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COMPETENZE NEONATALI CORSO DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO

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Presentazione sul tema: "COMPETENZE NEONATALI CORSO DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO"— Transcript della presentazione:

1 COMPETENZE NEONATALI CORSO DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO 2018-2019
Dott.ssa Claudia Caprin – Università Milano-Bicocca

2 RIASSUMENDO

3 Continuità nello sviluppo durante il primo anno di vita
Gli studi riguardanti la prima infanzia hanno dimostrato che : Il primo anno di vita è un periodo di attivo sviluppo su cui incidono contemporaneamente fattori biologici, ambientali e di interazione fra i due La mente di B. si sviluppa contemporaneamente alla maturazione biologica in interazione con l’ambiente, in primis di tipo sociale Le traiettorie dei destini individuali si tracciano grazie all’esperienze non condivise e b. sviluppa le diverse abilità di base in diversi contesti e grazie ai principi dell’apprendimento

4 qual è la natura umana ?

5 Maturazione organica e caratteristiche biologiche della nostra specie
Rapido Sviluppo SNC e periferico: alla base dello sviluppo delle diverse abilità sia base che complesse (vedi memoria o sviluppo motorio) Evidenziazione di tendenze universali di comportamento umano Evidenziazione di tendenze universali di motivazioni umane primarie

6 LO SVILUPPO DELLA COMUNICAZIONE NEL BAMBINO
6 CORSO DI PSICOLOGIA DELLO SVILUPPO Dott.ssa Claudia Caprin – Università Milano-Bicocca

7 Elementi di Psicologia della Comunicazione e Semiotica
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8 COMUNICAZIONE mediante messaggi da un emittente a un ricevente »
« La trasmissione di informazioni mediante messaggi da un emittente a un ricevente » - comunicazione interpersonale: ricevente emette un feedback - comunicazione di massa: impossibilità di emettere un feedback

9 SCHEMA GENERALE CANALE CONTESTO ----------- ------------
PROCESSO CODICE PROCESSO CODIFICA DECODIFICA (R. Jacobson) CANALE: mezzo fisico-ambientale che rende possibile la trasmissione di M CONTESTO: situazione in cui si sta svolgendo la comunicazione CODICE: sistema delle regole in base a cui è stato strutturato il messaggio MESSAGGIO EMITTENTE RICEVENTE

10 Quando si tratta di esseri umani
Tomasello, Le origini della comunicazione umana ( 2009, p. 91)

11 ….. Ma non sempre ci si capisce….

12 Ambiguità del messaggio

13 IL MESSAGGIO: una combinazione di segni
Il segno è: «qualcosa che sta per qualcos’altro» TRE TIPI DI SEGNI (Pierce) : ICONA: Fra il SEGNO e ciò che sta a significare esiste un rapporto di SIMILARITA’ es. rappresentazione grafica INDICE: Fra il SEGNO e ciò che sta a significare esiste un rapporto di CONTIGUITA’ SPAZIO-TEMPORALE es. Gemito e dolore; fumo e fuoco SIMBOLO: Fra il SEGNO e ciò che sta a significare esiste un rapporto di CONVENZIONALITA’ es. parole; colori del semaforo

14 ASSIOMA 1: IMPOSSIBILITA’ DI NON-COMUNICARE
Qualsiasi comportamento emesso ha valore di messaggio quindi non si può non comunicare La comunicazione non è un processo che necessita dell’intenzionalità, non è sempre consapevole e non è necessariamente efficace Watzlawick-Beavin-Jackson (1967). Pragmatica della comunicazione.

15 DUE TIPI DI COMUNICAZIONE
COMUNICAZIONE VERBALE COMUNICAZIONE NON VERBALE

16 la classificazione di Pierce applicata alla comunicazione umana
la comunicazione umana sfrutta questi tipi di segni ICONA: es. gesti iconici , mimare azioni, ecc. INDICE: le emozioni umane implicano uno stato di attivazione generale dell’individuo e si esprimono tramite specifiche espressioni facciali , posturali, alterazioni della voce, ecc. SIMBOLICA : es. lingue ( CONVENZIONE Culturale all’nterno delle diverse comunità linguistiche) ; lingua dei segni; codice matematico, scrittura, ecc.

17 DUE TIPI DI MESSAGGI RICHIESTE : in comune con i mammiferi ed i primati DICHIARAZIONI : Con due diverse funzioni: - cooperativa e/o affiliativa (funzione specie-specifica, differenziata rispetto ai mammiferi ed ai primati) - prosociale - > altruisitica : fornire informazioni che si ritiene essere utili agli altri (Tomasello, 2009; Tomasello, Altruisti Nati )

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19 ASSIOMA 2: ogni comunicazione fra esseri umani implica due piani il piano del contenuto letterario del messaggio e il piano della relazione fra gli individui Il contenuto può essere espresso tramite diversi tipi di codice: es. linguistico, gestuale, espressivo emotivo , posturale, ecc. A livello sovraordinato i partecipanti determinano il piano della loro relazione sociale: es. supremazia-sottomissione, pari (Bateson, Verso una ecologia della mente; Watzlawick-Beavin-Jackson ,Pragmatica della comunicazione) + relazione affettiva ( vedi Bowlby) + relazione affiliativa e/o cooperativa (Tomasello 2009) , ecc.

20 INTERAZIONE E RELAZIONE
INTERAZIONE: UNA SERIE DI MESSAGGI SCAMBIATI FRA PERSONE - Ogni interazione sociale ruota intorno ad un «argomento» sul quale i soggetti si concentrano. es. voi e il vostro vicino di banco RELAZIONE: UNA STORIA DI INTERAZIONI - continuità nel tempo degli scambi ; conoscenza reciproca; legame affettivo es. voi e il vostro vicino di banco diventate amici

21 della comunicazione nel bambino
Sviluppo della comunicazione nel bambino

22 DUE FASI Sono state individuate due fasi nello sviluppo comunicativo pre-linguistico: FASE PRE-INTENZIONALE: il bambino produce comportamenti che possono assumere il valore di segnali per l’interlocutore adulto ma che non hanno ancora questo valore per il bambino FASE INTENZIONALE: il bambino è capace di produrre comportamenti che hanno il valore di segnali e che hanno un effetto sul suo interlocutore

23 Sviluppo della Interazione e comunicazione non-verbale
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24 LE INTERAZIONI PRECOCI
Nelle interazioni le distinte attività dei partecipanti sono coordinate in modo tale che ci possa riferire ad esse come a entità singole e unitarie. All’inizio della vita la capacità di adattare il proprio comportamento a quello di un’altra persona è molto limitata e qualsiasi coordinazione dipende dall’adulto

25 COMPORTAMENTI AD ALTA VALENZA SOCIALE
Il repertorio comportamentale del neonato è molto limitato. Nel corso dello sviluppo aumenterà progressivamente. Tuttavia fin da ll’inizio sono presenti alcuni comportamenti che hanno un altissimo valore comunicativo, ossia B è dotato di strumenti di segnalazione sociale specie-specifici: Pianto; Sorriso; In un secondo tempo emerge anche il riso DA UN PUNTO DI VISTA EVOLUZIONISTICO Questi COMPORTAMENTI HANNO UN FORTISSIMO VALORE ADATTIVO E LA LORO FREQUENZA DI EMISSIONE DETERMINA LA PROBABILITA’ GENERALE DI SOPRAVVIVENZA DI B

26 IL PIANTO

27 IL PIANTO IL PIANTO DI B. ha un fortissimo potere avversivo per il caregiver , che ha il potere di attivarlo per trovare soluzioni che possano alleviare la sofferenza di B. ( predisposizione biologica a vivere come estremamente avversivo lo stimolo «pianto di B. ) Inizialmente il pianto di B. è una risposta reattiva, ad uno stato di disagio organico, psico-fisiologico, provocato da stimoli ambientali, ecc. intorno all’anno i bambini iniziano ad usarlo intenzionalmente per ottenere qualcosa …

28 IL PIANTO è un comportamento altamente organizzato costituito da quattro fasi: espiratoria, riposo, inspiratoria, riposo la cui scansione temporale può variare e dare origine a diversi tipi di pianto DA FAME DA RABBIA DA DOLORE

29 IL SORRISO

30 IL SORRISO è tipico della nostra specie
ha un altissimo valore rinforzante per il caregiver , predisposizione biologica a vivere come estremamente gratificante LO STIMOLO «sorriso di B» è presente fin dalla nascita, ma inizialmente si tratta di un sorriso riflesso. Dal secondo mese di vita compare soprattutto in contesti interpersonali, elicitato da stimoli quali gli occhi di un’altra persona A circa tre mesi diventa sociale

31 Spitz e la genesi del sorriso sociale e delle relazioni affettive di B.
SPITZ E’ STATO IL PRIMO AUTORE A STUDIARE IN MODO APPROFONDITO LO SVILUPPO DEL SORRISO DI B. CHE DA REAZIONE RIFLESSA ALLO STIMOLO VOLTO UMANO (SOTTO FORMA DI GESTALT) DIVENTA UN INDICE DEL FATTO CHE IL BAMBINO STA COSTRUENDO RELAZIONI SOCIALI CON GLI ALTRI, IN PRIMIS CON IL CAREGIVER IL SORRISO RIVOLTO SELETTIVAMENTE A INDIVIDUI DURANTE LE INTERAZIONI SOCIALI, CIOE’ IL SORRISO SOCIALE, VIENE CONSIDERATO IL PRIMO ORGANIZZATORE DELL’ATTIVITA’ PSICHICA DI B., CIOE’ UN INDICE DELLA PRESENZA DI UNA «PRIMA FORMA DI ATTIVITA’ PSICHICA» DI TIPO SINCRETICO E’ INTERESSANTE NOTARE COME LE RIFLESSIONI DI SPITZ ANTICIPASSERO MOLTI DEI TEMI PROPOSTI DA BOWLBY E LE SUCCESSIVE EVOLUZIONI DELLA TEORIA DELL’ATTACCAMENTO

32 Spitz (1958): «Il primo anno di vita del bambino
Spitz (1958): «Il primo anno di vita del bambino. Genesi delle prime relazioni oggettuali « “ ….. L’interesse esclusivo che il lattante manifesta nel secondo mese per il viso umano, preferito ad ogni altro oggetto che lo circonda, si cristallizzerà al terzo mese in una reazione di forma particolare e specifica. La maturazione corporea e lo sviluppo psichico sono progrediti sufficientemente per permettere al lattante di attivare i suoi mezzi fisici al servizio delle sue esperienze, in forma di risposte psichiche. Risponderà cosí prontamente col sorriso al viso dell’adulto, al quale aveva già assegnato in precedenza un interesse speciale, un posto privilegiato nella globalità del suo ambiente. Si tratta, per cosí dire, della prima manifestazione attiva diretta ed intenzionale, il primo debole segno del passaggio dalla passività completa ad un comportamento attivo, che va progressivamente aumentando.

33 Il lattante reagisce col sorriso al viso umano a condizione che l’adulto gli presenti il viso di fronte, in modo che gli occhi siano ben visibili; inoltre il viso deve essere in movimento. Poco importa che il movimento sia costituito da un sorriso, da un accennare della testa o altro ancora. In questo periodo nessun altro oggetto, il nutrimento incluso, provoca questa risposta. Se a quest’epoca si presenta il poppatoio pieno di latte al lattante allevato artificialmente, si noterà spesso un cambiamento nel suo comportamento. I bambini in un periodo piú avanzato del loro sviluppo smettono di agitarsi; a volte fanno con la bocca dei movimenti di suzione, altre volte tentano di portare le braccia al poppatoio. Non si osserva mai il sorriso. Bambini meno sviluppati non modificheranno minimamente il loro comportamento, tuttavia alla stessa epoca questi bambini rispondono con un sorriso al sorriso dell’adulto

34 Ho descritto questa reazione in una monografia, pubblicata sotto il titolo The Smiling Response (La risposta del sorriso). In questa ricerca ho esaminato 147 bambini dalla nascita fino ad un anno. Sono giunto alla conclusione che non è giustificato affermare che la percezione del volto umano e la risposta del sorriso a questo, al terzo mese, siano una vera relazione oggettuale. Questo perché ho potuto stabilire che ciò che il bambino percepisce non è un partner, né una persona, né un oggetto ma solamente un segnale. È vero che questo segnale è costituito dal viso umano, ma le mie esperienze dimostrano che il segnale non è costituito dalla totalità del viso, si tratta piuttosto di una Gestalt privilegiata. Questa Gestalt privilegiata è costituita dall’insieme: fronte, occhi e naso, il tutto in movimento. In effetti questa risposta non è limitata ad “un” individuo, ad es. la madre. A quest’epoca gli individui ai quali il bambino risponde col sorriso sono intercambiabili. Non solo la madre, ma chiunque altro può provocare il sorriso, se sono rispettate le condizioni prescritte per la realizzazione della Gestalt privilegiata. Per queste ragioni chiamo questa configurazione Gestalt-segnale.

35 È possibile fare un’esperienza assai semplice per convincersi che si tratta di una Gestalt segnale, che fa parte del viso umano. Si stabilisce un rapporto col lattante presentandogli il viso sorridente e con movimenti della testa dall’alto al basso, cosa che provoca nel bambino la risposta del sorriso. Se a questo punto si volge lentamente il viso di profilo, continuando a sorridere e a muovere il capo immediatamente il bambino cessa di sorridere. Assume in generale un’espressione di estraneità; i bambini piú sviluppati qualche volta cercano il secondo occhio nella regione auricolare; i bambini piú sensibili sembrano subire uno choc. Di fronte a questa reazione ci si rende conto pienamente che il viso umano di profilo non è riconosciuto dal bambino, vale a dire che questi non riconosce veramente il suo partner, ma solo la Gestalt fronte-occhi-naso. Se questa Gestalt viene modificata, il cosí detto oggetto non è piú riconosciuto, perde cioè la sua qualità oggettuale.

36 Per queste ragioni abbiamo chiamato questa Gestalt oggetto precursore
Per queste ragioni abbiamo chiamato questa Gestalt oggetto precursore. Infatti il bambino non riconosce nella Gestalt-segnale le qualità essenziali dell’oggetto (cioè quelle qualità grazie alle quali l’oggetto soddisfa i bisogni e protegge); si tratta invece di attributi non sostanziali. È proprio questo che distingue l’oggetto libidico dalle “cose”: l’oggetto libidico è caratterizzato da qualità essenziali, ancorate alla sua genesi. Queste qualità restano immutabili attraverso tutte le vicissitudini, che trasformano gli attributi esteriori dell’oggetto libidico. Al contrario le “cose” sono caratterizzate dai loro attributi, e tutte le variazioni di questi attributi ostacoleranno il riconoscimento della a cosa”. La Gestalt-segnale costituisce quindi un attributo che compete piú alle “cose” che all’oggetto libidico, quindi un attributo effimero. Tuttavia, il fatto che questo segnale è stato elaborato grazie alla genesi delle relazioni oggettuali, gli conferisce una qualità che trascende la “cosa” assicurandogli un posto nella genealogia dell'oggetto libidico, che si sviluppa.

37 Si può eseguire questa esperienza in modo piú marcato presentando al bambino una maschera di cartone. Ho eseguito una serie di film in cui si dimostra che in quest’epoca il bambino sorride sia alla maschera, sia al viso umano, e che cessa di sorridere di nuovo quando si mostra la maschera di profilo. Si tratta quindi di un segnale. Ma questo segnale appartiene e deriva dal viso della madre: è legato alla nutrizione, al senso di sicurezza; piú tardi si svilupperà e costituirà un vero oggetto, la madre nella sua totalità. Per questo ho chiamato questa risposta, limitata ad una parte del viso umano, una relazione pre-oggettuale ed oggetto precursore il segnale che viene riconosciuto» (R. Spitz, 1958) Il primo anno di vita del bambino. Genesi delle prime relazioni oggettuali, Giunti-Barbera, Firenze, 1972

38 IL RISO è tipico della nostra specie
sopraggiunge dopo il sorriso, quando il bambino ha circa 4-5 mesi di vita ha un altissimo valore rinforzante per il caregiver , predisposizione biologica a vivere come estremamente gratificante lo stimolo riso di un bambi

39 FASI DELLO SVILUPPO INTERATTIVO
Età inizio REGOLAZIONE BIOLOGICA SCAMBI FACCIA A FACCIA 2 CONDIVISIONE DI ARGOMENTI 5 RECIPROCITA’ E INTENZIONALITA’ 8 RAPPRESENTAZIONE SIMBOLICA 18

40 REGOLAZIONE BIOLOGICA
Nel corso delle prime settimane di vita le interazioni bambino-caregiver avvengono nel contesto della regolazione dei processi biologici di base riguardanti: alimentazione cicli sonno-veglia

41 Allattamento Nel primo mese di vita tutti i b. succhiano in serie di 4-10 succhiate ciascuna, una per secondo circa, separate da pause di circa 4-15 sec. – durante queste pause le madri intervengono e stimolano il b. – il b. riprende a succhiare solo dopo che m. smette di sollecitarlo ESEMPIO PIU’ PRECOCE DI ALTERNANZA DEI TURNI

42 Video 1 - 5


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