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1 Seminari in preparazione della sessione comunitaria del Consiglio Regionale Dai PIT verso una governance multilivello Le opportunità e le sfide dell’approccio.

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1 1 Seminari in preparazione della sessione comunitaria del Consiglio Regionale Dai PIT verso una governance multilivello Le opportunità e le sfide dell’approccio europeo Raffaele Giordano – NRVVIP Basilicata Lavello, 26 giugno 2003

2 2 Un nuovo approccio allo sviluppo locale (1): i PIT nella programmazione regionale

3 3 strumento di attuazione delle Misure del POR sviluppo locale veicolo di innovazione del sistema amministrativo-istituzionale partenariatosussidiarietà, programmazione cooperazione Nel quadro programmatico regionale il Progetto Territoriale Integrato è inteso con la sua duplice missione di strumento di attuazione delle Misure del POR più direttamente connesse alle dinamiche dello sviluppo locale (infrastrutture legate alle AA.PP., regimi di aiuto, interventi formativi) e veicolo di innovazione del sistema amministrativo-istituzionale secondo i principi del partenariato, della sussidiarietà, della programmazione e della cooperazione. idea-forza Il fattore ordinatore delle spinte innovatrici è costituito dall’idea-forza caratterizzante singolarmente ogni singolo PIT, in quanto: –Scaturisce dall’analisi delle peculiarità del territorio –Deve mettere in evidenza le nuove possibilità di sviluppo dell’area –Deve costituire un elemento di identificazione dell’area –Deve avere elementi di sostenibilità territoriale, socioeconomica e di connessione con le altre azioni di programmazione in atto Il processo è stato innescato con la DGR n.1364 del 19.06.01 con cui la Regione ha stabilito le modalità e le procedure per l’attivazione dei PIT, ha definito le risorse da destinare alla prima fase (fino al 31.12.04) ed ha delineato compiti, funzioni e ruoli dei soggetti coinvolti. Idea forza; processo e metodo della programmazione

4 4 In rapporto al quadro degli strumenti programmatici della Regione il PIT riveste una molteplicità di valenze attuative: –Tentativo di integrare l’azione dei Fondi strutturali in vista di un’idea unitaria (“concept”) di sviluppo del territorio, che costituisce il valore aggiunto atteso rispetto alle consuete modalità di attuazione della Programmazione Comunitaria –Approccio mirato per il riequilibrio delle fondamentali variabili strutturali economiche e sociali e la promozione della coesione dei territori lucani, che il PRS/DAPEF ha distinto in aree a sviluppo autosostenuto (i capoluoghi ed i territori “cerniera”) aree ad elevata potenzialità aree emarginate dalle principali dinamiche economiche in atto (in particolare le aree interne) –Strumento di attuazione coerente e quality-oriented di una filiera completa della programmazione –Occasione di promuovere e realizzare un metodo partecipato e consapevole di programmazione –Identificazione dell’idea-forza come elemento aggregante e caratterizzante della concertazione istituzionale ed economico-sociale –Occasione per definire ed implementare il percorso di modernizzazione della P.A. regionale e locale centrando gli interventi sul rafforzamento delle capacità programmatorie e progettuali e sulle convenienze gestionali delle autonomie locali e delle loro forme di aggregazione, idonea a generare formule per la realizzazione concreta del principio di sussidiarietà. Il PIT rispetto al POR/CdP e rispetto al PRS/DAPEF

5 5 La territorializzazione è stata effettuata sulla base delle variabili socio-economiche fondamentali, delle principali relazioni istituzionali in essere e di precedenti esperienze metodologiche di programmazione (LR.n.30/97, direttiva FESR POP 94-99, PRS); Il modello delle geometrie variabili (PRS) ed il percorso decisionale del territorio coordinato dalle Province ha condotto ad una ripartizione dell’intero territorio regionale in 8 aree ricomprendenti tutti i comuni della Basilicata ad esclusione dei comuni capoluogo All’interno di ogni area è stato attivato il percorso di concertazione e cooperazione per l’individuazione dell’idea-forza, la costruzione del partenariato e la programmazione degli interventi Le aree PIT come fattore del riequilibrio territoriale: il punto di partenza dell’approccio cooperativo alla sussidiarietà

6 6 Il processo della programmazione Costituzione tavoli di concertazione locale A partire dalla Deliberazione DGR n.1364/01 il processo di organizzazione e programmazione si è articolato in una pluralità di fasi Formalizzazione e sviluppo delle partnership istituzionali, economiche e sociali Attivazione delle azioni di sistema e di accompagnamento Predisposizione, presentazione e istruttoria proposte Approvazione, pubblicazione e sottoscrizione accordo di programma

7 7 Un nuovo approccio allo sviluppo locale (2): il modello di governance

8 8 Le fasi di programmazione e attuazione sono fortemente influenzate e talvolta condizionate dalla presenza di una serie di fattori di rischio, che, soprattutto in relazione ai momenti gestionali, occorre focalizzare e valutarne il livello in modo da adottare gli opportuni accorgimenti per mitigarne gli effetti. In particolare, il CdS del luglio 2002 ha delineato alcuni dei principali punti critici, quali: –Rischio “locale” (criticità connesse alla maturazione del partenariato) –Rischio organizzativo (criticità connesse al coordinamento ed alle relazioni) –Rischio su risorse umane dedicate localmente –Rischio su risorse umane dedicate nell’AdG –Rischio su flussi informativi L’esperienza della Basilicata ha trattato tali criticità in parte a monte, in fase di costruzione del partenariato e di definizione e dimensionamento delle U.C.G., in parte come aspetti da regolare dinamicamente nell’ambito degli accorgimenti per la governabilità del PIT. Il governabilità del sistema: i fattori di rischio

9 9 Struttura e soggetti del processo Partnership Concertativa Locale (P.C.L.) Partnership Locale Istituzionale (P.L.I.) Struttura Unica di Sorveglianza (SURS) Responsabile Regionale di Collegamento PIT-POR C.P. Comitato Pilotaggio (C.P.) Responsabili di Misura del POR Soggetto Responsabile del PIT (S.R.) Project Manager (P.M.) Unità Coordinamento Gestione U.C.G. (U.C.G.) Amministrazione Procedente (art. 14 e ss. L. 241/90) P.I.T. N.R.V.V.I.P. Task Force

10 10 Quale spunto esemplare del predicato della “cooperazione tra diversi livelli di governo”, la Regione ha supportato i molteplici processi di innovazione innescati avvalendosi degli avanzati sistemi resi disponibili su scala nazionale dal progetto RAP 100 del Formez e del progetto SPRINT del PON ATAS. Il supporto sugli aspetti sia tecnici che strategici ha sostenuto il processo facilitando e talvolta procurando l’interazione tra i soggetti, accompagnandolo con una gamma di strumenti quali: –Documenti di linee guida per l’accompagnamento alla costruzione del partenariato –Sistematizzazione dei contributi del Comitato di Pilotaggio –Seminari di incontro e sensibilizzazione sul territorio –Schemi di riferimento per la costruzione del partenariato (p.e.: delibera comunale, convenzione, avvisi pubblici, manifestazioni di interesse, tracce progettuali, ecc.) –Predisposizione del corredo strumentale multimediale per la progettazione, l’autovalutazione e la facile accessibilità delle informazioni –Supporto all’individuazione delle soluzioni giuridiche ed organizzative per l’attivazione e la funzionalità delle UCG (Unità di coordinamento e gestione) –Supporto all’organizzazione delle Unità di Coordinamento e gestione L’accompagnamento

11 11 Con la sottoscrizione degli Accordi di Programma si passa dalla fase della programmazione a quella dell’attuazione. Tale fase fa perno sull’azione dell’Unità di Coordinamento e Gestione quale struttura comune di servizio per tutti i soggetti del PIT e interfaccia rispetto ai rapporti con la Regione. Le modalità concrete con cui l’UCG si relazionerà con i diversi soggetti della P.L.I. per realizzare, finanziare e controllare le varie tipologie di intervento (infrastrutture, regimi di aiuto, servizi) rispecchieranno le scelte del territorio sull’organizzazione di una significativa gamma di servizi comuni a vari livelli e dovranno tracciare il solco per realizzare l’integrazione e la concentrazione delle funzioni territoriali nel rispetto del principio della sussidiarietà e delle esigenze di efficacia ed efficienza. La formula per il governo del PIT (1)

12 12 criteri e modalità differenziati di attuazione per le tre tipologie previste di intervento (infrastrutture, regimi di aiuto, interventi formativi) L’AdP definisce criteri e modalità differenziati di attuazione per le tre tipologie previste di intervento (infrastrutture, regimi di aiuto, interventi formativi) allo scopo di assicurare fluidità di processo ed ottimizzare le interazioni tra le diverse sfere di responsabilità, disciplinando la copertura dei compiti di iniziativa, relazione e controllo tra Project Manager, responsabile del collegamento PIT-POR e responsabili di Misura del POR leale cooperazione E’ altresì delineato che le relazioni istituzionali devono essere impostate sulla “leale cooperazione”, con oneri di informazione, collaborazione e controllo a carico di tutti i soggetti del PIT idonei a stabilire un flusso bidirezionale funzionale alle esigenze dell’attuazione e ad evitare i rischi di ritardi, inerzie ed inadempienze mediante apposite norme di salvaguardia. gestione finanziaria Allo scopo di assicurare l’unitarietà finanziaria e contabile del PIT e nel contempo creare le condizioni di stabile ed efficace connessione tra le prassi operative dei soggetti della P.L.I., la gestione finanziaria è assunta dal Soggetto Responsabile del PIT con cui la Regione imposta relazioni di programmazione, finanza, controllo/valutazione e comunicazione (cioè, di governance) in base ad un modello di gestione prescelto in sede di Accordo di programma. La formula per il governo del PIT (2)

13 13 La formula per il governo del PIT (3) rete organizzativa Il modello di governo è basato su una soluzione innovativa di “rete organizzativa” ubicata sul territorio ed a contatto con gli enti, che ha come perno le attività di stimolazione e facilitazione progettuale e procedurale esercitata dalla struttura di scopo del PIT (il Project Manager l’unità di coordinamento e gestione) e l’assunzione della titolarità della gestione finanziaria in capo rispetto al Soggetto Responsabile del PIT. gradualità dell’implementazione e della diffusione dell’innovazione Per favorire la gradualità dell’implementazione e della diffusione dell’innovazione sul territorio, per gli aspetti procedurali inerenti le fasi degli interventi infrastrutturali il modello è declinato in due formule gestionali definite –“gestione decentrata” –“gestione accentrata” che si differenziano per gli aspetti procedurali inerenti le fasi di: anticipazione, progettazione / appalto, acconto, stati di avanzamento lavori, saldo finale

14 14 Un (primo) bilancio della fase attuativa e gestionale VantaggiCriticità Costituzione di strutture specializzate “di scopo” condivise in area vasta ed interne al sistema pubblico Implicazione di innovazioni organizzative “trasversali” in ottica di efficienza complessiva di processo Innovazioni amministrative in ottica di efficacia complessiva di processo Riconfigurazione delle competenze amministrative Accumulazione e diffusione di nuove competenze gestionali, progettuali ed amministrative Leva finanziaria basata sulla “superadditività” dell’integrazione e sulla condivisione scalabile di strumenti Propagazione della sensibilità a partecipare all’innovazione Facilitazione della permeabilità all’innovazione organizzativa ed amministrativa ed all’interiorizzazione delle nuove logiche Sviluppo di un nuovo management pubblico e riorientamento delle modalità amministrative alla “guidance” gestionale Idoneità delle risposte operative a stimolazione delle aspettative e sostenere la fiducia degli “stakeholders” Condivisione di modalità amministrative e finanziarie vantaggiose Sostenibilità della “nuova finanza locale”

15 15 Le prospettive aperte

16 16 Dal decentramento della programmazione agli obiettivi strategici dello sviluppo locale –La “europeizzazione” del livello locale dello sviluppo regionale –La diffusione dei principi e dei metodi della programmazione e del partenariato (in particolare della concertazione “formalizzata”) Le implicazioni evolutive sul sistema istituzionale interno –Ridisegno delle relazioni di programmazione, finanza, controllo/valutazione, comunicazione –Il profilo della sussidiarietà, della differenziazione e dell’adeguatezza –Cooperazione: vantaggi e sacrifici Le azioni pilota: innovazione, sperimentazione, accompagnamento, diffusione delle best-practice Innovabilità della “finanza locale” Le sfide della diffusione dell’approccio europeo ed i cantieri dell’innovazione


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