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SISTEMI DEMOCRATICI E SISTEMI TOTALITARI

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Presentazione sul tema: "SISTEMI DEMOCRATICI E SISTEMI TOTALITARI"— Transcript della presentazione:

1 SISTEMI DEMOCRATICI E SISTEMI TOTALITARI

2 Il tempo e lo spazio Lo schema che intendo seguire è duplice
a) cronologico : nel senso che divide il ‘900 in tre grandi partizioni scandite da due grandi fratture. Le partizioni sono: dagli ultimi decenni del secolo all’epoca dei nazionalismi e dell’imperialismo ( I e D ); la crisi postbellica e la duplice risposta totalitaria e democratica ( ); il bipolarismo : un nuovo confronto globale fra sistema democratico e sistema totalitario ( in pratica all’Afghanistan).

3 Il tempo e lo spazio b) geografico:
pur nella consapevolezza della globalità della questione limito le osservazioni più specifiche al sistema europeo per due motivi: primo: la posizione centrale dell’Europa in una buona metà del secolo; secondo : la costante presenza di una lettura europea e occidentale della storia, fatto sbagliato in sé ma importante per l’altrettanto costante presenza del vecchio continente fra i protagonisti del confronto fra sistemi politici antitetici.

4 Due fratture e due interpretazioni
Le due grandi fratture sono la 1GM e la 2GM che hanno rappresentato delle cesure epocali nella storia del 900 La prima interpretazione è quella secondo la quale tra 1 e 2 GM esiste una continuità che pone al centro la questione tedesca (e quindi l’Europa fintanto che questa è rimasta nella sua posizione storica tradizionale): una fase che può essere definita attraverso i titoli di due volumi. Il primo di A.Hillgruber, La distruzione dell’Europa. La Germania e l’epoca delle due guerre mondiali ( ) (il cui titolo principale segna, peraltro la fine dell’eurocentrismo sottolineando proprio la centralità tedesca Il secondo di D.Ellwood, L’Europa ricostruita. Politica ed economia tra Stati Uniti e Europa occidentale , che nel titolo ci indica già la diversa conformazione del sistema di confronto tra superpotenze, cioè tra un sistema democratico ed uno totalitario.

5 Due fratture e due interpretazioni
La seconda interpretazione che vi propongo è quella secondo la quale l’arco di tempo che va dal 1914 al rappresenta un ciclo storico compiuto. Questa lettura prende quindi in considerazione l’arco di tempo che inizia con lo scoppio della 1GM e termina con il collasso dell’URSS. La definizione che ci offre E.Hobsbawn è quella di “secolo breve” (in contrapposizione con il cosiddetto “secolo lungo”: una ricostruzione spinta verso la valenza positiva della rivoluzione bolscevica (che in effetti va contestualizzata alla fase storica in cui essa avviene) ma non coglie in pieno l’espressione del totalitarismo nel regime sovietico degli anni trenta Nelle fratture e nelle due interpretazioni prende corpo, negli anni dal secondo dopoguerra in avanti e nel contesto della guerra fredda, lo scontro fra due modelli di organizzazione politica e sociale: il regime comunista e la democrazia occidentale.

6 L’Europa Solo per motivi di semplicità, prendiamo a riferimento l’Europa sottolineando come questo approccio dovrebbe seguire un contesto più ampio sforzandosi di comprendere la storia non solo dal punto di vista europeo oppure eurocentrico. Ciò è ancora più vero quando mettiamo in gioco i fatti successivi al secondo conflitto mondiale quando il vecchio continente perde definitivamente il suo ruolo centrale a favore di un sistema bipolare incentrato su due superpotenze extraeuropee , sovranazionali, che creano un sistema incentrato sul controllo diretto e indiretto di aree geograficamente distanti dai propri confini. Ciò implica una visione completamente differente dei problemi specifici delle varie aree, ma non modifica sostanzialmente quanto abbiamo detto sullo snodo rappresentato dal confronto tra sistemi politici nel corso del 900

7 Una periodizzazione Qualcosa in più dobbiamo dire per quanto riguarda le periodizzazioni e, in particolare, quella iniziale. A ben ragionare non possiamo prendere a riferimento una data iniziale che non tenga presente, i 40 anni precedenti della vicenda europea che (per il ruolo centrale del vecchio continente) è poi mondiale: è una fase che possiamo definire come quella delle “Democrazie e degli Imperi autoritari” e va dal 1871 al 1914. La fase successiva alla frattura della 1GM va dal 1918 al 1939 e la si può suddividere in due sottoperiodi ; il primo dal 1918 al : una sorta di “crisi e interludio”, il secondo dal al 1939: il confronto fra “democrazia e totalitarismo”. La terza fase (senso di distruzione e fine eurocentrismo) va dal 1945 al 1989 ed è quella del “confronto globale fra sistemi”

8 I^ fase Non prendere in considerazione questo periodo significa:
a) pensare che il totalitarismo nasca come prodotto della IGM (in parte è vero ma vedremo poi quali le linee di continuità con la fase precedente) e della crisi economica postbellica b) non valutare appieno la frattura epocale della 1GM che mette in moto forze e spinte presenti in modo sommerso già nei primi anni del secolo, e che all’indomani del conflitto non erano più riconducibili nella linea dell’anteguerra c) non valutare come nazionalismi, antisemitismo, autoritarismo esistessero già nella fase precedente

9 II^ fase I tratti centrali della storia politica europea nel periodo compreso fra i due conflitti sono tre di cui due ci riguardano direttamente: l’evoluzione dell’esperienza dell’URSS; l’evoluzione dei paesi che rimasero fedeli alle istituzioni democratiche l’esplosione del totalitarismo e dell’autoritarismo. il generale acuirsi delle tensioni interne dovute alla difficoltà della riconversione economica spinsero ad un aumento della conflittualità sociale che sfociò in una evoluzione dei sistemi politici profondamente differenziata. alcuni riuscirono a mantenere le istituzioni della democrazia parlamentare (F, GB, B, NL, TCH) altri imboccarono la strada del variegato mondo dei governi totalitari: I, D, i governi autoritari della penisola balcanica e dell’Europa orientale, più tardi e dopo la guerra civile (36-39), la Spagna.

10 II^ fase E’ molto interessante seguire le diverse evoluzioni dei sistemi politici perché attraverso un esame comparato emergono le risposte istituzionali la saldezza nazionale il radicamento di istituti e prassi politiche la saldezza del sistema economico e dei rapporti sociali. Non dobbiamo inoltre fare l’errore di considerare uguali il fascismo e il nazismo e non dobbiamo confondere regimi autoritari e regimi totalitari  pur appartenendo entrambi ad una generale categoria di regime non democratico, fra essi esistono profonde differenze.

11 II^ fase: un’Europa squilibrata
Dopo 1GM assistiamo ad una crisi del modello politico ed economico liberale che investe anche i regimi democratici Questi ultimi, riuscendo a mantenere le strutture istituzionali e l’impianto socio-economico dello stato, avviarono una risposta alla crisi attraverso un ampliamento dei poteri discrezionali dell’esecutivo In questi stati le tentazioni totalitarie (quasi assenti in GB ma presenti in F con una destra organizzata) non trovarono ampi spazi specie in virtù del forte radicamento della tradizione liberale e quindi dell’evoluzione e durata dello Stato.

12 II^ fase: un’Europa squilibrata
Non così in D e I dove, per essere giunti all’unità più tardi e seguendo l’iniziativa militare e statale delle monarchie prussiana e sabauda, si scontava la debolezza della borghesia nazionale e la scarsa partecipazione dei ceti popolari al processo unitario ed alla vita politica post-unitaria Il regime liberale italiano non rispose alla crisi politica postbellica se non ripercorrendo strade antiche, la Repubblica di Weimar nel si dimostrò incapace di operare nei termini di limitare il peso della casta militare e degli apparati custodi della tradizione autoritaria. Emerge l’idea di un “modello politico di tipo nuovo” onnicomprensivo

13 II^ fase: le Democrazie occidentali
Una lettura geopolitica del confronto fra sistemi può aiutare: F e GB fra le due guerre attraversano un periodo che limita le aspirazioni a rimanere - al di là della forma - grandi potenze mondiali le loro economie imperiali non erano più in grado di sostenere il ruolo che avevano ricoperto prima del conflitto cessano di avere un esclusivo ruolo propulsivo nello scenario internazionale, che viene dominato dalle iniziative prese da paesi come USA, URSS, D, I, Giappone ridimensionamento del potere mondiale con l’affermazione del potere produttivo e finanziario degli USA e dell’imperialismo del Giappone le classi dirigenti si chiudono, in conseguenza della pressione esterna, in un conservatorismo che riuscì a contenere sia le spinte da sinistra sia quelle provenienti da destra in termini autoritari o totalitari.

14 II^ fase: le Democrazie occidentali
Il permanere di sistemi democratici e liberali in questi due stati ebbe tuttavia un grande significato storico perché in un’epoca che vide l’affermarsi e il consolidarsi di regimi autoritari o totalitari, andarono sempre più a rappresentare l’altra faccia della medaglia. GB e F attraversarono crisi di stabilità ma il rafforzamento dell’esecutivo lasciò salve le essenziali garanzie costituzionali e le prerogative del Parlamento, con una conciliazione fra democrazia e autorità che segnalava come il sistema democratico non fosse “debole” in tempo di crisi (riemerge il problema della “nazione”) Superarono la prova grazie al radicamento della tradizione democratica, alla stabilità della struttura di una società caratterizzata da una forte presenza di ceti medi, e ai margini di manovra consentita dal possesso degli imperi.

15 Concetto e realtà dello stato totalitario
Quali sono state alcune delle caratteristiche che distinguevano i regimi fascisti in costituzione rispetto ai precedenti regimi autoritari. Sinteticamente: I regimi “bonapartista” e quello “bismarkiano” realizzano forme di reazione basate sul monopolio dell’autorità da parte di un particolare blocco politico che controllava lo stato, le forze armate (altro parametro decisivo nella storia del’900) , l’amministrazione si trattava di un dominio che - comunque - non escludeva l’esistenza nella società di altri gruppi o correnti contrarie i fascismi compiono un salto tipologico importante: producono uno stato in cui ogni forma di opposizione o differenziazione pubblica (non clandestina) era esclusa e messa fuori legge o semplicemente annullata. il monopolio del potere non si sviluppa più attraverso solo lo stato, ma per mezzo di un più intimo rapporto fra l’istituzione e il partito unico

16 Caratteristiche del regime totalitario
Missione rigeneratrice Ricostruzione dell’unità organica della nazione Organizzazione ed utilizzo di forze paramilitari Consolidamento della forma di monopolio politico Gerarchizzazione della società. Miti ideologici e simbolismi (il “capo”, la “nazione”, il “popolo”, lo “stato”) I miti sono tuttavia insufficienti alla centralizzazione della società che si cerca di ottenere attraverso un aggancio al grande capitale alla burocrazia ed alle FF.AA. la conquista dei tradizionali mezzi di gestione politica degli interessi e dei privilegi. Da qui l’altro presupposto: l’indebolimento del movimento operaio.

17 Caratteristiche del regime totalitario
La costruzione dello stato totalitario non si ha all’atto della conquista del potere. La presa del potere significa solo l’impadronirsi del potere con la collaborazione di altre forze conservatrici. Da qui parte una dinamica che porta all’eliminazione degli elementi semplicemente fiancheggiatori per la conquista del monopolio politico. Lo stato totalitario è quindi uno stato in cui esiste una volontà unificata e riconosciuta e in cui il concetto e la realtà di una opposizione sono esclusi e considerati un attentato allo stato stesso. Due elementi, nella loro dinamica correlata, accompagnano la sua stabilizzazione: allargare la base di consenso con giganteschi apparati di propaganda utilizzare a fini terroristici l’apparato poliziesco.

18 Caratteristiche del regime totalitario
Approfondiremo più avanti come l’Italia fascista non può definirsi un regime totalitario ma un regime reazionario di massa ovvero un regime autoritario ovvero una dittatura moderna Per il nazismo il principio della totalità derivò dalla razza e lo Stato era il mezzo di realizzazione (unità interna e espansione)  Nel fascismo il principio di totalità si realizza invece nello Stato non mezzo bensì fine La cultura diviene “cultura di regime”, esaltazione del potere dominante, mentre alle arti viene demandato il compito di rispecchiare la grandezza e la sacralità del regime, del partito unico, del capo.

19 III ^ fase All’origine del secondo conflitto mondiale si trovano quindi processi complessi di origine politica ed economica (tra cui certamente, per I e D, la crisi di autorità e di direzione politica dei partiti conservatori agenti nell’ambito del sistema liberale e parlamentare) Tra questi rientrano le tensioni successive alla crisi del 1929 che si sommarono alle questioni irrisolte di Versailles. Vi è un nesso diretto fra totalitarismo e guerra sia nel senso di continuità fra il primo e secondo conflitto sia come derivazione dei nodi irrisolti dalla 1GM sia come inevitabile approdo dei contenuti stessi dei regimi sorti fra le due guerre

20 III ^ fase Il periodo successivo è quello della contrapposizione bi-polare che riprenderemo trattando la guerra fredda ( ) Anche qui possiamo seguire alcune linee di continuità che ci conducono a porre in essere un confronto fra regimi democratici e regimi totalitari. L’evoluzione della vicenda internazionale ha tuttavia, in questa fase, un peso imprescindibile se nella prima fase i germi della democrazia e del totalitarismo risiedevano nella società di fine secolo e liberale all’interno di spazi politici ristretti ma ampi se allarghiamo il quadro alla cultura e alle diverse fasi dell’industrializzazione e del confronto internazionale; se nella seconda assistiamo al progressivo svelamento del confronto dei due modelli in cui lo stato nazionale era ancora al centro di qualunque rapporto; nella terza possiamo dire che questo confronto si trasforma in senso ideologico assumendo caratteristiche sovranazionali ben più marcate che in precedenza.


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