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THOMAS MERTON, IL DALAI LAMA E LO DZOGCHEN

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Presentazione sul tema: "THOMAS MERTON, IL DALAI LAMA E LO DZOGCHEN"— Transcript della presentazione:

1 THOMAS MERTON, IL DALAI LAMA E LO DZOGCHEN

2 Thomas Merton

3 Biografia Thomas Merton (Prades, Fr, 31 gennaio Bangkok, 10 dicembre 1968) nacque in Francia dal neozelandese Owen Merton e dalla statunitense Ruth Jenkins, entrambi pittori e di religione anglicana. A causa dello scoppio della prima guerra mondiale, nel 1916 si trasferì con la famiglia nella casa dei nonni materni a Douglaston, vicino a New York. Convertitosi al Cattolicesimo, divenne un famoso scrittore e religioso statunitense, appartenente all'ordine dei monaci Cistercensi della Stretta Osservanza (Trappisti) del convento del Gethsemani nel Kentucky.

4 I GENITORI "Mio padre e mia madre erano prigionieri in quel mondo, consapevoli che non era il loro, e che neppure gli appartenevano, tuttavia incapaci di uscirne. Erano nel mondo, ma non del mondo, non perché fossero santi, ma per un'altra ragione: perché erano artisti. L'integrità dell'artista innalza l'uomo sopra il livello del mondo senza però liberarlo da esso". (La Montagna delle Sette Balze, Milano, 2006)

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6 Diario Asiatico Nel 1968, in occasione di una conferenza a Bangkok sul monachesimo, T. Merton compì un lungo viaggio di studio, attraversando molti paesi asiatici ove ebbe numerosi contatti con personalità d’ogni campo culturale e religioso. A Dharamsala, nel nord dell'India, conobbe il Dalai Lama. Successivamente, Merton perse la vita, per un banale incidente, una scarica elettrica sotto la doccia, mentre era ancora a Bangkok, dopo la sua relazione. Un suo compagno di convento, fratello Patrick Hart, ha raccolto i suoi appunti di viaggio in un testo, "Asian Journal", uscito postumo.

7 Il Dalai Lama

8 Biografia L'attuale Dalai Lama, il quattordicesimo, è Tenzin Gyatso, nato a Taktser, nell'Amdo (Tibet), il 6 luglio Dal 1959, a causa dell'occupazione politica e militare del Tibet da parte della Cina, risiede a Dharamsala, nel nord dell'India. Capo del Governo tibetano in esilio fino all'11 marzo 2011, data in cui ha ufficialmente presentato le dimissioni in favore di un successore eletto dal Parlamento esule, Lobsang Sangay, giurista e ricercatore dell’Università di Harvard. Il Dalai Lama ha ricevuto il Premio Nobel per la pace nel 1989, per la resistenza non violenta contro la Cina. Il Dalai lama è socio della Società Teosofica, in seguito alla sua visita a Chicago del Luglio 2011.

9 Citazioni sulla Società Teosofica
Il Dalai Lama ha visitato la sede della Società ad Adyar, nel sud dell'India, nel 1956 e poi nel Nel suo libro, Toward a True Kinship of Faiths (Verso una vera parentela di fedi) ha scritto: " Guardando indietro a questo viaggio del 1956, mi rendo conto che la mia visita alla Società Teosofica a Chennai (poi Madras) ha lasciato una forte impressione. Là sono stato prima a diretto contatto con persone e con un movimento, che ha tentato di mettere insieme la saggezza delle tradizioni spirituali del mondo e della scienza. Ho sentito tra i membri un senso di enorme apertura alle grandi religioni del mondo e un vero e proprio abbraccio del pluralismo. Quando sono tornato in Tibet nel 1957, dopo più di tre mesi in quello che era un paese pieno di sorprese per un giovane monaco tibetano, ero un uomo cambiato. Io non potevo più vivere nel comfort di un punto di vista esclusivista che pretende che il Buddismo sia l'unica vera religione. "

10 Citazioni sul Cristianesimo (Cap 4 di Religions & the World)
E' evidente come i Cristiani di tutte le confessioni in tutto il mondo offrano aiuto concreto in molte importanti organizzazioni. In questo noi Buddhisti possiamo imparare dai Cristiani. Madre Teresa è un esempio di quanto uno può fare col potere spirituale. Ella è certamente un Bodhisattva. Thomas Merton per me incarna la Cristianità. Egli è stato un uomo profondamente religioso e pieno di umiltà.

11 27 Ottobre Preghiera per la Pace organizzata dal Vaticano ad Assisi. Da sinistra: L'Arcivescovo di Canterbury Robert Runcie, l'Arcivescovo Ortodosso Methodius, il Papa Giovanni Paolo II, il Dalai Lama e un suo assistente.

12 Visita al Gethsemani Durante l'estate del 1996, il Dalai Lama restituì la visita recandosi alla Abbazia del Gethsemani per partecipare a un incontro interreligioso fra monaci. Dopo aver pregato sulla tomba di Merton assieme all'Abate Timothy Kelly, il Dalai Lama affermò: "Ora i nostri spiriti sono uno".

13 Lo Dzogchen: una Teosofia
Gli insegnamenti Dzogchen (scr. Mahasandhi = Grande Perfezione) sono considerati il "pinnacolo" sia del Buddhismo Tibetano, sia della presistente tradizione Bön, nonostante le loro frequenti rivalità politico-religiose. Spesso gli insegnanti sottolineano il carattere non religioso dello Dzogchen e dicono che, come la nostra natura primordiale, lo Dzogchen è esistito fin dall'inizio dei tempi ed è insegnato da vari maestri in tutto l'universo. Essendo al di là delle singole religioni, lo Dzogchen può essere considerato una Teosofia.

14 Lo Yungdrung Simile al simbolo della S.T., è lo yungdrung (la croce Svastika tibetana). Poichè il senso destrgiro indica l'abituale evolversi del samsara, lo yungdrung è orientato a sinistra e nello Dzogchen rappresenta il ritorno alla nostra autentica natura di Buddha.

15 Il Dalai Lama e lo Dzogchen
Il Dalai Lama ha avuto Dilgo Khyentse Rinpoche ( ) come suo maestro principale della tradizione Nyingmapa (la I delle scuole tibetane, risalente al VIII sec d.C.) e dello Dzogchen .

16 Dzogchen

17 L'incontro di Merton con lo Dzogchen (dal "Giornale Asiatico")
Nel 1968, a Dharmasala (India) Sonam Kazi, interprete del Dalai Lama, parla a Merton dello Dzogchen Merton chiede al Dalai Lama di apprendere lo Dzogchen e in una serie di incontri questi gli trasmette gli insegnamenti preliminari. Chatral Rinpoche, un maestro della tradizione Nyingmapa, gli conferisce l'iniziazione e riconosce in Merton un rangiung Sangay (Buddha naturale).

18 La testimonianza di Talbott
Harold Talbott che accompagnò Merton durante i suoi incontri con il Dalai Lama ha detto: "Egli aveva raggiunto un punto inconoscibile a me e forse a te, dove la tradizione teistica giudaico-cristiana della Chiesa Madre della Cristianità e lo Dzogchen tibetano non erano in contraddizione". (da Thomas Merton in Himalaya, Intervista con Harold Talbott, Tricycle: the Buddhist Review, Estate 1992)

19 Le OTTO COSCIENZE (scr. âṣṭâvijñāna)
1-5: Le CINQUE COSCIENZE SENSORIALI (VISIVA, UDITIVA, OLFATTIVA , GUSTATIVA, TATTiLE) 6: La COSCIENZA MENTALE: COORDINA LE COSCIENZE SENSORIALI E PUO' AGIRE DA "SESTO SENSO" (FENOMENI PARANORMALI) 7: L'AUTOCOSCIENZA (scr. klistamanas, tib. nyon mongs) 8: La COSCIENZA FONDAMENTALE (scr. ALAYA, tib. Kun gzhi): IMMORTALE, GENERA LE ALTRE E LE MODIFICA SECONDO IL FEEDBACK CHE DA ESSE RICEVE. IN PARTICOLARE, IL FEEDBACK CHE RICEVE DALLA VII DETERMINA IL SAMSARA (AUTOCOSCIENZA ERRONEA) O IL NIRVANA (AUTOCOSCIENZA VERITIERA).

20 La causa di Nirvana e Samsara
Sebbene il sesamo e il latte siano la causa dell'olio e del burro, se il primo non è macinato e il secondo non è sbattuto non ci saranno nè olio nè burro. Tutti gli esseri sono potenzialmente dei Buddha, ma se non sono autocoscienti della propria vera natura non si illuminano. Anche un uomo incolto si libera se la sperimenta.

21 Alcune similitudini della corretta esperienza (Rigpa) di Alaya
Una sfera vasta e libera da ostruzioni come lo spazio infinito. Consapevolezza innata, chiara luminosa e stabile, come una lampada in una notte senza vento. Un amore spazioso che non giudica nulla, ma che sostiene e abbraccia la vita intera.

22 Praticare la Grande Perfezione
Osservare con neutralità il pensiero, lasciando che esso faccia ciò che gli aggrada, senza abbandonarsi alla sua influenza distraente, ma anche senza tentare di ostacolarlo. Fare agire la coscienza come fosse il "pastore" dei pensieri e proseguire in tale stato. Quando l'ultimo pensiero se n'è andato e il prossimo non è ancora venuto, si dimori consapevolmente anche in questo intervallo.

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24 I 4 "Così com'è" (Chozhag) 1) Lasciare il corpo così com'è. Qualunque sia la posizione del corpo, quella è la posizione della pratica. 2) Lasciare gli occhi e gli altri sensi come sono. Ad es. dovunque si diriga lo sguardo, quello è lo sguardo della pratica. 3) Lasciare che la consapevolezza si estenda a qualunque attività mentale si verifichi, senza correggere nulla. 4) Lasciare la propria esperienza visionaria della realtà così com'è. Si permetta a tutto ciò che sorge di apparire come il gioco della propria energia. .

25 Quando praticare Quando ti muovi e quando stai fermo osserva la mente: allora muoversi e stare sono la vera processione sacra. Mentre mangi, mentre bevi, osserva la mente: così mangiare e bere sono l'offerta sacra. Mentre giaci, mentre dormi, osserva la mente: dormire con consapevolezza dei sogni e degli intervalli aconcettuali è la pratica della luce chiara. Quando ti dedichi all'autentica pratica del mantra e della visualizzazione, il suo vero senso è osservare la mente.

26 Discorsi e scene della gente comune, fatti e azioni che coinvolgono la mente: da tutto ciò non lasciarti distrarre. A volte dovresti fomentare di proposito passioni quali lussuria, odio, gelosia etc. e poi osservarli in profondità. Non dovresti seguirli o abbandonarli, ma con chiarezza e consapevolmente rimanere in uno stato sciolto e naturale. Se vuoi scacciare demoni e impedimenti, osservando la mente li scacci. Contemplando le sofferenze umane, una grande compassione nascerà. Nel momento in cui si manifesta, si osservi la mente: saggezza e compassione cresceranno.

27 La "Via-Meta" Se non si ha consapevolezza che la pratica della Grande Perfezione [la Via] non è diversa, nella sua essenza, dall'ottenimento della Grande Perfezione [la Meta], e che tutti i meravigliosi frutti sono contenuti nella pratica stessa, si è soggetti a pensare che la pratica viene prima e la realizzazione segue e che perciò l'illuminazione è un prodotto della pratica. Questo è forse vero per quanto riguarda il livello della vita quotidiana, ma non per quanto riguarda la Visione.

28 Tre esperienze extranormali
Questo metodo va applicato anche alle esperienze di meditazione, come la beatitudine, la chiara visione e l’assenza di pensieri. Queste esperienze derivano dalla costanza della pratica e sono l’espressione dell’intrinseca creatività della mente. Esse sono come l’apparire di un arcobaleno quando i raggi del sole colpiscono una barriera di pioggia. Legarci a loro è così inutile come correre dietro a un arcobaleno sperando di indossarlo come un mantello. Dovremmo semplicemente permettere ai pensieri e alle esperienze di venire e andare, senza aggrapparci a loro.

29 Non-Correzione (Machopa)
Il cuore della pratica della Grande Perfezione consiste in due cose: il non-sforzo e la non-correzione. Si deve però sapere esattamente che cosa significa non-correzione. Se ci si attacca ai pensieri vaganti e ai desideri-passioni si rinascerà nei regni inferiori del divenire. Se ci si attacca alla Beatitudine, alla Chiara Visione o alla Aconcettualità si rinascerà nei reami dei deva. Solo l'autentica consapevolezza (Rigpa) della Natura della Mente non ha bisogno di correzione.

30 Ruota della Vita

31 Perseverare Nel momento presente puoi pensare ogni cosa, ma nel profondo rimani nella contemplazione fino alla morte. Chi pratica la Grande Perfezione secondo le istruzioni date non sarà spaventato quando la morte verrà. Egli sarà in grado di identificare tutte le esperienze che si presentano durante tale processo. Libero da attaccamento e aspettative realizzerà il triplice corpo di un Buddha.

32 IL TRIPLICE CORPO (TRIKAYA)

33 IL TRIPLICE CORPO (TRIKAYA)
In un Buddha, la Coscienza Fondamentale (Alaya) costituisce il suo aspetto più "intimo" o "Corpo di Verità" (Dharmakaya). L'autocoscienza illuminata costituisce il Corpo di Fruizione (Sambhogakaya), che può essere percepito dagli esseri delle Terre Pure (tib. Dewachen), emanate dalla Mente dei Buddha. Le sei coscienze sensoriali costituiscono il Corpo di Manifestazione (Nirmanakaya), che può essere percepito dagli esseri samsarici.


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