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Una complessa semplicità Giovanni Pascoli Tenuta “la Torre” a San Mauro di Romagna (Forlì), villa Torlonia, 31 dicembre 1855 Ruggero Pascoli amministratore.

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Presentazione sul tema: "Una complessa semplicità Giovanni Pascoli Tenuta “la Torre” a San Mauro di Romagna (Forlì), villa Torlonia, 31 dicembre 1855 Ruggero Pascoli amministratore."— Transcript della presentazione:

1 Una complessa semplicità Giovanni Pascoli Tenuta “la Torre” a San Mauro di Romagna (Forlì), villa Torlonia, 31 dicembre 1855 Ruggero Pascoli amministratore della tenuta Caterina Vincenzi Alloccatelli Appartenente a una famiglia della piccola proprietà rurale Giovanni Pascoli

2 GiacomoLuigiGiovanni A sette anni vengono iscritti nel collegio dei Padri Scolopi di Urbino 10 agosto Ruggero Pascoli viene assassinato da ignoti 1868 Muoiono la madre e la sorella Margherita 1871 Muore il fratello Luigi 1876 Muore il fratello Giacomo La famiglia si trasferisce a Rimini 1872 Giovanni s’iscrive alla facoltà di lettere dell’università di Bologna grazie a una borsa di studio È allievo di CarducciConosce Severino Ferrari 1875 Partecipa a una dimostrazione studentesca e perde la borsa di studio 1879 Viene arrestato per «grida sovversive» durante un processo 1880 Riottiene la borsa di studio 1882 Si laurea con una tesi sul poeta greco Alceo La distruzione del nido

3 Giovanni Pascoli La ricerca del nido 1882-1895 Insegna latino e greco a Matera, Massa e Livorno 1895 Ottiene la cattedra di Grammatica latina e greca all’uni- versità di Bologna 1897-1903 È docente di Letteratura latina a Messina 1903 Diventa professore ordinario a Pisa 1906-1912 Sostituisce Carducci nella cattedra di Letteratura ita- liana a Bologna

4 Giovanni Pascoli La ricostruzione del nido 1884-1895 Durante i vari spostamenti attraverso l’Italia, Pascoli tiene saldo il lega- me con le sorelle Ida e Maria 1895 Ida si sposa e abbandona il “nido” Io non so se più madre gli sia la mesta sorella o più figlia: ella dolce ella grave ella pia, corregge conforta consiglia. (Sorella, Myricae, vv. 1-4) Giovanni e Maria affittano una casa a Castelvecchio di Barga 1902 Pascoli acquista la casa di Castelvecchio anche grazie ai nu- merosi certamina vinti Nel mio cantuccio d'ombra romita lascia ch'io pianga su la mia vita! […] è tardi! è l'ora! Sì, ritorniamo dove son quelli ch'amano ed amo (L’ora di Barga, Canti di Castelvecchio, vv. 35-42) 1912 Muore a Bologna

5 Giovanni Pascoli L’opera Poesia latinaSaggisticaPoesia italiana 30 poemetti in esametri 71 liriche ed epigrammi Abbozzi inediti Pubblicazione postuma del 1915 Studi danteschiAntologie Scritti vari 1898 Minerva oscura 1900 Sotto il velame 1902 La mirabile visione 1895 Lyra 1897 Epos 1898 Sul limitare 1901 Fior da fiore antologie latine antologie italiane 1903 Miei pensieri di varia umanità 1907 Pensieri e discorsi 1891 Myricae 1897 Poemetti 1903 Canti di Castelvecchio 1904 Poemi conviviali Primi poemetti 1906 Odi e inni Nuovi poemetti 1908 Canzoni di re Enzio 1911 Poemi italici Poemi del Risorgimento Poesie “umili” Dimensione privata Ambiente campagnolo Forme brevi e versi inusuali

6 Giovanni Pascoli Myricae Non omnes arbusta iuvant humilesque myricae Non a tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici (Virgilio, Georgiche) Arbusta iuvant humilesque myricae Piacciono gli arbusti e le umili tamerici (Pascoli, epigrafe di Myricae) Poesia di breve respiro, dedicata agli aspetti semplici della vita quotidiana Ambientazione campestre e domestica Temi Argomenti privati di portata esistenziale: la morte, l’infanzia, il sogno, il mistero, l’assenza Stile Brevità, metri inconsueti Linguaggio semplice e al contempo tecnico Forte fonosimbolismo Rappresentazione impressionistica della natura Linguaggio a-grammaticale Linguaggio pre-grammaticale Linguaggio post-grammaticale Edizioni:1892189419001891

7 Giovanni Pascoli Canti di Castelvecchio Giovanni Pascoli a Castelvecchio di Barga Richiamo alla tradizione “alta” della poesia (Leopardi) Localizzazione umile e privata; richiamo ai libri di “canti” popolari Omnes arbusta iuvant humilesque myricae A tutti piacciono gli arbusti e le umili tamerici (Epigrafe dei Canti di Castelvecchio) Myricae: dedica al padre; Canti di Castelvecchio: dedica alla madre Sostanziale continuità rispetto a Myricae, con alcune differenze: Poesie più lunghe e articolate Predilezione per un ritmo disteso, di carattere narrativo Scelta di un ordine latente: “romanzo delle stagioni” Accentuazione della tematica erotica, sempre celata

8 Giovanni Pascoli Le altre opere Poesie narrative Poesie civili Poesie storiche Poemetti (1897, 1900) Poemetti (1897, 1900) Poemi conviviali Primi poemetti (1904) (1904) Nuovi poemetti (1909) (1909) Brevi serie di strofe in terza rima Ritmo narrativo Serena vita della natura Gioia contadina Idillio bucolico Brevi serie di strofe in terza rima Ritmo narrativo Serena vita della natura Gioia contadina Idillio bucolico Odi e inni (1906, 1913) Canzoni di re Enzio (1908) Canzoni di re Enzio (1908) Poemi del Risorgimento (1913) Poemi del Risorgimento (1913) Poemi italici (1911) Poemi italici (1911) Imitazione di Carducci Poesia ambiziosa: pedagogica, moralistica, celebrativa Presenza di immagini allegoriche Prospettiva nazionalistica Contraddizione: fiducia nel progresso e nostalgia del passato Rielaborazione di forme della tradizione classica o medioevale Materia greca in endecasillabi sciolti Esplorazione del mito in chiave inusuale Temi esistenziali Sensibilità moderna: inquietudini, crisi conoscitiva Erudizione e ricerca dello stile “alto” Materia greca in endecasillabi sciolti Esplorazione del mito in chiave inusuale Temi esistenziali Sensibilità moderna: inquietudini, crisi conoscitiva Erudizione e ricerca dello stile “alto”

9 I temi Giovanni Pascoli interiorità, soggettività, individualismo mondo esterno, sfera pubblica impegno poetico pauraattrazione nidopaesaggiosiepeeros La poesia di Pascoli nasce dal confronto dialettico tra io e mondo: 1) Il soggetto è immerso in una natura benigna, semplice e primitiva 2) Un trauma (la malvagità umana) infrange l’idillio, rompendo il “nido” 3) L’individuo si affanna per ricostruire un nido artificiale: metafora della siepe 4) Oltre la siepe, qualcosa lo chiama: campane (morte) lampi, tuoni (fascino e paura dell’ignoto) 5) Impressionismo nella rappresentazione del paesaggio

10 Giovanni Pascoli Il nido E nella notte nera come il nulla, a un tratto, col fragor d'arduo dirupo che frana, il tuono rimbombò di schianto: rimbombò, rimbalzò, rotolò cupo, e tacque, e poi rimareggiò rinfranto, e poi vanì. Soave allora un canto s'udì di madre, e il moto di una culla. (Il tuono, Myricae) Pessimismo (storico): Il mondo è un «atomo opaco di male»; Antipositivismo: non c’è alcuna certezza cui appellarsi Ambiguità: Pascoli sostiene che la natura è benigna, ma i simboli di angoscia cui ricorre sono naturali Fonosimbolismo: anteporre il significante al significato è tipico del linguaggio infantile, pre-grammaticale Tema del nido: regressione all’infanzia, ma anche al- lusione alla morte Nel giorno, che lampi! Che scoppi! Che pace, la sera! (La mia sera, vv. 7-8, Canti di Castelvecchio)

11 Giovanni Pascoli Linguaggio e stile […] è un linguaggio agrammaticale o pregrammaticale, estraneo alla lingua come istituto. D'altro canto incontriamo in copia termini tecnici, tecnicismi che qualche volta sono in funzione espressiva, qualche altra si presentano sotto un aspetto più nomenclatorio (G. Contini) Linguaggio pascoliano Grammaticale A-grammaticale Post-grammaticale La lingua normale della comunicazione Linguaggio tecnico e specialistico Onomatopee, fonosimbolismi Lessico domesticobotanico locale/ dialettale infantileletterariospecialistico

12 La poetica 1897 Pascoli pubblica la prima parte della prosa Il fanciullino sulla rivista «Il Marzocco» 1903 Il fanciullino viene inserito in forma più ampia nei Miei pensieri di varia umanità Il fanciullino tiene «fissa la sua antica serena maraviglia» Dentro di noi c’è un fanciullino: è «l’Adamo che mette il nome a tutto ciò che vede e sente» come se fosse per la prima volta Giovanni Pascoli Il fanciullino vede nel buio, sogna e parla «alle bestie, agli alberi, ai sassi, alle nuvole, alle stelle» Il fine del fanciullino è farsi capire; per questo parla in un modo «limpido e immediato» Il fanciullino non cerca né gloria né ricompensa economica: la poesia è pura espressione di interiorità Il poeta… … è colui che riesce a ritrovare la voce originaria del fanciullino … è colui che sa trovare le corrispondenze fra tutte le cose … diviene «ispiratore di buoni e civili costumi, d’amor patrio e familiare e umano» antiretorica, musicalità, fonosimbolismo simbolismo Concezione etica della poesia


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