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Prototipo lezione “filosofia” Prima/Terzo anno Liceo LIM

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Presentazione sul tema: "Prototipo lezione “filosofia” Prima/Terzo anno Liceo LIM"— Transcript della presentazione:

1 Prototipo lezione “filosofia” Prima/Terzo anno Liceo LIM
ALLA RICERCA DELLA LIBERTA’ IL CONCETTO DI GIUSTIZIA COME LIBERTÀ PUBBLICA Prototipo lezione “filosofia” Prima/Terzo anno Liceo LIM GRUPPO ASSE STORICO-SOCIALE A036/37 CREARE BIBLIOTECA DIGITALE LIM

2 I RAPPORTI TRA FELICITA’, BENE E PIACERE:
ALLA RICERCA DELLA LIBERTA’ IL CONCETTO DI GIUSTIZIA COME LIBERTÀ PUBBLICA I RAPPORTI TRA FELICITA’, BENE E PIACERE: PLATONE: LA REPUBBLICA GRUPPO ASSE STORICO-SOCIALE A036/37 CREARE BIBLIOTECA DIGITALE LIM

3 PLATONE IL CONCETTO DI “GIUSTIZIA” E L’IMPIANTO DELLO STATO IDEALE
ALLA RICERCA DELLA LIBERTA’ IL CONCETTO DI GIUSTIZIA COME LIBERTÀ PUBBLICA PLATONE IL CONCETTO DI “GIUSTIZIA” E L’IMPIANTO DELLO STATO IDEALE LA POLEMICA NEI CONFRONTI DELLA DEMOCRAZIA ATENIESE E DEI SOFISTI LA DEGENERAZIONE DELLO STATO GRUPPO ASSE STORICO-SOCIALE A036/37 CREARE BIBLIOTECA DIGITALE LIM

4 ALLA RICERCA DELLA LIBERTA’ IL CONCETTO DI GIUSTIZIA COME LIBERTÀ PUBBLICA
1. PLATONE IL CONCETTO DI “GIUSTIZIA” E L’IMPIANTO DELLO STATO IDEALE TESTI: REPUBBLICA LIBRO II 360/370 Noi affermiamo che esiste una giustizia del singolo individuo e in certo senso anche quella di uno stato intero, no? - Senza dubbio, ammise. - Ora, uno stato non è maggiore di un individuo? - Maggiore, sì, rispose. - Ebbene, in un àmbito maggiore ci sarà forse più giustizia e la si noterà più facilmente. Perciò, se volete, [369a] cerchiamo prima negli stati che cosa essa sia. Esaminiamola poi con questo metodo anche in ogni individuo e cerchiamo di cogliere nelle caratteristiche del minore la somiglianza con il maggiore. - Così va bene, mi sembra, rispose. - Ora, ripresi io, se non di fatto, ma a parole assistessimo al processo di nascita di uno stato, non vedremmo nascere pure la giustizia e l’ingiustizia? - Forse sì, ammise. - E se ciò avviene, non possiamo sperare di scorgere più agevolmente il nostro obiettivo? - Molto [b] di più, certo. - Ora, secondo voi, dobbiamo tentar di andare sino in fondo? Non la credo una impresa da poco, e quindi pensateci su! - Ci abbiamo già pensato, disse Adimanto. Via!, fa come hai detto.   XI. - Secondo me, ripresi, uno stato nasce perché ciascuno di noi non basta a se stesso, ma ha molti bisogni. O con quale altro principio credi che si fondi uno, stato? - Con nessun altro, rispose. - Così per un certo bi-[c] sogno ci si vale dell’aiuto di uno, per un altro di quello di un altro: il gran numero di questi bisogni fa riunire in un’unica sede molte persone che si associano per darsi aiuto, e a questa coabitazione abbiamo dato il nome di stato. Non è vero? - Senza dubbio. - Quando dunque uno dà una cosa a un altro, se gliela dà, o da lui la riceve, non lo fa perché crede che sia meglio per sé? - Senza dubbio. - Suvvia, feci io, costruiamo a parole uno stato fin dalla sua origine: esso sarà creato, pare, dal nostro bisogno. - Come no? - Ora, il primo e maggiore [d] bisogno è quello di provvedersi il nutrimento per sussistere e vivere. Senz’altro. - Il secondo quello di provvedersi l’abitazione, il terzo il vestito e simili cose. - Sì, sono questi. - Ebbene, dissi, come potrà bastare lo stato a provvedere tutto questo? Non ci dovranno essere agricoltore, muratore e tessitore? E non vi aggiungeremo pure un calzolaio o qualche altro che con la sua attività soddisfi ai bisogni del corpo? - Senza dubbio. - Il nucleo essenziale dello stato sarà di quattro o cinque [e] persone. - E’ evidente. - Ebbene, ciascuna di esse deve prestare l’opera sua per tutta la comunità? Così, per esempio, l’agricoltore, che è uno, deve forse provvedere cibi per quattro e spendere quadruplo tempo e fatica per fornire il grano e metterlo in comune con gli altri? o deve evitarsi questa briga e produrre per sé soltanto un [370a] quarto di questo grano in un quarto di tempo? e impiegare gli altri tre quarti del tempo uno a provvedersi l’abitazione, uno il vestito, uno le calzature? e non prendersi per gli altri i fastidi che derivano dai rapporti sociali, ma badare per conto proprio ai fatti suoi? Rispose Adimanto: - Forse, Socrate, la prima soluzione è più facile della seconda. - Nulla di strano, per Zeus!, io dissi. Le tue parole mi fanno riflettere che anzitutto ciascuno di no nasce per natura completamente diverso da ciascun altro, [b] con differente disposizione, chi per un dato compito, chi per un altro. Non ti sembra? - A me sì. - Ancora: agirà meglio uno che eserciti da solo molte arti o quando da solo ne eserciti una sola? - Quando da solo ne eserciti una sola, rispose. - E’ chiaro d’altra parte, credo, che se uno si lascia sfuggire l’occasione opportuna per una data opera, questa opera è perduta. - E’ chiaro, sì. - L’opera da compiere non sta ad aspettare, credo, i comodi di chi la compie. E chi la compie deve starle [c] dietro, senza considerarla un semplice passatempo. - Per forza. - Per conseguenza le singole cose riescono più e meglio e con maggiore facilità quando uno faccia una cosa sola, secondo la propria naturale disposizione e a tempo opportuno, senza darsi pensiero delle altre. - Perfettamente. - Occorrono dunque, Adimanto, più di quattro cittadini per provvedere quanto dicevamo: ché l’agricoltore, come sembra, non si costruirà lui stesso da solo l’aratro, se ha da essere un buon aratro, né la zappa né [d] gli altri attrezzi agricoli. Né d’altra parte si costruirà i propri arnesi il muratore: gliene occorrono molti. E così il tessitore e il calzolaio. No? - E’ vero. - Ecco dunque che carpentieri, fabbri e molti altri simili artigiani verranno a far parte del nostro staterello e lo renderanno popoloso. - Senza dubbio. - Ma non sarebbe ancora troppo grande se vi aggiungessimo bovai, pecorai e le altre catego-[e] rie di pastori: ciò perché gli agricoltori possano avere buoi per l’aratura, e i muratori servirsi, insieme con gli agricoltori, di bestie da tiro per i loro trasporti, e i tessitori e i calzolai disporre di pelli e di lane. - Ma con tutta questa gente, ribatté, non sarebbe neanche piccolo il nostro stato. - D’altra parte, ripresi io, è pressoché impossibile fondarlo in un luogo che renda superflue le importazioni. - Impossibile. - Occorreranno quindi altre persone ancora per portargli da un altro stato la roba che gli abbisogna. - Occorreranno, sì. - E se il nostro agente si presenta a mani vuote senza alcuno dei prodotti occorrenti a chi ci fornisce le merci d’importazione neces-[371a] sarie per i nostri cittadini, se ne verrà via a mani vuote, non è vero? - Mi sembra di sì. - La produzione interna deve dunque non solo bastare ai cittadini stessi, ma anche rispondere per qualità e quantità alle esigenze di coloro dei quali i nostri cittadini possono avere bisogno. - Deve, sì. - Al nostro stato occorre perciò un maggiore numero di agricoltori e di altri artigiani. - Sì, un numero maggiore. - E anche di altri agenti, a mio avviso, destinati a importare e ad esportare le singole merci. Sono questi i commercianti, non è vero? - Sì. - Ci abbisogneranno dunque anche i commercianti. - Senza dubbio. - E se poi il commercio si svolge per mare, [b] accorreranno ancora molti altri, pratici del lavoro marittimo. - Molti altri, certo. GRUPPO ASSE STORICO-SOCIALE A036/37 CREARE BIBLIOTECA DIGITALE LIM

5 PLATONE/STATO/CLASSI SOCIALI Repubblica IV 419-421
[419a] I. A questo punto entrò a dire Adimanto: - Come ti giustificherai, Socrate, se uno obietta che non fai punto felici questi uomini? E ne sono loro stessi la causa, perché sono loro i veri padroni dello stato, ma non ne ricavano alcun profitto; altri, per esempio, posseggono campagne, si costruiscono case belle e spaziose adeguatamente ammobiliate, offrono privatamente sacrifici agli dèi e sono ospitali e possiedono proprio quello che or ora dicevi, oro e argento, e tutti i beni di cui di solito dispone chi vuole essere beato. E invece i tuoi uomini, si potrebbe obiettare, sembrano star-[420a] sene lì nello stato, come ausiliari a mercede, senza fare altro che presidiare. - Sì, ammisi, e inoltre lavorare solo per il vitto e, a parte gli alimenti, non guadagnare una paga come gli altri, tanto che, se verrà loro voglia di andare all'estero a proprie spese, non potranno; né fare i generosi con etère né permettersi ogni altra spesa che vogliano, come spendono invece coloro che passano per felici. Questi gravi capi d'accusa, e molti altri consimili, tu li lasci da parte. - Ebbene, fece, aggiungiamoli pure! - Tu [b] domandi come ci giustificheremo? - Sì. - Secondo me, dissi, troveremo la risposta cammin facendo. Diremo che non ci sarebbe affatto da meravigliarsi che anche così costoro fossero molto felici. Pure, noi non fondiamo il nostro stato perché una sola classe tra quelle da noi create goda di una speciale felicità, ma perché l'intero stato goda della massima felicità possibile. Abbiamo creduto di poter trovare meglio di tutto la giustizia in uno stato come il nostro, e, viceversa, l'ingiustizia in quello peggio amministrato; e di poter discernere, attentamente osservando, ciò [c] che da un pezzo cerchiamo. Ora, noi crediamo di plasmare lo stato felice non rendendo felici nello stato alcuni pochi individui separatamente presi, ma l'insieme dello stato. Sùbito dopo esamineremo lo stato opposto a questo. Così, per esempio, supponiamo che, mentre siamo intenti a dipingere una statua, si presenti uno a criticarci e affermi che alle parti migliori della figura non applichiamo i colori più belli, adducendo il motivo che gli occhi, che costituiscono la parte migliore, non sono colorati in vermiglio, [d] ma in nero; ci sembrerebbe di rispondergli bene con queste parole: "Ammirevole amico, non credere che noi dobbiamo dipingere gli occhi tanto belli che non sembrino neppure più occhi; e così per le altre parti. Devi osservare invece se, colorando ciascuna parte con la tinta conveniente, rendiamo bello l'insieme. Così anche ora non costringerci ad assegnare ai guardiani una felicità tale da renderli qua-[e] lunque altra cosa che guardiani. Sappiamo anche noi rivestire gli agricoltori di abiti fini, tuffarli nell'oro, invitarli a lavorare la terra per diletto; sappiamo anche noi far coricare al posto d'onore, accanto al fuoco, i vasai per bere e mangiare, mettendo loro vicino la ruota da vasi, ma con la facoltà di lavorare secondo la voglia che ne abbiano; e in simile modo rendere beati tutti gli altri per fare felice lo stato intero. Però non ci devi dare di questi consigli: se ti obbediamo, l'agricoltore non sarà più agricoltore né [421a] il vasaio vasaio; e non ci sarà più nessuno che mantenga il suo posto, condizione questa dell'esistenza dello stato. Ma per gli altri la questione è meno importante: per lo stato non è affatto un male grave se dei ciabattini si fanno mediocri, si guastano e pretendono di essere ciabattini anche se non lo sono. Se però dei guardiani delle leggi é dello stato non sono veri guardiani pur sembrando di esserlo, tu vedi bene che mandano in piena rovina lo stato tutto e che, d'altra parte, è soltanto da loro che dipendono la buona amministrazione e la felicità". Se dunque [b] noi facciamo dei veri guardiani che non nuocciono minimamente allo stato, e se il nostro contraddittore invece fa felici alcuni agricoltori e banchettanti come in una festa, ma non in uno stato, egli intenderà certo parlare di qualcosa di diverso da uno stato. Si deve dunque esaminare se dobbiamo istituire i guardiani per far loro godere la massima felicità possibile; o se, guardando allo stato nel suo complesso, si deve farla godere a questo; e costringere e con-[c] vincere questi ausiliari e guardiani e così pure tutti gli altri a eseguire meglio che possono l'opera loro propria; e se, in questa generale prosperità e buona amministrazione statale, si deve lasciare che ogni classe partecipi della felicità nella misura che la natura concede.   GRUPPO ASSE STORICO-SOCIALE A036/37 CREARE BIBLIOTECA DIGITALE LIM

6 1. PLATONE IL CONCETTO DI “GIUSTIZIA” E L’IMPIANTO DELLO STATO IDEALE
ALLA RICERCA DELLA LIBERTA’ IL CONCETTO DI GIUSTIZIA COME LIBERTÀ PUBBLICA 1. PLATONE IL CONCETTO DI “GIUSTIZIA” E L’IMPIANTO DELLO STATO IDEALE RICERCARE BRANI SULL’ORGANIZZAZIONE DELLA “REPUBBLICA” RIFERIMENTI A PENSATORI CHE HANNO TEORIZZATO STATI IDEALI TEORIE POLITICHE SUL BENE DELL’INDIVIDUO E DELLO STATO (Rousseau, Hegel, Marx, Stati totalitari) 2 POSIZIONI CONTRARIE : POPPER (LA SOCIETà APERTA E I SUOI NEMICI) E J.STUART MILL (LA LIBERTà CIVILE..) GRUPPO ASSE STORICO-SOCIALE A036/37 CREARE BIBLIOTECA DIGITALE LIM

7 1. PLATONE LA POLEMICA NEI CONFRONTI DELLA DEMOCRAZIA ATENIESE E DEI SOFISTI
VII. - Eppure, feci io, non abbiamo ancora parlato della necessità maggiore. - Quale?, chiese. - Quella cui codesti educatori e sofisti ricorrono con l’opera se non riescono a persuadere con la parola. Non sai che chi non si lascia persuadere, lo castigano privandolo dei diritti civili, condannandolo ad ammende e a morte? - Certo, rispose, lo so bene. - Ebbene, quale altro sofista o quali altri particolari discorsi che tendano a conclusioni opposte a queste, credi che potranno prevalere? - Credo nes-[e] suno, disse. - No davvero, ripresi, anzi è una grande sciocchezza anche cercare di farlo. Perché non si muta e non s’è mutato e quindi temo che non si muterà mai un carattere educato a virtù in maniera contraria all’educazione propugnata da costoro. Intendo dire un carattere umano, amico mio; uno divino mettiamolo senz’altro fuori discussione, fedeli al proverbio. Occorre tu abbia ben chiaro che non sbaglierai dicendo che qualunque cosa, in un simile sistema costituzionale, riesca a salvarsi e diventi quale deve [493a] essere, deve la sua salvezza a un intervento divino. - Non penso diversamente nemmeno io, rispose. - E allora, dissi, devi credere ancora quest’altra cosa. - Quale? - Che ciascuno di quei mercenari privati che costoro chiamano sofisti e giudicano rivali nel mestiere, non educa con princìpi diversi da quelli che seguono i più, principi che formulano nelle varie loro riunioni; e questa la chiama sapienza. Un caso simile sarebbe quello di chi avesse studiato attentamente le furie e gli appetiti di un vigoroso [b] bestione da lui allevato: come bisogna avvicinarglisi e dove toccarlo, le occasioni e i motivi che lo rendono molto riottoso o assai docile, quali cose volta a volta gli fanno emettere urli e quali voci altrui lo calmano o lo irritano; e tutto questo avesse appreso standogli insieme e dedicandogli tempo; e a queste nozioni desse il nome di sapienza e, come se avesse costituito un’arte, si mettesse a insegnare, anche se è in verità completamente ignaro di quello che queste opinioni e appetiti hanno di bello o brutto, di buono o cattivo, di giusto o ingiusto; e tutti questi nomi egli [c] usasse attenendosi alle opinioni del bestione, chiamando buono ciò che lo rallegra, cattivo ciò che l’affligge; e non avesse altra giustificazione per tali nomi che quella di chiamare giuste e belle le cose necessarie, senza però aver veduto e senza riuscire a mostrare ad altri quanto realmente differisca la natura del necessario da quella del bene. Se dunque egli è tale, non ti sembra, per Zeus, che sarebbe un educatore ben singolare? - A me sì, rispose. - Ebbene, ti sembra che ne differisca in qualcosa chi giudica sapienza [d] aver appreso l’istinto e i piaceri, in pittura, musica e politica, di una maggioranza multiforme insieme raccolta? Il fatto è che se uno entra in relazione con codesta gente presentando o un’opera poetica o qualche prodotto artigiano o un progetto di pubblico interesse, e lascia, più di quanto sia necessario, che la maggioranza lo giudichi, viene a trovarsi nella cosiddetta necessità diomedèa di fare ciò che piace alla massa. Ma che si tratti davvero di cose buone e belle, hai mai sentito qualcuno di loro darne una ragione [e] che non sia ridicola? - No, e credo che non lo sentirò mai, rispose. GRUPPO ASSE STORICO-SOCIALE A036/37 CREARE BIBLIOTECA DIGITALE LIM

8 1. PLATONE LA DEGENERAZIONE DELLO STATO
TESTI: Epist. Polit.277a-311c Gorg.427b-527e Leg.VIII Resp.VIII Leg.III Resp.I Leg.IV Menex. Apol. GRUPPO ASSE STORICO-SOCIALE A036/37 CREARE BIBLIOTECA DIGITALE LIM

9 IL CONCETTO DI GIUSTIZIA COME LIBERTà PUBBLICA
IT/?ContentID=850&Guid=d0e858c408994cdb8db858e320e6bece Verso una teoria della giustizia globale Nel volume Il diritto dei popoli (1999) assistiamo a un ulteriore allargamento della prospettiva di Rawls, ossia al passaggio da una teoria della giustizia interna o nazionale a una teoria della giustizia globale o transnazionale. Infatti, sempre più sensibile ai fenomeni della“globalizzazione” e del “multiculturalismo”, in quest'opera il filosofo americano tende ad assumere -non senza manifesti influssi kantiani- una prospettiva politica di tipo cosmopolitico, incentrata su una filosofia delle relazioni internazionali che, invece del pluralismo come fatto interno, si occupa del pluralismo come condizione esterna dei rapporti fra le nazioni. GRUPPO ASSE STORICO-SOCIALE A036/37 CREARE BIBLIOTECA DIGITALE LIM

10 ALLA RICERCA DELLA LIBERTA’ IL CONCETTO DI GIUSTIZIA COME LIBERTÀ PUBBLICA
PLATONE approfondimenti/concetti chiave: IL CONCETTO DI “GIUSTIZIA” E L’IMPIANTO DELLO STATO IDEALE Giustizia/libertà: temperanza =conoscenza Significato del “bene” per i cittadini dello stato ideale La conoscenza per le tre anime: conoscenza delle tecniche, conoscenza delle arti militari, conoscenza del bene della città dei governanti Prospettive sul non riconoscimento della proprietà: il comunismo LA POLEMICA NEI CONFRONTI DELLA DEMOCRAZIA ATENIESE E DEI SOFISTI LA DEGENERAZIONE DELLO STATO GRUPPO ASSE STORICO-SOCIALE A036/37 CREARE BIBLIOTECA DIGITALE LIM

11 LinK test Platone ne2.htm ne7.htm GRUPPO ASSE STORICO-SOCIALE A036/37 CREARE BIBLIOTECA DIGITALE LIM


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