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Corsi OFA Facoltà di Scienze della Formazione A. A. 2013/2014 Prof. Fabio Treppiedi (Filosofia) Corsi di laurea: Scienze dell'educazione (M - Z) Scienze.

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1 Corsi OFA Facoltà di Scienze della Formazione A. A. 2013/2014 Prof. Fabio Treppiedi (Filosofia) Corsi di laurea: Scienze dell'educazione (M - Z) Scienze e tecniche psicologiche (M - Z)

2 Informazioni di servizio Il recupero degli OFA si riterrà assolto per gli studenti che avranno frequentato almeno l’80% delle ore del corso (20 ore su 25 complessive) Tutti coloro che non frequenteranno il corso di recupero o che non ottempereranno all’obbligo di frequenza previsto, dovranno superare un test appositamente predisposto che si svolgerà prima del primo appello di esami del primo anno.

3 Orario di ricevimento Venerdì ore 10-13 Facoltà di Lettere e filosofia 3° piano fabiotreppiedi@gmail.com

4 Che cos'è la filosofia? Parte 1

5 “cosa fa” un filosofo? / 1 “Partire da proposizioni prime significa prendere le mosse da principî propri” Aristotele, Analitici II, 72a

6 “cosa fa” un filosofo? / 2 -Assumere un’ipotesi -Darne prova, supportarla, dimostrarla -Tenere conto dell’ipotesi contraria

7 “cosa fa” un filosofo? / 3 “Principio della dimostrazione è una premessa immediata, ossia una premessa cui nessun’altra è anteriore. Dal canto suo, la premessa costituisce l’una o l’altra parte della contraddizione, ed esprime il riferimento di una sola determinazione ad un solo oggetto: essa è dialettica, quando assume indifferentemente una qualsiasi delle due parti suddette, ed invece dimostrativa quando stabilisce in modo determinato come vera una delle due” Aristotele, Analitici II, 72a

8 “cosa fa” un filosofo? / 4 Aristotele ha appena presentato due modi di procedere a partire dall’ipotesi che si assume: 1)Procedimento Dialettico 1)Procedimento Dimostrativo

9 “cosa fa” un filosofo / 5 Procedimento dimostrativo -Assumere un’ipotesi -Escludere dall’inizio l’ipotesi contraria - Dimostrare

10 “cosa fa” un filosofo? / 6 Procedimento dialettico -Assumere un’ipotesi (rispetto ad una domanda con almeno 2 risposte possibili) -Tenere sempre conto delle ipotesi contrarie -Confrontare ad ogni passo del ragionamento argomenti a favore dell’ipotesi assunta ed argomenti a favore delle ipotesi contrarie

11 “cosa fa” un filosofo / 7 Qual è la differenza tra i due procedimenti? La prima mossa del procedimento dimostrativo consiste nell’“abbandonare” immediatamente le ipotesi contrarie e portare a termine la dimostrazione nel modo più sicuro. Nel procedimento dialettico, l’ipotesi assunta, passo dopo passo, è “accompagnata” dalle ipotesi contrarie e si confronta con esse. Il procedimento consiste nel “mettere alla prova”, di passaggio in passaggio, l’ipotesi assunta rispetto alle ipotesi contrarie.

12 Domande…/ 1 La filosofia procede dialetticamente o dimostrativamente?

13 Se interroghiamo la storia della filosofia… Aristotele vs Platone Cartesio vs Hegel Analitici vs Continentali

14 Domande… / 2 Procedimento dialettico e procedimento dimostrativo si escludono a vicenda?

15 A voi la risposta…

16 La domanda “Che cos’è la filosofia” Due Ipotesi di risposta alla domanda “che cos’è la filosofia”: -La filosofia è…. -La filosofia non è…

17 Elaborare un’ipotesi… Problema Alla domanda “che cos’è la filosofia?” è possibile rispondere soltanto con una definizione della filosofia (per esempio, “la filosofia è…”), oppure, in un altro modo?

18 Elaboriamo un’ipotesi… “la filosofia è…” e “la filosofia non è…” Costituiscono rispettivamente ciò che Aristotele, come visto, chiama “l’una e l’altra parte di una contraddizione”

19 Elaboriamo un’ipotesi… Problema / 2 Affermazioni del tipo “la filosofia è…” e “la filosofia non è”, anche quando sono in contraddizione, rientrano nella schema Domanda/risposta, in ragione del quale ad ogni interrogazione corrisponde sempre un’affermazione che funge da risposta.

20 Rimanendo fermi allo schema domanda/risposta tutte le possibili risposte alla domanda “che cos’è la filosofia” stanno sullo stesso piano. Possiamo quindi arrestare la nostra riflessione di fronte al fatto che ci sono molteplici opinioni sulla filosofia.

21 Oppure…

22 Poniamo il “fatto” che ci sono molteplici opinioni su che cos’è la filosofia di fronte ad un’altra posizione fondamentale: Un’opinione non è un’ipotesi

23 Se non si vuole rimanere fermi al piano delle molteplici opinioni, dunque, è necessario: 1)elaborare un’ipotesi su “che cos’è la filosofia” 2)che questa ipotesi non sia una affermazione inquadrabile nello schema domanda/risposta.

24 Assumiamo l’ipotesi che La risposta è nella domanda stessa

25 La risposta è nella domanda stessa/1 Il metodo della filosofia Se, per un verso, la filosofia è l'arte del porre domande, per altro verso non tutte le domande che ci poniamo sono domande filosofiche.

26 La risposta è nella domanda stessa/2 La storia della filosofia Non si può fare filosofia “con la propria testa” senza prima avere conosciuto la storia della filosofia

27 La risposta è nella domanda stessa/2 Filosofia e storia della filosofia sono complementari Viceversa, non avremmo modo di distinguere una domanda filosofica da una non filosofica, poiché ogni domanda filosofica ha sempre un certo rapporto con domande poste dai filosofi del passato

28 Quale rapporto? / 1 implicazione vincolante La stessa domanda “che cos'è?”, che noi poniamo quando vogliamo conoscere l'essenza di qualcosa (per es. della filosofia stessa), viene introdotta e prende forma all'interno della storia della filosofia (i Greci, Socrate, Platone).

29 Si può fare filosofia senza conoscere il pensiero dei Greci? (VII-IV a. C.)

30 Lettura / 1 M. Heidegger Che cos’è la filosofia? (1955) Il Melangolo, Genova 1997

31 “Se diamo per scontato di poter trovare un cammino per determinare con maggiore esattezza la domanda “che cos’è la filosofia?”, sorge immediatamente un’obiezione difficilmente evitabile. Domandandoci infatti: che cos’è la filosofia, noi parliamo sulla filosofia. Ponendo la domanda in questi termini, ci collochiamo in una zona che si trova al di sopra e quindi al di fuori della filosofia. Ma lo scopo della nostra domanda è piuttosto quello di penetrare nella filosofia, di prenderci dimora e di comportarci nel modo che le è proprio, vale a dire di filosofare.”

32 Heidegger e la domanda Come si manifesta l’implicazione tra filosofia e storia della filosofia?

33 Heidegger e la domanda La libertà di parlare di filosofia o di studiarla non è incondizionata ma presuppone una scelta tra due ipotesi: A)Collocarsi al di fuori della filosofia (non “farla”) B) Collocarsi dentro la filosofia (“farla”, “filosofare”)

34 Ipotesi B) “filosofare” “Per prima cosa dobbiamo cercare di porre la questione su un cammino chiaramente orientato, per non vagabondare fra rappresentazioni della filosofia arbitrarie ed occasionali. Ma come trovare un cammino siffatto, su cui poter determinare la nostra domanda senza correre rischi?” Il cammino su cui vorrei ora accennare ci sta immediatamente davanti. E solo perché è il più vicino lo troviamo con tanta difficoltà e, una volta trovatolo, ci muoviamo pur sempre in esso in modo maldestro”

35 ciò che “è più vicino” “Ci chiediamo: che cos’è la filosofia? Abbiamo già pronunciato a sufficienza la parola filosofia. Ma se non utilizziamo più tale parola come un termine scontato, se invece ascoltiamo la parola ‘filosofia’ a partire dalla sua origine, allora essa suona φιλοσοφία. A questo punto la parola ‘filosofia’ parla greco. La parola greca, in quanto greca, è un cammino. Questo cammino, per un verso, ci sta di fronte poiché la parola da lungo tempo si è rivolta a noi precedendoci; ma si trova, per altro verso, già alle nostre spalle poiché da sempre abbiamo pronunciato tale parola”

36 Il “vincolo” filosofia/storia della filosofia “φιλοσοφία: questa parola greca vincola (bindet) il nostro colloquio ad una tradizione storica. Poiché questa tradizione resta unica, è anche perciò stesso univoca” “Conseguentemente non possiamo porre la domanda: che cos’è la filosofia, senza affidarci a un dialogo col pensiero del mondo greco. Ma non solo è greco, quanto alla sua origine, l’oggetto della nostra domanda, la filosofia; è greco altresì il modo in cui la domanda è posta, il modo in cui ancor oggi, in generale, si pongono domande”

37 La risposta è nella domanda stessa Concludendo con Heidegger… “Quando domandiamo ‘che cos’è’ in relazione alla filosofia, poniamo una domanda originariamente greca. Noi stesso apparteniamo a questa origine, anche qualora non pronunciassimo mai, neppure una volta nella vita, la parola filosofia”

38 Ogni domanda filosofica si trova in un “certo rapporto” con la storia della filosofia

39 Quale rapporto? / 2 Evoluzione Tornare a utilizzare un concetto del passato nell'attualità in cui si vive e si pensa può portare a scoprire di quel concetto stesso potenzialità e sviluppi ulteriori che, al momento in cui è stato introdotto in passato, non erano neanche prevedibili.

40 I concetti del passato sono utili per affrontare i problemi del presente?

41 Lettura / 2 G. DELEUZE, F. GUATTARI Che cos'è la filosofia? (1991) Einaudi, Torino 1996 pp. 6-19

42 “Ogni concetto rinvia a un problema, a problemi senza i quali non avrebbe senso e che non possono essere estrapolati o compresi se non nel corso della loro soluzione. In filosofia non si creano dei concetti se non in funzione di problemi che devono essere ben posti.”

43 “È inutile domandarsi se Descartes abbia torto o ragione. Non esistono risposte dirette. I concetti cartesiani non possono essere valutati se non in funzione dei problemi a cui rispondono. E se alcuni concetti possono essere sostituiti da altri, ciò avviene a condizione di porre nuovi problemi.”

44 “Un concetto ha sempre la verità che gli spetta, in funzione delle condizioni della sua creazione. I nuovi concetti devono essere in rapporto con i nostri problemi, con la nostra storia. Se un concetto è “migliore” del precedente, è perché esso fa intendere nuove variazioni e risonanze sconosciute, opera tagli insoliti.”

45 “Ma non è quanto già faceva il precedente? E se oggi si può essere platonici, cartesiani o kantiani, è perché si è in diritto di pensare che i loro concetti possano essere riattivati entro i nostri problemi e ispirare i concetti da creare. E qual è il modo migliore di seguire i grandi filosofi? Ripetere ciò che hanno detto, o invece fare ciò che hanno fatto, ossia creare concetti per problemi che necessariamente cambiano?”

46 “Quando un filosofo ne critica un altro lo fa a partire da problemi e su un piano che non erano quelli dell’altro e che fondono gli antichi concetti come si può fondere un cannone per ricavarne nuove armi. Criticare significa soltanto constatare che un concetto svanisce, perde alcune sue componenti o ne acquisisce altre che lo trasformano nel momento in cui viene immerso in un nuovo contesto.”

47 Riprendiamo… Iniziando a domandarci “che cos'è la filosofia?” abbiamo riscontrato quanto sia opportuno, se vogliamo rispondervi “filosoficamente”, ASSUMERE UN'IPOTESI di risposta, ossia non una semplice opionione su che cos'è la filosofia ma una posizione a partire dalla quale costruire un ragionamento.

48 Riprendiamo… Quale ipotesi di risposta abbiamo assunto?

49 La nostra ipotesi… La risposta alla domanda “che cos'è la filosofia” è nella domanda stessa.

50 Su quale argomento abbiamo incentrato il ragionamento?

51 Filosofia e storia della filosofia... La necessità di mettere in relazione la “filosofia” in quanto “arte di porre domande” e la storia della filosofia in quanto confronto con coloro che prima di noi si sono posti determinate domande.

52 La posta in gioco... Senza passare per questo rapporto necessario (filosofia e storia della filosofia), non disporremmo di un criterio per distinguere una domanda filosofica da una qualunque altra domanda.

53 Abbiamo visto che... Il rapporto filosofia/storia della filosofia è analizzabile da due punti di vista distinti e complementari (non c'è l'uno senza l'altro): Implicazione vincolante (lettura di “Che cos'è la filosofia?” di Heidegger) Evoluzione dei concetti (lettura di “Che cos'è la filosofia?” di Deleuze e Guattari)

54 Abbiamo così precisato... Cosa significa “assumere un'ipotesi” in filosofia? (a partire da Aristotele). Attraverso domande analoghe: Cosa fa” un filosofo? Qual è il suo “modo di procedere”? In cosa si distingue dallo scienziato il quale, come noto, lavora anche lui servendosi di ipotesi?

55 Abbiamo poi distinto… Due modi di procedere a partire da ipotesi: Procedimento Dialettico Procedimento Dimostrativo

56 È emerso un problema… Rimanendo fermi allo schema domanda/risposta tutte le possibili risposte alla domanda “che cos’è la filosofia” stanno sullo stesso piano. Sembrava dovessimo quindi arrestare la nostra riflessione di fronte al fatto che ci sono molteplici opinioni sulla filosofia.

57 L’ipotesi da noi elaborata tentava di risolverlo… Se non si vuole rimanere fermi al piano delle molteplici opinioni, dunque, è necessario: - elaborare un’ipotesi su “che cos’è la filosofia” - che questa ipotesi non sia una affermazione inquadrabile nello schema domanda/risposta.

58 A partire da queste due condizioni necessarie, la volta scorsa, Abbiamo assunto l’ipotesi che... La risposta è nella domanda stessa

59 Lezione 2 Chi sono i “primi filosofi”? (VII-V sec. a. C.)

60 Il primo “storico della filosofia” Molti storici della filosofia, come visto la volta scorsa, riconoscono in Aristotele (IV sec. a.C.) il primo storico della filosofia. Nel primo libro della Metafisica, infatti, prima di esporre il suo pensiero, egli passa in rassegna le opinioni dei filosofi che l’avevano preceduto.

61 Perché Aristotele? / 1 Perché per potere fare storia della filosofia è necessario possedere un concetto della filosofia, anche se non un vero e proprio sistema filosofico.

62 Perché Aristotele? / 2 Contro questa tesi si potrebbe citare l’esistenza di raccolte di opinioni di filosofi anche in scrittori precedenti ad Aristotele.

63 Ad esempio… / 1 È noto che i sofisti (Protagora, Gorgia) esponevano le opinioni dei filosofi ad essi precedenti, per mostrare, attraverso l’illustrazione dei loro contrasti, come non esistesse alcuna verità.

64 Ad esempio… / 2 Ippia, noto retore ateniese, in una suo opera intitolata Antologia, menziona i poeti Orfeo e Museo, Omero ed Esiodo, annunciando di volere scegliere i discorsi di questi e di altri autori, da lui considerati tra i più importanti, per farne un nuovo discorso.

65 Ad esempio… / 3 Ippia, nella stessa opera, parla anche di Talete, attribuendogli la dottrina secondo cui anche le cose inanimate avrebbero un’anima, come risulterebbe dal magnete.

66 Domande… / 1 Perché questi passaggi di Ippia non possono costituire capitoli di una sua ipotetica storia della filosofia?

67 Ciò che salta agli occhi nella sua lista di nomi è la mancanza di un criterio con cui distinguere i poeti (Omero ed Esiodo) da quelli che successivamente sono stati definiti filosofi veri e propri (Talete).

68 Un passo in avanti: Platone Nel Sofista, Platone, volendo esaminare diverse ipotesi intorno al problema dell’essere e del non essere, considera anzitutto l’essere come quantità: -Attraverso i “racconti” (mythoi) di coloro che hanno cercato di “definire quanti e quali siano gli enti” -Distinguendo, da qui, coloro che pongono “tre enti” in armonia/contrasto tra loro (Ferecide, Ione) da coloro che pongono “due enti” in armonia/contrasto tra loro (Alcmeone, Archelao) -infine, Platone menziona coloro che riducono tutti gli enti ad “un solo ente”, parlando di “gente eleatica” (Parmenide, Zenone e Melisso).

69 Platone Platone nel Sofista introduce anche un criterio qualitativo per la distinzione tra i filosofi precedenti: “si tratta di una battaglia tra giganti intorno all’essere. Alcuni infatti dal cielo e dall’invisibile trascinano tutto verso terra, sostengono cioè che l’essere è solo ciò che si lascia toccare, ossia il corpo; altri dicono che il vero essere è costituito da forme intelligibili ed incorporee”. Platone, Sofista, 246 A - D

70 Platone L'immagine della “battaglia fra giganti” indica già la distinzione tra materialisti (Leucippo e Democrito), detti da Platone “figli della terra”, e idealisti, detti “amici delle idee” (la cerchia di Platone).

71 Platone: verso una “storia della filosofia” Dal Sofista si evince che: L’ambito dell’esposizione di Platone è chiaramente circoscritto. Esso è costituito dall’essere (to on), considerato sotto l’aspetto della quantità e della qualità. Il concetto di filosofia, dunque, di cui Platone si avvale, è quello di indagine sull’essere, volta a determinarne il numero e la natura.

72 Platone: verso una “storia della filosofia” In tal modo Platone ricostruisce tutta la filosofia a lui precedente, per poi, come è noto, criticarla e desumere da tale critica la sua concezione dell'essere come uno ed insieme moteplice, in parte mobile ed in parte immobile.

73 Pausa

74 Da Platone ad Aristotele Se per un verso Platone co fornisce un primo esempio di “circolo virtuoso” tra filosofia e storia della filosofia, per altro verso, Aristotele lo pefezione ulteriormente e ci fornisce un modello di storia della filosofia ancora più complesso e completo. Tale modello influenzerà direttamente le “costruzioni” storico filosofiche moderne e conptemporanee (ad esempio, i manuali)

75 Aristotele “storico della filosofia” É sopratutto nel libro I della Metafisica che Aristotele fornisce la più ampia e completa rassegna delle dottrine dell'antichità. La caratteristica principale di questa rassegna è che essa è fondata su un ben preciso concetto di filosofia

76 Aristotele, Metafisica I Nei primi 2 capitoli di questo primo libro, Aristotele ha modo di specificare il concetto di filosofia su cui fonderà la rassegna dei predecessori: Partendo dal chiedersi cosa sia la sapienza (Sophìa),risponde che essa non è solo una scienza (epistème), cioè una “conoscenza di cause”, ma è più precisamente la scienza prima, ovvero la “filosofia prima”, perché ha per oggetto “i princìpi e le cause prime”, cioè quelle cause che non sono causate da altro e perciò sono causa di tutto.

77 Il concetto aristotelico di filosofia “scienza delle cause e dei prìncipi primi”

78 Il passo in più di Aristotele Sulla base di questo concetto di filosofia, Aristotele ha modo di aumentare, rispetto a Platone il numero dei criteri di selezione e distinzione dei predecessori: - criterio di distinzione filosofi/poeti, proprio perché, in diversi casi, le due figure si sono occupati delle stesse cose (per esempio, Esiodo e Parmenide) - criterio di distinzione tra tipi e numero di cause, così da individuare le “4 cause” della sua stessa dottrina (materiale, formale, efficiente, finale).

79 I presocratici/1 Naturalisti “fisiologi” (physis) Scuola di Mileto Filosofi del “principio” (Arché)

80 Naturalisti/1 Talete....l'acqua..... Anassimene...l'aria.... Anassimandro...l'“ápeiron”...

81 Naturalisti/2 Cosa intendevano questi primi pensatori per “principio”?

82 Lettura / 3 Aristotele (IV sec. a. C.) La Metafisica Libro A – 3 Trad. it. di G. Reale, Bompiani, Milano 2000 pp. 15 - 17

83 “La maggior parte di coloro che per primi filosofarono pensarono che princìpi di tutte le cose fossero solo quelli materiali. Infatti essi affermano che ciò di cui tutti gli esseri sono costituiti e ciò da cui derivano originariamente e in cui si risolvono da ultimo, è elemento (stoicheion) ed è principio (arché) degli esseri, in quanto è una realtà che permane identica pur nel trasmutarsi delle sue affezioni. E, per questa ragione, essi credono che nulla si generi e che nulla si distrugga, dal momento che una tale realtà si conserva sempre.”

84 Elemento (Stoicheion) “Il componente primo immanente di cui è costituita una cosa che è indivisibile in altre specie. Per esempio gli elmenti della voce sono le parti di cui la voce è composta e in cui da ultimo si risolve: queste, infatti, non possono più risolversi in ulteriori suoni, diversi fra loro per specie. E se anche venissero ulteriormente divise, le loro parti sarebbero sempre della stessa specie […] elemento di ciascuna cosa è il costitutivo primo ad essa immanente.” Aristotele, Metafisica, libro 5 - 3

85 Principio (Arché) “Principio significa in un senso la parte di qualcosa da cui si può incominciare a muoversi; ad un capo di una retta o di una strada, per esempio, c'è questo principio, mentre al capo opposto c'è n'è un altro.” “In un altro senso, principio significa il punto partendo dal qualeciascuna cosa può riuscire nel modo migliore; per esempio nell'apprendimento della scienza, talora, non bisogna incominciare da ciò che è oggettivamente primo.”

86 Principio (Arché) / 2 “In un altro senso, principio significa la parte originaria e interna alla cosa e da cui la cosa stessa deriva: per esempio, in una nave la chiglia, in una casa le fondamenta e, negli animali, secondo alcuni il cuore, secondo altri il cervello, o secondo altri ancora, qualche altra parte di questo tipo” “in altro senso, principio significa la parte prima e non immanente della generazione, per esempio, il figlio deriva dal padre e dalla madre” Aristotele, Metafisica, libro 5 - 1

87 Causa (Aìtion) “Causa, in un senso, significa la materia di cui sono fatte le cose: per esempio, il bronzo della statua” “In un altro senso, causa significa la forma e il modello, ossia la nozione dell'essenza” “Inoltre, causa significa il principio primo del mutamento o del riposo; per esempio, è causa chi ha preso una decisione, il padre è causa del figlio”. “Inoltre, causa significa il fine, vale a dire lo scopo delle cose, per esempio lo scopo del passeggiare è la salute” Aristotele, Metafisica, libro 5 - 2

88 I “fisiologi” secondo Aristotele “Tuttavia, questi filosofi non sono tutti d'accordo circa il numero e le specie di un tale principio. Talete, iniziatore di questo tipo di filosofia, dice che quel principio è l'acqua, desumendo indubbiamente questa sua convinzione dalla costatazione che il nutrimento di tutte le cose è umido, e che perfino il caldo si genera dall'umido e vive dall'umido”. Aristotele, Metafisica, libro I - 3

89 I presocratici per Aristotele: 3 cause su 4 Aristotele ha così individuato i sostenitori della “causa materiale” (Talete, Anassimene, Eraclito) e ha inizato a scorgere la “causa formale” e la “causa finale” in una serie di altri predecessori (I Pitagorici, Parmenide, Anassagora).

90 (parte 3) Influenza storica del modello aristotelico di storia della filosofia

91 I “fisici” o “fisiologi” Talete, Anassimene, Anassimandro, Eraclito ed altri furono definiti da Aristotele ο ἱ φυσικόι, “i fisici” ovvero “coloro che parlano della natura (φύσις)”. - Da questa lezione aristotelica discende la tradizione della filosofia occidentale, così come oggi noi la conosciamo. - Gli stessi manuali di filosofia, tuttora prevalentemente in uso, seguono questa lezione

92 I “presocratici” Denominazione risalente al 1903, quando il filologo tedesco Hermann Diels pubblicò un testo di capitale importanza per la storia della filosofia antica: I frammenti dei presocratici (Die Fragmente der Vorsokratiker). Dopo la morte di Diels (1922), l’immensa opera di ricognizione delle fonti antiche alla ricerca di tracce scritturali ascrivibili ai cosiddetti “presocratici” fu portata a termine dal suo allievo Walther Kranz.

93 Il criterio di edizione “DK” Nel testo di Diels e Kranz (indicato con la sigla DK) ad ogni filosofo è dedicata una sezione specifica, in cui le testimonianze testuali sono ripartite some segue: Con la lettera A : testimonianze indirette (per esempio riassunti della dottrina del filosofo ad opera di altri autori) Con la lettera B: testimonianze dirette (citazioni dal poema di questo o quel filosofo, a volte, di poche parole o di alcune righe) Con la lettera C : frammenti spuri o di imitazione.

94 Un esempio... La sigla fr. 11 A 9 D-K significa: frammento collocato nel capitolo 11 (quello riservato a Talete di Mileto). sezione A (testimonianze indirette), al 9° posto della lista.

95 Talete in DK 11. TALETE A. VITA E DOTTRINA 3. [Da Esichio, di scuola platonica] Talete, figlio di Esammia, di Mileto, ma fenicio di stirpe secondo Erodoto [vedi A 4]. Questi per primo ebbe nome di sapiente (sophos). Scoprì infatti che si hanno eclissi di sole per lo scirrervi sotto la luna, e fu lui che ebbe conoscenza dell'Orsa minore [...]

96 [Vedi A 4] 4. [da Erodoto, I 170] Valido anche, prima che la ionia fosse distrutta, risultò l'avviso di Talete, cittadino di Mileto, di stirpe originariamente fenicio, il quale sollecitava gli Ioni ad avere unico Consiglio, e che questo fosse a Teo (dato che Teo, disse, era al centro della Ionia), e che tutte le altre città, continuando non di meno ad essere abitate, venissero considerate come se fossero circoscrizioni.

97 [fr. 11, A 7 DK] 12. [Arist. Metaph. A – 3 983b 6] La maggior parte di coloro che per primi filosofarono pensarono che princìpi di tutte le cose fossero solo quelli materiali. Infatti essi affermano che ciò di cui tutti gli esseri sono costituiti e ciò da cui derivano originariamente e in cui si risolvono da ultimo, è elemento (stoicheion) ed è principio (arché) degli esseri, in quanto è una realtà che permane identica pur nel trasmutarsi delle sue affezioni. E, per questa ragione, essi credono che nulla si generi e che nulla si distrugga, dal momento che una tale realtà si conserva sempre.”

98 GIORGIO COLLI Nato nel 1917, noto ai più come il traduttore e curatore dell'edizione critica di Nietzsche. L'ultima fatica editoriale del C., sulla via battuta da Nietzsche, intendeva proporre un ritorno alle radici del pensiero occidentale. Il progetto era quello di raccogliere in undici volumi i testi sapienziali greci prima di Socrate allorché, secondo l'autore. il pensiero filosofico non era ancora ingannato dalla pretesa di rendersi autonomo. Della Sapienza greca; questo è il titolo dell'opera, uscirono solo due volumi (I, Milano 1977; II, ibid. 1978), nei quali, oltre alla traduzione ed alla interpretazione, anche i criteri di raccolta dei materiale si discostano totalmente dall'edizione ormai canonica del pensiero presocratico del Diels-Kranz.


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