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La conciliazione fotografata dall’Istat

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Presentazione sul tema: "La conciliazione fotografata dall’Istat"— Transcript della presentazione:

1 La conciliazione fotografata dall’Istat
07/02/13 La conciliazione fotografata dall’Istat Linda Laura Sabbadini Direttore Dipartimento statistiche sociali e ambientali Bologna, 24 ottobre 2014 Fondazione Nilde Iotti

2 L’Italia ha tra i più bassi tassi di occupazione femminile in Europa
07/02/13 L’Italia ha tra i più bassi tassi di occupazione femminile in Europa Tasso di occupazione delle donne anni. Anno 2013 (valori percentuali) 2 2

3 07/02/13 Come in Europa il tasso di occupazione cala all’aumentare del numero di figli … Tasso di occupazione delle donne anni per numero di figli. Anno 2013 (valori percentuali) ……. ma in Italia di più 3

4 Il part time ha raggiunto valori simili all’Europa…..
07/02/13 Il part time ha raggiunto valori simili all’Europa….. Occupati a tempo parziale per sesso nei paesi Ue. Anno 2013 (valori percentuali)

5 Ma la componente di part time involontario è più che doppia
Occupati a tempo parziale involontario nei Paesi europei. Anno 2013 (percentuale sul totale degli occupati part time) In Italia il valore dell’indicatore è arrivato al 63% nel Non è il part time strumento di conciliazione dei tempi di vita

6 Meno donne hanno la possibilità di lavorare a casa
Occupate che solitamente lavorano da casa – Anno 2013 (percentuale sul totale delle occupate)

7 La rigidità dei ruoli di genere è più elevata
Fonte: Database HETUS - Le differenze di genere nei tempi dedicati al lavoro totale sono assenti nei Paesi del Nord Europa, anche in Germania, in Italia si arriva a 1h05’ in più per le occupate!

8 La rigidità dei ruoli di genere è più elevata
Fonte: Database HETUS - Nel Nord Europa circa un’ora in più di lavoro familiare svolto dalle donne viene poi compensata dal minor tempo dedicato al lavoro retribuito. In Italia le 2h36’ di lavoro familiare in più non riescono ad essere riassorbite dal minor tempo dedicato al lavoro retribuito.

9 Rigidità dei ruoli trasversale ma in lento miglioramento
07/02/13 Rigidità dei ruoli trasversale ma in lento miglioramento Indice di asimmetria nel lavoro familiare per le coppie di occupati - Anni e Totale coppie Coppie con figli Italia 75,4 73,2 76,1 73,4 Ripartizione Geografica Nord 73,1 71,1 73,8 71,4 Centro 75,7 74,7 76,6 74,0 Mezzogiorno 80,6 77,1 77,3 Età del figlio più piccolo Nessun figlio 72,5 - 0-2 72,8 71,3 3-5 73,3 69,6 6-10 75,6 11-13 74,6 14 e più 79,5 Titolo di studio di Lei Laurea 72,7 68,8 74,3 70,9 Diploma superiore 75,3 Fino alla licenza media 76,9 76,2 77,5 Titolo di studio di Lui 74,9 71,2 74,8 74,2 73,6 71,8 76,8 Posizione nella professione di lui Dirigente, imprenditore, libero professionista 78,0 78,1 78,3 79,1 Direttivo, quadro, insegnante, impiegato 71,9 68,7 73,0 69,8 Operaio 73,9 71,7 Lavoratore in proprio, socio cooperativa, coadiuvante 82,1 77,6 82,7 I mutamenti negli anni tra il e il sono concentrati esclusivamente nelle coppie con figli, per quelle senza figli si registra un tasso di asimmetria stabile (72,5%). I cambiamenti sono dovuti quasi esclusivamente a strategie femminili: sono le donne, infatti, che riducono di 19 minuti il lavoro familiare. In particolare la riduzione riguarda il lavoro domestico (-12 minuti) mentre il lavoro di cura resta stabile. Nello stesso periodo gli uomini incrementano di soli 4 minuti il loro contributo al lavoro familiare (in pratica è stabile!). Vediamo che le situazioni di maggiore condivisione riguardano prevalentemente le coppie giovani (vedi slide successiva) Cambiamenti lenti, per la progressiva riduzione del tempo dedicato dalle donne al lavoro domestico ,coppie laureate , di impiegati, soprattutto giovani

10 Meno asimmetria nelle giovani coppie
07/02/13 Meno asimmetria nelle giovani coppie Indice di asimmetria nel lavoro familiare per le coppie di occupati con lei fino a 35 anni - Anni e Totale coppie Coppie con figli Italia 72,4 71,7 73,6 71,5 Ripartizione Geografica Nord 70,0 68,4 71,0 68,5 Centro 73,3 73,2 75,5 74,7 Mezzogiorno 78,6 75,0 78,3 75,3 Età del figlio più piccolo Nessun figlio 70,2 72,0 - 0-2 73,1 72,2 3-5 74,3 68,9 6-10 75,6 75,2 Titolo di studio di Lei Laurea 69,1 65,2 73,0 69,9 Diploma superiore 72,7 Fino alla licenza media 74,2 72,3 Titolo di studio di Lui 70,8 66,2 70,7 71,8 72,8 74,0 71,9 73,8 72,6 Posizione nella professione di lui Dirigente, imprenditore, libero professionista*** 75,8 76,4 80,6 Direttivo, quadro, insegnante, impiegato 64,7 Operaio 70,6 71,6 69,0 Lavoratore in proprio, socio cooperativa, coadiuvante 77,8 76,6 77,3 Asimmetria più bassa per Coppie di impiegati insegnanti 64,7% Coppie di laureati 65,2% Coppie del Nord 68,4% Sud migliora, ma ancora distante: valore più alto del centro e del nord del 2002 ***Il dato dei dirigenti non valido perché pochi casi

11 Modello breadwinner modernizzato e stereotipi duri a morire
La maggioranza della popolazione pensa che se uomo e donna lavorano a tempo pieno devono dividersi equamente i compiti domestici e di cura. Ma alla domanda sulla equità della divisione attuale dei compiti nella famiglia, che noi sappiamo essere asimmetrica, la maggior parte di uomini e donne dichiara che è equa. Per la maggioranza gli uomini non sono adatti al lavoro di cura. E solo il 50% delle donne non è d’accordo con il fatto che in tempo di crisi è meglio dare la precedenza agli uomini nel lavoro Molti ostacoli culturali verso una divisione dei ruoli simmetrica. Siamo un Paese con un modello breadwinner modernizzato, la donna lavora un po’ meno assumendosi il carico familiare in gran parte, l’uomo lavora ma aiuta un po’.

12 Interruzioni del lavoro frequenti dopo la nascita dei figli
Quasi un quarto delle donne che avevano avuto un figlio nel 2010 e erano occupate, non avevano più il lavoro nel 2012: Il 29,8% al Sud , il 32% delle donne con bassa istruzione. ABBANDONARE IL LAVORO E’ SEMPRE MENO UNA SCELTA PERSONALE. Diminuisce la quota di neo-madri che sceglie di interrompere il lavoro (53% nel 2012, -15,3 punti percentuali rispetto al 2005), le difficoltà di conciliazione sono la motivazione più frequente (indicata dal 67% di chi lascia il lavoro) AUMENTA LA QUOTA DELLE NEO-MADRI LICENZIATE: IL 27,2 % NEL 2012 RISPETTO AL 16% DEL 2005

13 Peggiora la conciliazione dei tempi di vita delle neo-madri
Tra quelle che mantengono il lavoro, il 43% ha problemi di conciliazione, nel 2005 lo segnalavano il 37% delle neo-mamme che lavoravano- La quantità di ore di lavoro, la presenza di turni o di orari disagiati (lavoro pomeridiano o serale o nei fine settimana) e la rigidità nell’orario di lavoro sono indicati da più di un terzo delle intervistate come ostacoli prevalenti alla conciliazione

14 Fondamentale il supporto di nonni e del nido
La disponibilità di persone o servizi a cui affidare i bambini è un requisito imprescindibile per trovare o mantenere un lavoro Poco più della metà delle lavoratrici con almeno un figlio al di sotto dei due anni si avvalgono prevalentemente dell’aiuto dei nonni (51,5%) o ricorrono al nido pubblico (14,1%) o privato (21,1%) Quasi dimezzato rispetto al 2005 il ricorso alla baby- sitter (4,5 % nel 2012 contro il 9,2% del 2005) Tra il 2005 e il 2012 è aumentato soprattutto il ricorso al nido privato (dal 13,9% al 21,1%) Le differenti dinamiche di crescita tra nido pubblico (aumentato solo di 0,6 punti percentuali rispetto al 2005) e nido privato denotano la difficoltà del settore pubblico nel dare risposta alla crescente domanda di servizi per l’infanzia.

15 Servizi sociali per la prima infanzia ancora scarsi
Bambini di 0-2 anni che utilizzano servizi comunali per l’infanzia per ripartizione. Anni (valori percentuali) Nelle regioni del Sud la percentuale di bambini in età 0-2 anni che fruisce di servizi per la prima infanzia comunali o finanziati dai comuni è passata dal 3,2 per cento del 2004 al 4,0 per cento del 2012 (anno scolastico 2012/2013), mentre la media nazionale è passata dall’11,4 per cento al 13,5 per cento nello stesso periodo. Dopo un lieve ma continuo incremento dell’indicatore a livello nazionale, nel 2011 si registra per la prima volta una variazione di segno negativo rispetto all’anno precedente, corrispondente a 0,5 punti percentuali in meno; nel 2012 (anno scolastico 2012/2013), la percentuale è stabile a livello nazionale, ma in calo al Nord (il Nord-est passa dal 19,2 al 19,1 per cento, il Nord-ovest passa dal 16,8 al 16,4 per cento). NOTA: L’andamento è relativo all’unione di asili nido e servizi integrativi per la prima infanzia. Sono compresi solo gli utenti dell’offerta pubblica (strutture comunali o finanziate dai comuni). Gli anni di osservazione vanno dal 2004 (secondo anno dall’avvio dell’indagine su interventi e servizi sociali dei comuni) al 2012. Nell’anno scolastico 2012/2013 valori stabili a livello nazionale,dopo diminuzione del 2011, 2012 in flessione al Nord. Dinamica al sud quasi assente, si passa dal 3,2% del 2004 al 4% del 2012

16 07/02/13 ….e anche sperequati sul territorio: Calabria e Campania al 2% in diminuzione Bambini di 0-2 anni che utilizzano servizi comunali per l’infanzia per regione Anno scolastico 2012/13 (valori percentuali) Nell’anno scolastico 2012/2013 la percentuale di bambini che usufruisce dei servizi per l'infanzia è pari al 27,3 per cento in Emilia-Romagna (era il 26,5 per cento l’anno precedente) il 27,1 per cento in Valle d'Aosta, seguono la provincia autonoma di Trento, Toscana e Friuli-Venezia Giulia, con valori superiori al20%. Sul versante opposto valori al di sotto del 3 per cento ( e in flessione rispetto all’anno precedente) continuano a registrarsi in Calabria (2,1 per cento, in calo dal 2,5 per cento dell’anno precedente) e in Campania (2,7 per cento, dal 2,8 per cento dell’anno precedente). 16

17 Intanto i matrimoni declinano.
07/02/13 Intanto i matrimoni declinano. 17

18 E anche le nascite calano
nascite mettendo a confronto 2013 e 2012 (fino al mese di settembre)

19 Succede anche in altri Paesi ma alcuni partivano meglio
07/02/13 Succede anche in altri Paesi ma alcuni partivano meglio 19

20 E l’Italia è sempre più un Paese a permanente bassa fecondità
07/02/13 E l’Italia è sempre più un Paese a permanente bassa fecondità Nonostante l’aumento della quota di nascite con almeno un genitore straniero, il TFT è leggermente in diminuzione negli ultimi anni e cala per le straniere. 20 20

21 07/02/13 L’età al matrimonio è molto aumentata tasso di primo-nuzialità per età (per 1000). Anni 1952, 1980, 2011 L’importante decremento della propensione alle prime nozze è poi testimoniato dal crollo dei tassi di primo-nuzialità, che consentono di rapportare i primi matrimoni per età alla corrispondente popolazione maschile e femminile8. Nel 1980 si registravano ancora livelli decisamente elevati sia per gli sposi (786 primi matrimoni per mille uomini) sia per le spose (778 primi matrimoni per mille donne), ma già quindici anni dopo si scende a 592 e a 622 primi matrimoni rispettivamente per mille uomini e mille donne. Questa forte riduzione dell’intensità della primo-nuzialità è in parte il risultato della progressiva posticipazione delle prime unioni: dal 1975 al 1995, infatti, l’età media al primo matrimonio inizia una rapida risalita da 23,7 a 26,7 anni e da 27,0 a 29,6 anni, rispettivamente per donne e uomini. Si osserva, inoltre, un avvicinamento del modello nuziale femminile a quello maschile (Figura 3): le curve dei quozienti specifici di primo-nuzialità delle spose mostrano chiaramente come il modello nuziale femminile risulti tradizionalmente anticipato rispetto a quello maschile, con i quozienti specifici di primo-nuzialità delle donne che superano quelli degli uomini fino a 25 anni (30 per il periodo più recente), mentre nelle età successive la tendenza si inverte. 21

22 …. e anche l’età alla nascita dei figli
….. e anche l’età alla nascita dei figli. Tassi di fecondità per età (per 1000 donne). Anni 1952, 1980, 2011

23 La rete informale di aiuti è sempre più in difficoltà nel garantire l’aiuto necessario
Le nonne sono il pilastro delle donne lavoratrici con figli- Ma le nonne sono sempre più ‘nonne sandwich’ con un forte aggravio rispetto al passato: non potranno più garantire lo stesso aiuto Hanno genitori anziani spesso non autosufficienti da accudire Devono lavorare più a lungo per innalzamento dell’età pensionabile Devono farsi cura dei nipoti per la scarsa rete di servizi sociali sul territorio In molti casi hanno ancora in casa un figlio

24 Clima sociale sfavorevole alla maternità e alla paternità accresciuto dalla crisi
Gli ingredienti: Divisione dei ruoli rigida Congedi parentali utilizzati ancora poco dagli uomini(11%) Organizzazione del lavoro rigida Percentuale ancora elevata di donne che lasciano il lavoro dopo la gravidanza Scarsa offerta di servizi sociali per la prima infanzia Organizzazione dei tempi delle città non favorevoli Nonne sempre più sovraccariche e non in condizione di garantire lo stesso aiuto in termini di ore del passato

25 Criticità che hanno una radice nel passato e non trovano soluzione
Da tempo l’Italia ha assistito allo spostamento in avanti dei tempi di vita, non è solo un problema di crisi. I giovani permangono più a lungo nella famiglia di origine. Sono i problemi economici ad incidere maggiormente nelle scelte Per le donne doppio problema anche per il prezzo pagato per le difficoltà di conciliazione, problema molto dibattuto da anni e poco affrontato nella realtà dopo la stagione d’oro di fine anni ’90. Le interruzioni del lavoro per gravidanza permangono. Le donne non possono più permettersi questa situazione. E anche i soggetti più vulnerabili che dalle donne ricevevano aiuto e che ora non potranno più avvalersene con la stessa intensità e frequenza. (analogamente a quanto succede per i servizi pubblici).

26 Nuova centralità alla cura
Il nostro sistema della cura è in crisi, difficoltà nel pubblico e nella rete informale, il no profit potrebbe svolgere un ruolo importante che va disegnato… Bisogna ridare una nuova centralità alla cura nelle politiche e soprattutto dotarsi di una strategia di respiro. Dobbiamo rispristinare la normalità del vivere.


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