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Il meridione prima dell’Unità d’Italia Altri prof. preferenziali

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Presentazione sul tema: "Il meridione prima dell’Unità d’Italia Altri prof. preferenziali"— Transcript della presentazione:

1 Il meridione prima dell’Unità d’Italia Altri prof. preferenziali
Libera Pluriversità di Napoli Non è Ufficiale ma Vera Napoli - Via del Parco Margherita, 35 Il meridione prima dell’Unità d’Italia Sabato 21 Febbraio 2009 Orario 15, ,00 Scena e retroscena la marcia degli Eroi, l’impresa dei mille la lezione è coordinata dal prof. pref. Nicola Terracciano Altri prof. preferenziali Luigi Sabino luigisabino <at> hotmail.it Ernesto Brando ernesto_brando <at> fastwebnet.it

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3 VADEMECUM COME BATTERE 100 MILA UOMINI DELL’ESERCITO NAPOLETANO E LA PRIMA MARINA DA GUERRA DELLE POTENZE MINORI CON SOLI “MILLE” EROI La vera storia di una mirabolante epopea guerresca. Amori, intrighi e coup de théâtre. La vera, autentica e incontrovertibile versione romantica della storiografia ufficiale dell’ “impresa” che ha fatto l’italia

4 La conquista del Sud, i protagonisti italiani:
IL CONQUISTATORE - Vittorio Emanuele II di Savoia Sposa la politica di conquista cavourriana IL CONQUISTATO - Francesco II di Borbone Continua la politica del padre Ferdinando II, rimane diplomaticamente isolato.

5 La spedizione dei Mille: perché in Sicilia ?
La Sicilia è il punto debole del regno del Sud a causa dell’odio baronale verso il potere centrale di Napoli: la voglia di autonomia e/o indipendenza; nell’ APRILE 1860, il 4, i rivoluzionari siciliani provocano l’ennesima sommossa “La rivolta della Gancia”. Artefice Rosolino Pilo e Giovanni Corrao . Contatti dei garibaldini con essi e con i baroni per coordinare le forze in vista di una spedizione di soccorso. La rivolta viene, però, repressa dall’esercito borbonico. Crispi decritta un telegramma cifrato proveniente da Malta e diretto a Garibaldi, nella prima trascrizione lo informa correttamente dei fatti e il Nizzardo sta per abbandonare l’impresa, nella correzione successiva afferma (falsamente e di proposito) che la rivoluzione è domata a Palermo ma è ancora viva nell’entroterra: i Mille partono

6 PARTENZA il 6 maggio 1860 da Quarto (Genova)
Le NAVI per il trasporto dei mille fu detto che fossero state rubate ma in un ATTO NOTORIO in data 4 maggio si stabiliva la vendita temporanea di due navi della società Rubattino di Genova (il Piemonte e il Lombardo) al regno di Sardegna e si precisava che il beneficiario era Giuseppe Garibaldi; garanti del debito il re sabaudo e il suo primo ministro Cavour.

7 Non era una spedizione segreta, non era una spedizione di popolo, non era spontanea.
Bensì un'azione ben organizzata, finanziata nell'ordine di £ (consuntivo fatto da bertani dei mesi tra il 1860 e 1861, equivalente a €) in 26 pagine. Di quella cifra £ provenivano dai depositi del governo borbonico in Sicilia. (in valore del Anno 1861 Coefficiente 8513,9146 per il rapporto agli euro dividere per 1936,27 - fonte ISTAT)

8 Accanto a Garibaldi si aggirava un certo Laurence Oliphant tramite del governo inglese che esortò il generale a decidersi forte dell'attività che si svolgevano a Londra per appoggiare la spedizione. La spedizione aveva a disposizionefondi sicuri per di franchi oro affidati da cavour alla società nazionale di la farina per corrompere notabili, ufficiali e funzionari borbonici. franchi francesi raccolti dalle logge massoniche scozzesi, sparse tra Inghilterra, Canada e stati uniti. Infine i fondi ufficiali gestiti da Finzi e gli unici citati in cassa ai “filibustieri” eroi £ più donate da bixio personalmente

9 I Mille non erano spensierati “esursionisti per Napoli” ma, per la gran parte, veterani delle prime due guerre di indipendenza; presenti anche ufficiali piemontesi in uniforme, l’armamento era quello usato nella guerra dell’anno precedente, pienamente efficiente, alcuni garibaldini catturati nella battaglia del volturno avevano nei loro effetti personali il “libretto del soldato” in uso nell'esercito piemontese

10 Da mesi si sapeva, nelle Due Sicilie, dei propositi di un’invasione ostile; l’arrivo dei Mille era noto al governo meridionale grazie ad una comunicazione telegrafica dell’ambasciatore delle Due Sicilie a Torino, avvenuta il 6 maggio, data della partenza. Si sapeva, anche, che sarebbero sbarcati nella parte occidentale dell’isola per cui in quelle acque erano state allertate alcune navi da guerra; queste non avevano truppe da sbarco: l’ordine, infatti, era di intercettare i nemici in mare e “colarli a picco salvando le apparenze”

11 Furono inviate il brigantino Valoroso, la corvetta a vapore Stromboli governata dal comandante guglielmo acton, la fregata a vela Partenope e il vapore armato Capri Comandate del capitano marino caracciolo. Arrivarono alle le prime, a cose fatte le seconde. I garibaldini avevano iniziato le operazioni di sbarco poco dopo mezzogiorno. 11 maggio 1860. 14 maggio proclama di Salemi. Appoggi locali: Barone stefano triolo di s. anna

12 La scarsa combattività della Marina e i diari dei presenti.
Dai diari degli ufficiali inglesi: i colpi delle navi avevano tiro “troppo corto”; “non riuscivamo a capire contro che cosa fossero diretti i colpi”, da quelli garibaldini: “mi è sempre parso che neanche i comandanti avessero gran voglia di danneggiare i volontari, furono colpi innocenti ” I comandanti borbonici furono sottoposti a Consiglio di Guerra ma uscirono prosciolti perché fu ritenuta valida l’attenuante di non aver voluto causare complicazioni diplomatiche con l’Inghilterra; fecero tutti bellissime carriere nella Marina italiana. “Un’accozzaglia di ufficiali, più bellimbusti che soldati, dal fanciullone alfiere, di fresco uscito di collegio, al vecchio capitano imbellettato ed armato, tu non vedevi che mozze effigie, nature incomplete di uomini sol vaghi di splendere”

13 Il denaro corruttore e le promesse di carriera
Il modo in cui si concluse la partita sfiduciò le truppe che cominciarono a dubitare fortemente della fedeltà dei loro comandanti: questo fu il motivo dominante di tutta la campagna di invasione delle Due Sicilie, nella quale i soldati si batterono sempre valorosamente mentre i loro capi si dimostrarono degli inetti e, spesso, collusi con gli invasori. Cavour aveva provveduto a profondere a piene mani denaro per comprare i membri dei vertici militari delle Due Sicilie, il tramite di questa operazione fu il contrammiraglio sardo Carlo Pellion di Persano, presente a Palermo sulla sua nave. Il fondo spese ammontava all’enorme somma di un milione di ducati, [18,7 milioni di €, 36 miliardi di lire del 2008]. Faceva, inoltre, promettere a tutti gli ufficiali collaborazionisti l’inquadramento nel nuovo esercito italiano, conservando gradi e pensioni

14 Arrivano 21 mila “volontari”, l’invasione in massa
Arrivano 21 mila “volontari”, l’invasione in massa. Cominciarono a sbarcare in Sicilia numerose navi provenienti da Genova e da Livorno (città sotto il governo sabaudo) cariche di armi e “volontari” che erano in realtà soldati piemontesi ufficialmente fatti congedare [circolare n.40 del Giornale Militare del Piemonte del ] si prescriveva per loro: l’iscrizione a matricola della “campagna dell’Italia meridionale 1860 in Sicilia e nel Napoletano. Tutte le VENTUNO spedizioni marittime furono effettuate senza che la potentissima marina meridionale effettuasse serie manovre di intercettazione.

15 La reazione inadeguata di Francesco II Il Re non monta a cavallo *
Si affida ad una sterile offensiva diplomatica accusando il Piemonte, di fronte alle potenze europee, di connivenza con i “filibustieri”. Operazione tecnicamente ineccepibile perché una spedizione ostile era partita da uno stato col quale si era in pace e col quale erano esistenti regolari rapporti diplomatici. L’unico modo per arrestare l’invasione era mettersi IMMEDIATAMENTE, in prima persona, alla testa delle truppe che erano a lui devotissime, al contrario dei comandanti, e bloccare l’avanzata delle camicie rosse. * in esilio ammise questo errore fatale.

16 l’equivoco della divisione delle terre
I baroni riscuotono la ricompensa: Garibaldi non promette le loro terre Editto del 2 giugno 1860 GIUSEPPE GARIBALDI, Comandante in Capo le forze nazionali in Sicilia, DECRETA : art. 1 - Sopra le terre dei demani comunali da dividersi, giusta la legge, fra i cittadini del proprio comune, avrà una quota certa senza sorteggio chiunque si sarà battuto per la patria. In caso di morte del milite, questo diritto apparterrà al suo erede. art. 2 - ……. art. 3 - Qualora i comuni non abbiano demanio proprio vi sarà supplito con le terre appartenenti al demanio dello Stato o della Corona. [sfortunatamente le terre demaniali erano pochissime]

17 la fine del tragico equivoco
PROCLAMA del 6 agosto 1860: Il Paese di Bronte colpevole di lesa umanità è dichiarato in istato d'assedio. Nel termine di tre ore da cominciare alle 13 e mezza gli abitanti consegneranno le armi da fuoco e da taglio, pena di fucilazione pei retentori. Il Municipio è sciolto per organizzarsi ai termini di legge. Gli autori de' delitti commessi saranno consegnati all'autorità militare per essere giudicati dalla Commessione speciale. E' imposta al paese una tassa di guerra ogni ora….. da avere termine al momento della regolare organizzazione del paese. [vengono fucilati dopo un processo farsa, un vecchio liberale l'avvocato Nicolò Lombardo, tre contadini Nunzio Spitaleri Nunno, Nunzio Longhitano Longhi, e “lo scemo del villaggio” Nunzio Ciraldo Fraiunco ]

18 Un severo giudizio sulla “grandezza militare “ della spedizione del Nizzardo fu espresso anche da uomini che avevano condiviso con lui l’impresa, come Maxime Du Camp che parlò di “passeggiata militare, stancante è vero, ma senza rischio alcuno “ e di Agostino Bertani che le definì “facili vittorie ” causando l’ira di Garibaldi nelle sue memorie. I comandanti borbonici: incapaci, alcuni pavidi, altri corrotti, sedici furono ritenuti responsabili diretti dei tracolli militari in Sicilia e Calabria. Tre furono degradati e messi a riposo dal Consiglio di guerra borbonico. Il Comandante Fileno Briganti in calabria fu linciato dai suoi sottoposti che ne avevano subodorato il tradimento.

19 Colonna infame ufficiali dell'armata di mare:
francesco cossovich, amilcare anguissola pirofregata Veloce, giovanni vacca, napoleone scrugli, carlo luigi chretien, luigi matteo civita, cesare sanfelice, giuseppe cacace. Condannati solo dal giudizio che ne avevano i nuovi superiori piemontesi. I compagni che li seguirono qualcuno si suicidò; altri, passati con l'esrcito italiano, furono umiliati, guardati con diffidenza e messi subito in pensione

20 Ufficiali dell'esercito:
Luogotenente del re in sicilia paolo ruffo principe di castel cicala, generale francesco landi (non utilizzò la brigata Colonna, fu bollato di tradimento morì di crepacuore, si dice, perchè ingannato dai garibaldini. Per la sua ritirata a pianto romano avrebbe avuto una polizza di ducati (€ ) depositata presso il Banco di Napoli; ne avrebbe trovati solo 14. Ferdinado lanza, gennaro gonzales, generale giuseppe letizia, colonnello camillo bonopane, tommaso clary, francesco bonanno prima in sicilia poi in puglia, maresciallo flores in puglia, in calabria abbiamo già citato briganti, nicola melendez, giuseppe caldarelli, giuseppe ghio accettò di capitolare a Soveria Mannelli nonostante avesse uomini e 12 cannoni, giovan battista vial comandante territoriale in calabria.

21 Quel misterioso, unico naufragio
Il poeta Ippolito Nievo, capo dell’intendenza di Garibaldi e quindi responsabile di tutti i fondi, viaggiava sul piroscafo Ercole da Palermo a Napoli, ci fu una esplosione delle caldaie e tutti gli ottanta passeggeri annegarono. Nell’occasione ci furono la misteriosa perdita di contatto con la nave che lo precedeva ed il ritardo nei soccorsi, si parlò subito di sabotaggio e comunque fu l’unico battello ad affondare tra tutti quelli che avevano solcato il Tirreno per i ripetuti sbarchi in Sicilia.

22 6 settembre 1860: Re Francesco II di Borbone lascia Napoli.
Il Re si ritira a Gaeta , su consiglio del suo Stato Maggiore, la risparmia dalle devastazioni della guerra; il popolo NON è insorto contro di lui come sperava Cavour. Lascia 10 mila uomini nelle fortezze della Capitale, a difesa della città, con l’ordine di “non sparare per primi sul nemico”; saluta i ministri dicendo “Voi sognate l’Italia e Vittorio Emanuele, ma purtroppo sarete infelici”; raccomanda la tutela della neutralità di Napoli, per serbarla da eventuali violenze, e del Tesoro, patrimonio della Nazione. Lo seguono solo una trentina di fedelissimi, a Gaeta si trova a disposizione solo sei navi ma ben 50 mila uomini dell’esercito, quasi del tutto depurato dai traditori.

23 Quando partì per Gaeta Francesco II lasciò tutti i depositi privati del Banco di Napoli al loro posto. 11 milioni di ducati che appartenevano al suo patrimonio privato. Alla vigilia della spedizione dei mille, tra fondi pubblici e privati il BdN gestiva una somma pari a 33 milioni di ducati, in Sicilia ce n'erano 30 depositati.

24 i 62 giorni del saccheggio e delle ricompense
Il Palazzo Reale fu spogliato, gli oggetti più preziosi furono spediti a Torino, gli altri venduti L’oro della Tesoreria dello Stato [1670 milioni di euro] patrimonio della Nazione meridionale e anche i beni personali che il Re aveva lasciato “sdegnando di serbare per me una tavola, in mezzo al naufragio della patria ”, furono requisiti, dichiarati “beni nazionali” e distribuiti. “I ladri, gli evasi dalle galere, i saccheggiatori e gli assassini, amnistiati da Garibaldi, pensionati da Crispi, sono introdotti né carabinieri, negli agenti di sicurezza, nelle guardie di finanza e fino nei ministeri“ “Cumulo di quattro o cinque impieghi in una medesima persona ragguardevoli offici a minorenni ... Pensioni senza titolo a mogli, sorelle, cognate di sedicenti patrioti”.

25 Garibaldi chiede che gli sia prorogata la dittatura di un anno, Vittorio Emanuele rifiuta e non passa neanche in rassegna le camicie rosse. Garibaldi sbatte la porta e torna a Caprera. Vittorio Emanuele va a caccia nelle riserve reali borboniche. Il Re scrive a Cavour (in francese): “Come avrete visto, ho liquidato rapidamente la sgradevolissima faccenda Garibaldi, sebbene, siatene certo, questo personaggio non è affatto docile, né così onesto come si dipinge e come voi stesso ritenete. Il suo talento militare è molto modesto, come prova l’affare di Capua [fu sconfitto dai meridionali], e il male immenso che è stato commesso qui, ad esempio l’infame furto di tutto il danaro dell’erario, è da attribuirsi interamente a lui che s’è circondato di canaglie, ne ha eseguito i cattivi consigli e ha piombato questo infelice paese in una situazione spaventosa “.

26 Re Francesco (25 anni) e la Regina Sofia (19) sono accanto ai loro soldati nell’assedio di Gaeta (800 vittime in tre mesi)

27 I prigionieri di guerra meridionali, il lager di Fenestrelle
Recenti ricerche sottolineano le pessime condizioni in cui nel 1861 questi militari furono «ospitati» a Fenestrelle: laceri e poco nutriti era usuale vederli appoggiati a ridosso dei muraglioni, nel tentativo disperato di catturare i timidi raggi solari invernali; una volta morti venivano gettati nella calce viva. LA FARSA DEI PLEBISCITI UNITARI “Il popolo vuole l’Italia una ed indivisibile con Vittorio Emanuele come re costituzionale per sé e i suoi legittimi successori “. Il voto NON e’ segreto ma e’ palese con due urne, una contiene i bollettini con scritto “Sì”, l’altra con i “No”, in una terza si infila la scheda. Intimidazioni e brogli non si contarono Napoli e province continentali : Votanti: FAVOREVOLI: 99,19 % Contrari: 0,80 % Sicilia : Votanti: FAVOREVOLI: 99, 84 % Contrari: 0,15% IN TUTTI I PLEBISCITI DEGLI ALTRI STATI ITALIANI PREUNITARI LA PERCENTUALE DEI FAVOREVOLI SUPERA SEMPRE IL 98%; IN TOSCANA CI FU IL PIU’ ALTO NUMERO DI VOTI CONTRARI

28 la colpevole politica economica dell’Italia unita
Fu messo in opera un preciso disegno dei “vincitori sul campo”: il triangolo Torino – Milano - Genova doveva avere il monopolio dell’industria italiana, al Sud fu assegnato un ruolo prevalentemente agricolo e di fornitore di mano d’opera per l’industria del nord. I fiori all’occhiello dell’economia meridionale, che erano al primo posto al momento dell’unità, nei relativi settori, come l’industria metalmeccanica di Pietrarsa, i cantieri navali di Castellammare di Stabia (il più grande del Mediterraneo), gli stabilimenti siderurgici di Mongiana o Ferdinandea, l’industria tessile (S. Leucio - CE) e le cartiere, cadono in abbandono o sono immediatamente chiusi mentre, contemporaneamente, al Nord sorgono quasi dal nulla analoghi stabilimenti come l’arsenale di La Spezia o colossi come l’Orlando

29 Nicola Ostuni, Napoli Comune Napoli Capitale, Liguori, 1999, in prefazione e conclusione, modif..
Vincenzo Gulì, “Il saccheggio del Sud”, Campania Bella editore Nicola Ostuni, Napoli Comune Napoli Capitale, Liguori ,1999, pag.178 Le finanze napoletane e le finanze piemontesi dal 1848 al Giacomo Savarese - Cardamone Michele Vocino, “Primati del regno di Napoli”, Mele editore Boeri, Crociati, Fiorentino; “ L’esercito borbonico dal 1830 al 1861 “, Stato Maggiore dell’Esercito, Roma, 1998

30 Bibliografia: Giuseppe Campolieti (2001), Il Re Bomba, Milano, Le scie Mondadori Lorenzo Del Boca (2004), Indietro Savoia, Casale Monferrato (Al), Piemme Pocket Pier Giusto Jaeger (2005), Francesco II di Borbone, Milano, Oscar Storia Mondadori Gigi Di Fiore (2007), La controstoria dell’Unità d’Italia, Milano, Rizzoli Raffaele De Cesare (2005), Nel lungo tunnel, Lecce, Capone Editore I Borbone di Napoli, S. Di Fraja editore, La Spezia, Libritalia srl Raffaele De Cesare (2005) Al tempo di Re Ferdinando, Lecce, Capone Editore Michele de Sangro, I Borbone nel Regno delle Due Sicilie,Edizione elettronica Giuseppe Ressa (2004), Il sud e l’unità d’Italia, edizione elettronica a cura del centro Culturale e di studi storici, “Brigantino – il portale del sud”, Napoli giugno Angelantonio Spagnoletti (1997), Storia del Regno delle Due Sicilie, Bologna, Il Mulino Nicola Forte (2007), Viaggio nella memoria persa del Regno delle Due Sicilie, Napoli, Imagaenaria Filippo Russo (2007), Ferdinando II di Borbone, il grande Re, Verona, Fede & Cultura Gigi Di Fiore (2004), I vinti del Risorgimento, Torino, Utet Michele de Sangro (1884), I Borboni nel Regno delle Due Sicilie, Como, Tipografia dell’ordine di Cavalieri e Bazzi,.


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