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IL MITO DI ORFEO ED EURIDICE

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Presentazione sul tema: "IL MITO DI ORFEO ED EURIDICE"— Transcript della presentazione:

1 IL MITO DI ORFEO ED EURIDICE
UNA CATABASI D’AMORE MARCO SARTOR – classe IVAC – anno scolastico 2014/2015

2 Genesi ed esegesi del mito
«Musica e poesia, amore e duplice perdita, discesa agli inferi, disfatta e morte violenta. Poche favole assommano in sé tematiche così numerose e coinvolgenti: e sono queste che hanno alimentano le letterature di tutti i tempi» (M. G. Ciani) Partenone, Atene (Grecia), a.C. Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico

3 Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico 2014-2015
Orfeo Orfeo (in greco ᾿Ορϕεύς) è il mitico figlio di Eagro e di una delle Muse (Polimnia o secondo altre fonti Calliope). E’ famoso per essere un cantore capace di piegare al suono della sua lira la natura e gli uomini stessi, vivi e morti. Può essere considerato anche il fondatore dell’Orfismo. E’ l’artista per eccellenza che con la sua lira incarna i valori eterni dell’arte, ma è allo stesso tempo anche uno «sciamano, capace di incantare animali e di compiere il viaggio dell'anima lungo gli oscuri sentieri della morte» (Guidorizzi). Colpo di stato di napoleone + esempi del passato Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico

4 Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico 2014-2015
Le prime attestazioni I primi frammento pervenutici sono ad opera del lirico greco Ibico vissuto nel VI secolo a.C.: « Orfeo dal nome famoso. » E, ancora, nel frammento 265: « E uccisi i ragazzi dai cavalli bianchi, i figli di Molione, di eguale età, di eguale testa, uniti in un solo corpo, nati entrambi in un uovo d'argento. » Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico

5 Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico 2014-2015
Le prime attestazioni Solo in un secondo periodo alla figura di Orfeo si affianca la sua capacità di incantare persino gli animali, come testimoniato dal frammento 40 di Simonide (VI-V secolo a.C.): « Sul suo capo volavano anche innumerevoli uccelli e diritti dalla profondità dell'acqua cerulea i pesci guizzavano in alto al suo bel canto. » Da Platone, invece: « Al contrario Orfeo, il (figlio) di Eagro, (gli dei) mandarono via dall'Ade senza risultato, avendogli mostrato un'immagine della moglie per la quale era venuto, ma non dandogli lei, perché (egli) sembrava essere poco coraggioso, in quanto era citaredo, e non avere il coraggio di morire a motivo dell'amore, come Alcesti. » Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico

6 Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico 2014-2015
La figura di Orfeo La figura di Orfeo fonde dunque in sé due elementi: quello apollineo e quello dionisiaco: l’elemento apollineo è testimoniato dal fatto che è il figlio (o quantomeno il pupillo) del dio Apollo e ne protegge le sue spoglie; l’elemento dionisiaco è individuabile dal fatto che gode di un rapporto con il mondo naturale di natura simpatetica: si accorda perfettamente al modo di pensare e di sentire, al carattere e alle inclinazione di questo. Il binomio degli elementi apollinei e dionisiaci ritorni anche all’interno del mito stesso: la colpa di Orfeo di fungere da controllore della natura attraverso il canto al posto del dio Apollo può essere causa della perdita dell'amata Euridice; al ritorno dagli Inferi, Orfeo abbandona il culto del dio Dioniso e rinuncia all'amore eterosessuale. Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico

7 I riti orgiastico-dionisiaci
La Tracia, patria di Orfeo, fu il principale centro di diffusione di movimenti religiosi a carattere mistico-orgiastico che confluirono poi nel culto dionisiaco e nei culti orfici. Questi ultimi fiorirono nella Grecia antica nel VI-V sec. a.C. senza mai prendere il sopravvento sulla religione nazionale dei Greci. Nucleo concettuale di questa dottrina era la credenza che l’anima umana fosse di origine e natura divina e la sua tomba fosse il corpo (σῶμα σῆμα). La vita era una condizione impura da cui l’anima doveva liberarsi. Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico

8 Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico 2014-2015
Euridice Euridice (in greco Εὐρυδίκη) appartiene alle cosiddette ninfe driadi. Anche se in origine si definivano driadi soltanto le ninfe delle querce (dryas, quercia), il termine ha assunto in seguito una connotazione più generale per indicare tutte le ninfe degli alberi. Il nome Euridice significa «grande giustizia». Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico

9 Il mito di Orfeo ed Euridice. Il sostrato di base
Il nome Orfeo deriva dalla medesima radice del greco ὀρϕανός e del latino orbus, e contiene un insito concetto di "solitudine" o di "privazione“. Orfeo è il "cantore solitario" o il "cantore privato della sposa”, ma anche colui che è “cieco” , riecheggiando in tal caso il cantore e profeta cieco per percepire quell’ispirazione dalle Muse che gli altri non sono in grado di ricevere. La sede originaria del mito sembra essere la regione selvosa del monte Pangeo e del fiume Ebro nella Tracia in cui vi viveva Orfeo, una sorta di demone della natura. Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico

10 Il mito di Orfeo ed Euridice. La formazione
La leggenda principale narra della discesa agli inferi di Orfeo da vivo. Dopo che la sua amata Euridice morì morsicata da un serpente, si presentò nell'Ade per riprenderla incantando con il suo canto il cane Cerbero e il re e la regina dei morti (Plutone e Persefone). Egli ottenne la restituzione alla condizione di camminare avanti senza voltarsi finché non avessero entrambi raggiunta la loro dimora terrena. Tuttavia Orfeo proprio quando intravide il primo barlume di luce si voltò e, vide Euridice che immediatamente svanì come ombra. Orfeo, desolato, tornò nelle regioni della Tracia qui andò cantando un pianto tale da commuovere gli animali. Zeus, spinto dalla compassione, lo privò della vita mediante un suo fulmine. Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico

11 Il mito di Orfeo ed Euridice. L’evoluzione
Con il passare del tempo la leggenda di Orfeo si arricchiva di episodi. Tra questi si segnala l’accostamento con Apollo nelle regioni della Macedonia favorito dal fatto che nella fisionomia di Orfeo erano insiti, fin dall'inizio, elementi di affinità con il dio della poesia. Si scelse così di far nascere Orfeo proprio da Apollo stesso e da una delle Muse, Calliope. Venne definendosi un più vivo e definitivo rilievo alle sue qualità di cantore: fu considerato l'inventore della lira e fu addirittura annoverato fra gli antichissimi poeti della Grecia, anteriori ad Omero. Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico

12 Il mito di Orfeo ed Euridice. L’evoluzione
Tuttavia, nell VI secolo a.C., accanto alla religione apollinea sopraggiunse anche un nuovo culto di Dioniso-Bacco, di carattere orgiastico. Fu innovato il motivo della sua morte: Zeus lo fulmina per punizione, in quanto diffonditore di misteri oppure, dal momento che si era opposto a Dioniso, venne sbranato dalle Menadi. Un’altra versione narra di un Orfeo che, sopraffatto dal dolore per Euridice, rifiutava categoricamente altre altre nozze e si abbandonava ad amori maschili, così le donne di Tracia, esasperate contro di lui, lo fecero a pezzi. Il capo mozzo, posatosi sulla lira, discese attraverso il fiume Ebro nel mare, e fu portato alla foce del fiume Meles in Ionia, dove si diceva che fosse nato Omero. Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico

13 Una possibile interpretazione
Come sottolinea il latinista Gian Biagio Conte, l'episodio vede da un lato la vanificazione delle aspirazioni di Orfeo e dall'altro la soddisfazione di quelle di Aristeo. La vicenda può essere dunque letta allegoricamente con un singolare parallelismo. Orfeo Rappresenta la poesia Può consolare ma non vincere la morte ed opporsi al fato. Aristeo Simboleggia il duro lavoro agricolo e la scrupolosa osservanza dei precetti divini La sua pietas è in grado di andare ben oltre e ottenere esiti superiori. Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico

14 Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico 2014-2015
La catabasi Catabasi deriva dal greco κατάβασις che significa “discesa” (propriamente da κατα- “giù” e βαίνω “andare”). Si tratta un τόπος narrativo che affonda le sue radici in antichissimi miti di morte-resurrezione e di continuità dei cicli vitali e per certi versi collegato alla dottrina di matrice orfico-pitagorica della metempsicosi. Anche se la più antica narrazione di un viaggio oltremondano è quella proposta nell'Epopea di Gilgamesh in cui l'eroe attraversa l'Oceano della morte alla ricerca del segreto dell’immortalità, è nella letteratura greco-romana che il tema ha avuto il massimo splendore come nella discesa agli Inferi di Enea nell’Eneide. Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico

15 Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico 2014-2015
Riprese del mito Virgilio Marino Pavese Gluck Rilke Ovidio Wu Ming Poliziano Consoli Calvino Haydn Buzzati Monteverdi Vecchioni Magris Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico

16 La classicità latina Giuseppe Menozzi, Virgilio, statua in bronzo. 1925, Mantova, Accademia Nazionale Virgiliana di Scienze Lettere e Arti Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico

17 Dalle Georgiche di Virgilio. Il dio Marino Proteo
Non te nullius exercent numinis irae; magna luis commissa: tibi has miserabilis Orpheus haudquaquam ob meritum poenas, ni fata resistant, suscitat et rapta graviter pro coniuge saevit. Litote: non … nullius = alicuis Iperbato: magna … commissa Meritum: vox media Anastrofe: pro rapta coniuge + Iperbato: rapta … coniuge Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico

18 Dalle Georgiche di Virgilio. La morte di Euridice
Illa quidem, dum te fugeret per flumina praeceps, immanem ante pedes hydrum moritura puella servantem ripas alta non vidit in herba. Dum … fugeret: proposizione temporale con valore conativo (legata al destinatario che partecipa alla comunicazione) Per flumina: plurale poetico Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico

19 Dalle Georgiche di Virgilio. Il dolore della natura
At chorus aequalis Dryadum clamore supremos implerunt montes; flerunt Rhodopeiae arces altaque Pangaea et Rhesi mavortia tellus atque Getae atque Hebrus et Actias Orithyia Chorus aequalis Dryadum: ipallage per chorus aequalium Dryadum Virgilio sottolinea la partecipazione della natura alle sofferenze umane. Rhodopeiae arces: arces, propriamente “rocche”, è metonimia per “cime montuose”. Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico

20 Dalle Georgiche di Virgilio. Gli effetti del canto di Orfeo
At cantu commotae Erebi de sedibus imis ibant tenues simulacraque luce carentum, quam multa in foliis avium se milia condunt vesper ubi aut hibernus agit de montibus imber, matres atque viri defunctaque corpora vita magnanimum heroum, pueri innuptaeque puellae, impositique rogis iuvenes ante ora parentum, quos circum limus niger et deformis harundo Cocyti tardaque palus inamabilis unda alligat et noviens Styx interfusa coercet. Erebo è uno dei nomi per indicare il regno dei morti. Esiodo nella Teogonia dice che Erebo era figlio di Caos Vesper ubi: anastrofe; ubi introduce una proposizione temporale Vesper: metonimia per sera Cocyti: uno dei fiumi infernali; è un genitivo dipendente da harundo. Lo Stige scorre circondando l’ oltretomba e riavvolgendosi per nove giri su se stesso. Il termine Stige significa “fiume dell’odio” (dal greco stygos, “odio”). Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico

21 Dalle Georgiche di Virgilio. Orfeo infrange il patto
Iamque pedem referens casus evaserat omnis; redditaque Eurydice superas veniebat ad auras, pone sequens, (namque hanc dederat Proserpina legem), cum subita incautum dementia cepit amantem, ignoscenda quidem, scirent si ignoscere Manes:14 restitit Eurydicenque suam iam luce sub ipsa immemor heu! victusque animi respexit. Ibi omnis effusus labor atque immitis rupta tyranni foedera, terque fragor stagnis auditus Avernis. Eurydicenque suam : forma di accusativo alla greca della terza declinazione immemor…Victusque animi: ”immemore, ahimè! Vinto nell’ animo”; è una sorta di hysteron pròteron (inversione ordine logico e temporale di due eventi): vinto nell’animo dall’amore per Euridice, Orfeo si dimentica infatti della condizione che gli era stata imposta e si volge a guardare la immitis…tyranni: è Plutone rupta…foedera: sottinteso sunt; si noti l’iperbato in enjamberment Gli antichi collocavano uno degli ingressi al regno degli Inferi presso l’Averno, lago di origine vulcanica della Campania, nelle vicinanze di Cuma Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico

22 Dalle Georgiche di Virgilio. La perdita dell’amata
Illa, « Quis et me – inquit – miseram et te perdidit, Orpheu, quis tantus furor? En iterum crudelia retro fata vocant, conditque natantia lumina somnus. Iamque vale; feror ingenti circumdata nocte invalidasque tibi tendens, heu non tua, palmas » crudelia…fata: iperbato in enjambement Natantia lumina: lumina è metafora frequente per “occhi” somnus: è il sonno della morte, soggetto di condit Iamque vale: si tratta della solita formula di saluto. Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico

23 Dalle Georgiche di Virgilio. La disperazione di Orfeo
Quid faceret? Quo se rapta bis coniuge ferret? Quo fletu Manis, quae numina voce moveret? Illa quidem Stygia nabat iam frigida cumba. Septem illum totos perhibent ex ordine menses rupe sub aëria deserti ad Strymonis undam flesse sibi et gelidis haec evolvisse sub antris mulcentem tigres et agentem carmine quercus. Quid faceret?: “Che fare?”; faceret (come poi ferret e moveret) è congiuntivo dubitativo nel passato. Si noti la serie incalzante delle interrogative retoriche che esprimono in forma diretta il monologo disperato di Orfeo. Quo ferret: quo è avverbio di moto a luogo Si noti la variatio sintattica, caratterizzata dal poliptoto ( quo…quae) e dalla struttura chiastica del verso. Doppio iperbato e il chiasmo in illa…cumba. Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico

24 Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico 2014-2015
Dalle Metamorfosi di Ovidio. La morte di Euridice e la catabasi di Orfeo Di là, avvolto nel manto di croco, Imeneo andò per il cielo immenso e si diresse alla terra dei Ciconi, mentre invano lo chiama la voce di Orfeo. Ci fu infatti, ma non portò le parole solenni, né un volto lieto, né i presagi propizi; e la fiaccola in mano sua stridette, mandando fumo che faceva piangere e, anche agitata, non prese fuoco. L’esito fu peggiore dell’auspicio: la sposa novella, mentre passeggia sui prati accompagnata da una schiera di Naiadi, morì morsa da un serpente al tallone. Dopo averla pianta abbastanza alla luce del sole, il poeta tracio, per tentare anche le ombre, osò discendere per la porta tenaria allo Stige, e procedendo tra le folle lievi e i simulacri dei defunti sepolti, andò da Persefone e dal signore dello squallido regno delle ombre. Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico

25 Dalle Metamorfosi di Ovidio. Orfeo si volta
La ricevette Orfeo assieme a una condizione, di non volgere indietro gli occhi finché non fosse uscito dalle valli d’Averno, o il dono sarebbe stato vano. Prendono attraverso il silenzio il sentiero arduo oscuro, denso, coperto di caligine. Non erano lontani dalla superficie terrestre, e qui Orfeo, per amore, temendo che non gli venisse a mancare ed avido di vederla, volse indietro gli occhi, ed ella subito scivolò indietro e, tendendo le braccia e cercando di afferrarla ed esserne afferrato, non prese altro che aria cedevole. Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico

26 Dalle Metamorfosi di Ovidio. La fine di Orfeo
Lagnandosi che gli dèi dell’Erebo erano senza pietà, andò nell’alta Rodope e sull’Emo battuto dall’Aquilone. Per la terza volta il Sole aveva concluso l’anno nella costellazione dei Pesci marini, ed Orfeo da allora evitava ogni amore di donna, perché era finito male, o perché aveva promesso: eppure tante donne bruciavano per unirsi al poeta, e molte soffrirono per la repulsa. Fu lui che insegnò ai Traci a indirizzare l’amore sui teneri maschi, e a cogliere i primi fiori della breve primavera di vita prima della giovinezza. Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico

27 Orfeo ed Euridice di Canova
Marco Sartor ­– Classe IVC – Anno Scolastico


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