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IL PRETE UMILE CHE FECE PAURA ALLA MAFIA

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Presentazione sul tema: "IL PRETE UMILE CHE FECE PAURA ALLA MAFIA"— Transcript della presentazione:

1 IL PRETE UMILE CHE FECE PAURA ALLA MAFIA
PADRE PINO PUGLISI IL PRETE UMILE CHE FECE PAURA ALLA MAFIA

2 LA VITA Don Giuseppe Puglisi nasce nella borgata palermitana di Brancaccio il 15 settembre 1937 e viene ucciso dalla mafia nella stessa borgata il 15 settembre 1993, giorno del suo 56° compleanno. Viene ordinato sacerdote dal cardinale Ernesto Ruffini il 2 luglio 1960 Don Pino ha sempre avuto una grande passione educativa, che lo ha portato ad assumere incarichi di docenza in molte scuole siciliane. Questo impegno come insegnante si è protratto per oltre trent’anni. Tra gli istituti in cui ha insegnato ricordiamo in particolare il liceo classico «Vittorio Emanuele II» di Palermo. La sua attenzione si è rivolta al recupero degli adolescenti già reclutati dalla criminalità mafiosa, con lo scopo di riaffere nel quartiere una cultura della legalità illuminata dalla fede. Questa sua attività pastorale, come è stato ricostruito dalle inchieste giudiziarie, ha costituito il movente dell’omicidio, per il quale esecutori e mandanti sono stati arrestati e condannati. Nel ricordo del suo impegno sono state intitolate a lui scuole, centri sociali, strutture sportive, strade e piazze a Palermo e in tutta la Sicilia.

3 Il 15 settembre del 1994, anniversario della sua morte, segna l’apertura dell’anno pastorale della diocesi di Palermo. il 15 settembre 1999 il cardinale Salvatore De Giorgi ha insediato il tribunale ecclesiastico diocesano per il riconoscimento del martirio di don Giuseppe Puglisi, presbitero della chiesa palermitana. la sua vita e la sua morte e hanno disvelato la malvagità e l’assoluta incompatibilità della mafia con il messaggio evangelico. Nel 1995 il cardinale Pappalardo ha dato il via ad una raccolta di tutte le testimonianze sul sacerdote di Brancaccio. La raccolta di documenti e testimonianze si è conclusa il 6 maggio 2001 e alla fine del settembre 2001 l'incartamento è passato all'esame della Congregazione per le cause dei Santi in Vaticano. Nel giugno del 2012 la Congregazione ha dato l'assenso finale alla promulgazione del decreto per il riconoscimento del martirio di don Puglisi. Il 25 maggio 2013 padre Pino Puglisi è stato beatificato.

4 LA STORIA Nel 1992 avevano ucciso Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, e a loro don Pino aveva dedicato una messa. A gennaio era stato arrestato Totò Riina, e le bombe a Milano e Roma avevano messo definitivamente nel mirino delle forze dell’ordine la Cosa Nostra dei Corleonesi. Don Pino era stata una loro spina nel fianco fin dal suo arrivo, tre anni prima. A Palermo aveva ricoperto moltissimi ruoli e animato movimenti vari, dall’Azione Cattolica a Camminare insieme, da Presenza del Vangelo alla Fuci. Il 29 settembre 1990 era arrivato a San Gaetano, quartiere di Brancaccio. Padre Pino Puglisi era uno diverso e se ne accorsero in fretta perché non tentava di redimere i boss, al contrario, spronava i bambini e giovani a non apprezzarli, togliendoli dalla strada dello spaccio e della piccola criminalità, per la quale la mafia costituiva una sorta di approdo naturale.

5 Quando 3P ha inaugurato il centro “Padre Nostro”, vero punto di riferimento per i giovani e le famiglie del quartiere, Cosa Nostra, già con le spalle al muro, ha avvertito nel sacerdote un ostacolo ben diverso dallo Stato: la spinta rivoluzionaria di un prete che parlava alle coscienze. Per questo, per la prima volta dal dopoguerra, ha deciso di assassinare un prelato. E tutto si sarebbe aspettato l’assassino, tranne il sorriso della vittima.

6 Di certo il tentativo di Cosa Nostra di togliere al sacerdote la parola, oltre alla vita, è fallito miseramente. Infatti don Pino è divenuto un simbolo e istituti, scuole, strade gli sono stati intitolati e da ultimo è stato proclamato beato.

7 IL METODO I tanti volumi sparsi nell'abitazione di don Puglisi attestano una solida cultura teologica, filosofica e pedagogica.  Padre Pino metteva al servizio della sua sensibilità i più moderni metodi della psicanalisi, della logoterapia e della terapia di gruppo. Strumenti che utilizzava tacitamente, senza vanterie, per affinare le notevoli qualità innate grazie alle quali entrava facilmente e profondamente in contatto con l‘altro, infatti lungo tutta la sua vita don Puglisi ha saputo tessere rapporti personali fortissimi, a prescindere dall'estrazione sociale o dal titolo di studio dell'interlocutore.

8 La prima fase di questo suo metodo era l’ascolto
La prima fase di questo suo metodo era l’ascolto. In un mondo che corre, dove ognuno è in fondo perso dentro ai fatti suoi, le grandi orecchie di don Pino erano un approdo sicuro. Il percorso dell'ascolto era lungo, tortuoso ma Padre Pino sapeva ascoltare e far arrivare ognuno ad un traguardo. La seconda fase era quella della vita comunitaria, dell'apertura del dialogo con gli altri. Organizzava dei campi in cui i giovani erano condotti a scoprire i valori dell'amicizia, della solidarietà, della fraternità, del servizio, in una parola del "vivere insieme" nel senso cristiano. A chi, dopo aver compiuto questo cammino, chiedeva di avanzare ancora di un passo, padre Pino offriva di slanciarsi nella scelta di Dio dicendo: «ognuno di noi  sente dentro di sé un'inclinazione particolare, un carisma.  Un progetto che rende ogni uomo unico e irripetibile.  Questa "chiamata" è il segno dello Spirito Santo in noi.  Solo ascoltare questa voce può dare senso alla nostra vita.»

9 CENTRO PADRE NOSTRO Il Centro di Accoglienza Padre Nostro è un’Associazione che nasce nel 1991 e viene inaugurata nel 1993 nel quartiere Brancaccio di Palermo. E’ un ente morale, ed è iscritto nel registro delle ONLUS. Il centro Padre Nostro è stato fondato da padre Pino Puglisi che è stato parroco del quartiere Brancaccio e che si è impegnato attraverso un’infaticabile azione pastorale e pedagogica, portata avanti insieme ai volontari del Centro, nel recupero dei minori e degli adolescenti costantemente sottoposti al rischio di emarginazione e di reclutamento da parte della criminalità organizzata.

10 Durante i primi anni di attività, il Centro ha rivolto il proprio impegno in maniera esclusiva a Brancaccio, quartiere in cui la maggior parte degli abitanti presenta una notevole povertà materiale e culturale, sicuramente aggravata dall’elevato numero di disoccupazione e dalla presenza massiccia del lavoro nero; disagi economici che spiegano anche i frequenti fenomeni di evasione scolastica, delinquenza e lavoro minorile. Attualmente il Centro ha ampliato il proprio raggio d’azione. L’Associazione contribuisce a creare una cultura della legalità, promuovendo e diffondendo il messaggio di don Giuseppe Puglisi, contro ogni mentalità mafiosa e prevenendo il rischio di reclutamento da parte della criminalità organizzata delle fasce più deboli della società, a partire dal messaggio evangelico e cerca di valorizzare le risorse umane.

11 Se ognuno fa qualcosa… «Le nostre iniziative e quelle dei volontari devono essere un segno Non è qualcosa che può trasformare Brancaccio. Questa è un'illusione che non possiamo permetterci. E' soltanto un segno per fornirci altri modelli, soprattutto ai giovani. lo facciamo per poter dire: dato che non c'è niente, noi vogliamo rimboccarci le maniche e costruire qualche cosa. E se ognuno fa qualcosa, allora si può fare molto...»

12 LA BEATIFICAZIONE «Il martirio di padre Puglisi richiama l’educazione delle coscienze e la Chiesa deve essere in prima linea. Don Puglisi è stato ucciso perché era un prete che formava le coscienze, costruiva la comunità parrocchiale e aiutava le persone a uscire dai meccanismi che le rendono schiavi. Questo evidentemente dava fastidio. La beatificazione ci aiuterà a prendere coscienza del vero cambiamento da attuare. La gente pensa infatti che devono cambiare gli altri. E invece don Puglisi ci dice che ognuno di noi ha qualcosa da cambiare nel proprio cuore, nel proprio pensare, nel proprio agire. Solo così la civiltà dell’amore potrà affermarsi». Con queste parole il cardinale Paolo Romeo ha aperto la celebrazione di beatificazione di Padre Pino

13 Alla celebrazione hanno preso parte 40 vescovi, 750 presbiteri e 70 diaconi. E’ stata presieduta dal cardinale Paolo Romeo, mentre il rito di beatificazione è stato presieduto dal cardinale Salvatore De Giorgi, delegato da Papa Francesco. Lo svelamento della foto di padre Puglisi è stato accompagnato dal «Te Deum», mentre l’arcivescovo emerito di Palermo ha incensato le reliquie di padre Puglisi: un frammento di costola.

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15 SITOGRAFIA Questo lavoro è stato prodotto da:
Questo lavoro è stato prodotto da: Valentina Macaluso, Federica Gioiosa, Riccardo Melodia, Francesca Greco, Veronica Amato, Giuseppe Lo Grasso, Mauro Licordari.


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