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I servizi per l’impiego in Europa e in Italia. Nascita ed evoluzione del collocamento in Italia  Il collocamento pubblico moderno nasce nel periodo post-fascista,

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1 I servizi per l’impiego in Europa e in Italia

2 Nascita ed evoluzione del collocamento in Italia  Il collocamento pubblico moderno nasce nel periodo post-fascista, dopo la caduta del regime e dell‘ordinamento sindacale corporativo, quando ragioni di natura prettamente politica indussero il legislatore di allora a non restituire tale funzione ai sindacati, che l'avevano mantenuta già soltanto formalmente durante il ventennio. Il tutto quindi rimase monopolio esclusivo degli organi dello Stato, essendo prevista la sanzione penale per gli intermediatori privati.

3  La gestione pubblica implicava l'iscrizione in apposite liste negli uffici del Ministero del lavoro a chi fosse interessato, privo di occupazione o in cerca di una nuova. Il datore di lavoro, invece, che intendeva assumere del personale, doveva presentare una "richiesta di avviamento al lavoro", nella quale andavano inseriti soltanto dati relativi al numero dei lavoratori richiesti e la qualifica che dovevano possedere (la nominatività era richiesta solo in caso di elevata professionalità).

4  Il meccanismo della chiamata numerica era amministrato dagli uffici di collocamento. In base a questo meccanismo chi era in cerca di lavoro era tenuto a iscriversi in apposite liste di disoccupazione ordinate secondo una graduatoria che teneva conto della qualifica professionale, dell'anzianità di iscrizione e di altri fattori legati essenzialmente al carico familiare e alla situazione economica e patrimoniale. Il meccanismo della chiamata numerica nel corso degli anni e col cambiamento delle condizioni generali del mercato del lavoro è stato progressivamente sostituito dalla chiamata nominativa, in base alla quale il datore di lavoro può scegliere in assoluta libertà i lavoratori da assumere dandone semplice comunicazione agli uffici di collocamento.

5  La legge n. 482 del 1968 prevedeva un collocamento obbligatorio per soggetti disabili con menomazioni fisiche, psichiche, sensoriali e intellettive, nonché a chi avesse vantato ragioni di benemerenza (figli orfani, coniugi superstiti di soggetti deceduti in guerra o sul lavoro ecc.), imponendo ai datori di lavoro l'assunzione di una percentuale di tali soggetti rapportata al numero complessivo dei dipendenti della loro impresa.

6  La legge 863/1984 introduce le Agenzie Regionali per l’ impiego, organo tecnico e progettuale delle commissioni regionali. Alla base della nuova struttura vi era la volontà di trasformare i tradizionali uffici di collocamento in strutture idonee ad implementare e progettare politiche di intervento sul mercato del lavoro. Le agenzie sono responsabili della promozione tra domanda e offerta di lavoro e della incentivazione di iniziative specifiche per l’ incremento dell’ occupazione e per l’inserimento di categorie deboli.

7 I cambiamenti degli anni novanta in Europa  La modernizzazione dei Pes (Public Employment Service), subisce un’accelerata, grazie al ruolo svolto dalla dimensione europea. Tale rinnovamento si muove su due assi principali: L’attivazione per l’apertura del mercato del lavoro europeo. “il libero movimento dei cittadini” è uno dei principi dichiarati dalla comunità europea. I pes divengono agenti chiave per l’incontro lavorativo internazionale, facilitando la mobilità lavorativa oltre i confini nazionali. Con il Trattato di Amsterdam,la disoccupazione diviene un problema da risolvere a livello europeo.

8 La rete Eures e la rete Hes  La cooperazione e lo scambio di informazioni tra i Pes avviene attraverso due strutture principali: l’Eures che nasce nel 1994 e la rete Hes che parte dal 1997. Il tema della mobilità geografica diviene infatti una delle strategie principali da perseguire. Nel quadro della Seo, viene individuata nella necessità di una manodopera qualificata e flessibile, uno dei filoni di intervento.

9  La rete Eures è un servizio sviluppato in cooperazione tra Commissione e Stati Membri, composta da personale di strutture dei Servizi per l’impiego dei paesi del See(Spazio economico europeo: comunità Europea più Islanda) che, supportato da una banca dati condivisa, nella quale convergono offerte di lavoro e candidature di lavoratori interessati ad un’esperienza lavorativa all’estero, svolge compiti di consulenza, informazione ed orientamento all’utenza. La massima aspirazione dell’Eures è di sviluppare un efficiente scambio di lavoro per tutti i cittadini interessati a lavorare in un altro stato membro dell’Unione Europea.

10  La rete Hes (Heads of employment services), è una struttura che collabora con i Pes di tutti i paesi europei; si riunisce due volte l’anno convocando i Pes ed è presieduta dalla presidenza dell’ Ue.  Le attività dell’Hes si sviluppano lungo tre direzioni:

11 Esplorare e comparare le pratiche dei Pes nazionali su vari aspetti come: l’uso di nuove informazioni e comunicazione tecnologica, qualità nella gestione, prevenzione della disoccupazione a lungo termine, rapporti con le agenzie private di impiego, sviluppo di migliori servizi per i lavoratori, monitoraggio dell’operato dei Pes a livello nazionale e regionale.

12 Stabilire un rapporto di intenzioni che formino la base della missione generale e della strategia dei Pes, esaminando il loro ruolo nella riduzione della disoccupazione a lungo termine. Discutere lo sviluppo del sistema Eures. La cooperazione tra Hes ed Eures ha il fine di connettere tutti i Pes nazionali procedendo verso la coordinazione della politica europea dell’occupazione.

13 Il ruolo delle linee guida nell’evoluzione dei Pes Le linee Guida impegnano tutti i Pes nel raggiungimento di obiettivi comuni:  Sviluppare un servizio per i disoccupati che eviti loro di essere registrati presso i Pes per più di 12 mesi per gli adulti e per più di 6 mesi per i giovani  Contrastare l’emarginazione dei disoccupati di lungo termine, promuovere l’equo accesso all’occupazione  Rendere i Pes una parte efficiente delle politiche attive locali

14 Ciò implica l’azione nel campo di: 1)Strumenti di monitoraggio 2)Aumento dell’incontro tra domanda ed offerta 3)Incremento della mobilità geografica ed occupazionale a livelli europei Dal 2001 le linee guida chiamano gli stati membri a monitorare i progressi dei Pes, chiarire le zone morte e provvedere ad una adeguata formazione dello staff dei Pes.

15 Il supporto finanziario europeo  Il supporto finanziario europeo è utile per i progetti volti alla modernizzazione dei PES. La regolazione del fondo sociale europeo per il periodo 2000-2006 prevede un supporto finanziario per gli Stati Membri nell’ ambito dei PES. Al momento l’ Italia utilizza intensamente tali fondi.

16  Oggi i Pes svolgono principalmente tre funzioni sul mercato del lavoro: Informazione: offrono informazione riguardo il mercato del lavoro, assistono le persone nella scelta della carriera e nelle prospettive che essa può dare, danno informazioni sulle opportunità di orientamento, sono un’importante risorsa per gli aggiornamenti sugli sviluppi del mercato;

17 Mediazione: tale servizio è fondamentale nei Pes, poiché la mediazione si sviluppa in varie e specifiche forme di assistenza per i diversi bisogni di cerca lavoro, i Pes svolgono il servizio di mediazione tra che cerca e chi offre lavoro; Adattamento al mercato: I servizi per l’impiego aiutano ad equilibrare il mercato della domanda e dell’offerta. I diversi paesi hanno diversi modi di utilizzare questa funzione in base all’utilizzo di politiche passive o attive.

18 I cambiamenti in Italia negli anni ‘90  Le riforme di deregolamentazione delle condizioni di impiego, della seconda metà degli anni ’90 (legge 196/97), hanno messo in rilievo la scarsa reattività dei servizi per l’ impiego, quasi “ingabbiati” in strutture organizzative rigide, pensate per l’esercizio di funzioni e compiti non più attuali: il bisogno di flessibilità nell’organizzazione del lavoro imponeva risposte innovative e strutture adeguate.

19  I Spi apparivano infatti dotati di strumenti specializzati nel facilitare l’instaurazione di forme contrattuali di tipo indeterminato, mentre il mercato del lavoro tendeva sempre più all’attuazione di contratti cosiddetti atipici a scapito dei contratti a tempo indeterminato.  Il collocamento continuava ad essere incentrato sul lavoratore della grande impresa, con impiego stabile a tempo indeterminato, figura ormai non più preminente.

20  Gli uffici di collocamento risultavano immersi in una logica burocratica, generando la disaffezione degli utenti nei confronti di attività ritenute obsolete; inoltre la selezione del personale da parte delle imprese avveniva spesso tramite meccanismi informali e con prassi di aggiramento delle rigidità esistenti.

21  Le riforme di adeguamento possono essere raggruppate in due principali settori di intervento: 1.Ampliamento del mercato ai privati mediante il superamento del monopolio pubblico del collocamento, anticipato dall’inserimento del lavoro interinale dalla legge 196/97

22 2. Ristrutturazione delle forme di organizzazione e di funzionamento delle istituzioni stesse, attraverso innanzitutto il decentramento a livello locale della gestione dei servizi. La legge Bassanini 56/97 riconosce infatti la possibilità di delegare alle regioni funzioni in materia di collocamento ed avviamento al lavoro; in seguito il decreto Montecchi 469/97, ha provveduto al conferimenti a Regioni ed Enti Locali di funzioni e compiti in materia di mercato del lavoro.

23  Il decentramento diviene uno dei principi cardini intorno al quale ruotano le politiche del lavoro. La riforma, sancita dalla legge Bassanini, delega il conferimento di funzioni e compiti alle regioni e agli Enti locali per attuare la riforma della pubblica amministrazione, ed apre la via al decentramento in materia di collocamento consentendo di realizzare una riforma che permetta di ricondurre alle regioni funzioni necessariamente integrate, come: la formazione, l’orientamento, l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro. Ai tradizionali uffici di collocamento vengono sostituiti i nuovi Centri per l’Impiego.

24  Quindi, il nostro paese ha visto un passaggio da una situazione di massimo accentramento ad una opposta di massimo decentramento, anche se ancora non totalmente attuato

25  Il nuovo ruolo dei Servizi per l’impiego si deve misurare su tre fronti: Conoscenza diretta degli utenti potenziali Capacità di intervento finalizzata e tempestiva Valutazione della coerenza degli interventi messi in atto

26  Vengono, quindi, conferite alle regioni le funzioni e i compiti relativi al collocamento ed alla politica attiva del lavoro, come : la programmazione ed il coordinamento di iniziative volte a incrementare l’occupazione e incentivare l’incontro tra domanda ed offerta di lavoro anche con riferimento all’occupazione femminile, fino ad arrivare a iniziative per il reimpiego di lavoratori in mobilità o appartenenti a categorie svantaggiate, a tirocini ed orientamento al lavoro, al coordinamento di iniziative per favorire l’occupazione degli iscritti alle liste di collocamento.

27  Si è data grande importanza alla strumentazione organizzativa dell’intervento pubblico e si è tentato di riprendere i tratti tipici del modello dei paesi europei di servizi per l’impiego.  Tale modello si rifà, ad alcuni nodi cruciali, quali : approccio promozionale e fornitura di servizi qualificati ai lavoratori e alle imprese con un approccio problem solving, tendenza all’integrazione in un unico organismo di tutte le diverse funzioni, mobilitazione delle risorse istituzionali, economiche e sociali delle varie realtà sociali e locali, coinvolgimento delle parti sociali, ricorso a personale qualificato con competenze sostanziali ( formative socio-economiche ecc.).

28  La riorganizzazione di tutto il sistema di collocamento è dunque, in questi anni, uno degli avvenimenti più strategici che sta impegnando le regioni italiane, nella convinzione che un approccio attivo alle problematiche della disoccupazione e dell’esclusione sociale sia l’elemento più importante di innovazione rispetto al vecchio modello di collocamento.  Inoltre, l’utilizzo del Fondo sociale europeo sta permettendo alle regioni di muoversi verso il rinnovamento e la sperimentazione di servizi e soluzioni in grado di risollevare il mercato dell’occupazione, puntando sempre più sul contesto territoriale di riferimento. La modernizzazione dei Servizi per l’Impiego è stata inserita in tutti i programmi operativi delle Regioni.

29  In Italia la situazione dei Servizi per l’Impiego è caratterizzata da una forte disintegrazione, sia per quanto riguarda i diversi tipi di servizi offerti che non sono sempre raccordati tra di loro, sia per quanto riguarda i soggetti istituzionali a cui compete l’erogazione dei servizi, sia per quanto riguarda le diverse risorse – umane, finanziarie e tecnologiche – che i vari soggetti mettono in campo nelle attività di progettazione e di erogazione di servizi per l’impiego.  Nel resto d’ Europa possiamo invece vedere che negli ultimi anni ci si trova di fronte ad una tendenza al coordinamento forte e deciso delle varie esperienze organizzative dei servizi per l’impiego.

30 Recenti norme in materia  Dal 1999 esiste il "collocamento mirato", ovvero come definito dalla stessa legge n. 68 di quell‘ anno, “serie di strumenti tecnici e di supporto che permettono di valutare adeguatamente le persone con disabilità nelle loro capacità lavorative e di inserirle nel posto adatto, attraverso analisi di posti di lavoro, forme di sostegno, azioni positive e soluzione dei problemi connessi con gli ambienti, gli strumenti e le relazioni interpersonali sui luoghi quotidiani di lavoro e di relazione”. (art. 2) La stessa legge individua i criteri per ritenere una persona disabile o meno, e prevede l'iscrizione di tali soggetti in appositi elenchi in “unica graduatoria” (art. 8). Anche l'obbligo di assunzione è cambiato, in quanto grava sui datori di lavoro pubblici e privati che abbiano più di 15 dipendenti. L'obbligo è sospeso nei confronti delle imprese che abbiano ottenuto l'intervento della Cassa integrazione guadagni o in procedura di mobilità.

31  Il Decreto Legislativo 21 aprile 2000, n. 181, recante “Disposizioni in materia di incontro fra domanda ed offerta di lavoro”, attua quella parte della delega contenuta nel cosiddetto Collegato lavoro (L. 144/99), relativa alla revisione dei criteri per l’accertamento dei requisiti di eleggibilità per l’accesso alle misure oggetto di una complessiva riforma (ammortizzatori sociali, incentivi all’occupazione, misure di inserimento al lavoro).  Tale atto, pertanto, oltre ad intervenire, ridefinendolo, sullo stato di disoccupazione, che viene fatto coincidere con la condizione del disoccupato o dell’inoccupato che sia immediatamente disponibile allo svolgimento di un’attività lavorativa, fissa anche le cause di perdita dell’anzianità di appartenenza al detto status.

32 Nel dettaglio, con tale legge, si intendono per:  “adolescenti”, i minori di età compresa fra quindici e diciotto anni, che non siano più soggetti all’obbligo scolastico;  “giovani”, i soggetti di età superiore a diciotto anni e fino a venticinque anni compiuti;  “disoccupati di lunga durata”, coloro che, dopo aver perso un posto di lavoro o cessato un’attività di lavoro autonomo, siano alla ricerca di nuova occupazione da più di dodici mesi;

33  “inoccupati di lunga durata”, coloro che, senza aver precedentemente svolto un’attività lavorativa, siano alla ricerca di un’occupazione da più di dodici mesi;  “donne in reinserimento lavorativo”, quelle che, già precedentemente occupate, intendano rientrare nel mercato del lavoro dopo almeno due anni di inattività

34  i Servizi per l’Impiego sono tenuti a verificare l’effettiva persistenza della condizione di disoccupazione, provvedendo all’identificazione dei disoccupati e degli inoccupati di lunga durata; per di più agli stessi è richiesto di realizzare indagini a campione sulla veridicità delle dichiarazioni rese dai soggetti, a loro volta obbligati a presentarsi presso i medesimi uffici, onde vedersi riconoscere lo status di disoccupato.

35  Il Decreto 181 fissa primi indirizzi generali per i Servizi per l’impiego ai fini della prevenzione della disoccupazione di lunga durata. Ricalcando le prime due guidelines comunitarie, è previsto che i Servizi per l’Impiego offrano: a) un colloquio di orientamento, ai giovani ed agli adolescenti entro sei mesi dall’inizio dello stato di disoccupazione, b) una proposta di adesione ad iniziative di inserimento lavorativo o di formazione e/o riqualificazione professionale”, a favore di donne in cerca di reinserimento lavorativo, non oltre sei mesi dall’inizio della disoccupazione, disoccupati e degli inoccupati di lunga durata, non oltre dodici mesi, disoccupati beneficiari di trattamenti previdenziali, non oltre i sei mesi.

36  Va segnalato che, come detto, mentre al rifiuto di offerte di lavoro aventi determinati caratteristiche, è collegata la sola perdita dell’anzianità dello status più volte richiamato, alla mancata presentazione dei soggetti al colloquio di orientamento sopra richiamato è fatta discendere il venir meno dello status di disoccupato in sé. Inoltre viene creata una scheda professionale in cui vengono inserite, oltre ai dati anagrafici, le informazioni relative alle esperienze formative e professionali ed alle disponibilità del lavoratore, ciò costituisce la base per una banca dati informatizzata dei lavoratori, costantemente aggiornata ( D.P.R. 442/2000).

37  Al servizio pubblico spetta non solo il compito di garantire le prestazioni di carattere generale, ma altresì quello di rappresentare servizi specializzati a favore delle categorie maggiormente a rischio, rappresentate sicuramente da: i giovani in transizione scuola-lavoro, i lavoratori in mobilita o in esubero e i lavoratori con caratteristiche soggettive di svantaggio sociale. Soprattutto per tali categorie diviene fondamentale l’esistenza di attività di sostegno al mercato del lavoro tramite i servizi per l’impiego, in particolar modo diviene fondamentale promuovere l’ incontro tra potenziali datori di lavoro e lavoratori.

38  Gli ultimi provvedimenti, intervenendo su una materia progressivamente devoluta alle Regioni per gli aspetti di governo delle politiche del lavoro, ed alle Province per gli aspetti gestionali dei Centri per l’Impiego, che costituiscono l’unità di base del servizio pubblico, delineano un sistema di “reciproca obbligazione”(mutual obligation) nel rapporto tra disoccupato e servizio pubblico nonché modalità di interazione ed integrazione più chiare e trasparenti per gli operatoti pubblici e quelli privati in una rete complessiva di servizi. In particolare, il Decreto legge 297/02 prevede che il disoccupato che entri in contatto col servizio pubblico deve essere, oltre che senza lavoro e disponibile a lavorare, alla ricerca attiva d’un impiego secondo modalità da concordare coi servizi competenti.

39 I Centri per l’ Impiego  L’attività di recepimento normativo del D. Lgs. 297/2002 rappresenta uno degli ambiti prioritari d’intervento anche per le Regioni, insieme al processo di riforma dei servizi per l’impiego avviato con il D. Lgs. 469/1997.  Come emerge dalla rilevazione dei dati sullo stato di avanzamento della riforma nelle Regioni dell’Ob. 1 e dell’Ob. 3 (Coordinamento Regioni-Tecnostruttura), si registra un effettivo progresso del sistema dei servizi per l’impiego sia sul piano delle modalità organizzative, sia sul piano delle funzioni e dei servizi erogati agli utenti. In particolare, è possibile individuare un impegno significativo delle Regioni e delle Province sul duplice versante dell’adeguamento organizzativo e dell’adeguamento funzionale. Per rispondere alle esigenze di flessibilità e di apprendimento continuo manifestate dagli operatori, particolare enfasi verrà posta su interventi formativi modulari, sistemici, a forte contenuto tecnologico che supportino efficacemente i protagonisti del processo di riforma.

40 In coerenza con la Strategia Europea per l’Occupazione, nei prossimi anni l’impegno delle Regioni, delle Province e degli altri soggetti pubblici e privati previsti dalla nuova normativa si concentrerà in modo particolare su:  completamento del processo di recepimento normativo del D. Lgs 297/2002 e raccordo operativo con il decreto attuativo 276/2003;  revisione delle leggi regionali di attuazione del D. Lgs 469/97, in funzione dell’adozione di modelli organizzativi dei servizi per l’impiego fondati sull’integrazione tra i CPI e le strutture che saranno accreditate e/o autorizzate allo svolgimento dei servizi per il lavoro;  necessità che il processo di integrazione si accompagni alla creazione di reti, alla promozione di una cultura organizzativa fondata sull’orientamento all’utente, sulla formazione e il continuo aggiornamento del personale, che sempre costituisce la risorsa strategica di ogni soluzione implementata;

41  inserimento delle azioni preventive in un quadro di integrazione e di coordinamento delle politiche, soggetti e risorse finanziarie, dove si opererà concertando le azioni e sviluppando momenti comuni di riflessione per utilizzare al meglio le risorse esistenti, evitando duplicazioni o interventi contrastanti;  utilizzo di strutture private autorizzate e/o accreditate dalle Regioni per svolgere il supporto logistico e funzionale ai CPI, in particolare per l’espletamento delle funzioni previste nella disciplina del collocamento, per l’erogazione di funzioni a livello specializzato;  allargamento dei bacini di utenza dei CPI per favorire l’inserimento lavorativo di anziani, immigrati, lavoratori in sostegno al completamento del percorso di definizione di un quadro nazionale di riferimento nel quale inserire i sistemi informativi regionali, al fine di rendere pienamente operativa l’attività di ogni singolo CPI.

42  I bisogni espressi dall’utenza con cui i Centri per l’Impiego sono chiamati a misurarsi sono molteplici e possono essere, a mio avviso, così sintetizzabili: ricerca di un lavoro, scelta di una professione,bisogno di avere informazioni qualificate; in risposta a tali bisogni i centri per l’impiego attivano principalmente alcune aree di servizi che sono così sviluppate: informazione ed accoglienza, incontro tra domanda ed offerta di lavoro,orientamento al lavoro e accompagnamento.

43 Il sistema informativo lavoro  Il Sil ai sensi del D. lgs n. 469/97, si identifica come l’insieme delle strutture organizzative, delle risorse hardware, software e di rete disponibili presso lo Stato, le regioni, le Province e gli Enti Locali, al fine della rilevazione,della elaborazione, e della diffusione dei dati in materia di collocamento e di politiche attive del lavoro. Il suo principale compito è quello di supportare con un’adeguata struttura informatica le decisioni e gli interventi sia centrali che locali attraverso la costruzione di una “Rete di Servizi al lavoro” finalizzata al monitoraggio continuo del mercato del lavoro regionale nazionale, alla rilevazione dell’incontro tra domanda ed offerta di lavoro su tutto il territorio nazionale e all’erogazione mirata di servizi di accompagnamento al lavoro stesso.

44  Dal punto di vista dei servizi che il modello di SIL è chiamato ad erogare, vengono distinte:  a) una funzione di supporto interno al funzionamento dei Centri per l’impiego;  b) una funzione di supporto diretto ai lavoratori(in questa rientrano il supporto al funzionamento dei servizi territoriali per l’impiego che ha come utenti gli operatori dei servizi stessi; tale funzione garantisce la raccolta e la messa a disposizione dell’intero sistema di una massa notevole di informazioni sulla quale costruire servizi più evoluti);

45  c) una funzione diretta a lavoratori ed imprese, riguardante soluzioni basate su tecnologie web-oriented, idonee a supportare l’accesso diretto ad alcuni servizi da parte dei cittadini, delle imprese e di altri organismi abilitati;  d) infine una funzione di supporto all’attività decisionale del Ministero del lavoro, tale funzione si riferisce, alla possibilità di sviluppare analisi e studio del mercato del lavoro a supporto del processo di ideazione, progettazione, realizzazione e valutazione delle più moderne politiche del mercato del lavoro. In particolare risulta fondamentale l’esistenza di un sistema organico di datawarehouse che raccolga a livello centrale ed organizzi sistematicamente tutte le informazioni relative al mondo del lavoro prodotte dai diversi attori sociali ed istituzionali che operano in esso.

46 Alcuni dati I dati sono ancora fortemente lacunosi: alcune regioni (anche rilevanti per popolazione) mancano all’appello per intero e solo in poche realtà i dati inviati sono stati sufficienti per il calcolo degli indicatori comunitari; tra le regioni che hanno fornito i dati, molte hanno inoltre presentato prospetti compilati in modo parziale e relativi solo ad alcune province. La significatività dei dati stessi può tuttavia essere in qualche maniera inficiata dalla mancata conclusione o dalla deviata attuazione della transizione: il D. Lgs. 297/2002 prevedeva infatti che, entro 180 giorni dalla entrata in vigore del decreto stesso, gli interessati dovessero presentarsi a rendere la dichiarazione di disponibilità, con l’evidente scopo di far conservare, a coloro che erano già iscritti, l’anzianità già maturata. Data la ristrettezza dei tempi, in talune realtà locali la fase di transizione è stata tuttavia allungata o, peggio ancora, effettuata in automatico tramite il riversamento dei vecchi iscritti negli elenchi dei “nuovi” disoccupati.

47 Venendo ai dati stimabili tramite la Rilevazione ISTAT delle forze lavoro, nel 2003 la quota degli iscritti ai Cpi si aggira sui 3,4 milioni circa confermando la flessione in atto a partire dall’anno 2000. Va in primo luogo chiarito che si tratta di una “iscrizione” percepita dai rispondenti all’indagine, cui viene chiesto se sono “iscritti ad un centro per l’impiego”; la risposta può essere dunque influenzata da vari fattori, tra i quali la maggiore o minore conoscenza delle riforme intervenute, il contatto più o meno frequente con i centri per l’impiego, etc. Pur con le opportune precisazioni fatte sopra, va segnalato che il numero di coloro che si considerano iscritti si è considerevolmente e costantemente ridotto dal 1999 al 2003.

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49 Dal 1999 al 2003 il numero delle persone che sceglie di cercare lavoro affidandosi al servizio pubblico è sceso dal 32 al 21% del totale, mentre la quota di coloro che si affidano alle agenzie private cresce dal 4 al 15%. La andata a regime delle agenzie di lavoro interinale e di quelle di intermediazione ha quindi comportato un effetto di sostituzione a svantaggio del servizio pubblico; fatica ad intravedersi, invece, quella complementarietà e cooperazione tra le due componenti, che sono l’obbiettivo ultimo degli interventi normativi succedutisi negli ultimi anni: tra quelle che cercano occupazione,pochissime utilizzano sia gli SPI che le agenzie private. Aumenta la percentuale di soggetti che, pur dichiarando di essere iscritti ad un centro per l’impiego, tuttavia dichiarano di non avere effettuato azioni di ricerca tramite il servizio pubblico (tale percentuale passa dal 56,7 al 64,9).

50 L’attuazione della riforma in Campania  La regione Campania, così come la maggior parte delle regioni italiane, si è adeguata alla riforma dei Servizi per l’Impiego avvenuta in seguito all’emanazione della legge 59/97 e del decreto 469/97. Con l’attuazione della legge regionale 14/98, la quale provvede all’adeguamento delle strutture regionali ai provvedimenti emanati dalle due leggi nazionali, la Campania ha provveduto infatti anch’essa al rinnovo della propria organizzazione nel campo dei Servizi per l’Impiego.  La Regione Campania, esercita direttamente le funzioni di programmazione, indirizzo, coordinamento e verifica in materia di politiche per il lavoro, gestendo il raccordo con gli organismi nazionali e con l’Unione Europea.

51  Le Province promuovono attraverso i Centri per l’Impiego l’erogazione dei seguenti servizi: a) informazione, con accesso alle reti telematiche ed alle fonti di settori regionali e nazionali; b) certificazione necessaria per esercitare un’attività lavorativa, accesso al lavoro, assunzione lavoratori, inserimento in percorsi formativi o in dispositivi di sostegno all’occupazione; c) informazione sugli inserimenti lavorativi e sul lavoro;

52 d) intermediazione tra domanda e offerta di lavoro; e) promozione e assistenza tecnica operativa per la realizzazione dei dispositivi di sostegno all’occupazione e dei progetti specifici finalizzati all’inserimento lavorativo; f) monitoraggio dei dispositivi di sostegno all’occupazione; g) attività per l’orientamento in collegamento con le istituzioni scolastiche e i Comuni mediante l’elaborazione di progetti mirati; h) collegamento in rete con l’Agenzia Regionale per il lavoro.

53 Il sistema dei Servizi per l’impiego della regione Campania si rivolge ad un bacino di utenza di dimensioni notevolissime, di gran lunga il più ampio delle regioni del Mezzogiorno, che conta più di 5.700.000 residenti, dei quali circa 3.800.000 in età lavorativa. Il sistema si compone di ben 47 Centri per l’impiego (5 in provincia di Avellino, 4 in provincia di Benevento, 8 in provincia di Caserta, 18 in provincia di Napoli e 12 in provincia di Salerno) cui afferisce il 27,8% della popolazione residente nell’intero bacino meridionale ed il 27,9 di quella in età lavorativa.

54  A livello regionale l’assetto organizzativo non può dirsi ancora definitivo (è attualmente in discussione una nuova legge regionale sul lavoro, a seguito della quale è lecito prevedere modifiche nell’organizzazione degli uffici) e vede, oltre all’Agenzia regionale (Arlav), un’area generale di coordinamento “Istruzione, musei, politiche giovanili, formazione professionale e orientamento professionale” da cui si dipartono quattro settori: 1) Orientamento professionale, ricerca, consulenza e sperimentazione nella formazione professionale; 2) Formazione professionale, istruzione e cultura; 3) Osservatorio regionale mercato del lavoro (Ormel); 4) Settore politiche giovanili.

55 Riguardo ai servizi offerti dai Cpi a livello regionale, la situazione è piuttosto difficile,con punte di criticità nelle province di Caserta e Salerno e quella di Napoli che emerge come maggiormente avanzata. Un primo livello di difficoltà è dato dalla presenza di un certo numero di Centri per l’impiego presso i quali alcuni servizi (orientamento, promozione all’inserimento lavorativo, incontro domanda-offerta) non sono ancora attivati.

56 Secondariamente si deve osservare come assai spesso il livello qualitativo dei servizi offerti sia quello elementare: oltre la metà dei centri utilizzano come unico mezzo di diffusione della domanda di lavoro l’affissione di avvisi all’interno della sede, così come in molti casi gli interventi di orientamento si limitano all’attività di sportello o ad incontri di gruppo presso strutture esterne, e quelli di promozione dell’inserimento lavorativo alla sola presenza di uno sportello informativo dedicato alle misure per l’impiego. Le stesse attività di incontro fra domanda ed offerta di lavoro prevedono spesso solo l’invio della lista degli iscritti in stato di disoccupazione; in 17 casi si inviano elenchi “mirati” contenenti esclusivamente nominativi di soggetti effettivamente disponibili all’impiego, e solo in 6 Centri si effettuano delle vere e proprie attività di preselezione

57  Certamente le difficoltà nell’implementazione dei nuovi servizi sono in parte da imputarsi alla consistenza numerica dell’utenza regionale: i lavoratori in stato di disoccupazione nella regione sono oltre 763 mila, pari a circa il 20% della popolazione in età lavorativa. Se a ciò si aggiunge una certa lentezza delle amministrazioni locali nell’acquisire le competenze loro delegate (in provincia di Salerno non è ancora stato istituito il Comitato Tecnico previsto dalla L. 68/99) e nel riorganizzare i nuovi uffici (oltre il 70% dei Cpi non dispone ancora di una sede pienamente adeguata alle esigenze di servizio), si può ben dire che il cammino della riforma in Campania procede a lenti passi.

58 Nonostante ciò, occorre rilevare come siano state intraprese diverse iniziative volte a garantire in un prossimo futuro un decollo dei servizi: in diverse province (Caserta, Napoli, Avellino) si sta procedendo all’acquisto di alcune nuove sedi da destinare ai Cpi; alcune province (Caserta e Salerno), d’intesa con la Regione, hanno anche attivato i Cof (Centri per l’occupabilità femminile), strutture atte ad aumentare la partecipazione femminile al mercato del lavoro;

59 in provincia di Napoli in aggiunta ai Cpi sono stati attivati nove nuovi uffici (Job Center),deputati ad accogliere, dare informazioni e fornire servizi al pari dei Cpi, con lo scopo di decongestionare i Centri e ridurre i tempi dei colloqui previsti dal D. Lgs. 297; in provincia di Caserta e Napoli sono state attivate iniziative a favore dei lavoratori extracomunitari; la provincia di Caserta ha beneficiato della collaborazione della Società Finsiel, per l’attività di “supporto gestionale e decollo dei Cpi”; attraverso tale intervento (nato da un’iniziativa del Ministero del lavoro) è stato definito un piano di riorganizzazione dei servizi a livello provinciale;

60 in provincia di Benevento è stato approvato un piano per l’implementazione dei Servizi per l’impiego (la cui attuazione è stata affidata ad Italia Lavoro) che potremmo definire step by step: annualmente, secondo i relativi stanziamenti presenti nella finanziaria, si attuano le diverse fasi esecutive del piano generale (a fine 2003, sono stati avviati gli esecutivi relativi alla formazione continua degli operatori dei Cpi e all’azione di completamento della banca dati anagrafica ai sensi del D.L. 181); a livello regionale, infine, vi sono state numerose iniziative volte a favorire l’inserimento lavorativo dei soggetti deboli (sussidi per l’autoimpresa, agevolazioni alle assunzioni, ecc.). La situazione regionale appare dunque in fase di evoluzione, con la Provincia di Napoli a fare da battistrada nel processo di riorganizzazione dei diversi servizi all’utenza.

61  L’impulso al rinnovamento dato dalla riforma deve però scontrarsi in Campania con i forti problemi del mercato del lavoro e dell’ occupazione,che rendono particolarmente difficile l’attuarsi del rinnovamento. Le condizioni organizzative della vecchie strutture (Scica) erano tanto complesse e problematiche da creare forti ritardi nelle nuove politiche da attuare.  Infatti: “Il ritardo del mezzogiorno - dice il rapporto Isfol del 2002 - appare evidente anche considerando il livello della qualità dei servizi”

62  L’Isfol ha,infatti, elaborato un indice sintetico di qualità di ciascun servizio basato sulla valutazione di accoglienza e informazione, degli spazi informativi, della mediazione e dell’incontro domanda-offerta, delle offerte di inserimento (Pip – piani inserimento professionale, tirocini, etc.), dell’orientamento, della consulenza alle imprese, della diffusione delle informazioni. L’indice viene espresso da 0 a 21. La media italiana risultava essere del 10,4 ma all’interno del Paese si trovano situazioni diversissime, la Campania ha un indice pari a 4,2.

63  Il Mezzogiorno e’ l’area in maggiore difficoltà, con diversi servizi (orientamento e consulenza alle imprese) che non raggiungono, in media, neanche il livello elementare di attivazione.


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