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PubblicatoAdelina Grosso Modificato 9 anni fa
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Progettazione di un allestimento permanente Nella progettazione di un allestimento permanente bisogna sempre, innanzitutto, riflettere su: - qual è l’identità del museo - qual è il progetto culturale del museo Da queste riflessioni si potrà capire quale sarà il grado di libertà che ci si potrà permettere nella progettazione
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Tre fattori influiscono sul grado di libertà che ci si potrà permettere nella ri-progettazione di un percorso espositivo permanente: - l’importanza storica del precedente allestimento; - l’investimento che ha comportato il precedente allestimento (se si è investito molto, lo si era fatto per allestimenti destinati a durare); - l’efficacia comunicativa (o anche, in altre parole, il “successo di pubblico”) del precedente allestimento
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Alcune operazioni che bisogna sempre fare quando ci si accinge a progettare (o riprogettare) un percorso espositivo permanente: - domandarsi se il “vecchio” allestimento ha veramente bisogno di essere sostituito; - domandarsi se il criterio espositivo che si vuole adottare è coerente con il tipo, la qualità e la quantità di materiali di cui il museo dispone; - fare una ricognizione puntuale dei reperti di cui il museo dispone individuandone di ciascuno il valore estetico, il valore storico e l’importanza scientifica; - evitare di “sacrificare” alcuni dei pezzi più validi perché ritenuti non utili per il progetto che abbiamo in mente; - nel caso, cambiare il progetto che abbiamo in mente: probabilmente non è il migliore per i materiali di cui il nostro museo dispone.
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«Manifesto programmatico» di Ian Ritchie, pubblicato in «Stanze delle meraviglie - I musei della natura tra storia e progetto», CLUEB, 1997, pag. 223-224 Stabilire in modo inequivocabile il ruolo centrale del singolo museo. Valutare l’importanza delle sue collezioni nell’ambito del patrimonio culturale del paese. Elaborare il progetto architettonico ed espositivo a partire dalle collezioni. Essere coerenti con la nostra cultura, con la nostra epoca e la tecnologia moderna. Avere consapevolezza della tradizione su cui stiamo costruendo, senza tuttavia indulgere alla nostalgia. Individuare chiaramente se quanto ci viene richiesto è un nuovo edificio, un ampliamento, una ristrutturazione o una riconversione. Capire ciò che è e sarà permanente oppure temporaneo. Evitare l’improvvisazione. Chiarire il ruolo di chiunque intervenga [nel progetto] [e fare in modo che] tutti siano consapevoli che è in gioco il nostro patrimonio culturale collettivo, passato e futuro. Il futuro dipende da ciò che investiamo ora e si fonda sull’oggi. Garantirsi che tutti gli obiettivi, a lungo e breve termine, siano realistici e raggiungibili. Essere certi di poter condurre a termine quanto si è iniziato procedendo nella programmazione con prudenza, consci che stiamo costruendo il nostro futuro..... Nel dubbio, astieniti: “essendo un nobile sacrificio l’arte di lasciare le cose come sono” (Ernst H. Gombrich)
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… «La strategia più efficace, in definitiva, dovrebbe essere quella di utilizzare diversi tipi di linguaggio all’interno di uno stesso percorso espositivo, indipendentemente dal fatto che sia prevalentemente classificatorio o tematico o ambientale o interattivo…»
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Infine occorre sempre ricordare che ciò che è lecito, che è valido e che funziona in una mostra temporanea non è detto che sia lecito, né che sia valido, né che funzioni in un allestimento permanente. Come, ad esempio, scegliere di utilizzare degli espositori pensati per mostre temporanee e non adatti a un percorso espositivo permanente…
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