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Lezione VIII La politica sociale e il metodo del coordinamento aperto.

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1 Lezione VIII La politica sociale e il metodo del coordinamento aperto

2 La politica sociale fino al 1997 “ Grandi aspirazioni e modeste realizzazioni” Vincoli istituzionali : Trattati richiedono l’unanimità in Consiglio dei Ministri per l’approvazione di misure di politica sociale ed è molto facile che le proposte della Commissione vengano bloccate dal veto di uno o più s.m La Commissione tenta di far approvare misure di politica sociale o presentandole come misure relative alla salute e alla sicurezza dei lavoratori sui luoghi di lavoro, per le quali AU prevede il VMQ (direttiva sulla maternità) o utilizzando dopo il Trattato di Maastricht il canale di policy making alternativo fornito dalla concertazione tra le parti sociali a livello europeo (direttiva sul part-time)

3 Scenario di innovazione: Globalizzazione e mercato unico implicano una crescita della pressione alla competizione per gli s.m. Crisi e ristrutturazione dei sistemi di welfare europei Rischio di “corsa al ribasso” degli stati con una diminuzione delle spettanze sociali Doppia strategia : Definizione di diritti sociali fondamentali a livello europe (costituzionalizzazione dei diritti sociali  Carta Europea dei Diritti Fondamentali approvata a Nizza e inclusa nel Trattato Costituzionale. Coordinamento aperto delle politiche sociali Globalizzazione e Mercato Unico  accresciute pressioni competitive su s.m. Crisi e processi di ristrutturazione dei sistemi di welafre europeo

4 Il metodo di governance Il coordinamento aperto OMC

5 Il coordinamento aperto Le iniziative dell’Unione in materia di politica sociale sono fortemente legate allo sviluppo di nuovi modelli di governance, dei quali il “coordinamento aperto” è il più compiutamente sviluppato: questi modelli contrappongono alle modalità di regolazione uniforme e gerarchiche, top down, modalità flessibili, procedurali e non gerarchiche (che salvaguardano la sovranità degli stati)

6 Il coordinamento aperto II Nel metodo di coordinamento aperto la responsabilità circa gli obiettivi specifici e gli strumenti di policy resta al livello nazionale, e la UE assume la funzione di facilitare il coordinamento e l’apprendimento reciproco tra le élites politiche nazionali, senza alcun tentativo formale di controllare l’applicazione da parte dei governi dei principi generali ed obiettivi definiti congiuntamente al livello europeo. Le politiche nazionali e i loro risultati sono sviluppati al livello nazionale, ma vengono sotto posti ad un processo di monitoraggio e valutazione rispetto a standards congiuntamente definiti (benchmarks) che permettano di comparare la performance di ciascuno stato membro rispetto agli altri e di identificare le “buone prassi”.

7 Lisbona 2000 Obiettivi: “fare dell’Europa la più competitiva e dinamica economia basata sulla conoscenza del mondo, capace di sviluppo economico sostenibile, e di creare migliori posti di lavoro e coesione sociale” Metodo: OMC come il nuovo metodo non legislativo per assicurare la convergenza sugli obiettivi dichiarati

8 OMC secondo Lisbona 2000 Fissazione di linee guida a livello UE con tabelle di marcia per ottenere gli obiettivi Definizione di indicatori quantitativi e qualitativi e benchmarks rispetto alle migliori performance mondiali e adattati alle necessità dei diversi stati membri e settori come strumenti per comparare le migliori prassi Traduzione di queste linee guida in politiche nazionali e regionali Monitoraggio, valutazione e peer review periodiche organizzate come processi di apprendimento reciproco

9 Varianti del OMC Varia da settore a settore per: Periodicità Specificazione (quantitativa) degli obiettivi Intensità della pressione esercitata sugli s.m..

10 Sul versante più propriamente della solidarietà e dell’inclusione sociale, viene proposto un rafforzamento del metodo del coordinamento aperto delle politiche sociali e una sua estensione, oltre ai settori della lotta all’esclusione sociale (dal 2000) e della riforma ei sistemi pensionistici (dal 2002) anche al settore delle politiche sanitarie e dei trattamenti di lunga durata, al fine di orientare le riforma intorno ai tre principi cardine comuni: dell’accessibilità universale, della qualità della sostenibilità finanziaria. Inoltre il coordinamento aperto nei tre settori della politica sociale dovrà essere razionalizzato intorno ad un elenco di obiettivi comuni, includendo obiettivi orizzontali come le pari opportunità e l’accesso al mercato del lavoro.

11 LISBONA 2000 L’APPROCCIO ALLA POLITICA SOCIALE

12 Lisbona 2000-L’approccio dell’investimento sociale (Hemerijck 2011) Risposta alle sfide di adeguare il w.s. europeo ai nuovi rischi sociali e assicurarne la sostenibilità finanziaria. “in policy terms the emphasis was on public policies that prepare individuals, families and societies to adapt to various transformations..instead of simply repairing damage after passive social policies prove inadequate” (p.12) Hemerijck 2011, The socil investment imperative beyond the financial crisis, in Growth, well- being and social policy in Europe:trade-off or sinergy,“Challenge Europe, May 2011”

13 Lisbona 2000-L’approccio dell’investimento sociale (Hemerijck 2011) Risposta a critiche conservatori (welfare dependency) Giddens, Esping-Andersen “Terza via”

14 Lisbona 2000-L’approccio dell’investimento sociale (Hemerijck 2011) 3 aree di policy centrali: Miglioramento del capitale umano (a partire da prima infanzia) Relazione famiglia lavoro Innovazione dei rapporti di lavoro (flexsecurity)

15 POLITICHE DEL LAVORO 1994-2005

16 Politiche del lavoro fino al 1989 1960-70 attraverso FSE politiche per la disoccupazione di lunga durata e la mobilit à 1971 decisone 66/1971 – politiche attive del lavoro in aree arretrate (formazione) 1974 Primo piano d ’ azione sociale  fissazione di obiettivi a livello comunitario, politiche nazionali  eccezione : eguaglianza di trattamento tra M/F (direttive del 75,76 e 79) 1974-76 primi tentativi (falliti) di concertazione tripartita su politiche del lavoro tra ETUC, UNICE e Commissione 1985  ripresa (Commissione Delors) di “ dialogo sociale ” 1989 – Carta Sociale Europea-nel 1992 annessa a Trattato di Maastricht come Protocollo sociale (con opting out inglese)

17 Dialogo sociale 1992-1999 “ Secondo canale ” (alternativo al metodo comunitario) di formazione delle politiche (legislazione vincolante) attraverso la concertazione tripartita e la traduzione dell ’ accordo in una direttiva comunitaria (o implementazione via contrattazione collettiva nazionale) Direttiva sul part time Direttiva sui comitati aziendali europei Direttiva sull ’ orario di lavoro Direttiva sui congedi parentali Direttiva sul lavoro a tempo determinato

18 L’esordio 1993-97 Le questioni dell’occupazione furono poste al centro dell'agenda politica europea dal Libro Bianco di Jacques Delors Crescita competitività e occupazione del 1993. Contesto : disincanto emerso nel processo di ratifica del trattato di Maastricht grave crisi occupazionale, che vede in il tasso di occupazione e in Europa ridotto a livelli di poco superiori al 60%, contro il 74% degli Stati Uniti e il tasso di disoccupazione a oltre l’11%. Libro Bianco tenta di rendere compatibili le politiche macroeconomiche di rigore (convergenza per l’UEM) le cui implicazioni sono tendenzialmente di natura deflazionistica e la crescita dei livelli occupazionali. Propone di combinare misure tese ad accrescere la flessibilità con politiche attive del lavoro, e ad integrare le politiche del lavoro con altri settori di policy (politiche fiscali, sociali, ambientali, familiari etc.)

19 Consiglio Europeo di Essen del dicembre 1994 proposta una procedura di monitoraggio multilaterale sulle politiche del lavoro, analoga a quella sulle politiche economiche introdotta dal Trattato di Maastricht in vista dell’Unione Monetaria. Il Consiglio formula in serie di raccomandazioni agli stati membri in materia di politiche del Lavoro, che focalizzano quattro “priorità”

20 1994-1997 Uno dei principali fattore che facilitano l'inserimento delle politiche del lavoro nell'agenda europea, fu l’ingresso dei nuovi membri nordeuropei, con una tradizione di politiche attive del lavoro, e l’ elezione di governi socialdemocratici in Gran Bretagna in Francia, in Italia e in Germania; I nuovi equilibri politici permisero non solo l'accettazione di una strategia definita a livello europeo, e ne facilitarono l'integrazione con le altre politiche macroeconomiche

21 Il Trattato di Amsterdam La SEO fu istituzionalizzata con l’inserimento nel Trattato di Amsterdam di un capitolo sull’occupazione, in seguito a pressioni provenienti soprattutto dal governo francese, spalleggiato dai paesi nordeuropei, dall’Austria e del Benelux, contro la resistenza dei tedeschi. Il Trattato identificava “un elevato livello di occupazione” (una formula più cauta, preferita a quella di “piena occupazione”) come uno degli obiettivi centrali dell’Unione, affiancato a quello della competitività

22 Il meccanismo di coordinamento delle politiche del lavoro stabilito dal T. di Amsterdam (art.109Q) a) il Consiglio Europeo, sulla base di un rapporto annuale elaborato congiuntamente dalla Commissione e dal Consiglio esamina la situazione del lavoro nei paesi dell’Unione; b) sulla base delle conclusioni del Consiglio Europeo, il Consiglio dei Ministri, su proposta della Commissione, consultato il PE, il CES, il CdR e il Comitato per l’Occupazione, votando a MQ, approva la linee-guida che gli stati membri dovranno tenere presenti nelle loro politiche per l’occupazione; c) ciascuno stato fornisce al Consiglio e alla Commissione un rapporto annuale sulle misure adottate nella propria politica del lavoro per implementare le linee guida (PAN) d) il Consiglio, sulla base di questi rapporti annuali, e dopo che essi sono stati esaminati dal Comitato per l’Occupazione, esamina ogni anno le politiche adottate in ciascun paese e la loro conformità alle linee guida, e può, sulla base di una raccomandazione della Commissione e votando a MQ, rivolgere raccomandazioni a un paese; e) infine il Consigli e la Commissione, sulla base dei risaltati di tale esame, producono il rapporto annuale per il Consiglio Europeo sull’implementazione delle linnee guida, che chiude il “ciclo annuale” del coordinamento delle politiche del lavoro

23 Rappresenta un passo avanti rispetto al meccanismo varato a Essen in quanto le “linee guida” annualmente decise dal Consiglio acquisivano lo status di forza trainante e componente principale del coordinamento; le raccomandazioni formulate dal Consiglio all’indirizzo di singoli stati membri le cui politiche non rispondano alle “linee guida” anche se legalmente non vincolanti hanno, almeno al livello simbolico, un impatto sanzionatorio.

24 Il Consiglio Europeo di Lussemburgo e l’avvio della SEO Al Consiglio Europeo del novembre 1997 la Commissione presenta le prime proposte per il 1998. Vengono adottate 19 linee guida, raggruppate in quattro obiettivi generali o “pilastri” e si fa carico al Consiglio Europeo di Vienna del dicembre 1998 dell’esame dell’implementazione dei Piani di Azione Nazionali (PAN) e l’elaborazione delle linee guida per il 1999

25 I quattro pilastri della SEO Occupabilità Imprenditorialità Flessibilità Pari opportunità

26 Occupabilità Politiche attive del lavoro: Accrescere la qualità dell’offerta di lavoro e le opportunità di inserimento attraverso il miglioramento della formazione professionale. L'obiettivo era che entro cinque anni gli Stati membri dovessero offrire ad ogni giovane nei primi sei mesi di disoccupazione l’ opportunità di ricevere formazione, esperienze di lavoro o partecipazione a schemi occupazionali, e che le stesse opportunità dovessero essere offerte ogni disoccupato adulto entro il primo anno di disoccupazione. Nel breve periodo la proporzione di disoccupati che accedono ad attività formative doveva salire al 20%, la percentuale media dei tre stati con più alto accesso alla formazione professionale.

27 Imprenditorialità Gli Stati membri devono adoperarsi a facilitare la creazione di impresa attraverso le agevolazioni fiscali, la riduzione dei costi del lavoro indiretti ecc.; a questo fine venivano previste nuove linee di finanziamento, in particolare attraverso la Banca Europea degli Investimenti

28 Flessibilità · Adattabilità delle imprese e dei lavoratori, anche attraverso la negoziazione tra le parti sociali di misure di modernizzazione dell'organizzazione del lavoro che rendano le imprese più competitive ed assicurino una migliore compatibilità tra flessibilità e sicurezza dei lavoratori (flexsecurity).

29 Pari opportunità · Inserimento sul mercato del lavoro dei soggetti deboli: donne ma anche disabili e lavoratori più anziani. Riduzione della discriminazione delle donne sul mercato del lavoro. La Commissione formulava l’obiettivo di dimezzare nell'arco di cinque anni il divario nei tassi di disoccupazione maschili e femminili. Politiche di conciliazione tra lavoro e cura, in particolare sviluppo dei servizi per l'infanzia secondo gli standard caratteristici dei tre stati con la migliore performance in questo campo.

30 I quattro pilastri della SEO Le priorità strategiche fissate Lussemburgo sembrano riflettere la combinazione dei due modelli di politica del lavoro europea che più efficienti a raggiungere obiettivi di elevata occupazione, quello anglosassone e quello nordico: l’ enfasi sulla flessibilità e la de regolazione del mercato del lavoro e la riduzione degli oneri fiscali, ricorda il modello anglosassonedi politica del lavoro, che ha consentito la crescita delle opportunità di lavoro. L’enfasi sulle politiche attive del lavoro, volte alla valorizzazione dell’offerta di lavoro, e sulle pari opportunità e le misure volte a facilitare la conciliazione tra lavoro e cura, ricordano il modello nordico di politica del lavoro

31 Consiglio Europeo di Lisbona 2000 Stabilisce obiettivi quantitativi per l’occupazione Tasso complessivo dal 61% al 70% nel 2010 Tasso di occupazione femminile al 60% per il 2010 Obiettivi intermedi (2005) fissati a Stoccolma nel 2001: 67% e 57%

32 L’evoluzione della SEO 2002- 03 Nelle nuove linee guida per l ’ occupazione per il periodo 2003-2005 i quattro “ pilastri ” vengono sostituiti con tre obiettivi complessivi: -il pieno impiego, per cui vengono ribaditi i target quantitativi fissati a Lisbona; - il miglioramento della qualità e della produttività del lavoro -il rafforzamento della coesione e l’inclusione sociale, in coerenza con la strategia di lotta all’esclusione sociale e con le politiche di riduzione delle disparità regionali.

33 L’evoluzione della SEO 2002-2003 Le linee guida vengono semplificate in “dieci comandamenti” o priorità: aiutare i disoccupati e gli inattivi a trovare lavoro e lotta alla disoccupazione di lungo periodo; promuovere l’imprenditorialità; promuovere l’adattabilità; promuovere l’investimento in capitale umano; accrescere l’offerta di lavoro e promuovere l’invecchiamento attivo; promuovere l’eguaglianza di genere nel lavoro e nel salario; combattere la discriminazione dei gruppi svantaggiati; far sì che il lavoro paghi, attraverso l’eliminazione dei disincentivi al lavoro; trasformare il lavoro nero in lavoro regolare; promuovere la mobilità occupazionale e geografica.

34 LA POLITICA DI LOTTA All’ESCLUSIONE SOCIALE

35 La lotta all’esclusione sociale Tr. Di Roma  Obiettivo di coesione sociale (perseguito soprattutto attraverso lotta a disparità territoriali)

36 L’emergenza dell’esclusione sociale nell’agenda comunitaria Fiducia nella capacità di sviluppo di sconfiggere povertà comincia ad attenuarsi negli anni ’80 1989 Risoluzione del Consiglio dichiara che “combattere l’esclusione sociale deve essere considerata come una parte importante della dimensione sociale del mercato interno”

37 Definizione dell’obiettivo di lotta all’esclusione sociale Commissione Delors 1985-94 Framing del problema  lotta a esclusione sociale Tradizione di policy francese Esclusione sociale  concetto multidimensionale- non solo economico (come povertà)  combinazione di misure Dinamico  processo  attenzione a durata e replicazione tra generazioni-  povertà infantile Def. In Joint Report 2001

38 Le Raccomandazioni del 1992 Originariamente pensate come Direttive 92/441Sui criteri comuni relativi alle risorse sufficienti e all’assistenza sociale nei sistemi di protezione sociale92/441Sui criteri comuni relativi alle risorse sufficienti e all’assistenza sociale nei sistemi di protezione sociale. Riconosce che povertà e rischi di esclusione sociale sono cresciuti e si sono diversificati negli ultimi 10 anni Riconosce la natura multidimensionale di esclusione sociale e come essa ostacoli la cittadinanza Invita gli s.m. a riconoscere il diritto di base dei cittadini ad avere risorse sufficienti per vivere con dignità Invita la Commissione a promuovere con gli s.m. un processo di sistematico scambio di opinioni ed esperienze

39 Le Raccomandazioni del 1992 (2) 92/442 /EEC Convergenza degli obiettivi e delle politiche di protezione sociale. Senza pregiudizio all’autonomia degli s.m. strategia che individui obiettivi comuni che guidino le politiche degli s.m. Organizzare consultazioni regolari sul progresso delle politiche nazionali

40 La trappola della decisone congiunta Nel 1993 la Commissione presenta una proposta di Risoluzione per il Consiglio per il lancio di un programma d’azione di lotta alla povertà (il IV) per il 1994-99 Il Consiglio boccia la proposta per l’opposizione della Germania e del Regno Unito che sostengono che la proposta viola il principio della sussidiarietà

41 Trattato di Amsterdam 1997(basi legali) Per la prima volta la lotta all’esclusione sociale e indicata come obiettivo dell’UE Art.137 l’obiettivo di integrare nel mercato del lavoro coloro che ne sono esclusi viene menzionata tra le aree in cui l’azione della Comunità completa e sostiene quella degli s.m. Consiglio con VMQ e codecisone può adottare direttive per i requisiti minimi per la graduale implementazione di questo obiettivo Possono essere adottate misure (co-decisione VMQ) per favorire la cooperazione tra stati Art.142 incarica la Commissione a incoraggiare la cooperazione tra s.m. e a facilitare il coordinamento delle proprie attività in politica sociale

42 1999 La strategia per la modernizzazione della protezione sociale della Commissione Sostegno agli stati all’identificazione di una visione comune della protezione sociale. 4 obiettivi Make work pay e assicurare il reddito Rendere sicure le pensioni e sostenibile il sistema pensionistico Promuovere l’inclusione sociale Assicurar la qualità elevata e la sostenibilità della sanità

43 1999 La strategia per la modernizzazione della protezione sociale della Commissione Veniva suggerita la messa in opera di un meccanismo di coordinamento analogo a quello della SEO decollata a Lussemburgo nel 1997 Creare un organismo di funzionari ad alto livello modellato sul Comitato per l’occupazione della SEO

44 Comitato per la Protezione Sociale Nel 1999 il Consiglio appoggia la strategia crea il Gruppo di Lavoro ad Alto Livello sulla Strategia di Protezione Sociale che nel 2001 sarà sostituito dal Comitato per la Protezione Sociale

45 Processo di Lisbona-Inclusione sociale-tappe principali (2000- 2006) -Conclusioni del Consiglio di Lisbona (marzo 2000) Definizione degli obiettivi sulla lotta alla povertà e all’esclusione sociale (Nizza –dicembre) Benchmarks definiti dal Comitato per la Protezione sociale (marzo 2000) Cicli di presentazione dei NAPincl presentati dai 15 e dai 10 nuovi s.m. e i Rapporti congiunti di Consiglio e Commissioni su questi piani.

46 Obiettivi generali e metodo Modernizzare i sistemi di protezione sociale-  sostenibilità dei benefici sociali (pensioni) e inclusione sociale Activation – accrescere occupazione e occupabilità, formazione e Life Long Learning OMC-obiettivi comuni non vincolanti, elaborazione di piani (NAPincl) e revisione periodica, promozione di processi di apprendimento reciproco

47 Gli obiettivi di Nizza per la lotta alla povertà e all’esclusione sociale (dicembre 2000) Facilitare la partecipazione al lavoro e l’accesso per tutti alle risorse, ai diritti, ai beni e ai servizi Prevenire i rischi di esclusione Aiutare i più vulnerabili Mobilitare tutti gli organismi e gli attori rilevanti

48 Indicatori comuni 18 indicati dal Comitato per la Protezione Sociale formato da esperti nazionali su 4 dimensioni: reddito, lavoro, istruzione e salute Es: Rischio di povertà, distribuzione del reddito, disoccupazione di lunga durata, jobless households, abbandoni scolastici, alfabetizzazione, speranza di vita, condizioni di salute.

49 Obiettivi e NAPsincl Agli obiettivi, che nella Strategia Europea di Lotta all’Esclusione Sociale hanno la funzione che nella SEO hanno le linee guida, gli stati membri debbono ispirare i propri Piani di Azione Nazionale, da presentare ogni 2 anni. 2000-2005 2 round di NAPsincl dai 15 (1 dai nuovi s.n.m) Nel 2005 presentano Implementation reports

50 Impulso della Commissione e del Consiglio Pressione su s.m. per il miglioramento dei NAPs Nel 2002 per es. s.m. esortati a fissare degli obiettivi nazionali e a prestare più attenzione al genere e all’immigrazione come fattori di rischio per la povertà e l’esclusione sociale

51 Prima fase 2000-2004 Non solo soluzioni di mercato, anche se c’è una forte enfasi sul lavoro come via principale alla lotta alla povertà Attenzione all’inclusione sociale e alla situazione dei più vulnerabili; visione di politica sociale che va al di là di standard minimi. C’è una visione della “società buona”. Povertà e esclusione come problemi europei

52 LA “MID-TERM REVIEW” di LISBONA E I SUOI ESITI PER LE POLITICHE SOCIALI 2005-2010

53 Revisione mid-term Pressione per un riorientamento su obiettivi di competitività ed efficienza e per indebolimento di meccanismi di coordinamento a favore di riforme nazionali Resistenza di una coalizione di “socially oriented actors”: Commissione, PE, NGO e alcuni governi nazionali Rischio di tendenziale indebolimento specie della strategia per l’inclusione sociale.

54 Rapporto sull’occupazione del 2005 in vista di revisione dell’ Agenda di Lisbona Modesti progressi quanto a obiettivi quantitativi: Tasso di occupazione complessivo ristagna al 63% (obiettivo 2005 67%, al 2010 70%), anche se continua a crescere occupazione femminile (ma rallentato processo verso obiettivo 60% nel 2010) e di recente di lavoratori anziani (40% nel 2003, obiettivo 2010 50%); Caduta della produttività del lavoro : urgenza di intervenire su problemi di qualità del lavoro ; lavoro nero, gap salariale di genere (16%) incidenti sul lavoro che restano molti; Rallentamento di economia cresce la salienza dei problemi di esclusione sociale e l’urgenza di intervenire sulle prospettive di impiego dei giovani e dei gruppi meno qualificati e più vulnerabili, degli immigrati

55 La nuova agenda sociale la Commissione ha presentato nel febbraio del 2005 le sue proposte per una nuova Agenda Sociale e per il rilancio della strategia di Lisbona. La nuova Agenda Sociale si articola attorno le attività a due pilastri, presentati come i due obiettivi strategici della Commissione Barroso : La prosperità, che implica il raggiungimento della piena occupazione La solidarietà, che implica l’eliminazione della povertà e le pari opportunità per tutti i membri della società.

56 La nuova Agenda sociale 2006 il rilancio della strategia di Lisbona dovrebbe concentrarsi su due finalità: realizzare una crescita più stabile e duratura e creare più posti di lavoro, considerati prioritari rispetto alla possibilità di perseguire quelli di tipo ambientale e sociale. Minore enfasi sulla prospettiva dell’investimento sociale A questo fine, e rispetto alla complessità degli obiettivi della prima fase della strategia di Lisbona, viene suggerito che le misure debbano concentrarsi su tre obiettivi: accrescere la capacità dell’Europa di attrarre investimenti, soprattutto attraverso il rafforzamento del mercato interno ; rafforzare la ricerca e l’innovazione ; creare nuovi e migliori posti di lavoro.

57 Diminuita importanza degli obiettivi sociali nella seconda fase di Lisbona (Daly 2006)? Obiettivi ridefiniti in modo meno incisivo (annacquati) Priorità agli obiettivi di crescita economica e occupazione e coordinamento dei due processi con rischio di una marginalizzazione di obiettivi sociali e del processo INC

58 La Nuova Agenda Sociale 2006 Per quanto riguarda la Strategia dell’Occupazione viene proposto un ciclo rinnovato, che comprende nuove linee direttrici e è reso sincronico al ciclo di coordinamento delle politiche macroeconomiche. Le nuove priorità sono: la crescita della partecipazione al mercato del lavoro la flessibilità dei lavoratori e delle imprese il miglioramento della qualità dell’offerta di lavoro attraverso politiche di formazione lungo tutto l’arco della vita (un nuovo programma per il Life-Long Learning viene introdotto dal 2007 in sostituzione degli attuali programmi per l’istruzione e la formazione) il miglioramento dei meccanismo di governance delle politiche del lavoro.

59 Strategia Europa 2020 Anche se non si considerano gli impatti della crisi, l’agenda di Lisbona aveva dato risultati non soddisfacenti. Nuova agenda presentata dalla Commissione nel marzo 2010. Delinea una strategia complessiva per l’Europa centrata su : Nuovi obiettivi generali Nuovi targets quantitativi Flagship initiatives

60 Strategia Europa 2020

61 EUROPE 2020 –caratteristiche generali Dà di nuovo peso alla dimensione sociale, abbandonando l’assunto del 2005 per cui più posti di lavoro porrebbero automaticamente fine ad esclusione sociale e povertà. Si ritorna in parte alla filosofia della prima agenda di Lisbona (social investment) correggendo gli eccessi liberistici della revisone del 2005 Necessario trovare un equilibrio tra disciplina budgetaria e investimenti sociali

62 EUROPA 2020 Obiettivi generali Smart growth Sustainable growth Inclusive growth

63 Smart growth Implica migliorare la performance della UE con riferimento a : IstruzioneIstruzione (incoraggaiare le persone a apprendere studiare e aggiornare i propri skills) Ricerca/innovazione – creare nuovi prodotti e servizi che generino crescita e posti di lavoro) digital society-digital society- utilizzare le tecnologie dell’informazione e della comunicazione (using information and communication technologies)

64 Sustainable growth Significa creare un’economia più competitiva che faccia un uso efficiente e sostenibile delle risorse Proteggere l’ambiente riducendo le emissioni e prevenendo la perdita di biodiversità Capitalizzare della leadership europea nello sviluppare tecnologie e metodi di produzione “verdi”. Introdurre reti elettriche efficienti e intelligenti Promuovere networks su scala Europea per dare alle imprese, specie le PMI manifatturiere un vantaggio competitivo addizionale Migliorare il business environment specie per le PMI Aiutare i consumatori a fare scelte informate.

65 Inclusive growth Significa: Accrescere il tasso di occupazione creando più posti di lavoro e posti di lavoro miglioti specie per donne giovani e lavoratori anziani. Aiutare i lavoratori di ogni età a anticipare e gestireb il cambiamento attraverso l’investimento in competenza e training. Modernizzare, i mercati del lavoro e i sistemi di welfare Assicurare che i benefici della crescita raggiungano tutte le parti della UE.

66 7 flagship initiatives. SMART GROWTH  Agenda digitale Unione per l’innovazione Youth on the move SUSTAINABLE GROWTH -  A resource efficiente Europe –Una politica industriale per l’era della globalizzazione INCLUSIVE GROWTH -  Un agenda per nuovi skills e nuovi posti di lavoro »Piattaforma Europea contro la povertà

67 Dal 2000 crescita delle diseguaglianze economiche. Il gap misurato dal rapporto tra il reddito del 20% superiore a quello del 20% inferiore è passato dal 4,5 nel 2000 al 4,8 nel 2008 nella UE 27, ma con significative differenze nei livelli di diseguaglianza nei 27 paesi.

68 Flagship initiatives Ognuna raccoglie una molteplicità di iniziative specifiche. Gli strumenti di policy proposti sono tutti quelli sviluppati dalla UE : legislazione vincolante, soft-law, programmi di finanziamento, coordinamento delle politiche.

69 I 5 targets per la UE nel 2020 Occupazione 1. Occupazione 75% of the 20-64 occupati 2. R&D / innovatiozione 3% del PIL della UE sda investire in ricerca e innovazione 3. Climate change / energia –greenhouse gas emissions 20% (o anche il 30%) più basse che nel 1990 –20% dell’energia da fonti rinnovabili –Un aumento del 20% dell’efficienza energetica efficiency Istruzione4. Istruzione - Ridurre al di sotto del 10% i tassi di abbandono scolastico. –Almeno il 40% dei 30-34 anni che hanno completato un’ educazione universitaria 5. Povertà / esclusione sociale –Almeno 20 milioni di persone in meno in povertà o a rischio di povertà e esclusione sociale. MENO INDICATORI PIU’ CHIARI

70 Inserimento nel Semestre Europeo Una innovazione è saldare il coordinamento delle politiche sociali (Europa 2020) con quello delle politiche macroeconomiche attraverso il Semenstre Europeo

71 Che cos’è il semestre europeo E’ la prima fase del ciclo annuale di orientamento e soveglianza a livello europeo delle politiche economiche. Nella prima fase la Commissione Europea analizza le politiche fiscali ed economica degli stati membri, fornite raccomandazioni e monitora la loro implementazione. Nella seconda parte (Semestre nazionale), gli stati membri applicano le politiche che hanno concordato.

72 Per APRILE gli STATI MEMBRI presentano alla Commissione un Rapporto sulle politiche che stanno attuando o intendono adottare per stimolare la crescita e correggere gli squilibri macroeconomici.

73 EUROPA 2010-2020 le posizioni dei 27 s.m. rispetto ai targets di Europa 2020

74 National targets and NRPs Attraverso un dialogo tra la Commissione e gli s.m. i 5 obiettivi vengono adattati alle circostanze degli s.m. e tradotti in obiettivi nazionali. Ogni paese definisce obiettivi e strategie nel suo piano di riforma nazionale che deve essere presentato l’aprile di ogni anno.

75 Belgio67.6 Bulgaria65.4 Rep.Céca70,4 Danimarca76,1 Germania74,9 Estonia66,7 Irlanda64,9 Grecia64,0 Spagna62,5 Francia69,2 Italia61,1 Cipro75,4 Lettonia65 Lituania64,4 Lussemburgo70,7 Ungheria60,4 Malta59,9 Olanda76,8 Austria74,9 Polonia64,6 Portogallo70,5 Romania63,3 Slovenia70,3 Slovacchia64,6 Finlandia73,0 Svezia78,7 Regno Unito73,6 Tassi di occupazione 20-64 2010 (Eurostat) UE 27 68,7

76 Belgio1,96 Bulgaria0,53 Rep.Céca1,53 Danimarca3,02 Germania2,82 Estonia1,42 Irlanda1,77 Grecia Spagna1,38 Francia2,21 Italia1,27 Cipro0,46 Lettonia0,46 Lituania0,84 Lussemburgo1,68 Ungheria1,15 Malta0,54 Olanda1,84 Austria2,75 Polonia0,68 Portogallo1,66 Romania0,47 Slovenia1,86 Slovacchia0,48 Finlandia3,96 Svezia3,62 Regno Unito1,87 Spese in ricerca e sviluppo 2009 Target 3 UE 27 2,1

77 Indicatori della povertà (EUROSTAT) POVERTA’ relativa-At risk-of-poverty are persons with an equivalised disposable income below the risk-of-poverty threshold, which is set at 60 % of the national median equivalised disposable income (after social transfers POVERTA’ Assoluta-. Severely materially deprived persons have living conditions severely constrained by a lack of resources, they experience at least 4 out of 9 following deprivations items: cannot afford i) to pay rent or utility bills, ii) keep home adequately warm, iii) face unexpected expenses, iv) eat meat, fish or a protein equivalent every second day, v) a week holiday away from home, vi) a car, vii) a washing machine, viii) a colour TV, or ix) a telephone.

78 Belgio20,2 Bulgaria46,2 Rep.Céca14,00 Danimarca17,4 Germania20,0 Estonia23,4 Irlanda25,7 Grecia27,6 Spagna23,4 Francia18,4 Italia24,7 Cipro22,2 Lettonia37,4 Lituania29,5 Lussemburgo17,8 Ungheria29,9 Malta20,2 Olanda15,1 Austria17,0 Polonia27,8 Portogallo24,9 Romania43,1 Slovenia17,1 Slovacchia19,6 Finlandia16,9 Svezia15,9 Regno Unito22,0 Povertà relativa % a rischio di povertà 2009 Target -20 mil UE 27 23,1

79 Belgio5,22 Bulgaria41,9 Rep.Céca6,1 Danimarca2,3 Germania5,4 Estonia6,2 Irlanda6,1 Grecia11,0 Spagna3,5 Francia5,6 Italia7,0 Cipro7,9 Lettonia21,9 Lituania15,1 Lussemburgo1,1 Ungheria20,8 Malta4,7 Olanda1,4 Austria4,8 Polonia15,0 Portogallo9,1 Romania32,2 Slovenia6,1 Slovacchia11,1 Finlandia2,8 Svezia1,6 Regno Unito3,3 Povertà assoluta % depriv.materiale 2009 Target -20 mil UE 27 8,1


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