La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

11 COLLABORAZIONE TRA PROFIT, NON PROFIT E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Un modello possibile Roma, 3 dicembre 2013 Osservatorio sul non profit.

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "11 COLLABORAZIONE TRA PROFIT, NON PROFIT E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Un modello possibile Roma, 3 dicembre 2013 Osservatorio sul non profit."— Transcript della presentazione:

1 11 COLLABORAZIONE TRA PROFIT, NON PROFIT E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Un modello possibile Roma, 3 dicembre 2013 Osservatorio sul non profit

2 2 Osservatorio sul Non profit : Consapevolezza del sistema camerale sul ruolo del Terzo Settore nell’economia locale: contributo del non-profit allo sviluppo dell’economia locale coesione tra crescita economica e contesto sociale per uno sviluppo compatibile costituzione dell’Osservatorio dell’economia civile – poi Osservatorio sul non profit. IMPRESA SOCIALE E L’ECONOMIA TERRITORIALE

3 3 La domanda e l’offerta dei servizi del Terzo Settore I numeri del Non profit in provincia di Roma Turismo sociale e sostenibile Servizi alla persona e politiche di accreditamento LE INDAGINI DELL’OSSERVATORIO

4 4 Credito e Terzo settore nella provincia di Roma: analisi per un modello di valutazione del merito creditizio L’utile senza gli utili Guida alla creazione dell’impresa Credito e Terzo settore nella provincia di Roma Guida agli acquisti sociali negli appalti pubblici Profit, non profit e PA Buone prassi di collaborazione GLI STRUMENTI OPERATIVI

5 55 IL "MODELLO DI COLLABORAZIONE" È un contributo tecnico utile a stimolare la collaborazione tra i tre principali attori locali: profit, Non profit e Pubblica amministrazione. Ha come tema principale i “servizi per il sociale”, ma ‘l’approccio’ può essere applicato ad altri ambiti o settori per l’ideazione e la realizzazione di progetti di sviluppo socio economico di un territorio.

6 66 PERCHÉ IL "MODELLO" La crisi economica ha rialimentato il dibattito sul paradigma economico per lo sviluppo e si sta rivalutando quello dell’Economia Sociale anche in Europa. I bisogni delle persone sono cambiati e cambiano, soprattutto tra le categorie sociali più «deboli». Le risorse pubbliche destinate al Welfare sono in calo e di diversa entità nei vari territori (Dati dell’Associazione nazionale dei Comuni). La grande maggioranza dei servizi sociali attualmente faticano a rispondere a bisogni diversificati e sempre nuovi.

7 77 IL CAMBIAMENTO DEL SISTEMA DI WELFARE C’è bisogno di nuove formule organizzative di offerta che coinvolgano attivamente più di una organizzazione tra PA, Non profit e profit complessità della società evoluzione dei bisogni calo risorse pubbliche Consapevolezza della necessità di innovare il sistema del «Welfare State» verso il «Welfare Community» Welfare Community Un modello di politica sociale che, modificando profondamente i rapporti tra istituzioni e società civile, garantisca maggiore soggettività e protagonismo alla società civile, aiutandola nella realizzazione di un percorso di auto-organizzazione e di autodeterminazione fondato sui valori comunitari della solidarietà, della coesione sociale e del bene comune.

8 88 LA COSTRUZIONE DEL "MODELLO" Analisi di esperienze significative Supporto della letteratura scientifica Confronto con i componenti dell’Osservatorio non profit …. individuate a livello locale e nazionale in cui fossero presenti organizzazioni dei tre mondi …. delle scienze economiche, sociali e politiche in Italia e nel mondo, con un focus sul co-design dei servizi … per condividere e contestualizzare i fattori operativi di riferimento

9 99 DUE DIVERSI APPROCCI più diffuso e normalmente attuato risponde a strategie di collaborazione tipiche del rapporto cliente-fornitore le responsabilità degli esiti del progetto di fronte alla comunità sono in capo al soggetto finanziatore le responsabilità della corretta esecuzione operativa sono in capo al soggetto attuatore A) Approccio tradizionale di tipo verticale o di responsabilità divisa B) Approccio innovativo di tipo orizzontale o di responsabilità condivisa modalità poco diffusa risponde a strategie di collaborazione nelle quali è fondamentale la condizione di pariteticità tra gli attori la responsabilità di fronte alla comunità è condivisa/solidale sull’intero progetto

10 10 PERCHÉ IL “MODELLO” ORIZZONTALE È una opportunità di risposta alla crisi del modello di offerta con integrazione verticale fra finanziamento ed erogazione di servizi. È una opportunità di organizzazione razionale dell’allocazione delle risorse e di sinergia tra gli attori del territorio benefici quantitativi capacità di facilitare l’attrazione di risorse locali, sia pubbliche che private, destinate all’offerta di servizi socio-assistenziali coerente rispetto ai bisogni della comunità e integrata con i processi di Sviluppo Locale in atto nel territorio di riferimento benefici qualitativi capacità di migliorare l’allocazione delle risorse, l’integrazione di progetti e azioni, gli standard di qualità, di focalizzare l’attenzione su bisogni inespressi e di diffondere logiche di comportamento di tipo cooperativo

11 11 IL "MODELLO" E I SUOI FATTORI CHIAVE Analisi dei bisogni Programmi di sviluppo locale Responsabilità condivisa Relazioni tra soggetti Governance partecipata Leadership promotori Ruolo attivo dei partner Capacità di adattamento A seconda del progetto alcuni potranno essere più rilevanti di altri, ma sono parte di un sistema. Possono essere presenti dal momento dell’ideazione oppure essere implementati «in corso d’opera».

12 12 GLI ATTORI DEL “MODELLO” promotori Sono i soggetti che attivano il processo del modello e che generalmente fanno parte del successivo partenariato attuatore. Possono essere i soggetti attivi per lo sviluppo socio-economico del territorio (ente locale, organizzazione non profit, organizzazione profit); svolgono una funzione di progettazione preliminare, stimolo e aggregazione di altri soggetti sull’intero processo. partners È il gruppo di soggetti che, attraverso l’attenta lettura dei bisogni del territorio, definiscono strategie, obiettivi, priorità, risorse e azioni. Assicurano, inoltre, l’attuazione di quanto progettato nel rispetto degli impegni assunti dai diversi soggetti che lo compongono. Partecipano alla gestione dei processi di concertazione finalizzati alla definizione, attuazione e valutazione del progetto. stakeholder Tutti i soggetti che a vario titolo sono interessati al progetto e agli effetti che produce: Ente locale, organizzazione non profit, organizzazione profit, cittadini.

13 13 COSA È IL "MODELLO" Vanno definite le reali esigenze socio-assistenziali da soddisfare attraverso analisi desk e/o field Fondamentali, siano essi di ampio intervento (come i Programmi Operativi relativi ai fondi strutturali) o su specifici settori (come il piano sociale di zona) È preferibile che vi sia una rete di relazioni pregresse poiché migliorano la capacità di successo dell’iniziativa e il livello di pervasività degli effetti Un leader riconosciuto dai possibili attori locali facilita la definizione e l’ attuazione del progetto, nonché l’aggregazione dei partner. Occorre che il ruolo sia sostanziale, ovvero mettere a disposizione del progetto risorse di ogni genere (umane, finanziarie, know-how/contenuti) Va stabilita una coalizione forte tra tutti gli operatori che condivida successi e insuccessi e che svolga la rendicontazione (sociale) del proprio operato Vanno adottati comportamenti flessibili di apertura alla revisione del ruolo e delle attività ai fini della realizzazione del progetto Va assicurata la condivisione continua delle decisioni e la gestione del Progetto con un processo partecipato. Programmi di sviluppo locale Relazioni tra soggetti Governance partecipata Leadership promotori Responsabilità condivisa Ruolo attivo dei partner Capacità di adattamento Analisi dei bisogni

14 14 FATTORI E GRIGLIA DI AUTOVALUTAZIONE È utile definire una griglia di autovalutazione da utilizzare sia in fase di progettazione che nella attuazione del progetto per «ritarare» le azioni e le attività previste. 1 = assenza o insufficiente presenza del fattore. 5 = presenza massima del fattore Analisi bisogni Programmi di sviluppo locale Relazioni tra soggetti Governance partecipata Leadership promotori Responsabilità condivisa Ruolo attivo dei partner Capacità di adattamento

15 15 LE FASI OPERATIVE E IL LORO CICLO È un processo circolare nel quale partecipano tutti gli attori locali coinvolti dal promotore e dal partenariato attuatore. Il fatto che ci sia un partenariato attuatore non vuol dire che gli stakeholder siano esclusi dal processo. Impres e Terzo settore P.A. Partenariato Imprese Terzo settore P.A. Imprese Terzo settore Persone P.A. Soggetto promotore Animazione coalizionale Partenariato Progettazione Attuazione Imprese Terzo settore P.A. Monitoraggio Soggetto promotore Studi e analisi

16 16 Grazie ! Silvana Forte Area VII - Studi e sistemi informativi P.O. Gestione Osservatori Via de’ Burrò, 147 – 00186 Roma Indirizzo e-mail: osservatori.socioeconomici@rm.camcom.it


Scaricare ppt "11 COLLABORAZIONE TRA PROFIT, NON PROFIT E PUBBLICA AMMINISTRAZIONE Un modello possibile Roma, 3 dicembre 2013 Osservatorio sul non profit."

Presentazioni simili


Annunci Google