modalità della continuità (identità), distinzione (individualità) e volizione (è attore della propria esperienza) Me: l’autoriflessione dell’Io o oggettivazione del Sé materiale: il corpo, le cose possedute, gli altri sociale: come ci vediamo nelle relazioni (si definisce nelle interazioni sociali con gruppi significativi) spirituale: la consapevolezza dei processi di pensiero superiori è organizzato gerarchicamente in base ai valori

3 La cognizione di Sè L’impostazione cognitivista (Ulric Neisser , Five types of self-knowledge, 1988) Sé ecologico: il proprio organismo percepito nell’ambiente fisico in quanto agisce e si osserva; il contenuto informazionale è dato dall’esistenza dell’organismo e di un’entità che percepisce (percezione diretta, non riflessa; tutto ciò che si muove con il corpo tende a far parte del Sé (abiti indossati, macchina guidata ecc.) Sé interpersonale: il Sé coinvolto in un’interazione immediata (non riflessa); si sviluppa precocemente dai segnali specie-specifici presenti nelle relazioni comunicative per cui si acquisisce una teoria della mente: gli altri non solo interagiscono, ma hanno credenze, intenzioni, sentimenti; è specificato dalle risposte dell’altro alle proprie azioni nel realizzarsi dell’intersoggettività: i partecipanti percepiscono la mutualità della loro condotta Sè esteso: comprende la memoria del passato e il futuro (le aspettative); dipende dal Sé concettuale: la memoria è ricostruttiva, si sceglie cosa ricordare e con quale precisione sulla base delle teorie su se stessi (Sé concettuale)

4 La cognizione di Sè L’impostazione cognitivista (Ulric Neisser , Five types of self-knowledge, 1988) Sé privato: la percezione di avere pensieri e sentimenti n condivisi, ovvero esperienze private che diventano ricordi e arricchiscono il Sé esteso; vi sono differenze individuali nella percezione di come “si è nel mondo» Sé concettuale o concetto di sé: le teorie che concernono le caratteristiche fisiche, i ruoli sociali, entità interne psico-spirituali, dimensioni differenziali (intelligenza, ricchezza, piacevolezza ecc.) L’individuo si attiva continuamente per mantenere una rappresentazione coerente dei propri Sé: il Sé concettuale rende possibile l’articolazione del mondo interno ed esterno e fornisce un criterio per le scelte di adattamento sociale

5 La cognizione di Sè La prospettiva della “Social Cognition”: il Sé è una struttura cognitiva di conoscenza che origina nel sociale e ha funzioni sociali di regolazione: organizza in memoria tutte le informazioni che costituiscono la rappresentazione mentale individuale circa i propri attributi, ruoli, esperienze passate e aspettative future è costituito da rappresentazioni parziali e organizzate gerarchicamente, che vengono attivate in situazione, ovvero sono specifiche rispetto ai diversi contesti

6 La cognizione di Sè schema di Sè
La prospettiva della “Social Cognition” (Markus, 1977): il concetto di Sé è costituito da una costellazione di schemi che fanno riferimento alle dimensioni su cui un soggetto si descrive schema di Sè una componente centrale del concetto di sé: struttura affettivo-cognitiva che rappresenta l’esperienza in un dato ambito un organizzatore delle elaborazioni delle informazioni sul Sé si costruisce in quanto un individuo utilizza una dimensione in modo prevalente per caratterizzare se stesso rende salienti e facilmente recuperabili informazioni specifiche depositate in memoria che definiscono ciò che uno è e dirigono il comportamento guida il processo inferenziale su aspetti di sè associati allo schema

7 La cognizione di Sè schema di Sè
è caratterizzato da: disponibilità (presenza in memoria) e accessibilità (rapidità di recupero in situazione) alcuni schemi, negativi, sono meno accessibili alla coscienza è caratterizzato da inerzia: non è facilmente modificabile per preservare il sentimento di identità (uno o pochi comportamenti “fuori schema” non distruggono lo schema) guidano l’elaborazione delle informazioni sugli altri in quanto sono più accessibili (perché più utilizzati), più ricchi, memorizzati in forma verbale (gli schemi degli altri sono memorizzati in forma visuale, la conoscenza si basa sull’osservazione) sono organizzati intorno a stati interni (degli altri intorno a dati osservabili)

8 La cognizione di Sè In ogni situazione si ha accesso ad uno schema di sé Sé operativo (working-self, Markus e Kunda, 1986) sempre attivo e accessibile sulla base dei segnali contestuali su cui il soggetto si focalizza integra i concetti centrali con quelli elicitati dalla situazione, secondo le riflessioni, i bisogni e le esigenze specifiche è centrale per la funzione regolatrice del Sé

9 Le funzioni di regolazione del Sé
La cognizione di Sè Le funzioni di regolazione del Sé controlla e dirige il comportamento: dimensioni salienti del sé possono cambiare in relazione alle situazioni (working-self); il Sé è flessibile: la rappresentazione del proprio Sé risente delle pressioni ambientali regola la definizione e le strategie di fronteggiamento : dei compiti vitali: problemi che si affrontano in periodi particolari e che sono considerati cruciali per l’esperienza individuale dei compiti da affrontare : l’aspettativa di essere in grado di affrontare e superare determinati compiti regola l’impegno nell’affrontare un compito rilevante e sfidante perché il sé è caratterizzato da sentimenti di efficacia (autoefficacia)

10 Le funzioni di regolazione del Sé
La cognizione di Sè Le funzioni di regolazione del Sé regola la presentazione di sé: tendenza a voler dare una buona impressione : si realizza nell’assunzione del comportamento appropriato al contesto e all’interlocutore tattica difensiva del self-handicapping (Jones e Berglas, 1978): la strategia di crearsi un handicap (es. bere o consumare droghe) per non affrontare compiti sfidanti; il soggetto utilizza le interazioni sociali per confermare il sentimento positivo che ha di se stesso, chi utilizza la strategia del self-handicapping non episodicamente rischia esiti negativi a lungo termine perché si crea un circolo vizioso perverso: attribuzioni negative su di sé, giudizi svalutativi da parte degli interlocutori, internalizzazione delle attribuzioni negative, dipendenza dalla sostanza

11 Sé possibili (Markus e Narius, 1986)
La cognizione di Sè Sé possibili (Markus e Narius, 1986) schemi di sé o le idee circa quello che possiamo, vorremmo o temiamo di diventare connettono cognizioni e motivazioni perché relazionano il presente e il futuro del Sé: sono le componenti cognitive delle speranze, degli scopi e delle paure guidano l’azione, soprattutto se chiari, disponibili e accessibili e focalizzati intorno al Sé: rendono disponibile un quadro di riferimento valutativo e interpretativo per dare un giudizio immediato sul proprio Sé il contenuto dei Sé attesi è generalmente positivo: “ottimismo irrealistico” (Weinstein, 1980) per ridurre l’ansia e mantenere una buona autostima (motivazione) e perché fa riferimento all’esperienza passata (euristica della disponibilità)

12 La cognizione di Sè Schemi di Sé (Higgins, 1987)
Sé reale: la rappresentazione di come si è Sé ideale: la rappresentazione di come ci piacerebbe essere Sé normativo: la rappresentazione di come si dovrebbe essere Se si avvertono discrepanze tra questi Sé si attiva il sistema emotivo del soggetto a seconda dell’importanza che viene loro accordata: la discrepanza Sé reale-Sé ideale può generare, se non risolta, insoddisfazione, tristezza, delusione; la discrepanza Sé reale-Sé normativo può generare, se non risolta, paura, senso di minaccia, ansia, senso di colpa il superamento delle discrepanze è proiettato nel futuro per alcuni soggetti, per altri no, con conseguenze spesso molto negative

13 La cognizione di Sè La conoscenza di Sé Introspezione:
non dà una reale e percepita comprensione e, spesso, la si evita (Teoria della consapevolezza di sé, Duval, Silva, 2002) perché ci fa confrontare i nostri Sé e produce «discrepanze»(Higgins, 1987) Auto-osservazione allo specchio Auto-osservazione del proprio comportamento: quando si è insicuri su credenze, sentimenti e/o non si percepisce una pressione della situazione, o si vuole valutare la corrispondenza del comportamento messo in essere con credenze e sentimenti (Teoria dell’autopercezione, Bem, ); aumenta le possibilità di performance (agisce sul senso di autoefficacia, sulla perseveranza e sull’impegno): effetto attivabile con la visualizzazione di immagini mentali del comportamento di successo

14 La cognizione di Sè La conoscenza di Sé
Riferimento a schemi o teoria causali (Nisbett, Ross, 1980) culturalmente apprese: si sa più del reale e si assume la causa più probabile o rassicurante (euristiche e attribuzioni causali ) l’esperienza passata le emozioni che proviamo: Teoria bifattoriale (Schacter, Singer, 1962): attivazione fisiologica e risposta cognitiva, ovvero le emozioni dipendono dalle teorie causali e possono essere modificate fornendo cause adeguate (errore di attribuzione dell’eccitazione, Ross, Olson, 1981); l’interpretazione cognitiva precede l’attivazione fisiologica (Lazarus, 1995): valutazione delle conseguenze (positiva-negativa) valutazione delle cause il ragionamento precedente l’azione: riflettere sulle motivazioni può portare a modificare gli atteggiamento (Wilson, 2002)

15 La cognizione di Sè La conoscenza di Sé
Feedback di persone significative (Sé rispecchiato, Cooley, 1902): molto utile perché gli altri percepiscono aspetti di noi che noi non percepiamo (difese, difficoltà dell’introspezione) il confronto sociale (Festinger, 1954): ci si paragona ad altri simili quando non si hanno criteri adeguati, individuando caratteristiche distintive e sviluppando il senso di unicità (più marcato nella società occidentale (Snayder e Fromkin, 1980); i confronti con “migliori” per migliorare le performance o con “peggiori” per difesa e innalzamento dell’io (autostima) l’assunzione di un ruolo: le “maschere” diventano una realtà personale

16 esercitazione Paradigma da utilizzare per l’analisi: Teoria della complessità e Cognitivismo Quali relazioni sono significative? Quali concetti possono essere utili? (percezione, processi schematici, profezia che si autoavvera, attribuzione….ecc) Quale ipotesi esplicativa si può fare?


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