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Seminario del 3 e 8 giugno 2010 a Genova e Torino

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Presentazione sul tema: "Seminario del 3 e 8 giugno 2010 a Genova e Torino"— Transcript della presentazione:

1 Seminario del 3 e 8 giugno 2010 a Genova e Torino
Il finanziamento degli investimenti pubblici a cura del Dott. Luigi Naldoni

2 Generalita’ Si è passati quindi dalla centralità della norma
Solo negli ultimi anni con il lento processo di trasformazione della P.A, si è reso possibile adottare nello studio della stessa un approccio tipico dell’economia aziendale accanto ai tradizionali studi prettamente giuridici Si è passati quindi dalla centralità della norma Alla logica del perseguimento dei risultati

3 segue la centralità della norma postulava:-
Rispetto del corretto adempimento degli atti la separazione dell’attività amministrativa da quella di governo la neutralità della Pubblica Amministrazione nel perseguimento degli obiettivi

4 segue Quindi rapporto rigido con il cittadino
Rapporto verticale e non partecipativo P.A Cittadino

5 segue Ma a partire dagli anni settanta si è reso necessario un mutamento nelle modalità dell’intervento pubblico a ragione di tre fattori importanti: La grave crisi economica con il,passaggio ad una visione diversa ed alla teorizzazione della new economy e all’incipiente globalizzazione Nuovi valori sviluppatisi nella società Una grave crisi fiscale dello Stato La consapevolezza che lo sviluppo economico è legato ai luoghi e non può sopportare dirigismi eccessivi: quindi esigenza sempre più pressante di decentramento amministrativo e funzionale

6 La new economy- ovvero l’incertezza al comando
La più comune conseguenza dell’era della globalizazzione, l’internazionalizzazione dei commerci e l’incessante sviluppo delle telecomunicazioni è l’avvento di un notevole grado di d’incertezza in campi prima ben delimitati quali la stabilità relativa del commercio, dei luoghi di produzione, dei flussi monetari e della mobilità dei popoli Quindi l’unica certezza che ci rimane è la costante crescita dell’incertezza I politici e gli imprenditori hanno perciò sempre meno tempo per adottare politiche e risposte adeguate alle domande che arrivano dai nuovi tempi Nella new economy occorrono diverse e più flessibili risposte pubbliche specialmente a livello locale Il settore pubblico dovrà imparare e digerire alla svelta i metodi manageriali del privato e dalla velocità con cui ciò avverrà dipenderanno i successi o le catastrofi in sede di competitività dei vari territori

7 Segue Stante tuttociò, occorreranno molto tempo ed alcuni costi sociali ai territori per mettersi al passo con i metodi manageriali del Sistema privato Per cui il problema principale da risolvere non sarà solo quello di un maggior flusso di sussidi elargiti dall’alto, ma:- a)dall’abilità dei vari territori di generare flussi finanziari ed assicurae una solida base fiscale b)lo sviluppo locale sarà sempe più fondato su di un processo di apprendi- mento collettivo tendente a ottenere il meglio dal territorio geografico e dalle risorse umane ivi presenti c) In un mondo che tende a globalizzare tutti i suoi aspetti economico-sociali, il livello locale diventa sempre più importante d) Si avrà innovazione tutte le volte che un prodotto od un nuovo servizio viene immesso sul mercato- Ciò vale sia per il settore privato che per quello pubblico

8 Opportunità e rischi di una società globale
Tratti principali della società globalizzata E’ una società dell’informazione E’ un economia di mercato globale Il ruolo centrale è quello delle imprese La competizione è tarata sul ruolo dei paesi emergenti Risparmio gestito Innovazione tecnologica e finanziaria Politiche monetarie e di bilancio che tendono alla stabilità Ridefinizione del ruolo dello Stato in economia Da funzioni di produttore a regolatore Da grande assicuratore a mantenimento di condizioni di stabilità finanziaria e monetarie Potenti pressioni demografiche e migratorie Forti tensioni geopolitiche Gravi e crescenti problemi dell’ambiente

9 segue Aspetti economico finanziari
Riduzione del ruolo dello Stato e delle autorità monetarie nell’assumersi direttamente i rischi di ultima istanza I governi recedono dal ruolo di 0peratori optando per gravi processi di privatizzazione gestiti con il sistema finanziario in molti casi oggetto degli stessi processi Le decisioni economiche, anche strategiche tendono ad assumere connotati microeconomici La collocazione nel tempo e nello spazio del risparmio è sempre più assunta da operatori specializzati Il risparmio gestito e la nascita e l’affermarsi di grandi gruppi finanziari e industriali rendono labili i confini fra macro e micro processi economici L’innovazione economica finanziaria e gestionale consente di identificare misure e gestire i rischi L’impresa per sopravvivere ed essere competitiva elabora ed utilizza nuove e potenti tecniche gestionali rivolte a creare valore sostenibie, gestione del rischio ed allocazione dinamica del capitale La governance imprenditoriale assume un ruolo cruciale per monitorare e sollecitare la creazione di valore sostenibile

10 La società globale e l’Italia opportunità ma anche rischi
la globalizzazione ha ridotto i benefici per le comunità sub-nazionali di appartenere ad un singolo Stato: la competizione in un’economia globale tende, infatti, a porsi come competizione tra sistemi regionali. soggetti che operano all’interno del circuito economico sono inclini, cioè,a cercare zone caratterizzate da condizioni ambientali che ne favoriscano lo sviluppo: agilità burocratica, flessibilità dei fattori della produzione, equilibrio tra gli stessi, possibilità di cooperazione tra imprese Quindi: la creazione e la gestione di simili condizioni è più facilmente realizzabile a livelli sub-nazionali piuttosto che nazionali. I livelli regionali e locali di governo possono favorire, in particolare, adeguati “servizi reali” alle imprese: dalla formazione professionale, manageriale e imprenditoriale, alla “infrastrutturazione” del territorio, alle reti di approvvigionamento (idrico, energetico, ecc.), ai sistemi integrati di trasporto e di comunicazione, al cablaggio e all’informatizzazione, ai servizi di disinquinamento ai programmi integrati. dii riqualificazione e rigenerazione urbana

11 Segue Le decisioni di insediamento non dipendono ormai unicamente dall’ambiente economico - appunto le infrastrutture, i servizi, la disponibilità e la qualificazione del lavoro - ma anche a quello sociale eculturale. La qualità delle “infrastrutture sociali” (scuole, università, formazione professionale, servizi collettivi, ecc.), la coesione sociale, il dinamismo culturale diventano componenti sempre più importanti dello sviluppo economico. In epoca di globalizzazione e di riorganizzazione degli Stati nazionali, le economie locali e regionali sono quindi chiamate a fronteggiare uno scenario economico dai tratti sempre più instabili e competitivi. I rischi sono evidenti, ma ci sono anche nuove opportunità . Gli strumenti tradizionali di regolazione non sono, infatti, più sufficienti per raggiungere tali scopi specialmente in un quadro, come quello attuale, caratterizzato da risorse pubbliche decrescenti. Da ciò emerge la necessità di passare ad una strategia più complessa e partecipata di governo dello sviluppo sperimentando forme di governance capaci di coordinare i vari livelli istituzionali, di dar vita a relazioni tra pubblico e privato di tipo innovativo e di mobilitare le energie presenti nelle società locali.

12 Le riforme sono basilari ma
Segue In Italia tale situazione risulta ancora più complessa in quanto Siamo all’interno di un forte momento di riforme istituzionali: - l’attuazione della Riforma del Titolo V, con le sue luci e le sue ombre -La prospettiva del federalismo fiscale approvato ma procrastinato in efficacia a cinque anni -La riforma di un efficace sistema di controlli -L’esternalizzazione dei servizi -La sudssidiarietà orizzontale -Lo sviluppo della società dell’informazione -La riforma della seconda parte del titolo V della costituzione; -una nuova pubblica amministrazione che risponda ai canoni del new public management Le riforme sono basilari ma non si fanno per le istituzioni ma per i cittadini

13 Come stanno cambiando le politiche degli Enti
Politiche tradizionali Nuove politiche obiettivi Riduzione disparità fra regioni Strategie per lo sviluppo delle potenzialità locali Strategie prevalenti Politiche settoriali basate su incentivazione di imprese Politiche locali integrate a sostegno dei miglioramenti del contesto strumenti Varie forme di incentivazione Finanziamento di strategielocali orientate alla competitività del territ. attori Istituzioni centrali ( stato o Regioni) Sistemi locali di governance

14 Cause di insufficiente sviluppo locale in Italia- il Gap infrastrutturale
Il grado di competitività di un territorio, secondo gli esperti economici ( vedi ad esempio rapporto Svimez 2007) si determina dall’analisi di quatttro aspetti fondamentali:- a- dotazione di infrastrutture e reti b- l’attitudine culturale alla ricerca e sviluppo per l’innovazione c- ciò che si investe nella formazione e sviluppo di risorse umane e la relativa qualità d- la dinamicità economica del tessuto imprenditoriale esistente

15 Segue Secondo gli indici sintetici che attualizzano la situazione dei vari paesi europei in ordine alle suddette caratteristiche, il nostro paese si presenta molto debole, con profonde diversità fra nord e sud a costituire un economia quindi duale e nel complesso in forte ritardo In particolare il gap infrastrutturale è andato allargandosi in questi ultimi anni, anche se la situazione in europa è attualmente fortemente in stallo Da un rapporto del dell’Union Camere durante la sesta giornata dell’economia si rileva come tale Gap infrastrutturale sia cresciuto e sia profondo.

16 Segue qualche esempio La rete metropolitana La rete autostradale
Nel 1980 avevamo una rete più estesa della Francia, lunga tre volte quella della Spagna. Oggi la rete francese supera la nostra del 65% e quella spagnola del 75%! Non solo: tra il 2000 ed il 2005 in Italia abbiamo aperto 64 chilometri di autostrade, contro i della Francia e i della Spagna. L’alta velocità La Francia possiede ben Km di linee ad alta velocità, seguita dalla Spagna con 1.552, dalla Germania con 1.300; mentre l’Italia, con soli 580 Km, possiede attualmente una dotazione superiore solamente a quella del Belgio (120), e del Regno Unito (113). La rete metropolitana Nel nostro Paese i km di binari presenti su tutto il territorio sono 230, quando Madrid, da sola, ne ha 310, Parigi 213, Berlino 152, Stoccolma 100, Barcellona 105, per non parlare dei 408 km di Londra.

17 segue In estrema sintesii negli ultimi 10 anni è stato possibile destinare alla spesa per infrastrutture, una quota pari solo allo 1,6% del PIL, contro una media del 2,6% negli altri paesi dell’Unione Europea e ciò si è tradotto in un gap di oltre duecentomila miliardi tra l’Italia e i principali partners occidentali determinando una assoluto deficit di competittività . Inoltre tale deficit infrastrutturale appare molto più consistente se lo si confronta con il Pil pro capite Infatti nonostante che l’Italia abbia un livello di reddito simile ai paesi europei più sviluppati, ha un indice infrastrutturale complessivo molto inferiore, più simile a quello dei paesi mediterranei che tuttavia hanno redditi pro capite nettamente più bassi

18 Il new public management nella P.A Italiana
La conduzione burocratica della P.A comporta:- L’mpossibilità di adeguare il servizio offerto alle esigenze del cliente/utente; la mancanza della flessibilità necessaria per cogliere in tempi brevi le nuove opportunità; la deresponsabilizzazione delle risorse umane rispetto al risultato; la mancata valorizzazione delle iniziative individuali; il rischio di trasposizione dei fini.

19 segue Osborne e Gaebler (1992: 77), hanno individuato nel cosiddetto New Public Management un nuovo paradigma di riferimento per le Amministrazioni. Gli elementi che caratterizzano questo nuovo modello sono (Aucoin, 1990, Hood, 1991): la rottura degli ordini gerarchici verticali; la trasformazione dei grandi apparati pubblici in agenzie indipendenti o imprese; L’dozione di sistemi di contabilità basati sui risultati, seguendo logiche di tipo contrattuale; l’ntroduzione di meccanismi che favoriscono la competizione come il contracting-out e gli internal markets.

20 Segue Governance pubblica
Con il New Public Management il fine ultimo dell’agire amministrativo diviene la soddisfazione dei bisogni del cittadino. Affermare ciò equivale ad introdurre concetti di marketing strategico nel settore pubblico, perchè per soddisfare esigenze diverse bisogna diversificare anche i servizi pubblici, il che non è affatto in contrasto con la funzione sociale dell’amministrazione pubblica, in quanto differenziare non significa discriminare, (Sarno, 2003: 172). Si introduce perciò nel panorama di analisi della P.A il tema della Governance pubblica Che differisce dal goverment

21 La public governance Sul piano lessicale il termine governance è stato a lungo tempo sinonimo di governo costituzionale e giuridico, concernente , cioè gli affari di Stato oppure la direzione di istituzioni Mentre nell’idea di government risulta centrale il ruolo del Pubblico,l’idea di governance ricorda una modalità di intervento che coinvolge un insieme complesso di soggetti, fondato sulla flessibilità sulla partnership e sulla volontaria adesione partecipativa

22 Gli attori della public govertnance
Vedi tabella seguente Livelli di governance interlocutori Percezione del partnariato locale Aspettative dal partnariato europeo Commissione europea Il terminale di politiche Impatti adeguati, efficacia ed efficienza di realizzazioni Nazionale regionale Governo e autorità gestionali varie Interlocutore nella gestione di programmi Idem locale Stakeholders e autorità locali Reti locali e agenzie di sviluppo Sviluppo progetti,servizi collettivi

23 Come opera la governance
Governance locale Sviluppo economico Valorizzazione risorse umane Competitività territori diretto indiretto Servizi non finanziari Strutture intermediarie Agenzie per lo sviluppo Compagnie capitale di rischio Agenzie alta tecnologia Educazione scolast, e univ. Formazione Creazione posti di lavoro Politiche integrative Patti territoriali Infrasrutture Contesto territoriale Promozione industriale Attrattività investimenti Recupero del degrado Promozione regionale Internaz. Del turismo Clusters Ricerca e innovazione Società dell’informazione Servizi informativi Formazione Servizi comuni audit Servizi finanziari Crediti,mutui Garanzie,società di Capitali Leasing, factoring Infrastrutture locali Disteetti industriali Incubatori Parchi industr, Clusters Parchi scient.

24 Governance e partnariato
l’assemblea di Strasburgo ha qualificato, senza mezzi termini, il PPP( public/private Partnership), in tutte le sue manifestazioni, come un possibile strumento di organizzazione e gestione delle funzioni pubbliche, riconoscendo alle amministrazioni la più ampia facoltà di stabilire se avvalersi o meno di soggetti privati terzi, oppure di imprese interamente controllate oppure, in ultimo, di esercitare direttamente i propri compiti istituzionali”

25 Come si atteggia e opera la partnership a livello locale
Soggetti esterni Gli stakeholders nella governance Reti nazionali e internaz. Altri attori in competizione Istituzioni sovraordinate Soggetti interni Partnership P.P locale Società civile Amm/zioni locali Assoc.datoriali e sindacali Attori sociali ed economioci Banche agenzie fin. Istituzioni della Governance locale Altri attori locali

26 Governance e strategia
La complessità oggettiva e soggettiva della governance impone agli enti di pensare l’attività in termini di strategie e conseguentemente di programmazione che da strategica diviene anche finanziaria

27 Costruzione e gestione dei programmi pubblici
La programmazione strategica non è una tecnica gestionale ma un rivoluzionario modo di intendere gli affari della pubblica amministrazione Nei paesi di lingua anglosassone essa viene indicata come New public management

28 segue Addirittura negli stati uniti,una legge del congresso del 1993 denominata G.P.R.A Acronimo di goverment performance and risult act ha introdotto sistematicamente in tutti gli organi gestionali del Governo federale l’obbligo di elaborare piani strategici (quinquennali), piani di prestazione (annuali), e conseguentemente il bilancio di programma (program budgeting) Quindi Programmazione e gestione diventano momenti di un unico agire, suggellato da una terza parola-chiave, che è quella della valutazione.

29 Il decalogo di principi di qualsiasi programmazione pubblica
1.Valutare la coerenza con i principi di amministrazione accettati 2.Individuare prima di tutto i beneficiari 3.Definire e valutare metodi alternativi di intervento 4.Esaminare le compatibilità 5.Istituire la misurazione delle prestazioni e dei risultati 6.Valutare i rapporti costi-efficienza e costi-efficacia 7.Determinare la fattibilità della realizzazione 8.Valutare la disponibilità e la fattibilità finanziaria 9.Dare flessibilità al programma 10.Prevedere la cessazione del programma.

30 Valutare la coerenza con i principi di amministrazione accettati
Usare principi gestionali accettati per valutare vari progetti di programmi può aiutare ad identificare sia le deficienze interne che i rimedi alternativi Fra i vari principi di amministrazione certamente presenti ed eventualmente da precisare meglio vi sono i seguentì 1- servire i clienti 2-responsabilizzare i dipendenti 3-Responsabilizzare le comunità a risolvere i loro problemi 4-alimentare l’emulazione ed il desiderio di eccellere Il programmatore dovrebbe creare un chiaro senso di missione; Guidare di più, reprimere di meno; delegare autorità e responsabilità; sostituire le regole con gli incentivi; costruire bilanci basati sui risultati e sui prodotti; introdurre la competizione e la concorrenza dove possibile; ricercare soluzioni di mercato e non amministrative; misurare il successo attraverso la soddisfazionedell’ùtente.

31 Individuare i beneficiari e valutare come essi beneficiano dei programmi
Gli scopi pubblici e gli obiettivi di programma devono essere definiti in termini di benefici per gli individui e/o i gruppi. Ci sono due livelli di beneficiari, primari e secondari, che devono essere presi in considerazione in ogni formulazione o progettazione di programma. I beneficiari primari di un programma sono quelli che traggono da esso un beneficio diretto. I beneficiari secondari sono quegli individui, o gruppi, o organizzazioni, che beneficiano solo indirettamente di un programma. Per esempio: alcune amministrazioni locali sono le beneficiarie secondarie di programmi statali o comunitari Infine, una categoria di parti interessate, non strettamente beneficiarie di un programma, sono quelli che vengono chiamati sempre più frequentemente (in inglese) gli stakeholders coloro che sono in qualche modo interessati o toccati dal programma, che hanno una posta (stake) in giuoco nel programma.(Contribuenti fiscali)

32 Definire e valutare metodi alternativi di intervento
Dopo aver definito chiaramente i beneficiari e gli scopi dei Programma, i suoi progettisti dovrebbero prendere in considerazione forme di intervento alternative al programma stesso. Insomma, per ogni Programma ci possono essere una infinità di strumenti attuativi fra i quali scegliere. E data la grande proliferazione di strumenti che il settore pubblico può usare (proliferazione destinata ad aumentare nella misura in cui aumentano le privatizzazioni della funzione pubblica in molti campi e i limiti di risorse del settore pubblico stesso), E’ opportuno sviluppare, nella progettazione di un Programma, l’analisi dei massimo possibile di forme strumentali alternative di applicazione dei programmi.

33 Pubblico o privato: metodi alternativi di intervento
Tipologie di privatizzazione Privatizz. funzionale Privatizz. funzionale Privatizz.formale Privatizz. Finanz. Quotazioni in borsa Locazione Locaz./vendita Economia Privata concessione Leasing Sale,lease back Contratto di gestione Vendita di quote outsourcing Vendita di beni immobiliari securitisation factoring

34 Esaminare le compatibilità del programma
la formulazione di programma dovrebbe essere molto attenta alla compatibilità e alla complementarietà con strutture e programmi connessi già esistenti. Pertanto occorre ben ponderare Vantaggi comparati Complementarietà Armonia e capacità di attrarre e comporre interessi

35 Occorre stabilire criteri per la misurazione di prestazioni e risultati
È appena il caso di considerare che un programma debba prevedere fin dall’inizio la possibilità e l’eventualità di una sua reingegnerizzzione si devono individuare sufficientemente gli obiettivi generali e gli obiettivi più specifici di prestazione per misurarne i risultati e i prodotti: Pertanto occorre essere accurati nel prevedere i termini:- quando un programma deve essere riprogettato; quando un programma vada, invece, chiuso, perchè ha avuto successo quando un programma vada abbandonato, perchè è fallito.

36 segue Una vasta serie di dati dovrebbero essere raccolti e registrati per un programma, tra cui: Analisi e governo del territorio Marketing territoriale, e analisi swot inputs (cioè finanziamenti e staff, e caratteristiche dei beneficiari). carico di lavoro; outputs (servizi e/o prodotti finali); risultati di prodotto o servizio efficienza e/o produttività; soddisfazione dei beneficiari; soddisfazione dei dipendenti; qualità e rapidità dei servizi.

37 Pianificazione strategica di tipo aziendalistico
Gli anni settanta ed ottanta vedono il progressivo declinare delle economie delle Città ed una pianificazione rigida di tipo gerarchico e pubblico non è efficace a contrastare il degrado conseguente Nel periodo si osservano i seguenti fenomeni:- Una progressiva apertura dei mercati accompagnata e seguita da una Deregolamentazione generale anche di tipo urbanistico Si osserva un progressivo abbandono della vecchia pianificazione di tipo gerarchico Le crescenti difficoltà finanziarie costringono le amministrazioni locali a ricercare partneships con i privati specialmente con quelli detentori di grandi rendite fondiarie e urbane

38 Gli strumenti di pianificazione di tipo aziendalistico
Il marketing territoriale, mutuato dalla cultura aziendale sviluppatasi negli Stati Uniti negli anni trenta ove l’impresa acquisisce un vantaggio competitivo rispetto ai concorrenti se è in grado di formulare una strategia che faccia leva su capacità uniche (Vicari – 1989).,si può definire come la risultante di un insiemedi azioni poste in atto per attrarre in uno specifico territorio nuove attività economiche e produttive, favorire lo sviluppo delle imprese locali, e promuovere un’immagine positiva ( Kotler PH.-Haider-Rein 1993) Più in generale il marketing territoriale è definibile come l’analisi della domanda e dei bisogni degli stakeholders di un territorio per costruire e rafforzare rapporti di scambio vantaggiosi sia con i residenti del territorio sia con clienti/mercati esterni. Il marketing tende quindi a creare un circolo virtuoso tra soddisfazione dei residenti e capacità di attrazione verso l’esterno. In particolare si può rappresentare il marketying del territorio come In primo luogo si può parlare di marketing territoriale come “politica” ossia in termini di organizzazione dell’offerta di dotazioni infrastrutturali, di incentivi economici, di servizi pubblici con lo scopo di attrarre investimenti esterni e sostenere lo sviluppo locale.

39 Azione di marketing del territorio ai fini della programmazione strategica
Progettazione delle caratteristiche dell’area Degli elementi distintivi e dei servizi offerti Creazione di incentivi per accrescere la competitività del territorio Proporre un’offerta efficace ed accessibile Promuovere le fonti di vantaggio competttivo

40 Nella programmazione strategica e nel Marketing uso della Swot analysis
Che cosa è l’analisi swot E UN’ANALISI DI SUPPORTO ALLE SCELTE CHE RISPONDE AD UN’ESIGENZA DI RAZIONALIZZAZIONE DEI PROCESSI DECISIONALI è una tecnica sviluppata più di 50 anni come supporto alla definizione di strategie aziendali in contesti caratterizzati da incertezza e forte competitività a partire dagli anni 80 è stata utilizzata come supporto alle scelte di intervento pubblico per analizzare scenari alternativi di sviluppo oggi l’uso di questa tecnica è stato esteso alle diagnosi territoriali e alla valutazione dei programmi regionali i regolamenti comunitari ne richiedono l’utilizzo per la valutazione di piani e programmi

41 A cosa serve la Swot analysis
Evidenzia i principali fattori, interni ed esterni al contesto di analisi, in grado di influenzare il successo di un programma/piano Consente di analizzare scenari alternativi idi sviluppo Supporta l’impostazione di una strategia coerente rispetto al contesto su cui si interviene L’analisi SWOT consente di identificare le principali linee guida strategiche in relazione ad un obiettivo globale di sviluppo economico o settoriale

42 Quando si utilizza la swot analysis
è una tecnica sviluppata più di 50 anni come supporto alla definizione di strategie aziendali in contesti caratterizzati da incertezza e forte competitività a partire dagli anni 80 è stata utilizzata come supporto alle scelte di intervento pubblico per analizzare scenari alternativi di sviluppo oggi l’uso di questa tecnica è stato esteso alle diagnosi territoriali e alla valutazione dei programmi regionali i regolamenti comunitari ne richiedono l’utilizzo per la valutazione di piani e programmi

43 In pratica come si presenta una swot analisys
Raccoglie in una matrice gli elementi critici di un intervento e Raccoglie in una matrice gli elementi critici di un intervento e del territorio in cui viene utilizzata La matrice è organizzata in quattro sezioni che raccolgono le caratteristiche identificate come: punti di forza, punti di debolezza, opportunità e rischi;

44 Assetto organizzativo interno Assetto territoriale esterno
La Swot analisys Un grafico per capire meglio Assetto organizzativo interno valorizzare Punti di forza Punti di debolezza combattere swot cogliere opportunità rischi limitare Assetto territoriale esterno

45 Pianificazione strategica di terza generazione
Questo terzo modo di guardare alla pianificazione si diffonde in diverse città Europee durante il corso degli anni novanta. La costruzione di questo tipo di piani si rifà all’approccio di tipo aziendalistico mantenendone la flessibilità. Il processo di costruzione del piano presenta caratteristiche botton-up e i soggetti non presentano soltanto interessi forti, ma anche i portatori di interessi diffusi ( Sindacati organizzazioni datoriali etc- L’accento non è soltanto posto sul fattore economico ma anche sulla coesione sociale e una diversa qualità della vita Si focalizza l’attenzione sull’ambiente e sulle esigenze di riequilibrio di tutte le funzioni urbane

46 Costruzione di un piano strategico
Ipotesi di lavoro Partecipazione e condivisione Assemblee di stakeholders Gruppi di lavoro a tema Gruppi di lavoro settoriali Analisi e diagnosi Attuazione piano Costruzione piano Patto Azioni e progetti Monitoraggio implementazioni MKG.T Visione/Assi Linee strategiche Obiettivi Azioni revisione SWOT

47 Pianificazione strategica e urbnistica
Un confronto Pianificazione urbanistica Pianificazione strategica durata Non definita Medio/lungo periodo obiettivi Territorio geografico Territ.per lo sviluppo economico e coesione sociale modalità Top-down condivisione Effetti giuridici e natura Vincolistici e obbligatori facoltativa investimenti pubblici Pubblico/privati

48 Valutare costi efficienza costi efficacia e costi risultati
I progettisti del Programma dovrebbero applicare criteri di valutazione dei rapporti costi-efficacia e costi-efficienza sia al Programma nel suo insieme che a i suoi specifici elementi (incluse le strutture organizzative, il programma di prestazioni, e le funzioni di supporto amministrative) per stimare: 1-il costo (totale, marginale, e/o amministrativo, come misura del costo costante) per unità di beneficio (definito come prodotto o risultato); 2-la produttività, (per esempio: unità di beneficio per impiegato a tempo pieno o per superficie di ufficio).

49 Potrebbe essere importante
segue I progettisti di programma, inoltre, dovrebbero prendere sempre più in considerazione l’efficienza sociale del Programma; cioè come il Programma può essere formulato in modo da conseguire il più grande beneficio netto per la società Potrebbe essere importante 1. identificare gli impatti più rilevanti della politica; compresi gli impatti diretti ed indiretti a) sui beneficiari diretti del programma, b)su altri gruppi coinvolti, e c) sulla società nel suo insieme; 2. categorizzare i costi e i benefici per i vari gruppi coinvolti; 3.quantificare detti effetti, attraverso i misuratori e i metodi appropriati a ciascuna tipologia di valutazione

50 Determinare la fattibilità della realizzazione
una prudente sperimentazione prima di gravare il Governo di un investimento pubblico maggiore potrebbe evitare costose disavventure e illuminare sui tranelli che si possono incontrare in campi inesplorati. Sebbene dimostrazioni pilota non sono appropriate per tutti i campi, esse sono molto desiderabili in un vasto ambito di situazioni o condizioni quali: programmi ad alto rischio, dove le conseguenze di fallimento sono catastrofiche e vitali; programmi dove l’investimento economico è così sostanziale da suggerire piccoli esperimenti; programmi dove esiste una relativa complessità, sia organizzativa che programmatica (per es. nei settori della organizzazione sanitaria, della lotta alla povertà, allo sviluppo economico); programmi dove c’è ancora una certa incertezza circa le soluzioni appropriate; programmi dove c’è una intensa controversia pubblica o un basso consenso politico; programmi in cui non c’è un immediata urgenza politica che precluda più deliberate esplorazioni di approcci alternativi.

51 Valutare le disponibilità e le fattibilità finanziare
Data la forte spinta, ovunque, a ridurre il bilancio pubblico, e date le richieste in competizione su fondi limitati, la capacità di essere finanziati è un criterio inevitabile per valutare programmi pubblici sia nuovi che già esistenti. I costi finanziari (budgetary cost) di un programma possono essere determinati in molti modi, ciascuno di interesse differente per i differenti interessi costituiti. Come elementi di costo alternativi, possono essere ricordati significativamente i seguenti: 1-il costo del ciclo di vita totale (total life cycle costs) 2-i fabbisogni annuali di finanziamento 3-il rischio di straripamento di costo 4-La generazione del reddito 5-La gestione del debito

52 La strategia e gli enti locali
Se analizziamo quanto abbiamo fin qui espresso correttamente intorno alle teorie sulla pianificazione e/o programmazione strategica, ci accorgiamo quanto cammino deve fare fra vari ostacoli di natura culturale e pragmatica l’Ente locale, per attuare in concreto un approccio strategico alla sua attività: Segnaliamo i principali impedimenti Difficoltà nell’adozione di un approccio integrato. Le strutture organizzative degli Enti Locali, ancor oggi, rispondono a rigide logiche funzionali e non prevedono momenti forti di confronto e di concertazione tra i dirigenti. Difficoltà nell’individuazione di indicatori di efficacia ed efficienza dell’azione dell’ente. Tale difficoltà spinge sempre più la dirigenza a focalizzarsi sul proprio ambito di competenza. Difficoltà nel rendere espliciti gli obiettivi di lungo periodo. La missione aziendale non è mai esplicitata, è piuttosto il frutto di un comune sentire legato a valori etici quali l’interesse pubblico e la tutela degli interessi della collettività.

53 segue Inadeguatezza del Piano di Giunta come Piano Strategico. Tale documento è generalmente frutto di una serie di compromessi e, quindi, sulle questioni importanti tende spesso ad assumere posizioni molto sfumate. Scarsa conoscenza della situazione esterna ed interna all’ente. Per la redazione del Piano Strategico sarebbe necessario un confronto tra politici e dirigenti finalizzato all’analisi dell’ambiente esterno ed interno, ma, nei fatti, tale scambio di informazioni, quando avviene, si realizza in modo frammentario e non strutturato. Incertezza sui tempi di trasferimento delle risorse finanziarie. Tale incertezza non consente di effettuare una corretta pianificazione finanziaria.

54 in concreto analizziamo i seguenti schemi.
Dalla pianificazione strategica alla pianificazione operativa negli ee.ll Occorre procedere oltre e individuare le funzioni evolutive e segnatamente la nuova importanza della funzione finanziaria da enuclearsi nell’ambito generale della programmazione, organizzazione e controllo in concreto analizziamo i seguenti schemi.

55 Relazione previsionale e Programmazione delle risorse
segue Pianificazione e programmazione stakeholders Programma elettorale Documenti di pianificazione Linee programm.di mandato Pisno generale di sviluppo Documenti di programmazione Bilancio annuale Bilancio pluriennale Funzione finanza Relazione previsionale e programmatica Programmazione delle risorse

56 segue attuazione Organizzazione e valutazione Definizione
risorse Funzione finanziaria Definizione degli obiettivi umane strumentali finanziarie Pianificazione operativa Analisi degli scostamenti Feed back Meccanismi incentivanti attuazione valutazione Valutazione delle prestazioni

57 Definizione obiettivi Organizzazione e gestione
segue controllo Definizione obiettivi Organizzazione e gestione analisi Controllo di Regolarità amm. E contabile Controllo strategico Controllo gestione valutazione valutazione correzioni

58 Contesto e strategia di finanziamento
La funzione finanza è sempre più chiamata a ipotizzare e gestire una strategia di ricerca di risorse finanziarie- vediamo il segunete schema Capitale proprio Investimenti Senza costi Aumento di imposte Risparmi di gestione Strategie di finanziamento Donazioni sponsorizzazioni Pay as you use indebitamento Rating finanziario Rinegoziaz. Debito Gestione liquidità Gestione patrimonio Emissione obbligazioni Derivati-swap Project financing leasing Strumenti tradizionali Strumenti innovativi

59 segue Il contesto spinge al rapporto con il privato P.P.P pubblico
Possibilità di nuovi mercati Profili interessanti di rischio e Rendimento Responsabilità sociale Incremento delle conoscenze New public management Nuove politiche fiscali Nuove professionalità Vincoli di bilancio Convenienza economica per i contribuenti Trasferimento dei rischi

60 Evoluzione della funzione finanza negli enti locali
Negli anni anni 90 si è progressivamente consolidata la funzione Finanziaria negli Enti Locali; operazioni come emissioni obbligazionarie in una prima fase e più recentemente operazioni sui derivati (swap principalmente) e cartolarizzazione sono sempre più diffuse nei Comuni, anche in quelli di piccoli dimensioni, Province e Regioni Si è cioè andata a costituire ciò che gli addetti chiamano come Finanza innovativa In contrapposizione con la cosidetta finanza tradizionale Riferita alle operazioni che hanno contraddistinto la programmazione e gestione finanziaria degli Enti Locali, dopo la crisi della finanza locale di fine anni 70, crisi legata:- all’indebitamento a breve( mutui a ripiano dei disavanzi di bilancio) per rimborsare l’indebitamento a medio lungo, il successivo consolidamento dei debiti e la riduzione dell’autonomia impositiva.

61 Segue La riforma del 1979 presentava le seguenti caratteristiche Ricorso ai mutui a lunga scadenza con il finanziatore pressochè unico rappresen tato dalla Cassa DD.PP Gestione della liquidità affidato prevalentemente al sistema di tesoreria unica

62 Segue Anni70-79 Anni 79-94 Anni 95-08
Processo evolutivo della funzione finanza Anni70-79 Anni 79-94 Anni 95-08 Blocco Indebitamento breve Tesoreria Unica Indebitamento mediolungo Cassa DP Leasing finanziario operativo Valorizzazione del patrimonio Indebitamento medio lungo Con banche e Cassa DDPP BOC BOP BOR Gestione liquidità fuori Tesoreria Unica Liability asset Mgmt Rinegoziazione debito Operazioni derivati swap Fondi immobiliari Finanza progetto Attenzione a diversificare fonti Congelamento funzione finanza Progressivo consolidamento Funzione finanza verso strumenti innovativi

63 Ipotesi di organizzazione della funzione finanza
Possibile schema organizzativo Gestione del capitale Direttore finanza E controllo Monitoraggio e supporto tesoreria amministrazione Ctrl gestione Contabilità generale Bilanci Imposte Paghe, crediti, debiti Assicurazion Budget reports Liquidità Indebitamento Valute Flussi di cassa

64 Segue Lista degli strumenti finanziari utilizzabili
Sviluppo prioritario benchmarking Competenze Intermediari finan. Audit finanz. Audit per rating Simulazione politiche tariff. Simulazione politiche tribut. Project financing Leasing finanziario operattivo Utilizzo fondi europei

65 Segue Tabella Strumenti finanziari Sviluppo prioritario Benchmarking
Competenze Intermed.finan. Gestione liquidità Gestione crediti factoring Cartolarizzazione crediti Cartolarizzazione immobiliare Gestione debito Donazioni e fund raising Emissioni obbligazionarie

66 Scelta dei modi di finanziamento
Principi guida che devono regolare la scelta degli strumenti finanziari Equità fra generazioni, in base al quale i soggetti che beneficiano dell’investimento dovrebbero essere anche i soggetti chiamati a ripagare il debito contratto per lo stesso; Efficacia, in base al quale la fonte di finanziamento dovrebbe generare le risorse finanziarie quando le stesse sono necessarie; Efficienza, in base al quale occorre scegliere la migliore soluzione che ottimizza a parità di risultati il costo delle risorse.

67 Processo di scelta del fianziamento
Il processo di scelta dello strumento dovrebbe essere più strutturato ed ancorato ad alcuni criteri che possono essere individuati come segue. 1.caratteristiche del mercato finanziario; 2.caratteristiche del fabbisogno e la situa-zione interna dell’azienda (flessibilità dello strumento); 3.convenienza economica; 4.esigenze di controllo; 5.aspetti legati alla complessitàdelle procedure ed ai tempi di erogazione; 6.vincoli relativi alla disciplina dell’indebitamrnto-

68 Vincoli all’indebitamento-il patto di stabilità interno sui bilanci
Il patto di stabilità interno è diventato un dato negli ultimi anni un dato necessario anche se non sufficiente per l’attività programmatoria degli Enti locali, Cosa è il patto di stabilità e crescita il patto di stabilità e crescita stato introdotto in sede comunitaria per assicurare l’equilibrio delle finanze pubbliche attraverso l’obiettivo del saldo di bilancio prossimo al pareggio se non positivo.

69 segue Conseguenza dell’adesione al patto di stabilità, gli stati membri che hanno adottato la moneta unica, si impegnano ad adottare politiche di bilancio che prevedono il suo pareggio, comunicandolo annualmente alla commissione europea Per raggiungere gli obiettivi previsti nei programmi di stabilità, gli stati membri coinvolgono gli altri livelli di governo esistenti nei rispettivi paesi Il calcolo per rispettare annualmente il patto di stabilità ha subito negli anni molte e significative modifiche e nel 2007 si è tornati nel calcolo al regime dei saldi di bilancio anziche a quello dei tetti di spesa precedentemente in vigore

70 Segue La normativa italiana per il triennio 2009-2011
L’attuale assetto normativo del patto di stabilità interno è delineato dall’art. 77-bis del d.l. 112/2008 (convertito con legge 133/2008), che introduce alcune correzioni al quadro preesistente. Innanzitutto cambia la base contabile di riferimento: non si fa più riferimento ad una media triennale (per il 2008 la base era la media del triennio 2003/2005, calcolata in termini di sola cassa), ma si opera solo sul saldo del 2007, calcolato in termini di competenza mista.  Si distinguono Comuni e Province in relazione al rispetto o meno del patto per il 2007 

71 Calcolo per rispetto del patto di stabilità
Tabella per il calcolo dei miglioramento % programmato se nel 2007 si è rispettato il patto Natura del saldo Comuni Province Competenza mista anno 2007 2009 2010 2011 Saldo positivo 10 Saldo negativo 48 97 165 17 62 125

72 Segue Comuni Pprovince Competenza mista 2007 Saldo positivo
Tabella per il miglioramento percentuale programmato se nel 2007 non si è rispettato il patto di stabilità Natura del saldo Comuni Pprovince Competenza mista 2007 2009 2010 2011 Saldo positivo Saldo negativo 70 110 180 22 80 150

73 Segue Il saldo finanziario calcolato in termini di competenza mista è costituito dalla somma algebrica degli importi risultanti dalla differenza tra accertamenti e impegni, per la parte corrente, e dalla differenza tra incassi e pagamenti per la parte in conto capitale, al netto delle entrate derivanti dalla riscossione di crediti e delle spese derivanti dalla concessione di crediti. - Gli aggregati di riferimento sono le entrate finali (titolo I – II – III e titolo IV) e le spese finali (titolo I e titolo II)

74 Segue A-parte corrente 2007 +/- Tabella per il calcolo Parte I Entrate
Entrate correnti (1) accertamenti Spese correnti (2) impegni Saldo finanziario (1)-(2) +/-

75 Segue Tabella parte B- conto capitale e saldo totale B-Parte conto capitale 2007 Entrate tit.IV (3) riscossioni Risorse ex art.77 bis comma 8(4) Totale entrate c/ cap-(3)-(4) (5) +/- Spese titolo II pagamenti Concessione di crediti Totale spese c/ capitale (6) Saldo C/Cap. (5)-(6) Saldo fin,(A)+(B

76 segue 10 40 17 97 67 165 125 Tabella manovre Manovre corretive 2009-
2011 Saldo totale positivo comuni Saldo totale negativo comuni province Saldo totale negativo province Miglioramento 2009 10 40 17 Miglioramento 2010 97 67 Miglioramento 2011 165 125 Obiettivi Obiettivo 2009 Obiettivo 2010 Obiettivo 2011

77 Difficoltà di investimento per gli enti locali
Stante la situazione evidenziata, si prospettano per ll triennio,ulteriori difficoltà per gli Enti locali, nel senso di dover limitare fortemente e progressivamnete i pagamenti per investimenti In particolareA partire dal 2010 la situazione appare sempre più difficile da sostenere in relazione all’incremento consistente delle percentuali di miglioramento del saldo che, se confermate, porranno gli enti locali,in una sorta di paralisi, dovendo bloccare del tutto i nuovi lavori e rallentare le opere in corso di realizzazione

78 Finanza tradizionale -mutui
Tra gli strumenti finanziari di indebitamento sicuramente quello più utilizzato dalla pubblica amministrazione è sempre stato il mutuo. il mutuo è un finanziamento a medio-lungo termine, erogato da un istituto di credito (solitamente in un’unica soluzione) e, in genere, assistito da garanzie personali e/o reali Il mutuo può essere rimborsato in un’unica soluzione o attraverso il pagamento di rate periodiche comprensive di due componenti: una quota del capitale preso a prestito e una quota degli interessi maturati sul capitale residuo. Tali quote dipendono dal tipo di piano di ammortamento concordato con l’ente eroga- tore, che può prevedere sia il rimborso del prestito a rate posticipate decrescenti comprensive di quote di capitale costanti e quote di interessi decrescenti pagate sul debito residuo, sia il rimborso a rate posticipate costanti comprensive di quote capitale crescenti e di quote di interessi decrescenti Se il mutuo è a tasso variabile l’andamento delle quote non potrà che dipendere dall’andamento del tasso di interesse.

79 Mutui- qualche nota storica
Fin da i primi anni novanta,non richiedendo lo strumento particolari competenze economico-finanziarie (risorse limitate, gestione dei rischi finanziari, limiti di indebitamento)gli enti locali si sono limitati non solo ad utilizzare il mutuo per la copertura dei propri impieghi, ma hanno trovato nella Cassa Depositi e Prestiti il loro principale interlocutore. In altri termini, non vi era una valutazione comparativa ne degli strumenti, ne tanto meno degli enti erogatori. A partire dal 1990, con la cessazione del monopolio della Cassa DD.PP. come ente finanziatore, il legame tra Enti Locali e sistema creditizio è diventato sempre più stretto, anche se ad oggi gli enti, soprattutto quelli di più piccola dimensione, trovano nella Cassa DD.PP. L’intermediario più affidabile e meno oneroso per la contrazione dei mutui, fors’anche per la poca sensibilità alle alternative offerte dal mercato finanziario.-

80 segue Se la finanza è derivata, il mutuo, è : regolato da norme e procedure rigide onerose e prive di raffronto competitivo col mercato Ma in concreto mostrava il vantaggio: 1- di non dare particolari problemi di gestione, in quanto quasi sempre sostenuto da contributi statali che coprivano sulla carta gli oneri finanziari 2- avendo annualità costanti non richiedevano particolari professionalità ai fini della pianificazione finanziaria L’avvenuta concessione di una maggiore autonomia, collegata anche ai maggiori vincoli derivati dall’UE, Ha consentito: A-La possibilità di contrarre mutui sia a tasso fisso che variabile, B-di rinegoziare l’indebitamento già contratto, C-di coprirsi dal rischio attraverso contratti derivati,

81 Gestione attiva del debito
Segue Si parla sempre più di Gestione attiva del debito Cioè di quella politica che consente all’ente di rispondere alle continue oscillazioni del mercato finanziario e creditizio, soprattutto di quelle legate alla variabilità dei tassi di interesse.

82 Limite all’indebitamento con mutuo
Per quanto riguarda gli Enti Locali tale limite è fissato dall’art. 204, comma 1, del TUEL, Tabella. Parametri per il calcolo della capacità di indebitamento Entrate correnti da consuntivo (anno x-1) (A) 25% delle entrate correnti (B)A*25% Interessi passivi sui mutui già contratti al netto di oneri di pre/ammortamento e di contributi in conto interessi (anno x-1) (C) Capacità di impegno per interessi (D) = B-C Mutui da assumere nell’anno x, i cui interessi si pagano a partire dall’anno x (E) Interessi conseguiti al ricorso annuale al credito (calcolati su E) (F) Capacità d’impegno per interessi residua a fine esercizio (G) = D-F Volume dei mutui ulteriormente contraibili, considerato un tasso annuo di mercato (H) = G/i* Capacità di indebitamento per l’anno x+1 (valore in %) L=[(C+F)/A]*100

83 e trasferimenti correnti
segue mpatto della quota capitale e della quota interessi dei mutui sul bilancio ENTRATE SPESE Titolo I Entrate tributarie Titolo I Spese corrent Interessi passivi e oneri finanziari diversi Titolo II Entrate da contributi e trasferimenti correnti Titolo II Spese in conto capitale Titolo III Entrate extra tributari Titolo III Spese per rimborso rimborso quota capitale mutui Titolo IV Entrate da alien. trasf Titolo V Entrate accensione prestiti

84 Le Emissioni obligazionarie
E’ questo il caso dei cosiddetti prestiti divisi. Il ricorso ai prestiti divisi avviene, di norma, quando un operatore abbia necessità di finanziamenti in misura tale che un singolo soggetto non è in grado di soddisfarlo da solo; o quando il potenziale finanziatore giudichi non desiderabile impegnare una parte troppo ampia delle sue disponibilità in una sola operazione prestiti obbligazionari appartengono a questa fattispecie.Il sottoscrittore del prestito sarà titolare di un titolo di credito, detto appunto obbligazione.

85 segue Come funziona:- Nei prestiti obbligazionari l’ammontare complessivo CC capitale richiesto dall’ente emittente viene diviso in un certo numero N di titoli (obbligazioni) tutti equivalenti; il portatore di ciascuno di essi risulta allora creditore dell’ammontare CC/N = C. Quest’ultimo rappresenta il valore nominale dell’obbligazione (importo scritto sul titolo) che, come in seguito vedremo, può non coincidere nè con il suo prezzo di emissione nè con il suo valore di rimborso. Se il tasso periodale di remunerazione del prestito è fatto pari a i, il possesso di una obbligazione da il diritto di ricevere, a ciascuna delle scadenze periodiche previste (date di godimento), l’ammontare di interessi Ci, detto cedola.

86 Normativa per l’emissione
Le obbligazioni degli enti territoriali sono state introdotte per la prima volta dall’art. 32 della Legge Quadro di riforma delle autonomie locali (Legge 142/90). Successivamente, le obbligazioni degli enti territoriali sono state disciplinate dagli articoli 35 e 37 della Legge 23 dicembre 1994, n. 724 e dal regolamento attuativo recante le norme per l’emissione di titoli obbligazionari, disposto dal decreto del Ministero del Tesoro 5 luglio 1996, n. 420 (G.U , n. 189).

87 segue Ai sensi dell’art. 35, Legge 724/94 le Province, i Comuni e le Unioni di Comuni, le Città Metropolitane e i Comuni di cui agli articoli 17 e seguenti della Legge 8 giugno 1990, n. 142, le comunità montane, i consorzi tra enti locali territoriali e le Regioni possono deliberare l’emissione di prestiti obbligazionari destinati esclusivamente al finanziamento degli investimenti

88 segue conseguentementeNon è quindi possibile emettere un prestito per un valore nominale superiore, finanziando per la differenza investimenti ulteriori o spese correnti. L’individuazione dell’investimento da finanziare è obbligatoria, in quanto ai sensi dell’art. 1 del Decreto 420/96 la delibera di approvazione del prestito è subordinata alla preventiva approvazione: a) del piano economico-finanziario di cui all’art. 46 del decreto legislativo 30 dicembre 1992, n. 504, ove il prestito sia finalizzato alla realizzazione di opere pubbliche destinate all’sercizio di servizi pubblici a rilevanza imprenditoriale; b) del progetto o del piano esecutivo dell’investimento previsto dall’art. 43 del D. Lgs. 77/1995.

89 Procedura di collocamento
L’emissione e il collocamento devono essere gestiti da intermediari finanziari autorizzati dalla normativa nazionale e comunitaria (Banche e Società di Intermediazione Mobiliare) L’ intermediario può svolgere i seguenti ruoli 1-Collocamento dei titoli sul mercato con OffertaPubblicadiVendita- OPV(operazione di collocamento ai sensi del D.Lgs. 58/98 in cui l’intermediario su incarico dell’emittente offre al pubblico strumenti finanziari a condizioni di prezzo e di tempo predeterminate). 2-collocamento e garanzia con conseguente obbligo da parte dell’intermediario di acquistare l’eventuale quota di prestito non assorbita dal mercato

90 segue 3) acquisto a fermo con il quale l’intermediario si impegna a sottoscrivere l’intero ammontare del prestito. In questa ipotesi non si configura una sollecitazione del pubblico risparmio poichè l’offerta è rivolta esclusivamente ad un investitore professionale, che si suppone sia in grado di valutare la tipologia dei titoli ed il merito di credito dell’emittente (in questa terza fattispecie non è necessario redigere il prospetto informativo e diffondere la nota informativa sintetica)

91 Segue Prezzo di emissione Valuta di denominazione
L’art. 41 della Legge 448/2001 ha invece previsto l’emissione di titoli con scarto di emissione (sotto la pari). Valuta di denominazione E’ prevista l’emissione di titoli obbligazionari in valuta estera. In questo caso la deliberazione consiliare deve prevedere la copertura del rischio di cambio mediante contratto swap) e deve indicare il costo effettivo sopportato dall’ente (comprensivo del costo della copertura). Valore e modalità di rimborso Il valore (o prezzo) di rimborso di un titolo obbligazionario può essere indifferentemente alla pari o, meno probabilmente, sopra la pari.

92 segue Modalità di rimborso Il rimborso può avvenire:-
il rimborso a scadenza; il rimborso anticipato; il riacquisto. Il rimborso anticipato può avvenire soltanto nel caso si evidenzi una dismissione patrimoniale Il riacquisto dei titoli è possibile in particolare in caso di quotazione su mercati regolamentati, esso può essere attuato solo previo utilizzo di economie di bilancio.

93 segue Tassi Il tasso di rendimento può essere fisso o variabile Durata La durata minima è di 5 anni, mentre non vi sono limiti alla durata massima. AmmortamentoIl precedente sistema (art. 35, commi 6 e 7, Legge 724/94; art. 1, comma 2, D.M.T. 420/96) prevedeva il rimborso graduale delle quote di capitale ed interessi, sin dalla prima rata in scadenza. Ad oggi è invece consentita l’emissione di titoli bullet le cui caratteristiche sono simili a quelle della maggior parte delle obbligazioni (titoli di Stato e non) scambiate sui mercati finanziari.

94 Regime fiscale in materia di titoli obbligazionari emessi dagli enti territoriali, l’articolo 27 della Legge 342/00 (collegato fiscale alla Finanziaria per il 2000), nel modificare gli articoli 1 e 2 del D.Lgs. 239/96 ha stabilito che: l’imposta sostitutiva affluisce all’entrata del bilancio dello Stato e il 50% del gettito della medesima imposta, che si renderebbe applicabile sull’ammontare degli interessi passivi del prestito, è di competenza degli enti territoriali emittenti i titoli obbligazionari.

95 Natura dei prestiti obligazionari
Prestiti obligazionari convertibili La conversione (anche parziale) delle obbligazioni in azioni di società di proprietà dell’ente emittente (il sottoscrittore passa da creditore dell’ente Locale ad azionista della società per azioni locale) è sempre una facoltà. Questa facoltà concessa al sottoscrittore ha come primo effetto quello di ridurre il costo dell’indebitamento.Ma l’aspetto fondamentale ò dato dal fatto che se il sottoscrittore esercita la facoltà l’ente Locale trasforma le obbligazioni in azioni ed elimina il rimborso, senza avere la necessità di trovare le risorse per rimborsare il prestito. Privatizza, inoltre, la SpA.

96 Segue Prestiti obbligazionari cum warrant
in questo caso si offre la facoltà all’ente non di convertire le obbligazioni in titoli come nel caso precedente, ma quella di acquistare azioni di una SpA (non si cambia la posizione dell’intermediario da creditore dell’ente Locale ad azionista della SpA). Il sottoscrittore del prestito obbligazionario somma alla posizione creditoria nei confronti dell’ente Locale quella di azionista della SpA. A differenza dei pre- stiti obbligazionari convertibili non si elimina in rimborso GaranzieE’ vietata ogni forma di garanzia a carico dello Stato o delle Regioni (per emissione di Comuni e di Province);Tuttavia, i Comuni e le Province usufruiscono di due meccanismi: la delegazione di pagamento; la procedura di dissesto.

97 Impatto sul bilancio dei prestiti obligazionari
diagramma ENTRATEE SPESE Titolo I Entrate tributarie Interssi passivi e Oneri finanz. diversi Titolo 1 Spese correnti Titolo II entrate da contributi Titolo II Spese c/capitale Titolo III Entrate extribut. Rimborso prestiti obbligazionari Titolo III Spese per rimborso Titolo IV Entrate da alien. E trasf. Titolo V Entrate accens. prestiti

98 Individuaz. Strumenti idonei
Gestione del debito Un modello possibile Valutazione debito esistente Monitoraggio Mercati fin. Individ.opport. Di ristrutt. Riclassific di bilancio. Deb. a tasso fisso simulazioni Individuaz. Strumenti idonei Deb. A tasso variabile Bilancio Deb. In Valuta estera Swap e derivati Modifica parametri Modif. Ammort. Modif. tasso Altri strumenti Deb.in Valuta naz. Ricomposiz. Portafoglio passività Scelta strumento Analisi dello strumento

99 segue composizione dello stock di debito esistente;
L’attenzione va posta nel liability management,sull’analisi delle passività esistenti e cioè:- composizione dello stock di debito esistente; Composizione del debito esistente per tipo di interesse; eventuali parametri di indicizzazione; tipo e modalità di rilevazione dei parametri; durata residua complessiva; altre informazioni rilevanti (ad esempio possibilità di modifica del contratto, ecc.).

100 Segue La seconda fase consiste nel determinare gli effetti di possibili variazioni dei tassi di interesse sul bilancio dell’ente esaminato. Va sottolineato che in ogni caso, l’Ente sarà influenzato dal cambiamento del tasso, sia che abbia una struttura di debito più o meno rigida, sia nel caso in cui la struttura delle passività sia esposta al tasso variabile. All’analisi della situazione debitoria dell’azienda e al monitoraggio dei mercati finanziari, segue l’individuazione dei possibili strumenti utilizzabili o delle diverse azioni che possono essere implementate per la ristrutturazione del debito. Una gestione attiva del debito può infatti puntare alla modifica di alcuni parametri del contratto di indebitamento: durata: a secondo delle condizioni prevalenti nel mercato si puo voler allungare la durata del contratto o estinguere il debito in breve tempo; l’ammortamento: si può scegliere di passare da un ammortamento di tipo francese ad uno di tipo italiano, o si possono cambiare altre caratteristiche; Parametri di indicizzazione: secondo le condizioni contrattuali possibile o meno rivedere i parametri di indicizzazione, diversificandoli o modificandoli.

101 Strumenti derivati-swap e opzioni varie
Di contro la gestione attiva del debito può far impiego anche di altri strumenti quali: swap; Derivati; Prodotti più sofisticati. Gli strumenti derivati sono rappresentati da attività il cui valore varia in relazione alle performance od ai risultati di un’attività sottostante, che può assumere natura finanziaria o reale

102 Segue Tra i principali strumenti finanziari derivati, gli swap e le opzioni, sono gli strumenti che per ampiezza ed eterogeneità delle strutture contrattuali, mostrano maggiore utilità per la ricomposizione dell’indebitamento. In generale, si definisce swap quell’operazione di natura creditizia attraverso la quale i due soggetti contraenti si impegnano a scambiarsi per un periodo di tempo predefinito due serie di pagamenti periodici che possono essere denominati nella stessa valuta e rappresentare pagamenti di interessi, in tal caso si parlerà di interest rate swap, oppure possono essere espressi in valute diverse e rappresentare di contro pagamenti di interessi o veri e propri trasferimenti di capitali, nel qual caso si parlerà di currency swap.

103 Segue Vi sono varie tipologie di interest rate swap
basis swap:-E’un accordo tra due controparti di scambiarsi due flussi finanziari calcolati sulla base di indicatori di tassi di interesse variabili diversi; Coupon swap E’ un accordo tra due controparti di scambiarsi due flussi finanziari calcolati sulla base di indicatori di tassi di interesse variabili diversi; Amortizing swap costituisce una particolare tipologia di swap in cui il capitale di riferimento si riduce progressivamente, seguendo il piano di ammortamento del capitale sottostante; accreting swap E’ uno swap in cui il capitale di riferimento aumenta con il passare del tempo; Forward start swap E’ una tipologia di swap che si caratterizza per una validità a partire da una data futura rispetto a quella che si stipula; Arrears reset swap E’ uno swap il cui tasso variabile, relativo a ciascun periodo viene fissato alla fine del periodo medesimo e non all’Anizio come avviene normalmente.

104 segue Si parla di currency swap di contro, quando le due controparti si accordano per scambiarsi flussi di pagamenti, sia per capitali che per interessi, secondo modalità predefinite in valute diverse. In questo caso vi è uno scambio a pronti di una quantità stabilita di una valuta contro un’altra e contestualmente uno scambio di eguale ammontare, ma di segno opposto ad una data futura prestabilita. Il tasso di cambio utilizzato per l’operazione a pronti coincide con quello dell’operazione a scadenza. Inoltre per tutta la durata del contratto, è prevista la corresponsione reciproca degli interessi periodicamente maturati sulle quantità di valute scambiate.

105 Le opzioni Le opzioni, sono anch’esse strumenti utilizzati per modificare l’esposizione al rischio di tasso. A differenza degli swap, che obbligano entrambe le parti a scambiare flussi di cassa, le opzioni comportano il diritto e non l’obbligo per l’acquirente di acquistare o vendere una determinata attività finanziaria. Le opzioni infatti conferiscono all’acquirente la facoltà, dietro pagamento di un premio, di acquistare (opzioni call) o di vendere (opzioni put) un’attività sottostante ad un valore prefissato (strike price) ad una scadenza prefissata (opzione europea) od entro un determinato periodo (opzione americana) Vi sono diversi tipi di opzioni che possono essere utile ad una gestione attiva del debito. Ad esempio vi sono le opzioni su tassi di interesse di tipo cap, le quali consentono di fissare il tetto massimo di interessi (strike rate) che un soggetto è disposto a pagare sul proprio indebitamento.

106 Segue se ad esempio un comune avesse deciso di indebitarsi a tasso variabile, pagando nell’operazione, interessi a tassi del mercato monetario, può cautelarsi dall’eventuale variabilità dei tassi di interesse a breve termine, mediante l’cquisto di un’opzione di tipo cap pagando un prezzo strike pari al valore massimo che l’ente è disposto a pagare.Se durante la vita del finanziamento il tasso risultasse superiore a quello fissato nell’acquistoa pagare sarebbe l’intermediario finanziario che ha venduto l’opzione Lo stesso Comune potrebbe associare a questa opzione un’ltra detta in gergo finanziario di tipo floor che di contro fissa il livello minimo al quale il comune è disporto a pagare gli interessi in caso di fluttuazione Mentre però nel caso dell’opzione di tipo cap, il soggetto che vuole immunizzare il proprio indebitamento da possibili aumenti dei tassi deve acquistare l’opzione, nel caso dell’opzione floor, il soggetto che detiene la passività dovrebbe vendere l’opzione per abbattere il costo dell’indebitamento mediante l’incasso del pre- mio

107 segue La combinazione di cap e di floor, in concreto fissa il livello minimo e massimo a cui l’ente è disponibile a riconoscere all’intermediario finanziario il contratto sul proprio indebitamento, In pratica se si riuscisse a fissare uno strike price giusto per entrambe le situazioni su viste potremmo rientrare nel caso detto zerp cost collar, in cui si avrebbe la copertura dell’indebitamento senza costo derivante dalle fluttuazioni Queste in concreto risultano essere garanzie per l’Ente

108 Il regime giuridico per gli enti locali
L’utilizzo da parte degli Enti Locali degli swap sui tassi di interesse ed altri strumenti derivati è pienamente legittimo ai sensi dell’art. 149, comma 2 del D.Lgs 267 del 2000 che riconosce ai comuni ed alle province autonomia finanziaria Si riconosce che le uniche forme di utilizzo di derivati da parte degli enti locali siano le seguenti: Swap su tassi di interesse; Collar; Combinazioni di elementi base di collar; forward Rate Agreeement. Queste forme possono essere utilizzate esclusivamente per passività realmente dovute e relative ai settepaesi più industrializzati e con controparti affidabili alle analisi di rating.

109 Come si procede da parte di un Comune per ricorrere ad una procedura finanziaria con derivati
Per ristruttura re un debito il Comune deve preliminarmete inserire tale opportunità nel regolamento di contabilità Successivamente:- 1-determinazione all’interno della Relazione Previsionale e Programmatica dell’obiettivo da raggiungere tramite lo strumento Derivato 2-L’affidamento dell’obiettivo al dirigente responsabile tramite il Piano Esecutivo di Gestione; 3-La determina a contrattare per l’ndividuazione dell’advisor; 4-scelta dell’advisor tramite gara informale utilizzando quali parametri fondamentali rating della controparte e costo da sostenere; 5-L’affidamento dell’incarico di consulenza tramite determina dirigenziale. Il consulente supporter della pubblica amministrazione dovrà puntualzzare definire in concreto gli scopi, gli strumenti e i criteri di contabilizzazione, esaminare la struttura debitoria e delineare possibili strategie da adottare in tema di ristrutturazione del debito;

110 Segue 6-efinizione dell’accordo normativo quadro; 7-approvazione della strategia di ristrutturazione del debito inConsiglio. Viene fatta una delibera che fissa le linee guida lasciando la conclusione delle operazioni entro i limiti prefissati al dirigente; 8-determina del dirigente per concludere l’operazione, sulla base dei limiti dati dalla Giunta o dal Consiglio; 9-individuazione tramite bando di gara della controparte. 10-L’ntermediario scelto dovrà possedere un adeguato rating ed i requisiti previsti nel bando.

111 Vantaggi dall’uso dei derivati
1-la possibilità di trasformare le caratteristiche del proprio indebitamento, sfruttando particolari condizioni ed opportunità presenti sui mercati, in modo da realizzare un risparmio sui costi, derivante dai minori interessi da pagare nel processo di ammortamento dei capitali presi a prestito. 2-la possibilità di ristrutturare il debito, in tempi più rapidi rispetto ai tradizionali strumenti che richiedono procedure più lunghe e laboriose 3- possibilità di effettuare una gestione attiva del debito, senza tuttavia originare rilevanti esborsi per l’ente contrariamente a quanto normalmente avviene nelle procedure di estinzione del debito, che richiedono adeguate risorse finanziarie,

112 Segue Il ricorso ai derivati mostra anche una grande trasparenza essendo legato a priori all’andamento dei tassi di interesse Per quanto attiene alle nuove poreazioni di indebitamento si possono sfruttare le differenze di tasso fra i vari segmenti del mercato finanziario ricorrendo zal sistema degli arbitraggi

113 Limiti all’utilizzo dei derivati
1-Innanzitutto uno dei grossi problemi alla diffusione dello swap nella pubblica amministrazione è rappresentato dall’indeterminatezza del costo che dipende dal parametro di riferimento che determina il costo reale del finanziamento (Più lungo è il contratto in considerazione, più aumenta il rischio che l’operazione si riveli un fallimento per l’ente pubblico). Altro vincolo è dato dalla lentezza dei processi amministrativi che contrasta con la rapidità d’azione richiesta necessariamente dal tipo di operazione.

114 Impatto sul bilancio dall’utilizzo dei derivati
diagramma Entrate Spese Differenziale negativo Titolo I Entrate tribut. Titolo I Spese correnti Titolo II Entrate da contributi Titolo II Spese in c/ cap Differenziale positivo Titolo iii Entrate ex trib- Titolo III Spese per rimborso prestiti Titolo Iv entraste Da alien Cap Titolo v Entrate da accens ione prestiti

115 Gli energy swap Un discorso a parte meritano gli energy swaps
Essi sono strumenti cjhe permettano all’Ente locale di coprisrsi dal rischio di fluttuazioni sul costo dell’energia,controllando tale fonte di spesa a livello di bilancio corrente L’energy swap è un accordo tra due parti attraverso il quale una controparte può modificare il pagamento di una predeterminata quantità di elettricità da variabile in fisso, obbligandosi a regolare le differenze tra il prezzo fisso di riferimento del contratto e quello variabile riscontrabile sul mercato. Il contratto può essere stipulato per un semestre o per un anno, consentendo di predeterminare un costo certo per l’esercizio finanziario e rendere più attendibili le previsioni degli stanziamenti di bilancio per la fornitura di energia elettrica

116 Lo strumento della cartolarizzazione nel Pubblico
In termini generali la cartolarizzazione(securitization) può essere defnita come una trasformazione in titoli contrattabili (con acronimo, abs derivato dal termine anglosassone asset backed securities) di un complesso di attività non liquide, che siano ingrado di produrre flussi di cassa determinati o, statisticamente stimati, regolari nel tempo: Si hanno due fasi nel processo di cartolarizzazione:- A- cessione di crediti che producono flussi finanziari pluriennali B-emissione di titoli negoziabili e collocabili sul mercato che incorporano il valore dei crediti ceduti.

117 segue Caratteristica necessaria per iniziare un processo di cartolarizzazione è che abbia il requisito per cui il cespite ceduto sia in grado di produrre un reddito apprezzabile e sia inoltre liquidabile senza troppe difficoltà e lungaggini in caso di inadempimento od insolvenza da parte del debitore. Nella cartolarizzazione, quindi la massa di crediti viene ceduta ad una società costituita ad hoc, la quale provvedead emettere titoli e piazzarli sul mercato. Si ha quindi irrilevanza fra indebitamento per l’emissione dei titoli e il patrmonio della società emittente

118 segue Diagramma dell’operazione di cartolarizzazione S.P.V crediti
titoli investitori Pubblica amministrazione S.P.V Risorse finanziarie Risorse finanziarie

119 I due modelli consolidati di cartolarizzazione Pay through
Pass through La distinzione dei due modelli riguarda il diverso ruolo che viene assegnato alla SPV

120 Pay through In questo modello la Pubblica amministrazione:
B-cede tali attivi ad una società di intermediazione finanziaria (SPV), senza diritto di rivalsa (pro soluto) nel caso il debitore sia insolvente; C-la società di intermediazione finanziaria, e mette titoli sul mercato obbligazionario, pagando l’amministrazione pubblica cessionaria dei crediti; D-gli investitori che acquistano i titoli vengono ripagati con le risorse finanziarie acquisite dalla gestione dei crediti.

121 Pass Through Nel modelo in questione si ha il seguente iter A-individua gli attivi di bilancio oggetto della cartolarizza-zione B-Viene creato un trust, società non indipendente che opera quale fiduciaria dell’amministrazione pubblica cessionaria; C-il portafoglio crediti individuato viene depositato presso il trust; D-il trust emette certificati di partecipazione attraverso cui si ottengono le risorse necessarie per rendere liquidi i crediti.

122 Differenze sostanziali
Nella modalità pay trough è l’intermediario che acquista i crediti ed emette obligazioni senza possibilità di rivalsa nel caso di insolvenza Ndlla seconda non esiste un vero e proprio intermediario ma un trust dell’amministrazione che vende i crediti agli investitori sotto forma di certificati di partecipazione, Chi acquisisce i certificati di partecipazione può assumere la veste: Di fondi comuni di credito-( metodo Franco-Spagnolo) Intermediari specializzati ( mondo ancglosassone)(Legge 130 del 1999 Entrambe le modalità sono possibili in Italia

123 Soggetti coinvolti nell’ operazione di cartolarizzazione
Originator:-La pubblica amministrazione che ha crediti Arranger-Consulente della P.A che cede i crediti- solitamente una banca L’arranger svolge le funzioni ed operazioni di: a) analisi degli asset cartolarizzabili detenuti dall’originator; b) sceglie la struttura da adottare per l’implementazione dell’operazione; c) sceglie dei collaboratori; d) predispone i contratti necessari affinchè la cessione sia regolare; e) costituisce il sindacato di banche incaricate del collocamento dei titoli; f) mantiene le relazioni con le autorità che controllano il mercato creditizio e borsistico.

124 Segue S.P.V- o special purpose veichle.-E’ la società che acquista i crediti per separare il rischio di inadempimento dei debitori ceduti da quello di insolvenza o fallimento dell’0riginator, provvedendo inoltre all’emissione delle obbligazioni Servicer E’ il responsabile della gestione degli attivi e dei cash flows provenienti dagli attivi cartolarizzati. Liquidity line provider E’ una banca che mette a disposizione delle linee di credito temporanee, per evitare che ritardi negli incassi dei crediti possano pregiudicare il pagamento degli investitori alle scadenze prefissate. Investment bank E’ la banca che all’interno dell’operazione può svolgere due funzioni: a) sottoscrivere i titoli derivanti da un’ope- razione di cartolarizzazione, per poi collocarli tramite un offerta pubblica; b) collocare i titoli privatamente. Agenzia di rating E’ il soggetto specializzato che compie la valutazione (rating) sulla qualità degli attivi ceduti e sulla bontà dei

125 segue Credit enhancer E’ il soggetto che attraverso l’offerta di determinate garanzie si occupa di ridurre il livello complessivo di rischio creditizio implicito nei titoli emessi. Tale ruolo può essere svolto dallo stesso originator (pubblica amministrazione) oppure da una terza controparte, ottenendo un miglior giudizio di rating. Underwriter o investitori Sono coloro che sottoscrivono le obbligazioni emesse nell’ambito della cartolarizzazione, e che in ultima analisi finanziano l’intera operazione

126 Come interagiscono i soggertti nella cartolarizzazione
diagramma Strumenti ad hoc Credit enchancer garanzie comissioni commissioni Incasso di crediti assets rating Pubblica amministrazione S.V.P Agenzia di rating Risorse finanz commissioni Obbligazioni e interessi consulenza Risorse fin. Risorse finanziarie Arrangesr investitori Banca d’investimento

127 Il quadro normativo della cartolarizzazione
Legge 23 dicembre 1998, n. 448, la quale detta agli art. 13, 14 e 15disposizioni in materia di cartolarizzazioni di crediti Inps; Legge 30 aprile 1999, n. 130 recante disposizioni sulla cartolariz-zazione dei crediti; egge 5 novembre 1999, n. 402 che detta norme in materia di car-tolarizzazione di crediti Inps; legge 21 novembre 2000, n. 342, art. 76 che disciplina la cessione dei crediti tributari; Legge 23 novembre 2001, n. 410 recante le disposizioni urgenti inmateria di privatizzazione e valorizzazione del patrimonio immo- biliare pubblico e di sviluppo dei fondi comuni di investimento immobiliare; Legge 15 giugno 2002, n. 112 che detta norme sulla possibilità da parte di Patrimonio S.p.a di compiere operazioni di cartolarizzazioni; Legge 27 dicembre 2002, n. 289 che regola la privatizzazione del patrimonio immobiliare delle Regioni, degli Enti Locali e degli altri enti pubblici.

128 Tipologia dei contratti nel processo di cartolarizzazione
Contratto di cessione dei crediti tra cedente e cessionario Contratto con la banca incaricata della riscossione dei crediti e dei servizi di cassa e pagamenti Contratto di sottoscrizione dei titoli tra il Lead Manager e la società emittente i titoli Documenti relativi alle tecniche di supporto (polizza o garanzia assicurativa, contratto di prestito subordinato, contratti derivati, contratto di gestione patrimoniale, ecc.)Programma dell’operazione e l’ulteriore documentazione in caso di collocamento dei titoli tramite sollecitazione al pubblico risparmio

129 Impatto sul bilancio del processo di securitisation
diagramma Entrate Spese Titolo I Entrate tributarie Titolo I Spese corrent Titolo II Spese in conto capitale Consulenza professionali esterni” Titolo II Entrate da contributi e trasferimenti correnti Riduzione entrate Titolo III Entrate extra tributarie Titolo III Spese per rimborso prestiti Entrate da securitisation Titolo IV Entrate da alien. trasf. capitale e riscossione crediti Titolo V Entrate accensione prestiti

130 Impatto sul bilancio del processo di cartolarizzazione con vendita di immobili
Tabella entrate Spese Titolo I Entrate tributarie Spese correnti Titolo II Entrate da contrib. e trasferimenti correnti Spese in conto capitale consulenze Titolo III Entrate extra tributarie Spese per rimborso prestit Entrate da Securitization Titolo IV Entrate da alien. trasf. capitale e riscossione crediti Titolo V Entrate accensione prestit

131 Segue influenza dell’operazione sullo Stato Patrimoniale nel caso di crediti
diagramma ATTIVO PASSIVO Riduzione immobilizzazioni finanziarie Patrimonio netto Immobilizzazioni Attivo circolante conferimenti Aumento disponibilità liquide Ratei e risconti debiti Ratei e risconti

132 Impatto sulla situazione patrimoniale nel caso di vendita di immobili
diagramma PASSIVO ATTIVO Riduzione immobilizz. materiali immobilizzazioni Patrimonio netto Attivo circolante Aumento disponibilità liquide Conferimenti Ratei e risconti debiti Ratei e risconti

133 I fondi comuni di investimento immobiliare
In generale I fondi comuni di investimento immobiliare sono fondi il cui patrimonio indiviso è di pertinenza di una pluralità di partecipanti ed è gestito da società specializzate (Societa di Gestione del Risparmio) che investono in immobili, in diritti reali immobiliari e partecipazioni in società immobiliari Grazie ai fondi immobiliari con apporto pubblico le pubbliche amministrazioni possono realizzare una dismissione intermediata degli immobili. L’operazione può essere schematizzata in due fasi. Dapprima avviene l’apporto al fondo degli immobili da parte della pubblica amministrazione. La pubblica amministrazione riceve, in cambio degli immobili, quote del fondo. Successivamente la pubblica amministrazione colloca tramite la società di gestione del fondo immobiliare o istituti di credito le proprie quote presso gli investitori privati o istituzionali, operando in tal modo una dismissione finale e ricavandone in cambio preziose risorse finanziarie da dedicare al finanziamento degli investimenti pubblici

134 segue diagramma immobili Risorse finanziarie investitori
Amministrazione pubblica Fondo immobiliare Quote quote

135 I soggetti coinvolti nell’operazione
Soggetto conferente:conferisce al fondo gli immobili e la liquidità necessaria ricavandone in cambio quote, da cedere poi sul mercato in cambio di utili risorse finanziarie da destinare al finanziamento di nuovi investimenti. Advisor immobiliari:svolgono per conto della pubblica ammi- nistrazione l’attività di analisi del patrimonio immobiliare sia dal punto di vista tecnico, sia dal punto di vista economico. Advisor finanziari:elaborano i piani ed i progetti per la costituzione di un fondo o società immobiliari, valutano le diverse opzioni ed opportunità di investimento-finanziamento e svolgono assistenza per la quotazione in borsa delle quote dei fondi immobiliari.

136 SEGUE Advisor legali:sono i soggetti che si occupano più direttamente dell’analisi delle relazioni e della normativa riguardante i mercati mobiliari e finanziari dettata dagli organi di vigilanza (collocamento sul mercato delle quote, emissione di titoli obbligazionari, rapporti con la Banca d’Italia e la Consob, rapporti con il mercato finanziario, ecc.). I consulenti legali possono curare anche gli aspetti civilistici e fiscali legati all’operazione ed ai contratti che vengono stipulati.

137 segue Società di gestione del risparmio:rappresenta l’intermediario abilitato ad esercitare la gestione individuale e collettiva del rispar- mio, che istituisce e gestisce il fondo con apporto pubblico. Sono società per azioni, con requisiti minimi stabiliti dal regolamento della Banca d’italia che possono, inoltre, effettuare il collocamento delle quote offrendole al pubblico o agli investitori istituzionali. Esperti indipendenti: si occupano di verificare e stimare il valore degli immobili Istituti di credito:intervengono nell’attività di collocamento delle quote del fondo, vendendo le stesse sul mercato e trasferendo il ricavato alla pubblica amministrazione conferente.

138 segue Banca depositaria:rappresenta la banca che custodisce i valori mobiliari della pubblica amministrazione e le disponibilita liquide del fondo. La banca depositaria ha, inoltre, il compito di accertare che l’emissione ed il rimborso delle quote, il calcolo del valore delle quote stesse e la destinazione dei redditi del fondo siano conformi alla legge, al regolamento ed alle prescrizioni degli organi di vigilanza e che nelle operazioni relative al fondo stesso la controprestazione le sia rimessa nei termini di uso. Facility e property managers: rappresentano le società che si dedicano solitamente alla gestione dal punto di vista finanziario, orga-nizzativo ed amministrativo degli immobili detenuti dal fondo. Le società di property gestiscono i rapporti contrattuali con i locatari, i flussi di pagamento dei canoni di locazione e le utenze degli edi fici.nonché la manutenzione degli stessi

139 Come interagiscono i soggetti
diagramma conaulenze beni Fondo immob. advisor P.A quote investitori proventi Esperti indipendenti quote Banche e interm, gestione quote servizi quote Quote e depositi euro Banca deposit. Società di gestione Società di facily

140 La normativa sui fondi immobiliari
I fondi con apporto pubblico sono stati disciplinati in Italia con la Legge 29 novembre 1995, n. 503 che al fine di disporre di uno strumento privilegiato per la dismissione dei beni pubblici, introduceva nella disciplina generale dei fondi comuni immobiliari (Legge n. 86 del 1994) due nuovi articoli: l’articolo 14-bis che prevede e regola l’utilizzo dei fondi di investimento immobiliare con apporto e l’articolo 15 che regola il trattamento tributario e fiscale dei fondi con apporto. Si sono susseguite di poi altre disposizioni come:- Articolo 3, comma 111 della Legge 662 del 1996, la quale introdu-ce modifiche all’articolo 14-bis della Legge 86/1994; decreto Legislativo 24 febbraio 1998 n. 58, ossia il testo unico della finanza, che ha abrogato la Legge istitutiva dei fondi immo-biliari, mantenendo però in vigore l’articolo 14-bis; Legge 23 novembre 2001, n. 410, la quale ha dettato il nuovo regime tributario dei fondi immobiliari.

141 i dati identificativi dell’mmobile;
Segue Stante tale disciplina, sono autorizzati a sottoscrivere le quote del fondo con apporto pubblico lo Stato, gli enti previdenziali pubblici, Regioni, Enti Locali, consorzi e società pubbliche Gli enti di cui sopra sottoscrivono quote apportando beni per un valore minimo del 51% La pubblica amministrazione apporta beni del patrimonio disponibile. L’oggetto dell’apporto può riguardare anche i diritti reali sui beni Per ciascun immobile la pubblica amministrazione dovrà conoscere: i dati identificativi dell’mmobile; i dati di localizzazione dell’immobile; i dati tecnici; i dati sulle condizioni di utilizzo; il valore dell’immobile; i dati sulla situazione tecnica; i vincoli di disponibilità; Dal censimento e dalla valutazione del patrimonio immobiliare della pubblica amministrazione potrebbe infatti, risultare chiaro che la massa di immobili detenuti non consente di raggiungere quella soglia minima necessaria per rendere conveniente l’operazione oppure che gli immobili per le caratteristiche possedute (bassa redditività) non si adattano allo strumento in questione

142 Segue procedura di ricognizione del patrimonio immobiliare
diagramma Pubblica amministrazione Sistema informativo Non adeguato Sistema informativo adeguato immobili Quote del fondo Redazione Censimento immobili Redazione Piano generale Selez. Alternat. Di dismissione alienazione Fondo imobiliare Adozione ipotesi Costit.fondo ccartolarizzazione Conferimento Portaf.immobili Selez. E valutaz immobili

143 Organi decisori dell’operazione nel comune
tabella Organo ruolo consiglio Organo esecutivo Approvazione regolamento cessione immobili Approvazione piano generale Delibera cessazione destinazione pubblica immobili Redazione piano generale Scelta procedura di dismissione Individuazione società gestione risparmio Sottoscrizione quote del fondo Emissione obbligazioni convertibili in quote del fondo

144 Impatto sul bilancio dell’Ente
tabella dell’ utilizzo dei fondi sul bilancio di previsione Entrate spese Titolo I Entrate tributarie Spese correnti Titolo ii Entrate da contributi e trasfer. correnti spese in c/ capitale Titolo iii Entrate extributarie Spese per rimborso prestiti Collocamento quote Titolo iv Entrate da alienaz, trasf, capitale Titolo V Entrate accensione prestiti Apporto di denarò

145 segue ATTIVO PASSIVO Riduzione immnobilizz.materiali aumento immobiliz
Utilizzo del fondo in contabilità patrimoniale al momento dell’apporto dei beni ATTIVO PASSIVO Riduzione immnobilizz.materiali aumento immobiliz finanziarie immobilizzazioni Patrimonio netto Attivo circolante conferimenti Ratei e risconti debiti

146 segue ATTIVO PASSIVO Riduzione immnobilizz.materiali aumento immobiliz
Utilizzo del fondo in contabilità patrimoniale al momento dell’apporto dei beni ATTIVO PASSIVO Riduzione immnobilizz.materiali aumento immobiliz finanziarie immobilizzazioni Patrimonio netto Attivo circolante conferimenti Ratei e risconti debiti


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