La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

La presentazione è in caricamento. Aspetta per favore

LA STORIA DELLE DONNE Il Novecento.

Presentazioni simili


Presentazione sul tema: "LA STORIA DELLE DONNE Il Novecento."— Transcript della presentazione:

1 LA STORIA DELLE DONNE Il Novecento

2 Il suffragismo femminile italiano
Stato unitario italiano: inferiorità delle donne; indissolubilità del matrimonio; divieto di divorzio; autorizzazione maritale (assenso del coniuge per gli atti pubblici). La potestà genitoriale, di diritto attribuita ad entrambi i coniugi, di fatto è esercitata dal marito. Fine XIX secolo: il movimento per l'emancipazione della donna si intreccia con il movimento operaio e socialista e con il congresso delle donne (Roma, 1908) del Consiglio Nazionale delle Donne. Figure di rilievo: Anna Maria Mozzoni - Anna Kuliscioff

3 Anna Maria Mozzoni Socialista (1864). “La donna, per vieto costume esclusa dai consigli delle nazioni, ha sempre subito la legge senza concorrere a farla, ha sempre, colla sua proprietà e col suo lavoro contribuito alla pubblica bisogna, e sempre senza compenso. Per lei le imposte, ma non per lei l’istruzione; per lei i sacrifici, ma non per lei gli impieghi; per lei la severa virtù, ma non per lei gli onori; per lei la concorrenza alle spese della famiglia, ma non per lei neppure il possesso di se medesima; per lei la capacità che la fa punire, ma non per lei la capacità che la fa indipendente; forte abbastanza per essere oppressa sotto un cumulo di penosi doveri, abbastanza debole per non poter reggersi da se stessa”.

4 Anna Maria Mozzoni Conduce, tra il 1864 e il 1920, una lunga battaglia
per inserire la questione femminile in tutti i problemi dello Stato post-unitario (riforma dei codici, riforma sanitaria, riforma elettorale). Paragona la discriminazione femminile a quella razzista: l’istruzione è un valido mezzo di riscatto. In una società nuova la donna deve avere anche un ruolo pubblico e non solo familiare, con il diritto di voto, una migliore educazione e libero accesso al lavoro e alle professioni.

5 Le donne socialiste e le donne radicali
Sull'emancipazione economica si apre lo scontro all'interno del movimento per l’emancipazione: le socialiste con A. Kuliscioff collegano la liberazione delle donne alla soppressione della proprietà privata; le rappresentanti dei movimenti radicali con la Mozzoni sostengono che l'oppressione femminile non è esclusivamente di natura economica.

6 ANNA KULISCIOFF Il “femminismo pratico o sociale” di A. Kuliscioff tralascia I grandi temi del voto. Lotta a favore delle lavoratrici e diffida il femminismo borghese che antepone il voto e l’uguaglianza giuridica ai problemi del lavoro. Si concentra sulla maternità - dato unificante della condizione delle donne – e propone assicurazioni per le donne lavoratrici in maternità. Nel 1902 viene approvata la legge Carcano sulla tutela del lavoro di donne e bambini.

7 IL DIRITTO DI VOTO 1906: il deputato di estrema sinistra Mirabelli presenta in Parlamento una proposta di voto per le donne. 1907: le femministe sociali e radicali si ritrovano a lottare insieme per il diritto di voto, la parità salariale, la scuola laica. 1912: si introduce il suffragio universale maschile. Emilia Mariani denuncia che le donne di ogni classe sociale sono vittime di leggi ingiuste e monche, fatte dagli uomini nel loro esclusivo interesse.

8 LA PRIMA GUERRA Ampi settori del femminismo aderiscono alla guerra.
Gli uomini sono impegnati nei campi di battaglia. Le donne sostituiscono gli uomini nel lavoro. I ruoli sociali e tradizionali sono sconvolti. Dopo la guerra le donne, con l’emanazione di atti legislativi ad hoc, tornano al loro ruolo di spose e madri. La legge Coppino stabilisce l’obbligo di istruzione elementare per entrambi i sessi solo per il primo ciclo delle elementari, prolungato di un anno. In seguito, con la legge Casati, l’unico percorso post elementare possibile per le donne 15enni è la scuola Normale, finalizzata alla formazione di maestre.

9 MUSSOLINI 1919: una proposta per il diritto di voto alle donne, viene
travolta, insieme con le istituzioni liberali, dall'avvento del fascismo.     Mussolini promette subito il voto alle donne ma, subito dopo ne ridimensiona la portata per cancellarlo in seguito. “Che importa il voto?”, aveva detto. 1925: viene approvato il diritto di voto per le donne ma, in seguito, con l’introduzione dei podestà nessuno può più votare.

10 IL FASCISMO Il fascismo punta sulle donne per realizzare gli obiettivi
dell’espansione demografica e della conservazione della pace sociale. Le leggi e i provvedimenti che hanno per oggetto il lavoro delle donne hanno carattere protettivo ed espulsivo: misure a protezione della stirpe che tutelano la funzione materna, penalizzano l’occupazione femminile, scoraggiano il lavoro extradomestico, vanificano l’ammissione delle donne ad alcuni impieghi (preside nelle scuole medie, insegnate di storia, filosofia, diritto ed economia, italiano, greco e latino).

11 IL FASCISMO Le leggi fasciste si fondano sulle idee positiviste
dell’inferiorità della natura delle donne e conservano il privilegio del lavoro intellettuale maschile. Si diffondono nuovi consumi nella sfera domestica, cosmesi, igiene e abbigliamento, nascono vari rotocalchi di moda (Vita Femminile, Amica, Grazia e Gioia). Le donne, come gli uomini, sono inquadrate nelle organizzazioni di partito, lontane, però, dalla funzione politica e vicine alle attività assistenziali e di formazione professionale.

12 L’ITALIA E IL FEMMINISMO
In Italia la campagna emancipazionista non ottiene grandi risultati. Le suffragette, derise dalla borghesia conservatrice, accusate di essere borghesi dai socialisti e pericolose dai cattolici, restano isolate: anche la riforma elettorale del governo Giolitti (1912), che estende il diritto di voto a tutti i cittadini, esclude ancora le donne, i minorenni, i condannati e i dementi. Le italiane otterranno il diritto di votare solo dopo il fascismo e la guerra, nel 1946.

13 UNA DONNA NUOVA Belle époque: le donne acquistano maggiore libertà di
movimento nella vita sociale sia come individui che nei rapporti con gli uomini. Moda: il cambiamento nel vestire esprime in modo vistoso l'emancipazione della donna solo dopo la prima guerra mondiale ma l'abbandono di stoffe pesanti e rigide stecche era già anticipata nelle vesti sciolte e fluenti degli anni 80 dell'Ottocento (l'art nouveau)

14 UNA DONNA NUOVA La pratica sportiva favorisce gli incontri tra i giovani dei due sessi al di fuori delle mura domestiche e della parentela. La villeggiatura, dove le donne della borghesia sono raggiunte solo saltuariamente dai mariti, significa nuova libertà. I bagni di mare rivelano del corpo femminile più di quanto il perbenismo dell'epoca ritiene tollerabile. Le università aprono alle donne.

15 DALL’ EMANCIPAZIONISMO AL FEMMINISMO
Tra le 2 guerre mondiali il movimento delle donne subisce una stasi. Riemerge nel secondo dopoguerra intorno a nuovi problemi e a rinnovate proposte. Massiccia risulta la presenza delle donne nella Resistenza. 1944 nasce l’UDI, Unione Donne Italiane, monopolizzata dal PCI. Lo stesso anno la DC dà vita ad organizzazioni femminili cattoliche.

16 DALL’ EMANCIPAZIONISMO AL FEMMINISMO
Il governo Bonomi ( ) ammette le donne al voto, politico e amministrativo. Il 2 Giugno 1946, votano l’89,1% di donne aventi diritto; sono elette 21 donne deputate. L’art. 3 della Costituzione Italiana (1947) recita i principi di uguaglianza giuridica delle donne: “Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono uguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso, razza, lingua e religione, di opinione politiche, di condizioni sociali e personali”.

17 IL 900: LA SECONDA META’ Scienza e Tecnologia offrono a uomini e donne una migliore qualità della vita e nuovi modelli di riferimento alimentati dalla moltiplicazione dei beni e dei consumi. Il lavoro casalingo si trasforma, il regime di maternità si semplifica: le donne possono partecipare di più alla vita sociale. La diminuzione del tasso di mortalità infantile, l’aumento della speranza di vita e la diffusione della pillola contraccettiva alleviano il carico di responsabilità e di lavoro delle donne relativamente alla cura dei figli. Questi mutamenti, l’inflazione (che comporta per molte famiglie la necessità del doppio stipendio), l’aumentato numero di casi di divorzio, inducono sempre più donne ad entrare nel mondo del lavoro.

18 GLI ANNI ‘60 Gli anni ‘60 portano in tutto l’Occidente una nuova ondata di femminismo che mette in discussione le Istituzioni sociali e i valori dominanti fondando le proprie critiche su studi che dimostrano l’origine culturale e non biologica delle “differenze” tra uomo e donna.

19 IL FEMMINISMO E IL MOVIMENTO STUDENTESCO
Metà anni ’60: gli studenti delle università americane si organizzano in un movimento di contestazione che presto si diffonde anche in Europa. Il movimento protesta contro il Governo e contro la partecipazione degli Stati Uniti alla guerra del Vietnam, (gli USA combattono a fianco del Vietnam del Sud contro il Vietnam del Nord). I giovani che non accettano la guerra protestano ed esprimono il loro dissenso con la disobbedienza civile, rischiando anche la galera. Da forma di protesta contro il governo, il movimento si trasforma in un movimento liberatorio che si interroga sul significato della politica, di ciò che è pubblico e di cosa è privato.

20 IL FEMMINISMO E IL MOVIMENTO STUDENTESCO
Le donne partecipano al movimento e pongono in evidenza che il sistema contro cui gli studenti protestano è un sistema organizzato e composto soprattutto da uomini. I principi e le norme che regolano la società sono scelti più dagli uomini che dalle donne: il movimento femminile pone in evidenza l’intreccio tra dominio sociale e sessualità maschile. Le donne scelgono la strada di separarsi dal movimento politico degli studenti i cui leader sono uomini per organizzare incontri di riflessione solo tra donne.

21 IL FEMMINISMO USA anni ’70: nasce il Femminismo che rappresenta la
fase estrema del movimento ottocentesco e il suo superamento. La battaglia per l'emancipazione aveva come obiettivo il raggiungimento della parità giuridica, politica, economica. Con l'idea di liberazione, propria del femminismo, l'obiettivo diventa l'affermazione della differenza della donna, intesa come assunzione storica da parte delle donne della propria identità di genere e come ricerca di valori nuovi per una totale trasformazione della società.

22 IL FEMMINISMO La produzione teorica del femminismo mette in discussione la cultura occidentale: il rapporto tra marxismo e femminismo, i problemi specifici della condizione femminile, sessualità, famiglia, lavoro. L'impegno si concentra sul divorzio e la legalizzazione dell'aborto (conseguiti in Italia rispettivamente nel 1970 e nel 1978 ed entrambi sottoposti a referendum abrogativi ma confermati dal voto popolare).

23 IL FEMMINISMO Maggio 1968: la contestazione esplode a Parigi e si
diffonde in tutta Europa. Italia, Francia, Germania: il movimento antigerarchico e di contestazione delle leggi si mescola con i movimenti comunisti. Inizi anni ’70: le donne europee ripetono l’esperienza delle donne statunitensi facendo propria la critica alle gerarchie Come generalmente maschili e il separarsi dagli uomini per ragionare di sé tra donne.

24 IL FEMMINISMO DOCUMENTI DEL FEMMINISMO ITALIANO:
1966: Manifesto programmatico del gruppo Demau (“Demistificazione dell’autoritarismo patriarcale”). 1967: Alcuni problemi sulla questione femminile 1968, Il maschile come valore dominante, Tema centrale: la contraddizione tra donne e società, la politica di “integrazione della donna nella società attuale”. Bersagli: i trattamenti di favore, leggi o altri provvedimenti, riservati alle donne perché queste, volendo o dovendo inserirsi nel mondo del lavoro, possano continuare ad assolvere il tradizionale ruolo femminile. La donna scopre che il femminile è “privo di qualsiasi valore sociale”.

25 IL FEMMINISMO Le conquiste: il divorzio, gli asili nido comunali, i consultori pubblici, la riforma del diritto di famiglia, l’aborto, la legge sulla parità. La questione femminile diventa centrale nel dibattito politico e il movimento femminista rivendica la propria autonomia rispetto alle forze politiche. Obiettivi prioritari: difendere gli interessi delle donne; diventare soggetto, individuo a pieno diritto, cittadine; conquistare l'autonomia giuridica, economica e simbolica da padri e mariti.

26 DAL FEMMINISMO ALLE POLITICHE DELLE PARI OPPORTUNITA’
Fine anni ’70: il femminismo subisce un momento di crisi ma, molte delle idee femministe sono penetrate in alcuni partiti, nei sindacati, nei mass-media. Anni ’80: negli Stati Uniti e nelle università europee si afferma un nuovo settore di ricerca (women's studies), una rinnovata riflessione sul cammino percorso dalle donne e dai movimenti femminili e su quanto rimaneva da fare. Anni ’90: si affermano il principio delle Pari Opportunità e le politiche di Gender Mainstreaming

27 uno sguardo altrove Nei Paesi non interessati da rivoluzione industriale e consumi di massa, con vincoli religiosi e di tradizione molto forti, la condizione femminile è ben diversa. Paesi arabi a regime coranico: poligamia maschile, repressione sessuale, dipendenza economica, disparità giuridica rilevanti. Cina: persiste, anche dopo che il regime comunista la vieta per legge, la pratica, tradizionale nelle famiglie contadine, di uccidere le figlie neonate per evitare di dover provvedere alla dote.

28 uno sguardo altrove Paesi africani: continuano le pratiche di primitiva chirurgia rituale sulle bambine: asportazione del clitoride e infibulazione (chiusura delle grandi labbra vaginali) Tali pratiche sono importate anche dalle famiglie immigrate nei Paesi europei, conflitto con le leggi e il costume locali Processi contro madri africane che hanno operato o consentito interventi di infibulazione sulle proprie figlie sono stati intentati in Francia, su iniziativa di organizzazioni femminili nei primi anni novanta.

29 uno sguardo altrove Nei Paesi dell'est europeo, rimasti estranei allo sviluppo capitalistico fino all'ultimo decennio del Novecento, viene garantita alle donne una parità giuridica quasi totale: reale negli studi e nel lavoro ma, non nel privato dove le donne Si fanno carico della maggior quota di lavoro domestico. Il crescente squilibrio tra Paesi poveri e Paesi ricchi ha portato, allo spostamento, volontario e/o organizzato in una sorta di tratta, di donne dagli uni agli altri destinate alla prostituzione, a matrimoni combinati, al servizio domestico nelle famiglie.


Scaricare ppt "LA STORIA DELLE DONNE Il Novecento."

Presentazioni simili


Annunci Google