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PALADINI DI PACE
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GANDHI Mohandas Karamchand Gandhi, nacque il 2 ottobre 1869 a Nuova Delhi e morì il 30 gennaio Importante guida spirituale, lo si conosce per il nome di Mahatma, datogli dal poeta Rabindranath Tagore, un altro nome fu Bapu che in hindi significa “Padre”. Con le sue azioni Gandhi ha ispirato movimenti di difesa dei diritti civili e personalità. E’ stato riconosciuto come Padre della nazione e il giorno della sua nascita è giorno festivo ed è stato dichiarato < giornata internazionale della nonviolenza>.
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I CINQUE INSEGNAMENTI DI GANDHI
Primo insegnamento Il potere della forza non vince mai contro il potere dell’amore. Gandhi ha lottato pacificamente contro il potere della forza, ha trasformato le menti di milioni di individui per incoraggiarli a combattere le ingiustizie con mezzi pacifici e non violenti. Attraverso il dialogo e la comprensione delle differenze, ciascuno di noi può contribuire alla realizzazione di un mondo di pace.
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Secondo insegnamento Le guerre infliggono dolore e dispiaceri. Gandhi ha dimostrato che possiamo raggiungere obiettivi come libertà, giustizia e democrazia senza uccidere nessuno, senza rendere orfano nessun bambino, senza causare alcun dolore.
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Terzo insegnamento Noi tutti viviamo per le nostre passioni e i nostri valori, ma nell’essenza c’è un desiderio di condurre una vita serena e pacifica.
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Quarto insegnamento Non importa dove viviamo, quale sia la nostra religione o il nostro contesto culturale, il cuore del discorso è che siamo tutti esseri umani, con le stesse ambizioni e le medesime aspirazioni. Le differenze culturali, religiose e politiche non devono mai costituire il fondamento per scatenare conflitti che solo portano dolore e distruzione.
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Quinto insegnamento Le grandi persone conducono un’ esistenza in modo esemplare. Mahatma Gandhi è riuscito a muovere un intero Paese e a liberare l’India senza far male a un solo inglese, le sue parole, le sue azioni sempre ispirate dalla benevolenza verso il prossimo, fosse anche l’ acerrimo rivale politico.
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Albert Einstein Albert Einstein fu un fisico e filosofo della scienza, tedesco naturalizzato statunitense. Egli si considerò sempre un pacifista e un umanista, e negli ultimi anni della sua vita, anche socialista e da molti venne considerato comunista. Fu co-fondatore del Partito Democratico Tedesco. Nel 1914 si ribellò contro la guerra come una violazione delle leggi dell’universo, un’interferenza dell’evoluzione della natura, che come scienziato rispettava nel modo più profondo.
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Per Manifesto di Russell-Einstein si intende la dichiarazione presentata il 9 luglio 1955 (nel pieno della Guerra fredda) a Londra in occasione di una campagna per il disarmo nucleare e che aveva avuto come promotori Bertrand Russell ed Albert Einstein (morto nell'aprile dello stesso anno). Nel documento - controfirmato da altri 11 scienziati e intellettuali di primo piano - Einstein e Russell invitavano gli scienziati di tutto il mondo a riunirsi per discutere sui rischi per l'umanità prodotti dall'esistenza delle armi nucleari.
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Madre Teresa di Calcutta
Madre Teresa di Calcutta nacque il 26 agosto 1910 a Skopje in una famiglia di genitori albanesi originari del Kosovo, all’ età di 8 anni rimase orfana del padre e la famiglia cadde in gravi difficoltà economiche. A partire dai 10 fino ai 14 anni partecipò alle attività della chiesa del Sacro Cuore di Skopje, in quel periodo cominciò a conoscere l’India tramite le lettere di missionari gesuiti attivi nel Bengala. .
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Nel 1928, all’ età di 18 anni, decise di prendere i voti entrando nelle Suore di Loreto, un ramo dell’ Istituto della Beata Vergine Maria che svolgeva attività missionarie in India. Nel gennaio 1929 raggiunse l’India dove, dopo una breve sosta a Calcutta, venne inviata nel Darjeeling, alle pendici dell’ Himalaya per completare la sua preparazione. Qui si fermò 2 anni, studiando inglese e bengali e insegnando nella scuola annessa del convento. Madre Teresa di Calcutta, ha ricevuto il Premio Nobel per la Pace nel 1979, il 19 ottobre 2003 è stata proclamata beata da Papa Giovanni Paolo ll.
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Non si preoccupò mai di fare distinzioni di razza, di culture, di caste e di religioni e tutti accoglieva, anzi RACCOGLIEVA, tra quanti non avevano altro che la propria situazione di disperati, diseredati e abbandonati. E' stato un esempio luminoso di come si possa voler bene e fare del bene in modo pratico guardando chiunque come un fratello o una sorella. Questa è la pace reale che tutti dovremmo perseguire. Saper vedere nel volto delle persone il volto di Gesù: ecco il segreto della pace che Madre Teresa ha vissuto. Dopo l'assegnazione del premio, chiese che i 6000 dollari di fondi fossero destinati ai poveri di Calcutta, che avrebbero potuto essere sfamati per un anno intero: "le ricompense terrene sono importanti solo se utilizzate per aiutare i bisognosi del mondo".
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NELSON MANDELA Nelson Rolihlahla Mandela (Mvezo, 18 luglio 1918– Johannesburg, 5 dicembre 2013) è stato un politico sudafricano, primo presidente a essere eletto dopo la fine dell'apartheid nel suo Paese e premio Nobel per la pace nel 1993 insieme al suo predecessore Frederik Willem de Klerk. Fu a lungo uno dei leader del movimento anti-apartheid ed ebbe un ruolo determinante nella caduta di tale regime, pur passando in carcere gran parte degli anni dell'attivismo anti-segregazionista. Protagonista insieme al presidente Frederik Willem de Klerk dell'abolizione dell'apartheid all'inizio degli anni Novanta, venne eletto presidente nel 1994, nelle prime elezioni multirazziali del Sudafrica, rimanendo in carica fino al 1999.
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L'apartheid (letteralmente "separazione") era la politica di segregazione razziale istituita dal governo di etnìa bianca del Sudafrica nel dopoguerra e rimasta in vigore fino al 1993. Il premio Nobel per il mantenimento della pace è stato previsto nel testamento di Alfred Nobel del 1895 ed è stato assegnato per la prima volta nel 1901 (come gli altri premi previsti da Nobel stesso).
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Nel 1963 Mandela viene arrestato e condannato all’ergastolo con l’accusa di alto tradimento. Mandela dedica tutta la sua vita agli ideali in cui crede fermamente, sacrifica affetti personali e benefici che pur gli spettano, essendo discendente da una famiglia reale; lo promette in un famoso discorso del 1962 davanti ai giudici che stanno per pronunciare la sentenza. Ecco uno stralcio della sua arringa: “Sono pronto a pagare la pena anche se so quanto triste e disperata sia la situazione per un africano in un carcere di questo Paese. Sono stato in queste prigioni e so quanto forte sia la discriminazione, anche dietro le mura di una prigione, contro gli africani... In ogni caso queste considerazioni non distoglieranno me né altri come me dal sentiero che ho intrapreso. Per gli uomini, la libertà nella propria terra è l'apice delle proprie aspirazioni. Niente può distogliere loro da questa meta. Più potente della paura per l'inumana vita della prigione è la rabbia per le terribili condizioni nelle quali il mio popolo è soggetto fuori dalle prigioni, in questo Paese... non ho dubbi che i posteri si pronunceranno per la mia innocenza e che i criminali che dovrebbero essere portati di fronte a questa corte sono i membri del governo".
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E ancora: “Ho nutrito l’ideale di una società libera e democratica, in cui tutte le persone vivono insieme in armonia… Questo è un ideale per cui vivo e che spero di realizzare. Ma se è necessario, è un’ideale per il quale sono pronto a morire”. Durante i 27 anni di carcere, di lotta interna anche per i diritti dei detenuti, dal cibo ad un abbigliamento più dignitoso, muoiono sua madre e suo fratello, i suoi figli sono diventati grandi ma quest'uomo esile ha rafforzato il suo animo e rese più forti le coscienze. Attaccabrighe Nelson non si rassegna, non cede, non rinuncia alla lotta, sia che si tratti di uno sgabello per far riposare i lavoratori delle miniere, sia che si debba trovare la giusta conciliazione con politici intransigenti. Non accetterà mai di essere scarcerato in maniera condizionata: nel 1985 l’allora Presidente del Sudafrica Botha propone la scarcerazione a Mandela, a patto che rinneghi la lotta armata. Bisognerà aspettare altri 5 anni di prigionia prima di vederlo finalmente libero. E’ il Nelson Mandela riceve il Premio Nobel per la pace nel 1993, assieme al Presidente De Klerk, per l'impegno per il Sudafrica democratico, ma già dai primi anni '90, l'ANC aveva sospeso la lotta armata; Mandela ne diviene Presidente e fa del PERDONO la sua parola d'ordine.
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Martin Luther King nacque ad Atlanta, in Georgia il 15 gennaio 1929.
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Vedeva l'egoismo come un qualcosa di distruttivo per l'essere umano, affermava che chiunque potesse essere grande, anche senza istruzione o competenze, bastava un animo gentile; vedeva nel continuo progresso l'assenza dell'animo umano che diventava piccolo di fronte alle sue opere gigantesche, la ricchezza la si poteva ottenere soltanto se la povertà cessasse di esistere. Affermava che chi non fosse pronto a morire per un qualcosa in cui crede non possa essere «pronto a vivere» e che le qualità di un uomo si mostrano solo quando deve affrontare una situazione difficile, solo il coraggio poteva vincere la paura. King credeva nell'applicazione delle tecniche gandhiane di non-violenza, nell'organizzazione di campagne per i diritti con le quali avrebbe potuto denunciare la situazione in cui versava la comunità nera. Questa strategia si rivelò vincente: i giornali e la televisione riportavano giornalmente sia le manifestazioni di protesta (marce, boicottaggi, episodi di resistenza civile come i sit-in.) sia la violenza e lo stato di segregazione a cui erano sottoposti i neri. Tutto ciò riuscì a convincere l'opinione pubblica americana dell'importanza e della priorità che il problema dei Diritti Civili della comunità afroamericana aveva. King, in America, come Gandhi in India, organizzò una protesta pacifica, senza armi, soprattutto basandosi sul dialogo, ottenendo anch'egli grandi risultati. Le campagne di disobbedienza civile portarono lo stesso King ad essere più volte imprigionato.
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King e la SCLC organizzarono decine di marce e manifestazioni di protesta per assicurare alla comunità nera d'America il diritto di voto, la fine della segregazione, pari diritti sul lavoro e altri basilari diritti civili. Molte delle richieste del movimento furono in seguito accolte, e si tradussero in leggi degli Stati Uniti, grazie all'approvazione di documenti come il Civil Rights Act (1964) ed il Voting Rights Act (1965). Estremamente celebre è rimasto il discorso che Martin Luther King tenne il 28 agosto 1963 durante la marcia per il lavoro e la libertà davanti al Lincoln Memorial di Washington e nel quale pronunciò più volte la fatidica frase "I have a dream" (Io ho un sogno) che sottintendeva l’attesa che egli coltivava, assieme a molte altre persone, perché ogni uomo venisse riconosciuto uguale ad ogni altro, con gli stessi diritti e le stesse prerogative, proprio negli anni in cui - per dirla con le parole di Bob Dylan - i tempi stavano cambiando e solo il vento poteva portare una risposta.
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IQBAL MASIH Era nato nel 1983 Iqbal Masih e aveva quattro anni quando suo padre decise di venderlo come schiavo a un fabbricante di tappeti. Per 12 dollari. E' l'inizio di una schiavitù senza fine: gli interessi del "prestito" ottenuto in cambio del lavoro del bambino non faranno che accrescere il debito. Picchiato, sgridato e incatenato al suo telaio, Iqbal inizia a lavorare per più di dodici ore al giorno. E' uno dei tanti bambini che tessono tappeti in Pakistan; le loro piccole mani sono abili e veloci, i loro salari ridicoli, e poi i bambini non protestano e possono essere puniti più facilmente.
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Un giorno del 1992 Iqbal e altri bambini escono di nascosto dalla fabbrica di tappeti per assistere alla celebrazione della giornata della libertà organizzata dal Fronte di Liberazione dal Lavoro Schiavizzato (BLLF). Forse per la prima volta Iqbal sente parlare di diritti e dei bambini che vivono in condizione di schiavitù. Un giorno però, durante una delle sue fughe, s’imbatte in una manifestazione di sindacalisti contro il lavoro minorile. Si fa avanti e racconta ai manifestanti la sua storia, che viene resa pubblica e Iqbal è addirittura chiamato a tenere un discorso alla sede dell’ONU.
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"Da grande voglio diventare avvocato e lottare perché i bambini non lavorino troppo". Iqbal ricomincia a studiare senza interrompere il suo impegno di piccolo sindacalista. Ma la storia della sua libertà è breve. Il 16 aprile 1995 gli sparano a bruciapelo mentre corre in bicicletta nella sua città natale Muridke, con i suoi cugini Liaqat e Faryad. "Un complotto della mafia dei tappeti" dirà Ullah Khan subito dopo il suo assassinio. Qualcuno si era sentito minacciato dall'attivismo di Iqbal, la polizia fu accusata di collusione con gli assassini. Di fatto molti dettagli di quella tragica domenica sono rimasti poco chiari.
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A TUTTI
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A CURA DELLA CLASSE 5^ C a.s. 2013/14
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FINE
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