La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

L’apparente neutralità del linguaggio

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "L’apparente neutralità del linguaggio"— Transcript della presentazione:

1 L’apparente neutralità del linguaggio
a cura di Graziella Priulla

2 L’avanzamento culturale dell’Italia mostra un andamento incerto: passi avanti, conquiste importanti, brusche frenate e persino qualche rischio di regressione. La strada del superamento delle disuguaglianze di genere è ancora lunga. La parità formale di fronte alle leggi è stata conquistata da decenni, ma si tratta di una parità sulla carta. Nel vivere di tutti i giorni nelle nostre città e territori, nelle relazioni sociali e di lavoro, questa parità è ancora in divenire, talvolta arretra. Nonostante i diritti conquistati ci sono ancora tante discriminazioni, piccole e grandi, che vengono imposte o alimentate come “naturali”. Una di queste è la discriminazione linguistica.

3

4 1951 4 4

5 Il 53% delle donne presenti sul piccolo schermo
Rapporto Censis, 2011 Il 53% delle donne presenti sul piccolo schermo non proferisce parola

6 Non sono sinonimi Differenza Disuguaglianza
mancanza di somiglianza o di corrispondenza fra persone o cose che sono diverse tra loro per natura o per qualità e caratteri Disuguaglianza relazione nella quale si afferma che uno è più o meno importante di un altro, o che una grandezza è maggiore o minore di un’altra della stessa classe

7 Le basi culturali delle disuguaglianze
Stereotipo immagine semplificata di una categoria di persone condivisa socialmente Pregiudizio giudizio o opinione a priori, in genere con connotazione negativa, verso gruppi sociali Discriminazione trattamento sfavorevole o iniquo di un persona sulla base della sua appartenenza ad un particolare gruppo Riprendi le loro definizioni e valorizzale quando le confronti con le definizioni corrette. Fai qualche esempio. Sottolinea che stereotipi e atteggiamenti riguardano pensieri e atteggiamenti mentre le discriminazioni sono comportamenti. Puoi fare il seguente esempio: “le donne musulmane indossano il burka” è uno stereotipo, “non mi piacciono i musulmani” è un pregiudizio, “non ho affittato un appartamento ad un musulmano” è una discriminazione.

8 Basi della discriminazione
La discriminazione può basarsi su: Orientamento sessuale Etnicità Orientamento religioso Età Disabilità Genere - la più trasversale, la più antica, la più pervicace e.g. · Direct Discrimination Where an individual or a group of people is treated less favourably than others in circumstances which are the same or not materially different. An example would be stating that only men can apply for the position of Chair in an organisation. This would constitute direct discrimination on the grounds of gender. · Indirect Discrimination Imposing requirements or conditions which appear to apply equally to all, but which in practice can be met only by certain sections of the population. Such requirements of conditions are lawful only if they can be genuinely justified in relation to the situation in question (i.e. if there is a Genuine Occupational Requirement for an individual to be from a particular group in society). An example of indirect discrimination would be imposing a requirement upon all team players to wear a particular type of clothing as part of their uniform, which may indirectly preclude some people from being able to take part, on the grounds of their religious belief.

9

10 Un esempio nella PA la donna è immobile...

11 Quotidiano = invisibile
Spesso gli aspetti apparentemente più ovvi della vita, quelli a cui pensiamo di meno e che meno mettiamo in discussione, rappresentano in realtà gli elementi cruciali della nostra esistenza. Di rado siamo consapevoli dell’aria che respiriamo e dell’atto della respirazione. Nondimeno, questi elementi sono fondamentali per la nostra sopravvivenza. Analogamente, il genere è la quinta sul cui sfondo ciascuno rappresenta la sua vita e che la permea al punto che, come la respirazione , scompare ai nostri occhi per la sua familiarità. 11 11

12 I linguaggi e gli stereotipi
Gli stereotipi non sono soltanto prodotti della mente individuale Sono condivisi tra i membri di una cultura Permettono a tutti i membri di intendersi e di comportarsi in modo coerente verso i membri di altri gruppi UNA CULTURA CREA, MANTIENE E TRASMETTE I SUOI STEREOTIPI SOPRATTUTTO ATTRAVERSO I LINGUAGGI 12 12

13 La lingua rappresenta o costruisce?
La lingua non solo manifesta, ma condiziona il nostro modo di pensare: incorpora una visione del mondo e ce la impone. Le categorie fondamentali in base alle quali la nostra lingua prende forma sono ideologicamente condizionate. Scriveva il famoso linguista Giulio Lepschy nel 1989: Mentre gli uomini sentono che la lingua manifesta nello stesso tempo sia la loro condizione di esseri umani sia la loro condizione di maschi, le donne trovano che la stessa lingua non corrisponde ugualmente alla loro condizione specifica di donne e che perciò è inficiata anche la sua presunta universalità umana.

14 La funzione modellizzante della lingua
La lingua modifica le mentalità o occorre modificare prima le mentalità per ottenere le adeguate trasformazioni linguistiche? E' un falso problema: i due fenomeni sono intrecciati, qualora si consideri la lingua non solo come strumento di informazione e comunicazione, ma come uno dei più importanti sistemi simbolici a nostra disposizione, che costituisce uno degli strumenti privilegiati per la costruzione della soggettività individuale e collettiva e in primo luogo dell'identità di genere. La lingua non ha solo la funzione di rispecchiare i valori, ma anche quella di concorrere a determinarli, organizzando le nostre menti. Ogni lingua storico-naturale reca in sé la sedimentazione di tutti i significati individuali e collettivi attribuiti alle parole nel corso del tempo, ma è anche un deposito di tutti gli elementi: giudizi di valore, fantasie, emozioni, affetti, paure, desideri, speranze, idee e comportamenti, cui veniamo socializzati fin dalla nascita. 14 14

15 L’idea che la cultura influenzi il linguaggio è diffusa; meno accettato è l’inverso, ossia che il linguaggio condizioni aspetti della cultura. La stessa uguaglianza concessa alle donne dopo secoli di lotta nasconde un trucco semantico che riproduce le disuguaglianze nella realtà sociale. Quando si dice che le donne sono ormai uguali agli uomini significa in realtà “a prescindere dal fatto che siano donne”: è un’uguaglianza di tipo formale. Se i soggetti sono due, tutto è da ripensare.

16 La lingua è viva e si modifica con il cambiamento della società
Cambia la realtà = cambia il linguaggio La Le istituzioni promuovono la femminilizzazione della lingua

17 LINGUAGGIO SESSUATO genere grammaticale
ALL’ORIGINE DELLE DIFFERENZE NEL LINGUAGGIO NON CI SONO MOTIVI DI ORDINE LINGUISTICO, MA MOTIVAZIONI SOCIALI genere grammaticale genere sociale la superiorità del maschile nella struttura della lingua corrisponde alla superiorità maschile nella società  IL LINGUAGGIO CONTRIBUISCE A CREARE e REIFICARE LE REALTÀ, ANCHE LE REALTÀ DEI GENERI 17

18 La nozione di sessismo linguistico è abbastanza recente: se la lotta per l’emancipazione femminile ha una storia secolare, solo nella seconda metà del ‘900 è sorto un dibattito sulle implicazioni linguistiche della differenziazione storica dei ruoli tra maschio e femmina. Presa coscienza dell’invisibilità linguistica delle donne,si è avviato un processo di valorizzazione di una lingua non discriminatoria e sessuata. 18 18 18

19 Nel mondo anglosassone, a partire dagli Stati Uniti negli anni ‘70 del secolo scorso, le iniziative per contrastare il sessismo nella lingua hanno comportato sia interventi istituzionali, sia un’attenzione massiccia, nei luoghi di diffusione di cultura e informazione (scuole, case editrici, redazioni di giornali, associazioni culturali, istituzioni giuridiche), verso l’uso di certe forme criticabili e la predilezione per nuove altre non discriminatorie. In Italia ci si è mossi con ritardo, perché i mutamenti economico-sociali e la consapevolezza culturale sono maturati con più lentezza.

20 Quotidiano = invisibile
Spesso gli aspetti apparentemente più ovvi della vita, quelli a cui pensiamo di meno e che meno mettiamo in discussione, rappresentano in realtà gli elementi cruciali della nostra esistenza. Di rado siamo consapevoli dell’aria che respiriamo e dell’atto della respirazione. Nondimeno, questi elementi sono fondamentali per la nostra sopravvivenza. Analogamente, il genere (l’identità sessuale) è la quinta sul cui sfondo ciascuno rappresenta la sua vita e che la permea al punto che, come la respirazione ,scompare ai nostri occhi per la sua familiarità. 20 20

21 Il senso comune La fitta e complessa trama delle conoscenze condivise e largamente interiorizzate a livello sociale costituisce il senso comune. Il senso comune può essere considerato come l’insieme delle certezze tacite e indubitabili che ciascun componente di un gruppo condivide con i suoi simili. I contenuti e le assunzioni sulle quali si basa sono ritenute auto-evidenti; le domande che lo mettono in discussione sono “prive di senso”; le persone che se ne discostano sono “dissennate” . Il linguaggio parlato è un veicolo importante del senso comune.

22 I linguaggi e gli stereotipi
Gli stereotipi non sono soltanto prodotti della mente individuale Sono condivisi tra i membri di una cultura Permettono a tutti i membri di intendersi e di comportarsi in modo coerente verso i membri di altri gruppi UNA CULTURA CREA, MANTIENE E TRASMETTE I SUOI STEREOTIPI SOPRATTUTTO ATTRAVERSO I LINGUAGGI 22 22

23

24 Gli stereotipi vengono trasmessi e accolti spesso in modo inconsapevole: è quindi importante capire come funziona il meccanismo di trasmissione e renderlo visibile, per poter cambiare i contenuti dei messaggi.

25 “Signora maestra, come si forma il femminile?”
“Partendo dal maschile: alla ‘o’ finale si sostituisce semplicemente una 'a'” “Signora maestra, e il maschile come si forma?” “Il maschile non si forma, esiste” Le bambine e le donne nella propria vita dovranno spesso fare i conti non solo con gli eventuali vincoli sociali opposti alla propria piena realizzazione e autodeterminazione, ma anche e soprattutto con le proprie schiavitù interiori, indotte dalla fragilità dei sentimenti di autostima e di stima per le donne in generale, interiorizzata attraverso le rappresentazioni depositate nella lingua. Questa svalorizzazione costituisce il primo gradino verso la strutturazione psichica della dipendenza dagli uomini. 25 25

26 Diminutivi

27 Perché il maschile è inclusivo?
27 27

28

29 29 29

30 30 30

31 Si arriva al ridicolo 31 31

32

33

34 Un linguaggio a forte connotazione sessuale viene utilizzato anche dalla politica della “seconda Repubblica”, senza alcun imbarazzo. Ricompaiono termini e battute che si pensavano appartenere ad epoche premoderne, come quelle immortalate dalle commedie cinematografiche degli anni ’50, o quelle usate dai maschi riuniti al bar dello Sport. Questi comportamenti pubblici sono stati censurati dai governi e dalla stampa internazionale. 34 34

35 Modi di dire e frasi idiomatiche discriminanti,
anche in situazioni confidenziali e scherzose Restare zitella Essere uno scapolo Essere una “vecchia” zitella (d’oro!) 35 35

36 Sulle bustine dello zucchero

37

38

39

40 Traduzione? Il libro di Caitlin Moran, How to be a woman, è stato tradotto in italiano “Ci vogliono le palle ad essere una donna”. L’editore spera così di vendere di più, e naturalmente difende la propria scelta con la scusa dell’ironia. Per il commercio il linguaggio sessista è pur sempre un valido alleato.

41 Sciupafemmine, termine derivato dal dialetto napoletano
Sciupafemmine, termine derivato dal dialetto napoletano. Traduzione inglese: lady killer (vi pare verosimile?)

42 Provocante Si dice in genere di una donna, dei suoi abiti, dei suoi atteggiamenti. Se cerchi ‘provocare un uomo’ il vocabolario cita come sinonimo ‘sedurre’, o ‘conquistare’. Ma se cerchi solo ‘provocare’ trovi ‘spingere a comportamenti aggressivi’. Come la mettiamo? Sinonimi trovati: allettante, erotico, scollacciato, seducente, sexy, stuzzicante, succinto, trasgressivo, audace. Altri termini correlati: affascinante, ammaliante, irresistibile, maliardo, indecente, indecoroso, osceno, eccitante, attraente, sensuale, inverecondo, scollato, anticonformista, disinibito, ribelle. Contrari trovati: castigato, pudico. Altri termini contrari correlati: modesto, serio, sobrio, casto, decente, decoroso, verecondo.

43 Dignità? E’ interessante notare, come fa Daria Martelli, lo slittamento semantico dell’espressione ‘dignità femminile’, che connotava originariamente un pudore tradotto in reticenza, per cui la maggior parte delle vittime non denunciava reati come le violenze maritali, gli stupri e gli incesti. Solo dagli anni ’70 in poi la dignità è divenuta per la donna il diritto di essere protagonista nel mondo e di essere rispettata in quanto persona.

44 Anche gli insulti costruiscono l’immaginario
Le invettive indirizzate ai maschi si basano prevalentemente sulla stupidità, sull’inefficienza, sulla disonestà, sul crimine, sulla cattiveria, sulla vecchiaia, sullo sport. O sulle donne della sua famiglia. Quelle che riguardano la bruttezza sono pochissime. Quelle che riguardano invece le donne si riferiscono praticamente tutte all’aspetto fisico e/o al sesso. È un elenco che, nella sua ossessiva insistenza, fa impressione.

45 “Saggezza” popolare

46 Perché “figlio di buona donna” e non “figlio di buon uomo”
Perché “figlio di buona donna” e non “figlio di buon uomo”? Perché “figlio di puttana” e non “figlio di evasore fiscale”? Non servono scuse come “l’ho detto per scherzo” o “volevo dire che”: c’è sicuramente un altro modo di dire le cose. Dietro ogni insulto si può leggere un pezzo di storia della società che lo produce. 46 46

47 Un cortigiano: un uomo che vive a corte. Una cortigiana: una donnaccia
Un professionista: un uomo che conosce bene la sua professione. Una professionista: una donnaccia Un uomo pubblico: un uomo famoso. Una donna pubblica: una donnaccia Un uomo di strada: un uomo duro. Una donna di strada: una donnaccia Un uomo facile: un uomo col quale è facile vivere. Una donna facile: una donnaccia Un intrattenitore: un uomo socievole. Un’intrattenitrice: una donnaccia Un uomo molto disponibile: un uomo gentile. Una donna molto disponibile: una donnaccia

48 Titoli di giornale su donne importanti

49

50

51 Che cosa pensano le ragazze e i ragazzi di Catania
Insulti adatti per un uomo: in maggioranza stupido, idiota, bastardo Insulti adatti per una donna: in maggioranza troia, mignotta, puttana

52 Dietro all’offesa, la paura
L’insulto rivolto a un uomo chiama spesso in causa le “sue” donne, la sorella o la madre (direttamente, in figlio di puttana, o indirettamente, ‘a bucchina ‘e mammeta - ‘a bucchina ‘e soreta), o la fidanzata/moglie (indirettamente, nell’apostrofarlo come becco o cornuto). Dal Medioevo in poi chi subisce un tradimento è oggetto di scherno e di irrisione mediante l’abbassamento a un livello animalesco-grottesco, che serve a esorcizzare diverse paure, e soprattutto l’angoscia di essere traditi per inadeguata o scarsa virilità. Non è usuale “cornuta”, non esiste “becca”: l’esser tradita forse è troppo usuale per esser degno di nota, e poi solo i maschi possono temere che il figlio non sia loro.

53 Dissimmetrie La diversa connotazione che assume lo stesso termine al maschile e al femminile (in genere sminuente: il governante/la governante). Perché si può dire signorina ma non signorino (le donne devono essere definite in base al loro rapporto con un uomo)? Le vere e proprie menzogne (“suffragio universale” al tempo di Giolitti? Ma le donne non votavano).

54 Il lessico

55 In italiano non esiste il neutro
Si sostiene, salomonicamente, che il maschile si può usare 'in senso neutro' o che 'tanto ci si riferisce al lavoro, non alla persona, quindi non importa specificare se si tratta di maschile o femminile'. Ma il 'maschile neutro' non esiste, e per ragioni squisitamente linguistiche: in italiano il genere grammaticale corrisponde, per gli 'esseri animati', a quello biologico. Il genere grammaticale maschile si lega a un referente biologicamente maschile, quello femminile a un referente femminile. Semplificando molto, il genere grammaticale maschile evoca nella nostra mente un uomo, quello femminile una donna. In italiano il genere grammaticale dei nomi è comunemente congruo con il genere biologico del referente.

56 Paradossi quotidiani RaiTre ha un nuovo direttore (Bianca Berlinguer)
Il marito dell’assessore sarà presidente Il sindaco di Cosenza ha partorito una bambina Il ministro indossava un tailleur rosa Il segretario di Stato (Hillary Clinton) ha accolto la notizia con animo virile Il primo ministro indiano (Indira Gandhi) è stato assassinato 56 56

57 Molti incarichi professionali sono stati tradizionalmente affidati a uomini, per cui il problema della desinenza al femminile si è creato tardi. Ruoli professionali, cariche istituzionali e politiche sono quindi espresse col genere maschile anche se ricoperte da donne. 57 57

58 E se il ministro sogna un marito?

59 FRANCIA: «la ministre»,
«la présidente», «la secrétaire générale», «la juge», «l’envoyée extraordinaire», «la directrice», «la conseillère». «la ministre», «la présidente», «la secrétaire générale», «la juge», «l’envoyée extraordinaire», «la directrice», «la conseillère». SPAGNA: «la presidenta», «la profesora»

60 L’indirizzo web della pagina della cancelliera tedesca Merkel è www
L’indirizzo web della pagina della cancelliera tedesca Merkel è non Una decisione presa e messa in atto nel giro di pochissimo tempo e senza alcuna polemica o discussione, sebbene Angela Merkel sia la prima cancelliera nella storia tedesca. Angela Merkel vuole essere nominata al femminile, perché lo ritiene un genere di tutto rispetto, anzi di gran rispetto. E non teme di perdere di autorevolezza venendo apostrofata Kanzlerin, cioè Cancelliera. Merkel è dunque al contempo Cancelliera e una delle persone più potenti del mondo. Si può fare.

61 L’Accademia della Crusca tiene a ribadire l’opportunità di usare il genere grammaticale femminile per indicare ruoli istituzionali (la ministra, la presidente, l’assessora, la senatrice, la deputata ecc.) e professioni alle quali l’accesso è normale per le donne solo da qualche decennio (chirurga, avvocata o avvocatessa, architetta, magistrata ecc.)

62 Resistenze: ministro o ministra?
Le esitazioni puntualmente provocate da qualsiasi tentativo di 'cambiare la lingua' per definire i nuovi ruoli delle donne a livello di comunicazione sia istituzionale sia individuale e quotidiano, per quanto si dichiari l'assenza di intenzioni discriminatorie, rivelano in sostanza un'ancora diffusa diffidenza ad accettare il riconoscimento di uno status sociale di piena dignità socio-professionale per le donne e, in termini più generali, una profonda resistenza a mutare i modelli di genere tradizionali. In ambito protestante è stata coniato il termine pastora per indicare il ministero pastorale esercitato da una donna. In pochi anni il termine è entrato nell'uso comune e non suona più "stonato". La lingua è viva e si adatta alla realtà: le resistenze sono simboliche e non grammaticali.

63 Che brutto termine, suona male
Un termine nuovo è spesso giudicato brutto solo in quanto nuovo, cioè urta contro la purezza, la continuità e la tradizione … Bruno Migliorini, linguista In molti casi è proprio la mancanza del termine nuovo a causare scorrettezza e dissonanze. In molti casi un termine nuovo diventa invece un tormentone: petaloso

64 Dal sito del Governo: Federica Mogherini è Ministro degli Affari Esteri dal 21 febbraio E' nata a Roma nel Laureata in Scienze Politiche, è sposata ed è madre di due figlie. Federica Mogherini e i giornali italiani: «Il ministro si è trasferito a Bruxelles con marito e figli». In Belgio hanno pensato a una famiglia di nuova generazione. Si sbagliavano, era il solito pasticcio all’italiana. Da noi funziona così.

65 il ministro Elsa Fornero, il magistrato Ilda Bocassini, l’avvocato Giulia Bongiorno, il rettore Stefania Giannini Qual è la ragione di questo atteggiamento linguistico? Le risposte più frequenti adducono l’incertezza di fronte all’uso di forme femminili nuove rispetto a quelle tradizionali maschili (è il caso di ingegnera), la presunta bruttezza delle nuove forme (ministra proprio non piace!), o la convinzione che la forma maschile possa essere usata tranquillamente anche in riferimento alle donne. Ma non è vero, perché maestra, infermiera, modella, cuoca, nuotatrice, ecc. non suscitano alcuna obiezione: nessuno definirebbe mai Federica Pellegrini nuotatore. Le resistenze all’uso del genere grammaticale femminile per molti titoli professionali o ruoli istituzionali ricoperti da donne sembrano poggiare su ragioni di tipo linguistico, ma in realtà sono, celatamente, di tipo culturale.

66 La grammatica? Un optional

67 Il lessico dell’italiano prevede sia un repertorio ormai radicato di forme femminili, sia una serie di neoformazioni. La maggior parte dei nuovi termini femminili per professioni o ruoli istituzionali si è “modellata” su quanto ha proposto Alma Sabatini : - i termini -o, - aio/-ario mutano in-a, - aia/-aria es. architetta, avvocata, chirurga, commissaria, deputata, impiegata, ministra, prefetta, notaia, primaria, sindaca - i termini in -iere mutano in -iera es. consigliera, infermiera, pioniera, portiera - i termini in -sore mutano in -sora es. assessora, difensora, evasora, revisora - i termini in –tore mutano in -trice es. ambasciatrice, amministratrice, ispettrice, redattrice, senatrice

68 Nei casi seguenti la forma del termine non cambia e si ha soltanto l’anteposizione dell’articolo femminile: - termini in -e /-a es. la custode, giudice, interprete, parlamentare, preside, poeta, vigile forme italianizzate di participi presenti latini es. agente, dirigente, inserviente, presidente, rappresentante composti -es. capofamiglia, caposervizi

69 Il suffisso -essa Nasce per indicare “la moglie di chi esercita la funzione e non già chi è idonea a esercitarla direttamente” (Leone) Si è stabilizzato un tempo soprattutto nei titoli nobiliari baronessa; contessa; principessa; duchessa È entrato nell’uso comune con parole come professoressa; dottoressa; studentessa Dottoressa però in tutto il corso della sua storia fino ai primi del ‘900 è stato usato in modo prevalentemente negativo e beffardo, per indicare donne saccenti e presuntuose. Il Rigutini - Fanfani (1880) annota: «femm. di Professore; ma si userebbe più spesso per ischerzo: “Vuol far la professora, ma non sa nulla”» Conserva una sfumatura ironica e discriminante ministressa; medichessa, deputatessa Tende a perdere vitalità e produttività 69 69

70 In segreteria Pensate alla parola segretaria: declinata da subito al femminile, dagli anni ’60 in poi è stata spesso svilita e vilipesa nel ruolo. Come sappiamo, esiste anche il segretario, ma non in quell’accezione. E infatti ecco che il vocabolo si nobilita e diventa Franco Siddi, segretario della Fnsi. E deve essere davvero nobile se anche Susanna Camusso ci tiene a farsi chiamare segretario della Cgil, e guai a chiamarla segretaria. Ma perché? Perché se declinata al maschile la parola immediatamente assume un connotato nobile, se al femminile no? Fortuna che ogni tanto qualcuna si sveglia e allora ecco Angela Merkel che si fa chiamare cancelliera. 70 70

71 L’uso in evoluzione 71 71

72 Ondeggiamenti - Ricerche da internet
Carabiniera (28.600), donna carabiniere (372), carabiniere donna (288), carabiniere in gonnella (31), carabiniere in rosa (1) Poliziotta ( ), donna poliziotto (6.830), poliziotto donna (500), poliziotto in gonnella (142), poliziotto al femminile (1) Avvocato Giulia Bongiorno (4.640), avvocata Giulia Bongiorno (133), avvocatessa Giulia Bongiorno (93) Il ministro Carfagna ( ), la ministra Carfagna (17.600), la ministressa Carfagna (83) 72 72

73 La lentezza culturale e la velocità tecnologica
Fino al 2009, se si cercava in Google la voce “imprenditrici di successo”, il motore di ricerca non ne voleva sapere e tentava di riportarti sulla retta via suggerendoti che “forse cercavi imprenditori di successo”.

74 Anche nel web Se digiti su Google
“giornalisti”: appaiono i siti dell’Ordine e della Federazione “giornaliste”: cercansi giornaliste sexy per pornotv; le giornaliste più sexy della tv

75 LINGUAGGIO SESSUATO: esempi (T. De Mauro, 2005)
Dall’analisi di queste definizioni sembrerebbe che il ministro-uomo abbia uno status superiore rispetto alla ministra-donna MI·NÌ·STRO - s.m. FO 1a. chi, come subalterno al servizio di un potente, di un'autorità politica e sim., ricopre cariche ufficiali; chi esercita un alto ufficio agendo in nome e per conto di un'autorità superiore: ministro del re; 1b. fig., chi svolge un'opera attiva per la diffusione di qcs., chi compie una missione: essere, farsi ministro di pace; 1c. LE chi si fa carico di compiere un'azione, di portare a compimento un progetto per ordine o per conto altrui: il Nibbio, uno de' più destri e arditi ministri delle sue enormità (Manzoni); 2. FO ciascuno dei membri del governo cui è affidato il compito di dirigere uno dei rami della pubblica amministrazione e di partecipare all'esercizio del potere esecutivo (abbr. Min.): ministro degli interni, ministro degli esteri; 3. CO chi cura l'amministrazione di un patrimonio, di un'azienda, ecc. | i ministri della giustizia, i magistrati; 4. TS dir.intern. diplomatico di grado inferiore a quello di ambasciatore; 5. TS eccl. il superiore di alcuni ordini religiosi; 6. TS lit.  ministrante MI·NÌ·STRA - s.f. 1. BU spreg. o scherz., ministressa; 2a. LE sacerdotessa di un culto pagano, destinata al servizio del tempio di una divinità: l'armonia della bellezza e il vivo | spirar de' vezzi nelle tre ministre (Foscolo); 2b. LE entità astratta spec. personificata che si immagina reggere il governo degli avvenimenti umani o intervenire nelle vicende del mondo: la ministra | de l'alto Sire infallibil giustizia (Dante) 75

76 Il dizionario Nel 1994 il dizionario Zingarelli, con un ribaltamento storico, ha inserito la declinazione al femminile di 800 parole maschili, nonostante il fastidio di diversi accademici e il leggero ribrezzo di non poche studiose e studiosi. Sono nate così l'avvocata e l'ingegnera, la ministra e l'assessora, la notaia e la chirurga, la giudice e la carpentiera. E a chi sostiene che certi femminili suonano male, vale la pena rispondere che non si tratta solo di fonetica, perché se suonano bene parole come parrucchiera, coniglietta o monaca, non si capisce perché non dovrebbero suonare bene cariche come direttrice, assessora, sindaca o questora. 76 76

77 Neologismi? Macché, desinenze esistenti ma mai usate

78 Storica, ma direttore

79 Onu, Dichiarazione universale dei diritti umani (1948)
l’art. 1 affermava che tutti gli uomini nascono liberi e uguali in dignità e diritti grazie alle pressioni delle donne delle lobbies e delle delegazioni sovietiche e indiane la dizione fu cambiata in tutti gli esseri umani 79 79

80 Orientamenti europei Parlamento Europeo: Vademecum per evitare un uso sessista delle lingue (2009) Commissione Europea per i diritti della donna e l’uguaglianza di genere (2008): Risoluzione “ Sull’impatto del Marketing e della pubblicità sulla parità tra donne e uomini” Commissione Europea (2006)” Una tabella di marcia per la parità tra donne e uomini” Contrasto all’uso degli stereotipi connessi al sesso nella pubblicità e nei media quale fattore di ineguaglianza

81 Europa (Commissione e Parlamento europeo, altri Stati)
Raccomandazione R(90)4, 1990, del Comitato dei Ministri sull’eliminazione del sessismo nel linguaggio Donne e linguaggio, di Patricia Niedzwecki, 1993, pubblicato dalla Ce Raccomandazione REC(2003)3 del Comitato dei Ministri agli Stati membri sulla partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini ai processi decisionali politici e pubblici (cita buone pratiche: Francia, Svizzera, Austria, Germania) La neutralità di genere nel linguaggio usato dal Parlamento europeo, Linee guida del Parlamento europeo, maggio 2008 ( Spagna, 2007: Legge costituzionale 3/2007 per la parità effettiva tra gli uomini e le donne, cita tra i criteri generali di attuazione dei poteri pubblici l’adozione di un linguaggio non sessista in ambito amministrativo e la promozione dello stesso nella totalità dei rapporti sociali, culturali ed artistici Niedzwecki: il primo tentativo Ce di trattare l’argomento in una pubblicazione. L’autrice sostiene (p. 4-5) che l’uso del maschile generico porta «nella lingua come nella realtà sociale, che le donne diventano trasparenti, occultate, inesistenti, invisibili» (da Nysted, Un’Europa per le donne – Le donne per l’Europa: Problemi linguistici di credibilità, 2002). La Raccomandazione REC(2003)3 sulla partecipazione equilibrata delle donne e degli uomini ai processi decisionali politici e pubblici, invita gli Stati membri a “adottare misure amministrative affinché il linguaggio ufficiale sia il riflesso d’una ripartizione equilibrata del potere tra le donne e gli uomini”; si dice: “Il linguaggio, i cui simboli sono importanti, non deve sancire l’egemonia del modello maschile. La lingua deve essere neutra dal punto di vista dei generi (ad esempio «persona») oppure riferirsi ai due generi («cittadini» e «cittadine»). Cita poi la Raccomandazione n. R (90) 4 sull’eliminazione del sessismo nel linguaggio e nota il progresso dalla Convenzione europea dei diritti dell’uomo (Cedu) alla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Ad esempio, l’impiego sistematico del maschile nella Cedu è sostituito nella Carta da forme maschili e femminili. Cita poi esempi nazionali: in Francia circolare del Pirmio ministro (8 marzo 1998) che richiama i ministri a «ricorrere ad appellativi femminili per i nomi di mestiere, di funzione, di grado e di titolo». Nel 1993 il governo svizzero ha deciso che l’amministrazione deve utilizzare una lingua «non sessista»; guida per la lingua tedesca (Berna 1996). Dal 2001 c’è in Austria un accordo fra i ministri su un impiego della lingua sensibile ai generi. In Germania, conformemente alla legge federale sull’uguaglianza fra le donne e gli uomini (5 dicembre 2001), obbligo di attenzione a un linguaggio sensibile ai generi nella legislazione e nella corrispondenza ufficiale. Spagna, 2007: Legge costituzionale 3/2007 per la parità effettiva tra gli uomini e le donne.: Titolo II, politiche pubbliche per la parità, tra i criteri generali di attuazione dei poteri pubblici, “l’adozione di un linguaggio non sessista nell’ambito amministrativo e la promozione dello stesso nella totalità dei rapporti sociali, culturali ed artistici”; relativamente alla società dell’informazione “nei progetti riguardanti le tecnologia dell’informazione e le comunicazione finanziati […] con denaro pubblico verrà garantito l’uso di un linguaggio e di contenuti non sessisti; e poi per parità e mezzi di comunicazione, gli artt. 37 sul sistema radiotelevisivo pubblico, e 38, relativo all’agenzia giornalistica pubblica, si dice per entrambi che perseguiranno tra gli obiettivi anche quello di “fare un uso non sessista del linguaggio”. Linee guida PE: invita a attenersi alle linee guida “per la redazione di tutte le pubblicazioni e comunicazioni scritte” interne al Parlamento. Dalla prefazione: “Il Parlamento europeo si impegna a utilizzare un linguaggio neutro dal punto di vista del genere nelle sue pubblicazioni e comunicazioni, ed è la prima istituzione a fornire linee guida specifiche sul linguaggio neutro dal punto di vista del genere in tutte le lingue di lavoro comunitarie” Incontro rete REI c/o Dip politiche comunitarie, Il resoconto online permette di fare il punto sulla situazione: incertezza e posizioni differenti, anche interne alla Ce. 81 81 81

82 Secondo la Decisione del Parlamento europeo 397
Secondo la Decisione del Parlamento europeo IT, deve essere usato un linguaggio senza sessi, per una lingua che rifletta in modo appropriato la sua adesione al principio dell’uguaglianza di genere. Ad esempio, i traduttori e i redattori degli atti legislativi devono saper riconoscere ed evitare il significato discriminatorio che dipende dall’uso di alcuni vocaboli ed espressioni di uso comune nelle diverse lingue.

83 Scrive il Parlamento Europeo …

84 Bisogna risalire a un momento importante del dibattito sulla “lingua sessuata”, che ha impegnato, dagli anni ‘70 in poi, studiosi e intellettuali, sotto la spinta delle elaborazioni teoriche delle donne. Il momento coincide con la formulazione delle Raccomandazioni per un uso non sessista della lingua italiana (1987) della studiosa Alma Sabatini. Dietro il meritorio lavoro svolto da Sabatini premeva una realtà in mutamento, un mondo di valori in subbuglio, nel quale si cominciava a percepire con chiarezza, per esempio, che i suffissi in -essa e in -trice avevano sempre indicato le poche attività svolte dalle donne con il benevolo e spesso ipocrita benestare degli uomini: dottoressa, professoressa, badessa, studentessa, poetessa; levatrice, ricamatrice, scrittrice.

85 Le proposte contenute nel volumetto di Sabatini trovarono eco nel Codice di stile delle comunicazioni scritte ad uso delle amministrazioni pubbliche pubblicato presso il Dipartimento per la Funzione Pubblica della Presidenza del Consiglio dei Ministri (1993) e successivamente nel Manuale di Stile. Strumenti per semplificare il linguaggio delle amministrazioni pubbliche. Proposta e materiali di studio, a cura di Alfredo Fioritto (1997). C. Robustelli, Pari trattamento linguistico di uomo e donna, coerenza terminologica e linguaggio giuridico, in La buona scrittura delle leggi, a cura di Roberto Zaccaria, 2012

86 Le istituzioni riconoscono che la lingua veicola discriminazioni e stereotipi?
(2000) Testo unico delle leggi sugli ordinamenti degli enti locali, che inserisce le PO nei principi fondamentali degli statuti di Comuni e Province. Statuti dei Comuni di Pisa, Reggio Emilia, Roma, Venezia e altri: “in tutti gli atti del Comune si deve usare un linguaggio non discriminante, in particolare sono espresse al femminile le denominazioni di incarichi e funzioni ricoperte da donne” (2000) Testo unico delle leggi sugli ordinamenti degli enti locali, che inserisce le PO nei principi fondamentali degli statuti di comuni e province Esempio del comune di Imola: su stimolo della sua presidente, Paola Lanzon il comune ha ufficialmente riconosciuto il linguaggio sessuato nel regolamento del Comune: “Per sottolineare l’approdo chiaro e culturalmente riconosciuto della soggettività femminile anche all’interno delle Istituzioni e ricordando quindi, citando Rosa Luxemburg, che ‘chiamare le cose con il loro nome è un gesto rivoluzionario’, aggiungere al testo della delibera: si dà mandato alla Segreteria Generale di tener conto e di esplicitare nella riscrittura dell’intero Regolamento la differenza di genere, attuando in questo modo la sessuazione del linguaggio”. Inoltre numerose iniziative a cura dei comitati pari opportunità, altri esempi sono il Piano triennale Pari opportunità provincia di Torino , che tra le linee di intervento prevede “modalità di comunicazione/organizzazione, definizione dinamiche dell’ente in ottica non sessista e utilizzo linguaggio di genere.” A Livello politico-decisorio, l’Obiettivo 4. punta a Sviluppare l’uso di un linguaggio e di una immagine non sessista in seno al Consiglio, attraverso le seguenti misure: Studio dettagliato e analisi del linguaggio, delle immagini e dei contenuti utilizzati in tutta la documentazione e nel sistema delle comunicazioni aziendali; Linee guida attente al genere applicabili a tutte le pubblicazioni e a tutto il materiale promozionale così come ai documenti amministrativi; 4.3. Promuovere l’integrazione della variabile di genere in tutti i documenti, moduli, indagini, studi e relazioni delle diverse Aree. Inoltre la Regione Puglia Regione Puglia ha pubblicato ‘Studio finalizzato all’analisi delle best practices e alla redazione di Linee Guida per la comunicazione istituzionale in chiave di genere, in attuazione della L.R. 7/2007 della Regione Puglia’. Report finale di ricerca a cura di Centro di Iniziativa Europea soc. coop. Novembre 2009 Esempio (novembre 2010) del Comune di Imola, che riscrive il proprio Regolamento esplicitando il rispetto della differenza di genere. La stessa cosa ha fatto recentemente la Città metropolitana di Torino.

87 Comune di Modena (febbraio 2015)
Atto di indirizzo per «l'uso del genere nel linguaggio amministrativo». Impegna il Comune a intraprendere un percorso di revisione dei termini utilizzati in tutta la modulistica del Comune in modo da mettere in evidenza entrambi i generi, e a realizzare un corso di formazione per i funzionari sull’uso del linguaggio di genere.

88 Comune di Torino: “Parlo e non discrimino”

89 Comune di Ravenna (novembre 2014)

90 Comune di Sassari (marzo 2015)

91 Comune di Merano piano d’azione

92 Delibera del Comune di Formia

93 Anche i piccoli Comuni Comune di Quarto d’Altino (Ve),circa abitanti Decreto n. 3 del con cui stabilisce che dall’8 marzo 2012 in tutti gli atti del Comune venga adottato un uso della lingua italiana attento al rispetto delle differenze di genere e tale da rendere visibile la presenza di donne nelle istituzioni. In particolare dovranno essere espresse al femminile le denominazioni degli incarichi e delle funzioni ricoperte da donne.

94

95

96 Regione Lombardia 96 96

97 Mentre il lessico è più sensibile ai cambiamenti nella percezione della realtà, le strutture morfosintattiche si possono modificare solo in un arco temporale più lungo e con maggiore difficoltà 97 97

98 Esempi Tutti i giorni donne e uomini dicono almeno una frase del tipo "devo andare dal medico", "hai bisogno di un avvocato", "gli studenti hanno protestato", "i viaggiatori in partenza per Roma" , "siamo cittadini europei … Si osservi ora questo caso: “Hermann Hesse è uno dei più grandi scrittori.” “Doris Lessing è una delle più grandi scrittrici.” Hermann Hesse viene messo in risalto fra scrittrici e scrittori, Doris Lessing solo fra le scrittrici. Quindi si dovrebbe dire “Doris Lessing è tra i più grandi scrittori e scrittrici.” 98 98

99 Invisibilità L’uomo primitivo? Donne non ce n’erano? Il maschile neutro occulta la presenza delle donne, così come ne occulta l’assenza Quando si parla, ad esempio, della democrazia ateniese sottolineando che «gli Ateniesi» avevano diritto al voto, viene di fatto nascosta la realtà che questo era negato al 50% circa della popolazione, le donne. Vedi «suffragio universale» ai tempi giolittiani, quando le donne erano totalmente escluse dal voto. 99 99

100 Chi guida la grammatica?
E’ il maschile che guida le regole della concordanza (l’aggettivo diventa maschile se in un gruppo c’è anche solo un sostantivo maschile). La regola è stata fissata in Francia a metà del ‘600 da Dominique Bouhours, prete gesuita e grammatico, nato nel 1628 e morto nel 1702, che l’ha giustificata affermando - beatamente ignaro del politically correct di là da venire - che quando due generi si incontrano, bisogna che il più nobile prevalga 100 100

101 Se l’insegnante si rivolge alla propria classe mista dicendo “Ragazzi, ora faremo...”, tutta la classe si sente chiamata in causa, ma se dice “Ragazze, ora faremo...” solo la componente femminile si sente interpellata.

102 Facciamo un semplice esperimento mentale: supponiamo che nella cultura X la gente usi pronomi diversi in funzione non del sesso, ma del colore della pelle. Per puro caso il pronome generico è quello usato per riferirsi ai bianchi e, per puro caso, il gruppo sociale privilegiato è quello dei bianchi. Come reagiremmo alle proteste della gente di colore per l’uso dei pronomi "bianchi" per riferirsi a un individuo generico? 102 102

103 Traduzione? Un esempio indicativo del rovesciamento simbolico che spesso si accompagna al cambio di genere nel passaggio dal latino all’italiano. Nella lingua latina, i nomi di albero sono femminili e i frutti, loro prodotto, sono di genere neutro. In quella italiana, invece, gli alberi sono per lo più maschili e i loro frutti sono femminili. Dunque il melo crea, genera, produce … la mela. E’ una forma simbolica di appropriazione della maternità, fenomeno noto a chi frequenta i miti.

104 Il maschile neutro evitare l’uso del maschile come genere non marcato (diritti dell’uomo > umani, della persona) anteporre il femminile nelle coppie oppositive (uomini e donne > donne e uomini, alternare) evitare parole tipo fratellanza > solidarietà accordare aggettivi e participi al femminile se la maggioranza dei nomi, o l’ultimo nome, sono femminili: Maria, Francesco e Giovanna sono arrivate evitare di citare le donne come categoria a parte (questi popoli si spostavano con donne e bambini in cerca… come se le donne non fossero popolo) 104 104 104

105 Nomi, cognomi, titoli evitare segnalazioni asimmetriche di donne e uomini (es. la Gelmini e Tremonti > Gelmini e Tremonti) usare signora (simmetrico di signore) e non signorina usare il titolo professionale e non signora, specie se lo si fa per i nomi maschili (la signora Rossi e il prof. Bianchi > la prof. Rossi e il prof. Bianchi) parlando di una coppia usare anche il cognome della donna (il signore e la signora Curie > la coppia Curie-Slodowska) Il Ministro del Welfare chiede di non essere chiamata “la” Fornero: l’articolo davanti al cognome le sembra espressione di maschilismo 105 105 105

106 Bibliografia AA.VV. (De Mauro, Tullio): Come parlano gli italiani. Firenze (La Nuova Italia), 1994 AA. VV. (Sobrero, Alberto A.) Introduzione all’italiano contemporaneo, Le strutture, Roma- Bari (Laterza), 1993 Berruto, Giuseppe: La sociolinguistica dell’italiano contemporaneo. Roma (La Nuova Italia Scientifica), 1992 Chiti, Eleonora, Parlare e scrivere senza cancellare uno dei due sessi . In: Educare ad essere donne e uomini: Intreccio tra teoria e pratica, Torino (Rosenberg e Sellier), 1998 Cortelazzo, Michele A.: Italiano d’oggi. Padova (Esedra editrice s.r.l.), 2000 D’Achille, Paolo: L’italiano contemporaneo. Bologna (il Mulino), 2003 Della Valle, Valeria/ Patota, Giuseppe: Il Salvalingua. Il manuale più aggiornato per risolvere tutti i dubbi dell’italiano parlato e scritto. Milano (Sperling Paperback), 1995 Marcato G. (a cura di), Donna e linguaggio, Padova (CLEUP), 1995 Perrotta Rabissi, A. e Perucci, M.B., Linguaggiodonna . Primo Thesaurus di Genere in lingua Italiana, Centro di studi storici sul movimento di liberazione della donna in Italia, Milano, 1991 Robustelli, Cecilia, Il genere femminile nell’Italiano di oggi: la norma e l’uso, Commissione Europea, 2007 Sapegno, Maria Teresa, Che genere di lingua? Sessismo e potere discriminatorio delle parole, Roma (Carocci), 2010 Serravalle, Ethel (a cura di), Saperi e libertà, Progetto Polite (Associazione Italiana Editori), Milano, 2000 106 106

107

108 Il sessismo nella lingua italiana (pdf scaricabile della Commissione Pari Opportunità della Presidenza del Consiglio): risale al 1993 ma è ancora attuale. Linee guida per l'uso del genere nel linguaggio amministrativo (pdf scaricabile della Commissione Pari Opportunità del Comune di Firenze in collaborazione con l'Accademia della Crusca), 2012.


Scaricare ppt "L’apparente neutralità del linguaggio"

Presentazioni simili


Annunci Google